“Morire di maggio… Ci vuole tanto… troppo coraggio”. Ciao, Eva!

Eva, mia carissima amica e sorella! Avrei voluto non ricevere mai una notizia del genere! Te ne sei andata in silenzio, senza dire una parola… In realtà di parole ne avevi dette tante e chissà quante ne avresti avute ancora da dire… Una breve ma intensa vita spesa con amore verso il genere umano e verso la scienza. Ma non solo: tu amavi anche l’arte in tutte le sue forme, la filosofia, lo sport, tutto ciò che è umano. Parafrasando Terenzio, nulla di ciò che è umano ti era estraneo. Per questo più volte ti ho ripetuto che eri una delle persone più umane che conoscessi. Amavi anche la natura e gli animali. Ma l’essere umano era il tuo grande Amore. Quel grande amore che hai cercato per tutta la vita, pochissime volte trovato e poi perso in diversi modi. Avresti potuto dare tanto al mondo con i tuoi studi di psicologia e di neuroscienze ( il tuo amato cervello!) perché sapevi ascoltare e amavi gli altri. E avresti potuto dare molto anche con i tuoi reportage con tutti i viaggi che avevi fatto intorno al mondo. Ma poi tornavi a casa con i problemi della vita quotidiana, le angosce per un passato tormentato e tutto il male che ti era toccato di subire nella tua breve vita, le difficoltà nel trovare la tua strada e l’enorme sofferenza della tua anima grande ma sempre ferita. Quando ti “invidiavo” la tua libertà e la tua vita piena di avventure mi dicevi che anche una vita come la tua non dà la felicità. Non ho mai capito che cosa più di tutto ti mancasse e me ne rammarico. Tante erano le cose che amavi da non riuscire a farle tutte. La vita quotidiana ti assorbiva. E questo da una parte era una tua caratteristica perché, per coloro che ti hanno avuto vicina, sarai stata speciale non solo in ciò che riuscivi a fare ma anche nel quotidiano. Dall’altra ti impediva forse di vivere come volevi. Tante persone avresti voluto aiutare con i tuoi studi e me lo raccontavi. Ma le difficoltà nel terminare gli studi, il dover sempre ricominciare daccapo non te lo permettevano per come volevi. Tante cose avresti voluto raccontare dei tuoi viaggi ma non avevi tempo e me lo dicevi. Forse eri troppo sensibile. Forse il tuo cuore e la tua anima erano troppo grandi per questo mondo e per questo te ne sei andata. E ora vegli su tutti coloro che hai amato e ti hanno amata. Mi piace pensare che ovunque ti trovi adesso stai già conversando con fratelli e sorelle uccisi da qualche guerra disumana (perché la guerra è sempre disumana e tu ce lo insegnavi) bevendo una birra e fumando una sigaretta.
Ciao, paguro metafisico! Non ti dimenticherò mai!
Mi piace ricordarti con gli articoli del tuo blog  (a cui so che avresti voluto dedicare molto più tempo) perché penso sia uno dei segni visibili più belli che ci hai lasciato.

D. Q.

Qui di seguito gli articoli tratti dal blog di Eva Menossi:

http://silenceinchains.blogspot.it/

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ATTACCO CHIMICO IN SIRIA: IL DIARIO DI MEDICI SENZA FRONTIERE E UNA PETIZIONE

Attacco chimico in Siria, il diario
di Medici senza Frontiere:
«Portate l’atropina, serve aiuto»

Minuto per minuto così le squadre della ong hanno soccorso i feriti dopo il raid di martedì. Il racconto del capo missione italiano

(Foto Ap)(Foto Ap)

«Sono in Siria da un anno e tre mesi. E un attacco di quest’entità io non l’ho mai visto». Massimiliano Rebaudengo, 43 anni, è capo missione di Medici Senza Frontiere in Siria. Parla al telefono. Racconta una giornata — martedì 4 aprile 2017 — in cui sono morte 75 persone a Khan Sheikhoun, nel nord della Siria. Nomi e date che chi ha visto non dimenticherà mai. «Un attacco chimico di cui va attribuita la responsabilità» per le Nazioni Unite. «Una strage di bambini» per politici e giornali. Ma nel racconto dei dottori non c’è spazio per la retorica del dolore o per il linguaggio diplomatico. In guerra a parlare per prime sono le cifre. Numeri che vanno a braccetto con i nomi dei gas usati per sterminare i civili: sarin, agenti neurotossici, cloro, ammoniaca. «Quando nei nostri ospedali arrivano dieci feriti parliamo di mass casualty (afflusso massiccio di vittime, ndr). Martedì è stato diverso. Solo il nostro staff medico ha visto 92 pazienti». Si parte da qui. Poi, Rebaudengo inizia la cronaca.

Ore 8:30

I dottori di Msf dell’ospedale di Athmeh sono stati avvertiti via telefono che c’è stato un attacco. Nella conversazione, le fonti avvertono che molto probabilmente sono state usate armi chimiche contro i civili. Non è la prima volta che accade. Lo staff di Msf che si trova sul campo— «tutti uomini, tutti siriani» — ha già visto e trattato pazienti intossicati dai gas delle armi chimiche. Solo una settimana prima, un ortopedico è morto durante il trasporto dopo essersi intossicato curando un paziente a Latamneh colpita da un raid con gli elicotteri. Passano pochi minuti e lo staff capisce che questa volta è diverso. O, meglio, non è diverso. «È più grave». Da Gaziantep, al confine tra Siria e Turchia, viene coordinata la missione. In meno di due ore dall’attacco — che è iniziato alle 6:50 — cinque medici e tre équipe si mettono in movimento per raggiungere gli ospedali nella zona dell’attacco. Si deve decidere in fretta, non c’è spazio per le incertezze. Chi va dove? «Tre medici partono per l’ospedale più grande al confine con la Turchia, quello di Bab el Hawa, una squadra viene inviata all’Atmeh Charity dove si trova tutt’ora e un terzo team va all’ospedale di Hass, più piccolo degli altri». Il protocollo è sempre il solito, anche in un contesto del genere. Si viaggia sulle ambulanze e sui minivan, mantenendo costantemente il contatto radio con chi coordina la missione. Prima di partire si forniscono le coordinate dell’itinerario. Ma al di là delle regole e delle procedure, chi sale in auto sa molto bene che rischia di morire in qualsiasi momento. «In questa guerra che dura da sei anni, i nostri medici, le nostre ambulanze, i nostri convogli umanitari e i nostri ospedali sono diventati un target militare come un altro».

