Reggio – Picchiata perchè transessuale: Fabiana aggredita in un locale in centro

mercoledì 11 febbraio 2015 20:56

fabianascordo1

Picchiata perchè transessuale. E’ avvenuto nei giorni scorsi al centro di Reggio Calabria dove Fabiana Scordo è stata pestata da un ragazzo mentre si trovava all’interno di un locale al centro di Reggio. L’episodio è stato denunciato alla polizia da Fabiana che, ormai da anni, si è operata per diventare donna a tutti gli effetti.
Si tratta dell’ennesimo caso di omofobia nella città dello Stretto. Nell’aprile del 2012 un giovane, Claudio Toscano, era stato aggredito fuori da un locale a pochi passi dal Teatro Cilea di Reggio Calabria. In quella occasione l’Arcigay stigmatizzò l’aggressione omofoba con un’iniziativa di solidarietà nei confronti di Claudio Toscano e contro la violenza di genere.
La nuova aggressione, avvenuta pochi giorni fa ancora in un locale del centro reggino, è stata raccontata dalla stessa vittima ai microfoni del Fatto Quotidiano.
”Ancora oggi, dopo che sono stata operata, devo subire queste umiliazioni?” si domanda Fabiana. ”Reggio per certi versi è una città omofoba – racconta – perché molti, per paura o per vergogna, non denunciano queste aggressioni. Io ho fatto una scelta, mi sono operata e sono diventata donna. Voglio vivere come una persona normale”.
Assieme alla famiglia, che ha accettato le sue scelte, Fabiana gestisce una rivendita di tabacchi e conduce una vita tranquilla. Presto dovrebbe aprire una sartoria. Ma nella città, in cui per la prima volta l’estate scorsa è stato organizzato un gaypride, ancora c’è chi ha comportamenti omofobi.
“Ci sempre quelli che puntano il dito – aggiunge – che sono i primi che ti cercano per avere momenti di intimità. Cammino sul corso e non mi salutano, ma se mi vedono sola si avvicinano e mi lasciano il numero di telefono. Quello che voglio far capire è che per lo Stato io sono una donna, per alcuni cafoni sono una persona diversa”.

 

 

Fonte:

http://www.strill.it/citta/2015/02/reggio-picchiata-perche-transessuale-fabiana-aggredita-in-un-locale-in-centro/

Reggio – Picchiata perchè transessuale: Fabiana aggredita in un locale in centro

mercoledì 11 febbraio 2015
20:56
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Picchiata perchè transessuale. E’ avvenuto nei giorni scorsi al centro di Reggio Calabria dove Fabiana Scordo è stata pestata da un ragazzo mentre si trovava all’interno di un locale al centro di Reggio. L’episodio è stato denunciato alla polizia da Fabiana che, ormai da anni, si è operata per diventare donna a tutti gli effetti.

Si tratta dell’ennesimo caso di omofobia nella città dello Stretto. Nell’aprile del 2012 un giovane, Claudio Toscano, era stato aggredito fuori da un locale a pochi passi dal Teatro Cilea di Reggio Calabria. In quella occasione l’Arcigay stigmatizzò l’aggressione omofoba con un’iniziativa di solidarietà nei confronti di Claudio Toscano e contro la violenza di genere.

La nuova aggressione, avvenuta pochi giorni fa ancora in un locale del centro reggino, è stata raccontata dalla stessa vittima ai microfoni del Fatto Quotidiano.
”Ancora oggi, dopo che sono stata operata, devo subire queste umiliazioni?” si domanda Fabiana.  ”Reggio per certi versi è una città omofoba – racconta – perché molti, per paura o per vergogna, non denunciano queste aggressioni. Io ho fatto una scelta, mi sono operata e sono diventata donna. Voglio vivere come una persona normale”.
Assieme alla famiglia, che ha accettato le sue scelte, Fabiana gestisce una rivendita di tabacchi e conduce una vita tranquilla. Presto dovrebbe aprire una sartoria. Ma nella città, in cui per la prima volta l’estate scorsa è stato organizzato un gaypride, ancora c’è chi ha comportamenti omofobi.

