Di un omicidio politico bisogna parlare in termini politici

 

I Social Waste (Official) su Pavlos Fyssas

Quando la redazione di Hit&Run ci ha chiesto di scrivere quest’articolo su Pavlos, per la verità eravamo molto indecisi su cosa dire. All’inizio abbiamo pensato di scrivere qualcosa sulla musica che lui amava, il rap, sulla “seconda generazione” del hip hop greco, di cui faceva parte Pavlos e di cui facciamo parte anche noi, e su come questa generazione aveva vissuto gli sviluppi di questo movimento in Grecia. Ma, nonostante sia passato già un anno dal giorno in cui gli assassini di Alba Dorata hanno ucciso Pavlos, c’è ancora qualcosa che non va giù: quella frase della comunità hip hop, “non parliamo in termini politici”, durante la conferenza stampa alla sede dell’Unione dei Giornalisti dei Quotidiani di Atene. Visto però che noi crediamo sia necessario parlare in termini politici di un omicidio politico, questo è ciò che faremo in questo articolo. Del suo hip hop abbiamo comunque scritto già altrove e forse ci ritorneremo alla prima occasione.

Su Pavlos ora.

Prima di tutto bisogna chiarire che Pavlos non “se n’è andato”, né “è morto”, né “si è spento” – è stato assassinato. E non è stato assassinato perché aveva aggredito qualcuno né perché rubava. Pavlos non era un ladro di galline né un criminale. E’ stato assassinato perché attraverso le sue canzoni e in generale con il suo modo di vivere esprimeva liberamente opinioni che non “piacevano” ai neonazisti di Alba Dorata, che avevano già cominciato ad allargarsi pericolosamente nei quartieri di Pavlos. Nella lotta per l'”egemonia culturale” – come direbbe anche Gramsci – nei quartieri del Pireo Pavlos e Alba Dorata esprimevano due mondi ideologici del tutto diversi: gli albadorati quello dell’odio, della pulizia etnica e della codardia, e Pavlos quello del coraggio e dell’umanità. Ed è per questo che – stando alle testimonianze rese pubbliche – l’avevano messo sulla “lista nera”.

Non aspettatevi in questo testo un’ulteriore analisi delle opinioni politiche di Pavlos – avrebbe potuto farlo da solo, se non fosse stato assassinato vigliaccamente dai neonazisti. Quel che cercheremo di fare sarà condividere alcuni pensieri su ciò che è accaduto dal suo omicidio fino ad oggi, un anno dopo, e arrivare ad alcune conclusioni sul funzionamento della giustizia (?) indipendente (!) in questo paese e su come l’omicidio di Pavlos è stato usato e viene ancora usato in modo “strategico” dal governo della Troika e dai media che esso controlla (e/o controllano) per ottenere – a seconda delle circostanze- vantaggi politici.

Innanzitutto a nostro avviso ci sono delle responsabilità politiche per l’omicidio di Pavlos. E ci spieghiamo: l’attività assassina di Alba Dorata non era ignota alle autorità prima dell’omicidio. Tutte le associazioni dei medici del paese denunciavano in continuazione le aggressioni a sfondo razziale contro i migranti, così come le ONG che si occupano di questioni simili; le aggressioni erano centinaia – quasi veri e propri pogrom – mentre almeno due migranti erano stati uccisi. Nonostante tutto la giustizia greca si è mobilitata solo in seguito all’omicidio di Pavlos e solo su ordine del “Ministro della Protezione del Cittadino” (degli interni, n.d.t) Dendias – in seguito cioè a un ordine politico – per indagare sulla questione. Oltre l’ovvio paradosso della giustizia – tra le altre cose – indipendente che si è messa in moto solo dopo un ordine del governo, nascono due questioni imprescindibili:

– Perché la giustizia, nonostante medici e ONG attirassero l’attenzione sull’attività assassina di Alba Dorata con continui comunicati, non si è attivata prima?
e
– Perché il governo – visto che sapeva perché non poteva non essere stato informato da tutti quei servizi di polizia e non – non ha dato l’ordine politico di indagare sulle attività criminali di Alba Dorata prima dell’omicidio di Pavlos?

Domande insistenti che devono avere risposta, perché se il potere giudiziario e quello esecutivo avessero fatto il proprio lavoro quando dovevano, Pavlos, così come Sehzad, oggi forse sarebbero ancora vivi.