Tra le 10:30 e le 11:30 secondo le località

Lo staff raggiunge gli ospedali. Altro protocollo da seguire. «Si indossano le tute integrali, le maschere e i guanti rinforzati e solo allora si possono iniziare a visitare i pazienti che vanno prima spogliati e poi lavati». Il rischio contaminazione è altissimo. Basta un errore e il medico si trasforma in paziente. L’elenco dei feriti che arrivano da Khan Sheikhoun e visitati da Msf si allunga con il passare delle ore: «Diciassette a Bab el Hawa,8 ad Hass, 35 ad Atmeh». Lo screening dei sintomi è lungo. «Le pupille ristrette, gli occhi infiammati, l’incoscienza e l’incontinenza lasciano presupporre l’uso di un agente neurotossico che potrebbe essere Sarin». Bambini, donne, vecchi. I pazienti sono di tutte le età, nessuno viene risparmiato. «Mancanza di respiro, cianosi e odore di candeggina sulla pelle indicano l’uso di un agente soffocante come il gas clorino», è il primo report stilato dallo staff. Iniziano anche i primi decessi: «Quattro morti ad Hass, molti di più a Bab el Hawa, di Atmeh non si conoscono ancora le cifre». I sopravvissuti lottano per respirare, non riescono a raccontare nulla. I bambini che ce l’hanno fatta sono in stato di choc. Due infermieri di Bab el Hawa si contaminano. «In tutte le strutture mancano i farmaci, serve atropina, idrocortisone». Msf dona i medicinali che ha portato.

Ore 21:30

I medici sul campo riferiscono via telefono al team di Gaziantep le prime diagnosi. «I sintomi sono coerenti con l’esposizione ad agenti neurotossici come il sarin e ad agenti soffocanti come il gas cloro». Sono parole pesate con cura, che l’indomani verranno trasmesse nei comunicati stampa della ong. Ma non c’è tempo di fermarsi. La squadra all’Atmeh Charity rimane sul campo. Sono appena arrivati altri 35 pazienti, tutti in condizione critiche. Il lavoro da fare è appena iniziato. Intanto, sui telegiornali della sera passano le immagini dei piccoli corpi cianotici. Qualcuno si ferma a guardare. Qualcuno tira dritto o cambia canale. La Siria è lontana. O, almeno, così pare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte:

http://www.corriere.it/esteri/17_aprile_06/attacco-chimico-diario-un-medico-c387cde0-1a3f-11e7-988d-d7c20f1197f1.shtml

*

Il popolo siriano e l’Umanità hanno il medesimo destino!

on

:

A girl waves an opposition flag during an anti-government protest inside a 2nd century Roman amphitheater in the historic Syrian southern town of Bosra al-Sham, in Deraa

Abbiamo appena assistito in diretta all’ennesimo infame crimine di guerra del regime di Asad in Siria! E’ stato documentato e ha già fatto il giro del mondo; è chiaramente una  violazione delle norme internazionali: perciò è tempo di farla finita!

Le istituzioni internazionali si dimostrino finalmente garanti dei trattati internazionali di cui le Nazioni Unite sono depositarie!

L’attacco chimico avvenuto a Khan Sheikhun, in provincia di Idlib oggi 4 aprile 2017, è una ennesima provocazione del regime a tutta la Comunità delle Nazioni che si rifanno ai diritti dell’Uomo e della Donna e alle Convenzioni di Ginevra – firmate dopo la sconfitta del nazi-fascismo. Si tratta di un evidente crimine contro l’Umanità in cui sono stati uccisi decine e decine di civili innocenti e inermi, compresi tantissimi minori.

Come sempre il regime scommette sulla propria impunità. Damasco cerca di provocare maggiore sangue e più spirito di vendetta nella popolazione civile siriana, che ha già subito 6 anni di massacri indiscriminati.

Il ciclo macabro che Bashar al-Asad ha innescato nel 2011 doveva portare il suo regime a vincere la competizione dell’orrore, che lui stesso ha unilateralmente decretato. La popolazione civile con le sue proteste pacifiche e il suo spirito allegro ha invece scelto di percorrere il binario opposto, quello del riscatto sociale e culturale, prima che politico e militare. Questa riconquista della propria dignità di popolo è ciò  che ha spinto  tutti noi dal primo giorno a sostenere le istanze e lo spirito di rinnovamento profondo in Siria – voluto da tutti i settori oppressi della popolazione – e a scendere in piazza insieme ai siriani che stavano riconquistando la propria Libertà.

Dopo l’attentato alla metropolitana di San-Pietroburgo di ieri 5 aprile, in cui sono morti altri civili innocenti, il regime di Asad ha voluto nuovamente imporsi sulla scena come il dittatore capo. Fino a quando non verrà rimosso dal suo incarico il popolo siriano non avrà Pace, né ci sarà pace in Medio-Oriente.

Perciò noi firmatarie e firmatari pretendiamo dal governo italiano e dall’Unione Europea:

– la messa al bando di tutti i funzionari del regime siriano che lavorano ancora all’interno delle istituzioni internazionali;

– la presa di distanza tra le istituzioni internazionali e gli apparati di Stato in Siria in modo che gli aiuti umanitari possano essere distribuiti senza il ricatto delle milizie lealiste;

– la convocazione immediata di una Conferenza Siriana Permanente sotto l’egida ONU che lavori a una formula costituzionale per il Paese e che lo allontani definitivamente dalla dittatura mettendo al bando gli apparati di repressione.