“Ci sempre quelli che puntano il dito – aggiunge – che sono i primi che ti cercano per avere momenti di intimità. Cammino sul corso e non mi salutano, ma se mi vedono sola si avvicinano e mi lasciano il numero di telefono. Quello che voglio far capire è che per lo Stato io sono una donna, per alcuni cafoni sono una persona diversa”.

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Reggio – Picchiata perchè transessuale: Fabiana aggredita in un locale in centro

mercoledì 11 febbraio 2015
20:56
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Picchiata perchè transessuale. E’ avvenuto nei giorni scorsi al centro di Reggio Calabria dove Fabiana Scordo è stata pestata da un ragazzo mentre si trovava all’interno di un locale al centro di Reggio. L’episodio è stato denunciato alla polizia da Fabiana che, ormai da anni, si è operata per diventare donna a tutti gli effetti.

Si tratta dell’ennesimo caso di omofobia nella città dello Stretto. Nell’aprile del 2012 un giovane, Claudio Toscano, era stato aggredito fuori da un locale a pochi passi dal Teatro Cilea di Reggio Calabria. In quella occasione l’Arcigay stigmatizzò l’aggressione omofoba con un’iniziativa di solidarietà nei confronti di Claudio Toscano e contro la violenza di genere.

La nuova aggressione, avvenuta pochi giorni fa ancora in un locale del centro reggino, è stata raccontata dalla stessa vittima ai microfoni del Fatto Quotidiano.
”Ancora oggi, dopo che sono stata operata, devo subire queste umiliazioni?” si domanda Fabiana.  ”Reggio per certi versi è una città omofoba – racconta – perché molti, per paura o per vergogna, non denunciano queste aggressioni. Io ho fatto una scelta, mi sono operata e sono diventata donna. Voglio vivere come una persona normale”.
Assieme alla famiglia, che ha accettato le sue scelte, Fabiana gestisce una rivendita di tabacchi e conduce una vita tranquilla. Presto dovrebbe aprire una sartoria. Ma nella città, in cui per la prima volta l’estate scorsa è stato organizzato un gaypride, ancora c’è chi ha comportamenti omofobi.

“Ci sempre quelli che puntano il dito – aggiunge – che sono i primi che ti cercano per avere momenti di intimità. Cammino sul corso e non mi salutano, ma se mi vedono sola si avvicinano e mi lasciano il numero di telefono. Quello che voglio far capire è che per lo Stato io sono una donna, per alcuni cafoni sono una persona diversa”.

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Al World Pride a Toronto, Queer contro l’apartheid israeliana portano le 4 mappe della Palestina che sparisce. E se lo facessimo anche noi?

Ho appena visto il seguente video e ho pensato di rilanciare l’idea di un messaggio di denuncia contro il pinkwashing israeliano. Ne avevo già parlato qualche giorno fa: https://www.peruninformazionelibera.blog/mentre-organizziamo-pride-denunciamo-il-pinkwashing-del-governo-israeliano/
L’Onda Pride non è ancora terminata. Tra poco più di due settimane ci sara il primo gay pride calabrese. Mi rivolgo allora in particolar modo all’associazione Arcigay “I Due Mari” di  Reggio Calabria: se facessimo anche a Reggio qualcosa di simile, anche in modalità più semplice?

 

Donatella Quattrone
*

02 Luglio 2014

Al  World Pride a Toronto, nonostante gli sforzi per vietare la loro presenza, Queer contro l’apartheid israeliana hanno portato le 4 mappe che mostrano la Palestina che sparisce sotto la colonizzazione israeliana. Nel 2013, la stessa immagine era stata proposta come pubblicità pagata dal gruppo Canadesi per la giustizia e la pace nel Medio Oriente all’autorità per i trasporti di Toronto, la quale l’aveva rifiutata.

 

 

Fonte:

http://bdsitalia.org/index.php/iniziative-sulbds/1329-worldpride-toronto

 

“Piccano ma non peccano”: il Gay Pride in Calabria

26/06/2014
Di

Era il 1994 quando a Roma sfilò il primo corteo italiano del gay pride, che vide la partecipazione di circa diecimila persone andando ben oltre le aspettative degli organizzatori.

