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Alla città e alla Calabria serve altro
È sicuramente un’eredità pesante quella ricevuta dal neo Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, tante sono le problematiche cui dovrà provare a dare soluzioni e in tempi drammaticamente rapidi. Una di queste è l’ennesima emergenza rifiuti ormai alle porte, un evento scontato per chi ha seguito in questi anni le dinamiche legate al sistema di raccolta e smaltimento regionale. Certo non è cosa facile affrontare un sistema regionale dei rifiuti come quello calabrese, dominato dalle speculazioni e dal malaffare, come denunciato da quell’“anarcoambientalista” di Pecorella ai tempi in cui era Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti in Calabria. Non sono bastati a questo proposito né i quindici anni di commissariamento del settore, né tantomeno i due anni di gestione “ordinaria” fatti a suon di provvedimenti tampone e di scelte che tutto hanno avuto tranne che carattere programmatico. Il ritornello oramai stantio atto a giustificare la situazione lo conosciamo bene: la Regione ha ricevuto dal Commissario un sistema disastroso (dimenticandosi però di dire che diversi degli attori protagonisti dell’ attuale gestione, sono stati protagonisti dell’ufficio commissariale), per rimettere a posto le cose ci vogliono ingenti investimenti che la regione non può al momento affrontare perché non ci sono somme in bilancio e inoltre vanta un enorme credito dai comuni calabresi quasi tutti insolventi, i comuni non hanno le risorse per pagare i loro debiti, e poi perché dovrebbero pagare per un servizio che non hanno ricevuto? Inoltre quegli incivili dei calabresi non fanno la differenziata e non pagano neanche le tasse… Ècosì che va avanti l’eterno rimpallo di responsabilità che vede come unici perdenti i cittadini calabresi e come allegri vincitori i gestori di discariche, impianti e di servizi connessi al ciclo dei rifiuti. È all’interno di questo scenario che in questi giorni abbiamo letto degli incontri e delle proposte avanzate dal Sindaco Falcomatà, come la richiesta di rinnovo dell’ordinanza regionale che autorizza il conferimento in discarica dei rifiuti non trattati, un atto questo fortemente osteggiato da noi e da tutti i comitati calabresi che si sono occupati in questi anni della questione rifiuti. Così come denunciato in passato, noi crediamo che questa proposta sia decisamente sbagliata: l’ennesima soluzione tampone che non risolvendo il problema ne amplifica la portata. Non è il livello comunale quello a cui stiamo facendo riferimento: non possiamo di certo addossare la colpa a Falcomatà della situazione, né pretendere da lui la bacchetta magica per risolvere un problema pluriennale. Ma ci domandiamo perché chiedere di reiterare un atto, un’ordinanza “straordinaria” ma in piedi ormai da 18 mesi, che avrebbe valenza regionale, che andrebbe a togliere le castagne dal fuoco al Dipartimento Politiche per l’Ambiente regionale che in questi anni ha continuato il “lavoro” dell’Ufficio del Commissario, senza soluzione di continuità, teso a incentivare discariche e megaimpianti a discapito della differenziata e della riduzione dei rifiuti, aumentando i costi collettivi e gonfiando le casse delle lobbies del settore. Non si potrebbe chiedere una deroga per i soli Comuni che dovrebbero far riferimento all’impianto di trattamento di Sambatello, che non funziona da un tempo ormai imprecisabile, invece di richiedere l’estensione del provvedimento a tutto il territorio calabrese? Non si potrebbe, inoltre, per tamponare l’emergenza, emanare un’ordinanza comunale che imponga la separazione umido-secco dei rifiuti e il conferimento solo della frazione umida e lo stoccaggio della secca, nell’attesa che si possa organizzare una raccolta porta a porta? Questi sono solo due piccoli spunti. Noi riteniamo improcrastinabile una netta inversione di tendenza nel settore rifiuti, un cambio di rotta che, aldilà dei facili slogan, possa riconsegnare nelle mani dei Comuni la responsabilità delle gestioni, e non allontanarla sempre più dai cittadini, come disegnato dalla legge di riordino e dalle politiche nazionali. Una svolta che punti fortemente alla differenziata, non solo per raggiungere – e magari superare – le percentuali previste dalla legge, ma anche per gestirne i proventi della vendita, che punti a piccoli impianti di prossimità, per il compostaggio e il recupero dei materiali, e non ai megaimpianti e alla filiera finalizzata alla pratica barbara e scellerata dell’incenerimento dei rifiuti. Il Comune di Reggio, il più grande della Calabria, può fare da testa di ponte per una gestione virtuosa e trasparente del ciclo dei rifiuti, pubblica e partecipata, non ascoltando le sirene dei professionisti del settore ma guardando all’interesse e al benessere dei suoi abitanti e dei calabresi tutti.
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