Noi crediamo che il regime siriano cadrà da solo, senza necessità di un intervento militare straniero, dal momento in cui verrà messo al bando.

Nessuna interlocuzione d’ ora in poi! Diciamo al regime la verità: non sei gradito!

E’ finita ora.

Aderisci anche tu: scrivi con il nome esatto che vuoi che figuri a:

libertainsiria@yahoo.it 

oppure indicalo in commento al post:     sulla pagina fb:

Salomo Kilpatrick

Primi firmatari (in ordine alfabetico)

Yasmine Accardo, Italia
Martina Acone
Daniela Alberghini, Bologna
Amina S. Ali, New York, NY
Amer Al Rassas, Lebanon
Abdulhadi Altaleb
Wael Ammar, Italy
Filomena Annunziata, italia
Ruthanne Ashkar, Manchester, Michigan, USA
Nafeez Aurangzeb, Edmonton, Canada
Alice Azzalin
Marianna Barberio
Mariano Manuel Bartiromo
Farouk Belal, Washingon DC
Maria Bell, New Jersey, USA
Veronica Bellintani, Italy
Andy Berman Minnesota Chapter 27 Veterans for Peace
Pierluigi Blasioli
Alessia Borzacchiello
Sheryl Amal Brill, Canada
Toni Brodelle, House of Lords task group (Syria/refugees)
Anca Budeanu
Terry Burke, Minnesota, CISPOS
Michele Calenzo
Andrea Castelli
Marina Centonze, Italy
Chiara Cetrulo, Italy
Valentina Chiocchi
Giulia Cocca, Italy
Gizele Alves Costa, Brasile
Albina Bianca Maria Cotza
Sasha Crow, Founder (retired) Collateral Repair Project, Jordan
Amina Dachan, Italy
Asmae Dachan, Italy
Michelle Dean, Bristol
Maria De Chiara, Italia
Lorenzo Declich, Italy
Mauro Destefano
Camilla Dixon, Skellefteå, Sweden
Nurah El Assouad
Ofelia Epifanio
Beatrice Esposito, Italy
Ann Eveleth, Anti-War Committees in Solidarity w/ the Struggles for Self-Determination
Loretta Facchinetti, Italy
Samantha Falciatori, Italy
Darren Fenwick, Human Rights Activist, Lawyer
Roberta Ferrullo, Italy
Marinella Fiaschi
Tullio Florio, Napoli, Italy
Simona Fontana
Caricchia Francesca, Italy
Ghiloni Francesca
Raffaella Francesca, Italy
Sandra Friel, UK Ireland
Giuseppe Fuccella
Simone Galanti, Brasile
Cristina Gemmino
Francesca Ghiloni, Italia
Greta Giberti, Italy
Sheena Gleeson, Hackney, London
Deborah Green, Australia
Margaret Green, Newcastle, UK
Bronwen Griffiths, UK
Sami Haddad
Ina Hartgers, Almere, the Netherlands
Zubêr Hatia, Hampshire, UK
Daniel Hayeem, London
Jon Hillström, the Netherlands
Mikael Jungqvist, Sweden
Rami Kamal, USA
Michael Karadjis, Australia
Deidre Kellogg, Human2Human Compassion
Jim Kubik, Chicago suburbs, Illinois, USA
Alessandro Liberatoscioli
Sara Loudayi
Lodi Maria, Los Angeles
Noemi Martinelli
Rachida Mazarie, France
David McDonald, USA
Roberta Milani Italia
Silvia Moroni
Angela Musa, Sardegna
Fiammetta Mura, Italy
Ida Orlando, Italia
Leila Nachawati Rego, professor at Carlos III University
Siria Niviano
Giulia Njem
Rima Njem
Christa Rihani Ooms, the Netherlands
Valentina Pansanella
Giulia Paoli, Italy
Alfredo Pastore, Sesto Fiorentino
Genevieve Penny, Los Angeles, CA
Andrea Pettersson, Malmö Sweden
Eugenio Piccilli, Italy
Laura Piras
Donatella Quattrone
Regiana Queiroz
Claire Richards-Eljadi, Bristol, UK
Therese Rickman-Bull
Mary Rizzo, blogger “We Write What We Like”, Italy
Fouad Roueiha, Italy
Fabio Ruggiero,
Mobin Safi
Alex Salamone, Roehampton, London, UK
Fiorella Sarti, Italy
Alberto Savioli
Cheryl Seelhoff, Seattle, Washington, USA
Noemi Sirignano
Rosanna Sirignano, Italy\Germany
Lindsey Smith
Irene Tavani
David Turpin Jr., Antiwar Committees in Solidarity with Struggles for Self Determination
Ina Varfaj
Elisabetta Vespa
Johannes Waardenburg, the Netherlands
Kelly Warren, Oregon, USA
Joshka Wessels, Sweden
Sina Zekavat, New York, USA
Chiara Zimbili

Sigle/associazioni:

Comitato permanente per la Rivoluzione siriana

Rose di Damasco

Studenti Unior pro Rivoluzione siriana

Syria Solidarity International

IN INGLESE

The Syrian people and humanity have the same fate!

We have just witnessed live the umpteenth heinous war crime of the Assad regime in Syria! It has been documented and has already made news around the world; and it is clearly in violation of international humanitarian laws: the time has come for it to stop!

International institutions must finally demonstrate that they are guarantors of international treaties to which they are United Nations signatories!

The chemical attack in Khan Sheikun, in the province of Idlib today, 4 April 2017, is yet another provocation by the regime to the entire Community of Nations that declare the primacy of observance of human rights and are signatories of the Geneva Conventions – signed after the defeat of Nazism and Fascism. It is a clear crime against humanity in which scores of innocent and unarmed civilians, including many children, have been slaughtered.

As always, the regime is counting on their impunity. Damascus seeks to provoke more blood and the spirit of revenge in the Syrian civilian population, which has already undergone six years of indiscriminate massacres.