Oggi, a distanza di venti anni esatti, la comunità Lgbtqi (Lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersexual) calabrese porta in strada il suo orgoglio regionale per la prima volta con il “Calabria Pride 2014”. La manifestazione, prevista per sabato 19 luglio con lo slogan “piccano ma non peccano”, chiuderà l’onda nazionale già partita il 7 giugno a Roma, pronta a toccare tutta la penisola con le tappe di Milano, Bologna, Napoli e Palermo.

Come già altre regioni, anche la Calabria è arrivata alla conclusione che un evento pubblico di grande impatto sociale e politico come il Pride possa rappresentare un’opportunità d’incontro e riflessione della comunità, ma soprattutto un’occasione da non perdere per la rivendicazione di diritti e l’abbattimento di pregiudizi. Perché non è semplicemente una parata. Dentro ci sono gli sforzi di dieci anni di associazionismo locale, in una realtà spesso chiusa e impenetrabile.

La macchina organizzativa costituita dalle associazioni Eos (Cosenza), I due mari (Reggio Calabria) e Kaleidos (Catanzaro) nel corso dell’ultimo anno ha organizzato diversi eventi per la sensibilizzazione sui temi dell’orientamento sessuale e delle identità di genere, come mostre fotografiche, dibattiti e laboratori. E la “passeggiata democratica” del 19 luglio rappresenta il più intenso dei finali.

calabria pride

I muri sono difficili da abbattere, richiedono una lunga e faticosa lotta, ancor più ardua quando la barriera da demolire è quella del millenario pregiudizio anti-omosessuale o della diffusa convinzione che in Calabria non ci siano margini di svecchiamento di consuetudini e mentalità. Al motto di ‘’piccano ma non peccano’’ questa manifestazione prova a ribaltare entrambi i concetti e a porsi come cuore pulsante di un cambiamento che possa investire tutto il territorio.

«Il clima che si respira a livello della società civile è sorprendentemente positivo», dice il portavoce Lucio Dattola, «ma con qualche reflusso bipolare. Non mancano le polemiche sollevate da chi accusa aprioristicamente il pride di essere poco più di una carnevalata. Polemiche che paradossalmente giocano a favore della manifestazione perché fanno ulteriormente capire quanto la Calabria abbia bisogno di un pride».

Il logo prescelto come simbolo di questo primo ‘’orgoglio calabrese’’ è un tacco a spillo che richiama provocatoriamente l’immagine delle regione e si pone come tributo ai moti Stonewall, dove la rivendicazione dei diritti gay nacque dalla ribellione della transgender Sylvia Rivera.

Passerella privilegiata di quella che è già stata ribattezzata ‘’a passiata’’ sarà Reggio Calabria, culla di bellezza e illegalità. Un comune commissariato per contiguità mafiose e tuttora senza sindaco che sposa la causa del pride con il patrocinio morale, concesso contro ogni aspettativa dai tre commissari saliti a Palazzo San Giorgio. «I concetti di formazione e cultura, scelti come linee guida programmatiche del documento politico ufficiale del Calabria Pride, non sono da intendersi qui come valori ad appannaggio solo della comunità Lgbtqi, ma come tematiche condivise da tutta la società», puntualizza Lavinia Durantini, presidente di Eos Arcigay Cosenza. «Ancor più in una regione che solo nella cultura può trovare la giusta determinazione per combattere contro mafia e violenza».

Il 18 luglio, vigilia della parata, l’intera Reggio sarà chiamata ad intervenire. Nel centro istituzionale della città, la piazza su cui affacciano i palazzi del Comune, della Regione e della Prefettura, ci sarà un palco su cui affrontare storie di vita con la giornalista Adele Cambria, Porpora Marcasciano, presidente del Movimento italiano transessuale (Mit), e Vanni Piccolo, tra i soci fondatori del Circolo di cultura omosessaule Mario Mieli. Previsto anche una da parte del calabrese Stefano Rodotà, che un anno fa ha sfiorato la poltrona del Quirinale.