Un’altra questione ha a che fare con la gestione del caso da parte del governo Samaràs Venizelos e con la copertura mediatica e le trattative politiche intorno ad esso. Così in base all’incremento del distacco tra Syriza e il governo nei vari sondaggi e in base alle trattative dei vari Baltakos (ex membro del governo di Samaras che, come fu rivelato da vari video, trattava con i membri di Alba Dorata, n.d.t) con i membri della leadership di Alba Dorata, seguivamo in diretta l’arresto o la liberazione di quel deputato albadorata o di un altro, tra dichiarazioni fatte con ostentazione su persecuzioni politiche da una parte e di fiducia nella giustizia (seppur lenta) dall’altra.

Ma oltre alle fanfare di Samaràs, di Dendias e dei neonazisti, evidentemente Alba Dorata forse era “utile” alle elites politiche ed economiche del posto, ed è per questo che il governo – e la Giustizia- chiudevano un occhio su così tante aggressioni – almeno due delle quali omicide – contro i migranti ma anche contro i sindacalisti greci, tra l’altro anche per i seguenti motivi:
prima di tutto perché l’attività e l’ascesa di Alba Dorata faceva comodo al sistema politico-economico. Non dimentichiamo che la società greca, in piena alla crisi economica, politica e sociale, aveva appena dato vita a un movimento con una dinamica senza precedenti, quella della Piazza, che mise in dubbio in teoria ma anche nella pratica il sistema politico della democrazia parlamentare rappresentativa nel suo insieme, ma anche dei partiti politici che la compongono. Inoltre in quello specifico periodo, e durante ma anche dopo il movimento delle Piazze, sono stati creati in Grecia una serie di movimenti e di iniziative contro le politiche neoliberaliste e dei memoranda dei governi greci, politiche che hanno contribuito all’ascesa elettorale del partito neonazista. E a cosa “serviva” Alba Dorata, vi chiederete…Ovviamente a distrarre o almeno a indebolire il movimento, visto che gran parte di esso avrebbe comunque dovuto spendere.

Inoltre Alba Dorata serviva allo status quo politico e finanziario come uno “spauracchio”. Mentre essa agiva con la tolleranza – se non con la copertura – del governo, migranti, omosessuali, sindacalisti, attivisti, ma anche alcuni intellettuali, sapevano che forse avrebbero avuto a che fare con neonazisti palestrati, nel caso in cui avessero alzato la testa contro i piani neoliberali della elite politica e economica del luogo. E molte volte è meglio non rischiare…
Ma perché dunque, se Alba Dorata era “utile”, governo e giustizia hanno deciso di

Prima di tutto perché ha passato “la linea rossa”: ha assassinato a sangue freddo un greco (e non un migrante questa volta), e il governo non ha più potuto chiudere un occhio sulle loro attività. E poi perché con l’ascesa elettorale di Syriza nei sondaggi il governo si era reso conto che per rimanere al potere gli sarebbero serviti voti che fino a quel momento erano di Alba Dorata. E dove sarebbero andati a finire questi voti? Forse allo spazio politico più vicino ad Alba Dorata, l'”ala di estrema destra” di Nea Dimokratia, come fino a quel momento avevano, in modo indiretto ma ovvio, insinuato i collaboratori più stretti del primo ministro.

E Pavlos? Dov’è Pavlos in tutto questo? Per il governo e la giustizia purtroppo da nessuna parte… A seconda degli sviluppi politici e della fluttazione dell’ “intenzione di voto” nei sondaggi, il caso dell’omicidio di Pavlos ritorna o sparisce, ovviamente per ottenere vantaggi politici.

Durante un nostro recente concerto all’estero abbiamo visto su un muro un manifesto di Pavlos su cui era scritto “Pavlos vive”. Purtroppo Pavlos non vive più. Quel che vive e non muore è la sua memoria, per i suoi amici, la sua famiglia e le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo di persona o attraverso le sue canzoni. E non dimenticheremo Pavlos. Come non ci dimenticheremo del fatto che se il governo e la giustizia non fossero stati così ingiustificatamente e inspiegabilmente in ritardo (e tolleranti) nei confronti delle attività criminali di Alba Dorata, Pavlos forse sarebbe oggi ancora vivo. Come Sehzad Luqman.

E le domande restano. Implacabili e insistenti. E aspettano una risposta.

* I “Social Waste” sono un gruppo hip hop. Hanno collaborato nel gruppo di produzione Freestyle Productions con Pavlos Fyssas – Killah P, con cui hanno fatto delle canzoni, dei concerti e con cui erano amici.

Traduzione di AteneCalling.org
[http://www.hitandrun.gr/social-waste-grafoun-aformi-tin-dolofonia-tou-pavlou-fissa/]

Tratto da https://www.facebook.com/251665391622521/photos/a.322971424491917.1073741825.251665391622521/575276065928117/?type=1