The macabre cycle that Bashar has triggered in 2011 was to bring his regime to win the competition of horror that he has unilaterally decreed. The civilian population with its peaceful protests, and its cheerful spirit instead chose to take the opposite track, that of social redemption and cultural renewal before political and military interests. This regaining of their dignity as a people, this is what has brought all of us from day one to support the demands and spirit of profound renewal in Syria – so ardently yearned for by all oppressed sectors of the population – and brought us to the streets along with Syrians who were reconquering their Liberty.

After yesterday’s attack on the subway in St. Petersburg , which killed more innocent civilians, the Assad regime sought to re-establish itself on the scene as the chief dictator. Until the moment he is removed from office, the Syrian people will not have peace, nor will there be peace in the Middle East.

Therefore we signatories demand from the Italian government and the European Union:

– the expulsion of all officials of the Syrian regime still working within international institutions;

– the distancing from the international institutions and state apparatuses in Syria so that humanitarian aid can be delivered without the blackmail of the loyalist militias;

– the immediate convocation of a Syrian Permanent Conference under the aegis of the UN that works to develop a constitutional formula for the country and that definitively will distance it from the dictatorship by dismantling the repressive apparatus.

We believe that the Syrian regime will fall by itself, without the need for a foreign military intervention, in the very same moment that it is rejected by the world.

No more dialogue from now on! Let us say the truth to the regime to its face: You are NOT welcome! Your time is up.

 

 

Fonte:

https://levocidellaliberta.com/2017/04/04/il-popolo-siriano-e-lumanita-hanno-il-medesimo-destino/

L’inferno dei Rohingya

La foto che ricorda al mondo l’inferno dei Rohingya

Myanmar. Il bimbo riverso senza vita sulla sabbia scappava dal Myanmar dopo l’ennesimo eccidio

Rohingya su una barca diretta in Bangladesh

Un video nel quale le forze di sicurezza birmane prendono a calci un poveraccio che si nasconde la testa tra le mani e la fotografia di un bimbo riverso sulla sabbia a faccia in giù e senza più vita fanno il giro del mondo e risollevano la questione di una minoranza bistrattata e selvaggiamente perseguitata.

06inchiesta bambino morto Rohingya

UN POPOLO IN FUGA Il piccolo Mohammed e il povero contadino preso a calci, divenuti virali sui social media finora attenti alla tragedia di Aleppo, sono due rohingya. Appartengono a un popolo in fuga che, dagli inizi di ottobre, scappa dall’ennesima persecuzione ai suoi danni. Questa volta a scatenarla è stato l’eccidio di alcuni poliziotti birmani attribuito a un gruppo islamista radicale alla frontiera.
Altre volte, e a più riprese, questa comunità musulmana di un milione di persone che abitano nello Stato occidentale birmano del Rakhine, è stata oggetto di violenze che l’hanno costretta alla fuga. Si stima che la metà dei Rohingya viva ormai fuori dal Myanmar mentre un quinto di chi è rimasto vive nei campi profughi nel Rakhine. Oltre trentamila sono invece la colonna infame dell’ultima fuga che, tra ottobre e dicembre, ha raggiunto le coste del Bangladesh. Un esodo che non si è fermato.INUTILI PRESSIONI Finora, le pressioni sul governo birmano sono state praticamente inutili. Né ha ancora sortito effetti la lettera che una dozzina di Nobel per la pace e altrettanti personaggi pubblici hanno scritto all’Onu perché si faccia qualcosa.
L’unica cosa certa è che Naypyidaw manderà a Dacca un suo inviato per «discutere» della questione. Poco quando le accuse sono di stupro, esecuzioni sommarie, violenze, incendio di villaggi.

Mercoledi scorso, una commissione d’inchiesta del governo birmano ha negato tutte le accuse che, da Human Rights Watch ad Amnesty International , sulla base di testimonianze raccolte tra i fuggiaschi, sono state descritte in questi mesi: un quadro a tinte forti che il documento del governo ora cerca di nascondere sotto una mano di vernice bianca. Un tentativo che appare ridicolo nel momento in cui ai giornalisti stranieri e a quelli non accompagnati è vietato – così come alle organizzazioni umanitarie – entrare nelle frontiere sigillate del Rakhine per vedere cosa succede davvero.

Il governo della Malaysia ha accusato il Myanmar di genocidio e anche la rappresentante a Dacca dell’Unhcr ha usato il termine «pulizia etnica». Ma per ora non è bastato.

LA MALEDIZIONE Ma chi sono i Rohingya? La loro origine è controversa e si presta a interpretazioni declinate politicamente. E naturalmente, quando c’è un pasticcio etnico recente, c’è di mezzo una frontiera e, tanto per cambiare, le geometrie variabili – in fratto di confini – dei diplomatici di Sua maestà.

Quando nel 1826 finisce la prima guerra anglo-birmana, viene firmato il Trattato di Yandabo con cui i birmani sono costretti a cedere le coste dello Stato dell’Arakan tra Chittagong, nell’attuale Bangladesh, e Capo Negrais (oggi nuovamente birmano). Passano sotto il controllo della Corona o meglio della East India Company, che allora amministrava le terre del subcontinente indiano. L’Arakan è l’attuale Stato di Rakhine (che i Rohingya, che in parte lo abitano, chiamano Rohang).

Ha forse origine da quelle spartizioni sulla testa di contadini e pescatori la maledizione rohingya.

Contrariamente alla maggior parte dei birmani, i rohingya non parlano una lingua del gruppo sino-tibetano ma un idioma indoeuropeo del ramo delle lingue indoarie, come il bengalese (o bengali). Sono infine musulmani come la maggioranza dei bengalesi o meglio di quei bengalesi che abitano il Bangladesh (l’ex Pakistan orientale staccatosi dal Pakistan nel 1971).