Intanto è possibile dimostrare la propria adesione al Calabria Pride aderendo alla campagna “IO CI SONO”: basta inviare una propria foto al gruppo Facebook nato per l’evento per diventare uno dei modelli della campagna pubblicitaria. La foto inviata vi verrà restituita con la scritta in basso “IO CI SONO #Calabriapride2014”. «Il grande successo della campagna pubblicitaria IO CI SONO è la testimonianza di forte sostegno e vicinanza alla causa per cui il comitato Calabria Pride si batte», ricorda Francesco Furfaro di Arcigay Kaleidos Lamezia Terme, «perché la Calabria c’è e il suo orgoglio inizia finalmente a farsi sentire».

 

Fonte:

http://www.linkiesta.it/calabria-pride-2014

Mentre organizziamo i Pride denunciamo il pinkwashing del governo israeliano!

Da qualche giorno è iniziata in Italia la cosiddetta Onda Pride, cioè una serie di manifestazioni per i diritti delle persone Lgbtqi che quest’anno saranno in tredici città italiane: la prima è stata sabato 7 giugno a Roma, poi sarà la volta di Alghero, Bologna, Catania, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Torino, Venezia, Siracusa e, per finire, per la prima volta anche nella mia città, Reggio Calabria.
Iniziativa che appoggio appieno perchè mi interessa tutto ciò che ha a che fare con la difesa dei diritti umani e spero di partecipare all’evento regionale che si terrà a Reggio il 19 luglio. Per saperne di più segnalo questa pagina:

https://www.facebook.com/calabriapride

 

 

Ora veniamo al motivo per cui ho deciso di scrivere quest’appello. Ho appena letto un articolo sul Pride che si sta tenendo oggi nella città di Tel Aviv In Israele. L’articolo è smielato, parla di quanto siano fortunati i gay d’ Israele che vivono  nella “città che non dorme mai”, dove l’omosessualità non è tabù e che, tra le altre cose, nel 2011 sarebbe stata eletta la “città  più omosex del mondo” (ma la fonte di questa notizia quale sarebbe?!). Poi si sofferma su turismo e movida omosessuale e qui il senso di nausea aumenta perchè tutto è ridotto alla possibilità di divertirsi liberamente. Qui il link dell’articolo per farvi una vostra idea: http://falafelcafe.wordpress.com/2014/06/13/8209/

Ma, al di là del pessimo articolo, quello su cui vorrei si riflettesse è la propaganda di democrazia che Israele fa attaverso un fenomeno che  prende il nome di pinkwashing. Come dice la stessa parola si tratta di un sorta di “lavaggio del cervello” che sfrutta le tematiche queer al fine di far dimenticare altri diritti. Il pinkwashing è la strategia che il governo israeliano attua per coprire la violazione del diritti del popolo palestinese creandosi un’immagine democratica attraverso la politica liberale nei confronti dei suoi cittadini gay. Questo fenomeno è collegato al concetto di omonazionalismo. Sul pinkwashing si può leggere, ad esempio, questo articolo di Peacelink: http://www.peacelink.it/palestina/a/36446.html
In Palestina ci sono alcune organizzazioni che sostengono i diritti delle persone queer e che cercano di denunciare il pinkwashing d’Israele, una di queste è il movimento Palestinian Queers for Boycott, Divestment and Sanctions  di cui segnalo la seguente pagina:

https://www.facebook.com/PQBDS

Io vorrei che tutti i diritti umani fossero rispettati. Per questo lancio un appello affinchè tutte le organizzazioni Lgbtqi presenti in Italia – mi rivolgo in particolar modo all’associazione Arcigay “I Due Mari” di  Reggio Calabria – a partire dalle giornate in cui si svolgeranno i Pride, denuncino – anche con modalità molto semplici: per esempio, striscioni, volantini, slogan, ecc. – il pinkwashing del governo israeliano e mostrino la loro vicinanza ai movimenti queer palestinesi e a tutto il popolo palestinese.

Donatella Quattrone