“Mare nero”: la corsa al petrolio continua. Con l’aiuto dello Sblocca Italia

petrolio impiantodi Pasquale Cotroneo – Northen Petroleum Ltd, Shell Eni Norten Enel Longanesi Developments, Nautical petroleum, Global Med. Cosa sono? Solo alcune delle compagnie che nello Ionio Calabrese, soprattutto nel crotonese, si affiancano ad Eni alla ricerca di petrolio, greggio e metano.

Una ricerca affannosa (ma non troppo) che oltre un anno fa trattavamo da queste colonne, e che oggi sembra essere spinta da nuovo vigore.

E ad aiutarle (anche) stavolta ci ha ben pensato il Governo nazionale.

Con l’articolo 37 del Decreto “Sblocca Italia”, voluto dal Governo Renzi, si dispone infatti che gasdotti, rigassificatori e stoccaggi rivestono “carattere di interesse strategico e costituiscono una priorità a carattere nazionale e sono di pubblica utilità, nonché indifferibili e urgenti e di conseguenza avranno diritto a una serie di semplificazioni”. Mentre il 38 spiana letteralmente la strada all’estrazione degli idrocarburi, facendo ritorno alla competenza esclusiva dello Stato delle materie “produzione, trasporto e distribuzione dell’energia”, e togliendo agli enti locali la possibilità di veto su ricerca di petrolio e trivellazione.

Il Premier e l’esecutivo hanno giustificato la misura in quanto questa permetterebbe di aumentare la nostra capacità estrattiva, la nostra indipendenza energetica e garantirebbe lo sblocco di investimenti utili alla nostra economia.

Ma chi ci guadagna realmente?

“A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca!”

Così che la mossa del Governo Renzi, affiancata al Decreto Sviluppo che nel giugno 2012 (Governo Monti), come affermavamo tempo fa, aveva fatto ripartire tutti i procedimenti per la prospezione, ricerca ed estrazione di petrolio che erano stati bloccati nel 2010 dopo l’incidente alla piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, appare solo come l’ultimo ed ennesimo regalo alle lobbies che in Italia hanno interessi sulle estrazioni di metano e petrolio.

Tutto o quasi nel disinteresse generale, con il Movimento “No Triv”, gli ambientalisti e le associazioni sparse sul territorio (per ultima la notta di ieri dell’Associazione Isola Ambiente Apnea di Crotone) a battersi quasi sempre da soli.

Un “no” il loro ben giustificato dall’imbruttimento e annientamento che la petrolizzazione provocherebbe sul paesaggio; dall’installazione di strutture invasive (per pesca e pescatori) e dalla produzione di nuovi rifiuti pericolosi per il loro impatto sull’ambiente; dalla scarsa quantità e qualità di riserve di metano e petrolio; inquinamento dell’acqua e dell’aria con problemi per l’intero ecosistema.

Non meno importante la questione della sismicità di quel territorio, il nostro che non “gioverebbe certamente della presenza di nuovi pozzi di estrazione metanifera”.

Ad essere rinnovabili, pertanto, prima delle energie da utilizzare, dovrebbero essere le idee (e gli interessi) di chi Governa.