ANTICHI IMMIGRATI In un Paese a maggioranza buddista questa minoranza è dunque molto isolata e le sue caratteristiche hanno fatto attribuire ai suoi appartenenti lo status di antichi immigrati dal Bangladesh durante l’occupazione britannica, motivo per cui Naypyidaw non riconosce loro né la cittadinanza né una rappresentanza politica garantita ad altre minoranze (Karen, Kachin eccetera).

Per il Bangladesh, con motivi più fondati, i rohingya sono invece semplicemente dei birmani musulmani che parlano una lingua vicina al bengali ma che restano immigrati indesiderati.

Schiacciati tra le due nazioni e con una terra d’origine che non riconosce loro uno straccio di documento, i membri di questa comunità hanno ormai una spiccata vocazione alla fuga. Colonie di rohingya vivono in Bangladesh ma anche in Malaysia o in Indonesia, dove hanno cercato e trovato rifugio in questi anni di persecuzioni. Persecuzioni cicliche ogni 5-10 anni. Il primo grande flusso è del 1978 e altri ne sono seguiti a intervalli sino a quello biblico di questi mesi.

FACCENDA DELICATA Politicamente la faccenda è molto delicata. Il governo bangladese li accoglie e minaccia di rispedirli a casa ma non può fare a meno di considerarsi il loro grande protettore e di fatto non li sta espellendo. Nondimeno in Bangladesh, i rohingya non possono integrarsi né avere la cittadinanza e dunque, pur se accolti, hanno davanti una vita da sfollati con la quale si barcamenano in decine di campi profughi e lavorando saltuariamente nelle varie attività stagionali.

Anche per le organizzazioni umanitarie la situazione è difficile e delicata anche perché il Myanmar non è più la feroce dittatura di un tempo e il governo di Aung San Suu Kyi vive un momento di difficilissima transizione. Infine le organizzazioni umanitarie impegnate nel sostenere l’urto dell’immigrazione rohingya sono molto caute nel denunciare le violazioni oltre confine nel tentativo di poter ottenere il permesso dalle autorità birmane per poter lavorare dentro lo Stato di Rakhine, ora sigillato. È lì il buco nero di cui non sappiamo e di cui abbiamo solo informazioni frammentate e non sempre verificabili.

IMMAGINI Ma l’informazione passa, come accaduto col video del pestaggio e l’immagine del piccolo Mohammed. In Bangladesh gli attivisti rohingya ci hanno mostrato decine di immagini di corpi straziati e villaggi bruciati. Immagini che girano comunemente sui social network legati al movimento rohingya.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/linferno-dei-rohingya-e-la-foto-che-ricorda-al-mondo-il-dramma-di-un-popolo-in-fuga/

 

Leggi anche qui:

http://ilmanifesto.info/il-silenzio-di-aung-san-suu-kiy-macchia-indelebile-sul-suo-vestito-zafferano/

E qui:

http://ilmanifesto.info/rohingya-e-land-grabbing-gli-interessi-economici-oltre-alla-persecuzione-religiosa/

 

SIRIA. IL TERRORE DEI BAMBINI IN FUGA DALLA SCUOLA DOPO UN BOMBARDAMENTO DI ASSAD/PUTIN AD ARBIN

 Dalla pagina Facebook Una Lenta Impazienza – Il Blog

di Francesco Tronci:

Una Lenta Impazienza – Il Blog

#Siria Oggi, mentre erano in corso i negoziati per un “cessate il fuoco” in Siria (l’ennesima tregua che sarà violata?), un pesante bombardamento da parte di Assad e della Russia ha colpito Arbin, distruggendo gli edifici residenziali attorno ad una scuola. Terrore e panico tra i bambini che, con lo zainetto in spalla, scappano. C’è qualcuno dotato di senso della decenza morale che nutre ancora qualche dubbio? Che ancora si sta interrogando per capire “che posizione prendere” su questa guerra contro una popolazione indifesa condotta da un tiranno finito e dai suoi alleati? Condividere per denunciare.
#SaveSyria
#FreeSyria

 

ALEPPO: ESPULSIONE COMPLETATA

Dalla pagina Facebook https://www.facebook.com/unalentaimpazienza/

di Francesco Tronci

#ALEPPO: ESPULSIONE COMPLETATA
Non ci saranno più immagini da parte degli attivisti di Aleppo est: la criminale espulsione dei suoi abitanti è stata completata e la leggendaria città di Aleppo è ora sotto il controllo del regime e dei suoi alleati, ovvero del responsabile della morte di mezzo milione di siriani.

La comunità internazionale ha risposto ai crimini di Assad con il trasferimento coatto degli abitanti, ovvero con un’azione che costituisce un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità. Questo è il “piano di pace” di Assad, della Russia e dell’Iran per la Siria: la sistematica espulsione di tutte le comunità che si oppongono al regime.

Uomini, donne, bambini, feriti e anziani, deperiti e affamati, che raccontano storie di orrore, di esseri umani rimasti sotto le macerie senza che nessuno potesse aiutarli, sono stati espulsi dalle loro case. Hanno scelto di andare a Idlib e nella campagna a ovest di Aleppo, ovvero in zone sotto il controllo dei ribelli e costantemente colpite da bombardamenti e barili bomba. Scelgono questo piuttosto che tornare sotto il dominio di Assad, perché sanno bene quello che li attenderebbe. Idlib sarà la prossima?

Sei anni fa i siriani si sollevarono per la democrazia in un paese governato per mezzo secolo dalla dittatura di una dinastia mafiosa e brutale. Nessuno li supportò. Furono completamente abbandonati. Sono stati calunniati, colpiti a morte, torturati, bombardati, gasati e ridotti alla morte per fame. E, per finire, esiliati dalle loro case, contro la loro volontà, e costretti a vivere al gelo senza sapere cosa sarà di loro.

Nelle case bombardate e abbandonate molti hanno lasciato delle scritte sui muri perché l’esercito di Assad potesse leggerle: “Sotto ogni casa distrutta ci sono famiglie sepolte con i loro sogni da Bashar e i suoi alleati”, oppure semplicemente: “Torneremo”.

Forse alcuni di loro riusciranno a raggiungere le strade delle nostre città e li chiameremo “rifugiati”. La città è stata schiacciata, ma i suoi abiatnti non sono scomparsi: sono al freddo e al rischio di nuove carneficine e chiedono, ancora, di non essere nuovamente dimenticati. Saranno ascoltati?

Nel frattempo, il tiranno genocida continua a sedere sul suo trono.
#SaveAleppo
#SaveSyria
#FreeSyria

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ALEPPO, EVACUAZIONE BLOCCATA TRA L’INDIFFERENZA DEL MONDO POLITICO

Dal mio profilo Facebook:

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Adesso ·

L'immagine può contenere: 4 persone, persone sedute
L'immagine può contenere: 2 persone, spazio all'aperto
Shady Hamadi ha aggiunto 2 nuove foto.

Due facce della stessa #Aleppo, ma una nega l’altra: Due ragazze posano davanti ai ruderi Carlton Hotel. Altre aspettano evacuazione #Siria
Aleppo, Syria December 17, 2016. REUTERS/ Omar Sanadiki

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Donatella Quattrone ha condiviso il post di Shady Hamadi.

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Intervista con Radio Vaticana. Buon ascolto

Nonostante la risoluzione firmata pochi giorni fa dall’Onu, è stata rinviata di circa 24 ore l’evacuazione delle ultime zone di Aleppo est ancora in mano ai ribelli
it.radiovaticana.va
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Fiore Haneen Sarti ha pubblicato una nota.

di Julien Salingue, da resisteralairdutemps.blogspot.it, traduzione di Chiara Carratù
«Compagno»,
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Donatella Quattrone
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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto 4 nuove foto — a Aleppo.

#Aleppo
+++URGENTE+++
Un girone dantesco che sembra non avere fine.
Il processo di “evacuazione” è fermo da ieri. In attesa di essere portate via dalla città

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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto un nuovo video.

#ALEPPO, 2012
Perché Assad ha liquidato, letteralmente liquidato, Aleppo?
Ecco perché.
Aleppo, 2012, questi giovani cantano per la libertà e si fanno beffa di A

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Donatella Quattrone

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MIGLIAIA DI CIVILI ATTENDONO ANCORA DI LASCIARE ALEPPO DOPO IL NUOVO ACCORDO. IL MONDO SI DIVIDE TRA COMPLICITA’ E SOLIDARIETA’

Dal mio profilo Facebook:

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L’accordo raggiunto il 17 dicembre permetterà di riprendere l’ evacuazione di Aleppo Est e di altre zone della Siria. Secondo le Naz…
bobfabiani.blogspot.com/2016/12/miglia…
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Francesco Tronci

#Aleppo Dopo gli ultimi eventi la situazione sta precipitando. Domanda a sinistra del Pd: quanti della sinistra italiana che sostiene Assad sanno cosa sta avven

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-0:44
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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto un nuovo video.

CIVILI BLOCCATI DA GIORNI: I FERITI COMINCIANO A MORIRE.
PARTECIPA ALLE PIAZZE PER ALEPPO!
#Aleppo Poco fa la pagina Aleppo evacuation monitoring ha pubblicato

Altro…

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Francesco Tronci presso Aleppo.

#Aleppo Nonostante l’accordo (definitivo?) raggiunto stanotte l’espulsione da Aleppo est non è ancora iniziata: il regime pretende il completamento definitivo d

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Donatella Quattrone
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-1:40
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Siria | manifestazione a Damasco contro il regime assassino di Assad. ! La rivoluzione continua!

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Donatella Quattrone
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L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto
We Are All Hamza Al-Khateeb

Protesters from Tokyo next to the Russian embassy refuse the Russian and Iranian war on Syria. They stand in solidarity withthe oppressed people of Aleppo.
Thank from the bottom of our heart. 🌹

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Donatella Quattrone

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Da Fiore Haneen Sarti:

“MI SEMBRA CHE QUESTA SIA LA COSA PIU’ LUCIDA CHE HO LETTO IERI. CIO’ CHE RIVELA LA COMPLICITA’ DI TUTTI SUL MASSACRO IN CORSO.

“No, in realtà, la Siria non è un “ancora”, ma una novità assoluta.

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L'immagine può contenere: una o più persone e spazio all'aperto
Ziad Majed

Rime Allaf: “No, actually, Syria is not an “again” but an absolute first. It is nothing like Bosnia or Rwanda or Chechnya or any other “never again” genocidal e

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Donatella Quattrone
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Da Fiore Haneen Sarti:

Haifa, Palestina, 15 dicembre.

L'immagine può contenere: 2 persone, notte, folla e spazio all'aperto
علي مواسيSegui

العشرات الآن في حيفا: عاشت سوريّا ويسقط بشّار الأسد.

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DA E PER ALEPPO

Dal mio profilo Facebook:

DIC17

Sab 10:00 · Roma, Lazio
Interessa a 680 persone · 147 persone parteciperanno
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Donatella Quattrone

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Donatella Quattrone ha condiviso l’evento di Arci Genova.

14 min ·

DIC19

Domani alle ore 18:00 · Piazza Raffaele De Ferrari, 16121 Genova GE, Italia
Interessa a 200 persone · 141 persone parteciperanno
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Donatella Quattrone

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L'immagine può contenere: nuvola, cielo e spazio all'aperto
L'immagine può contenere: 2 persone, persone in piedi, folla e spazio all'aperto
L'immagine può contenere: 5 persone, persone che sorridono, folla, cielo e spazio all'aperto
L'immagine può contenere: 3 persone, persone in piedi e spazio all'aperto
L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'aperto
+9

Rosanna Sirignano ha aggiunto 13 nuove foto — con Fiore Haneen Sarti e altre 50 persone.

Aleppo wir sind mit euch!
Aleppo we are with you!
We cried, sang, prayed for Aleppo
بكينا غنينا صلينا لحلب
Mannheim 17.12.2016 Die Türkei-Deutschland unterstü

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Donatella Quattrone
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Fiore Haneen Sarti ha pubblicato una nota.

6 h ·

BASTA CON LA CARNEFICINA DI ALEPPO!
STOP ASSAD E I SUOI COMPLICI!
VITA E LIBERTA’ PER IL POPOLO SIRIANO!
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Donatella Quattrone
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L'immagine può contenere: 5 persone, persone in piedi

Joey Husseini Ayoub

From the protest for Syria today in Palestine
“We refuse that the butcher of Damascus covers his crimes with his rhetoric of defending Palestine” https://t.co/Ez4xGFt4hx

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Donatella Quattrone
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Francesco Tronci presso Aleppo.

2 h ·

#Aleppo
Da una testimonianza fuori dalla Siria:
“Chattando con un amico ad Aleppo in questo momento: “Dobbiamo andarcene. La situazione qui è orribile. Non è

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Donatella Quattrone
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L'immagine può contenere: 1 persona, in piedi, folla, cielo e spazio all'aperto

Una Lenta Impazienza – Il Blog presso Kilis Öncü Pınar Sınır Kapısı.

L’UMANITÀ
#Aleppo Tre giorni fa era partita una carovana di cittadini turchi che avevano l’ideale intenzione di raggiungere Aleppo e rompere l’assedio. Portano

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Donatella Quattrone
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Da Francesco Tronci:

“In diretta da #Aleppo, nell’ultimo ospedale rimasto: sporcizia, sangue ovunque, feriti sul pavimento. Questa è la situazione descritta dal giornalista americano Bilal Abdul Kareem, intrappolato nella città assieme al resto dei civili. Chiede sempre la stessa cosa: parlatene, condividete, impegnatevi.
#SaveAleppo
#SaveSyria

-1:18
Visualizzazioni: 213.163

Bilal Abdul Kareem ha aggiunto un nuovo video.

Patients freezing in a bombed out hospital. Dried blood on the walls and floor.
This is life in E. Aleppo. #TrappedInAleppo

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AGGIORNAMENTI SULLA SITUAZIONE DEI CIVILI A ALEPPO

Dal mio profilo Facebook:

 

Da Fiore Haneen Sarti:

“Per favore, COPIAINCOLLATE LA TRADUZIONE E DIFFONDETE!
CHE VEDANO CHI SAREBBERO I ‘TERRORISTI’ CHE IL BOIA ASSAD E PUTIN STANNO UCCIDENDO!
SI FERMI IL MASSACRO ORA!!!

Parole tenere per una bambina che non riesce a trovare i propri genitori.
Aleppo è in un triste momento, con un sempre decrescente numero di sopravvissuti, e questi sono gli ultimi degli ultimi.
Um Fatima è l”ultima sopravvissuta adulta di tre famiglie, il cui appartamento è stato cancellato dalle bombe russe o siriane.

“Io non so cosa Assad vuole da noi! Eravamo a casa dormendo, e improvvisamente l’intera casa ci è crollata addosso! Mio Dio, tutti i miei bambini sono morti! ”

Poi, Um Fatima va verso un vicino di casa: il ragazzo col cappello si chiama Mahmoud, viveva all’ultimo piano.
E’ il maggiore dei fratelli, e suo fratello Mohammed Ismahel, il più piccolo, ha solo un mese.
Il suo volto è l’unico sereno, in questa bolgia.
Ma quello e Il sonno della morte, perchè Ismahel è stato soffocato dalle macerie. E Mahmoud non vuole lasciare lì il suo corpicino.

“Mio Dio, tutti i miei figli sono morti, mio Dio aiutami!!”
Aleppo è un posto dove i bambini hanno smesso di piangere.

Nel corridoio, Mahmoud sta ancora cullando suo fratello. La guerra ha ribaltato i ruoli, il ragazzo ora è il padre che hanno perduto.
– “Non ti preoccupare, non moriranno invano. Non piangere, non piangere…”
– “Mahmoud e Abdullah sono morti!”
– “Dio ci vendicherà contro l’oppressore (Assad)”
– “L’edificio ci è crollato addosso, ecco cosa ci è successo!”

– “Loro hanno bisogno dei loro genitori! Sono tuoi questi bambini?”

Un’infermiera porta dentro questi bambini, che vagano di camera in camera. Non si conoscono i loro nomi, e loro non sanno di essere rimasti orfani. Il loro padre è morto sotto le macerie, e stanno cercando la mamma.

“Venite, andiamo a vedere dov’è la vostra mamma. Pensate che sia fuori dell’ospedale?”
Um Fatima ora vede la prova che più temeva:
“Perchè mi hai lasciata??!” Chiama la figlia che descrive come la sua roccia, sapendo che quella domanda, in quel posto, non avrà risposta.

In un’altra stanza, fratello e sorella stanno ancora aspettando notizie della loro madre, su un altro letto di ospedale ricoperto di polvere.
Esausti oltre le parole di una vita al di là dell’immaginabile.”

-3:40
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“Aleppo è un luogo dove i bambini hanno smesso di piangere.”

Queste sono le scene di puro terrore e dolore nell’ultimo ospedale, negli ultimi giorni di Aleppo.

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Donatella Quattrone
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Da Fiore Haneen Sarti:

“BREAKING!!!!!!!!
FATE GIRARE!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Giornalista · Piace a 81.886 persone
foto di Bilal Abdul Kareem.
Bilal Abdul Kareem
  • Loretta Facchinetti
  • Joshua Evangelista
  • Veronica Bellintani
  • Pisani Simona
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Donatella Quattrone
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Da Fiore Haneen Sarti:

“ECCO I ‘PASSAGGI SICURI’ PER I CIVILI STABILITI DAL REGIME E DALLA RUSSIA!
ASSAD E PUTIN DAVANTI AL TRIBUNALE INTERNAZIONALE!!!

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-2:56
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Aleppo evacuation monitoring ha aggiunto un nuovo video.

#حلب ١٦/١٢/٢٠١٦

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Donatella Quattrone
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-1:14
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Day of Solidarity with Syria ha aggiunto un nuovo video.

URGENT!!
Bilaal just sent this message.
His battery is low and internet connection poor. This is what’s really happening in Aleppo!

https://t.co/DY2XNKtrSP

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Donatella Quattrone
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L'immagine può contenere: sMS e spazio all'aperto

Una Lenta Impazienza – Il Blog

URGENTE: DEVI LEGGERE E POI CONDIVIDERE QUESTO POST! SVEGLIATI!
#ALEPPO

#Dovesiete in Italia? I civili che dovevano essere allontanati forzatamente da Aleppo (“

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Donatella Quattrone
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#Aleppo
#dovesiete? #wakeup
URGENTE: devi CONDIVIDERE questo post!
(in basso gli eventi delle città italiane per Aleppo).

L'immagine può contenere: sMS e spazio all'aperto

Una Lenta Impazienza – Il Blog

URGENTE: DEVI LEGGERE E POI CONDIVIDERE QUESTO POST! SVEGLIATI!
#ALEPPO

#Dovesiete in Italia? I civili che dovevano essere allontanati forzatamente da Aleppo (“

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Raffaele Bondesan http://www.lavoroculturale.org/siria-mathias-enard/

Lo scrittore francese Mathias Énard, autore di Bussola e Zona, ha vissuto a lungo in Siria, e questa è una sua…
lavoroculturale.org

 

Donatella Quattrone
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Francesco Tronci

#Aleppo TAGLIATE TUTTE COMUNICAZIONI anche internet via sat! Rischio massacro

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Donatella Quattrone
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Fiore Haneen Sarti

Truppe iraniane hanno bloccato i civili durante la ‘deportazione’.
La PULIZIA ETNICA ad Aleppo cpontinua, sotto gli occhi COMPLICI della comunità internazionale

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Donatella Quattrone
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Fouad Roueiha

ATTENZIONE NOTIZIA URGENTE:
75.000 civili ammassati a Succari, posto di blocco tra Aleppo est ed Aleppo ovest, bloccati dalle forze di regime. Messaggi vocali d

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Donatella Quattrone

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Francesco Tronci

#Aleppo URGENTE: Secondo attivisti milizie iraniane e libanesi bloccano evacuazione civili da Aleppo est. Si tratta della terza volta. 800 persone bloccate sulla strada e prese in ostaggio. Minacciano di assaltare Aleppo est.

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ALEPPO, DICEMBRE 2016: MESSAGGIO ALL’UMANITA’

Mentre mancano pochi giorni a Natale, Cristo si è fermato ad Aleppo. Dopo quasi sei anni di uno sterminio sistematico e continuo la città di Aleppo è caduta. Ma a cadere nell’inferno siriano non è solo un popolo,  è l’intera umanità mentre si consuma in diretta mondiale l’ultima parabola di un genocidio. I peggiori criminali della Terra si accaniscono contro un popolo, contro uomini e donne innocenti, contro bambini, compiendo massacri e torture inenarrabili. Un popolo colpito mortalmente lascia i suoi ultimi disperati messaggi a un’umanità sorda e dormiente (https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/videos/vb.698384406/10154860016429407/?type=2&theater ; https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154860483289407?pnref=story). Le donne chiedono ai propri mariti di ucciderle per evitare di finire stuprate e poi uccise dai soldati del regime di Assad  (https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154861107424407?pnref=story). Considerate se questi sono uomini, se queste sono donne che anelano alla morte per sfuggire alle torture!
Intanto si consumano orrori terrificanti : esecuzioni in massa e persone bruciate vive (https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154861141004407), altre che uccidono i propri bambini perché non cadano nella tortura https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154861244114407). Considerate se questi sono uomini, se questi sono bambini!
Dove sono i potenti della Terra? E L’Onu adesso parla di “totale mancanza di umanità” riferendosi agli almeno 82 civili, uomini, donne e bambini massacrati in massa mentre il suo portavoce spera che le segnalazioni siano errate o esagerate anche se provenienti da fonti attendibili (http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2016/12/13/siria-onu-esecuzione-di-almeno-82-civili-ad-aleppo_60e362fc-a7f6-4f3b-b883-a03361085330.html). Come se si stessero svegliando adesso e non credessero alle loro orecchie. Il papa, invece, perso nelle sue preghiere, invia una lettera al boia Assad (http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2016/12/12/siria-papa-ad-assad-garantire-diritto-umanitario-e-aiuti_6f54abb7-f2de-442b-be59-101e3a90119b.html) senza il coraggio di alzare le ginocchia.
Il boia Assad e il boia Putin, festeggiano la “vittoria” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/13/aleppo-ce-laccordo-per-levacuazione-di-ribelli-e-civili-russia-battaglia-finita-onu-strage-di-bambini-e-carneficina/3257196/)  ottenuta anche con l’aiuto del boia Erdogan che adesso punta  a conquistare la sua parte di territorio siriano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/13/siria-turchia-aiuta-damasco-a-riprendere-aleppo-e-punta-a-controllare-al-bab-vuole-completare-la-zona-cuscinetto/3252702/).
Macello! Macelleria siriana!
Ai potenti della Terra, agli attivisti dalla pietà selettiva che inseguono una sola causa e ignorano altre violazioni dei diritti umani e a  tutti gli indifferenti chiedo: quando vi domanderanno dov’eravate mentre fiumi di sangue innocente venivano versati, mentre un popolo veniva assediato, imprigionato, torturato, violentato, affamato e sterminato, che cosa risponderete? Intanto dormite ormai e riposate perché non siete stati capaci di vegliare un’ora soltanto.

Mentre ci copriamo di lustrini, un popolo muore in un silenzio assordante, calpestato anche dall’indifferenza di troppi, lanciando, in urla di dolore, un disperato messaggio all’umanità: “Torna presto perché è già tardi. Amen”.

 

D. Q.