Caso Brittany, lettera aperta agli amici cattolici dopo la scomunica del Vaticano

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La decisione di Brittany Maynard, come prevedibile, non è piaciuta al Vaticano. A poche ore dalla morte della giovane donna, che ha preferito lasciare questo mondo quando ha voluto lei, invece che per atroci sofferenze, ha espresso la sua contrarietà il presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Carrasco de Paula. Per l’alto prelato infatti la morte assistita è «un’assurdità» perché «la dignità è un’altra cosa che mettere fine alla propria vita». «Non giudichiamo le persone ma il gesto in sé è da condannare». E ha spiegato: «Questa donna lo ha fatto pensando di morire dignitosamente, ma è qui l’errore, suicidarsi non è una cosa buona: è una cosa cattiva perché è dire no alla propria vita e a tutto ciò che significa rispetto alla nostra missione nel mondo e verso le persone che si hanno vicino».

Ricordiamo come sono andati i fatti. Nel capodanno del 2014 a Brittany è stato diagnosticato un tumore al cervello. L’operazione è servita a poco e i medici le hanno dato pochi mesi di vita. A quel punto, la giovane americana ha deciso di andare nell’Oregon, uno degli Stati americani in cui è consentita la dolce morte e di dare visibilità politica alla sua scelta.

Come dicevamo all’inizio non sorprende la posizione della Chiesa, ma i toni scelti non sono degni del papato di Francesco. Inutile nascondere che siamo davanti a una battaglia di civiltà tra coloro che pensano, con la chiesa, che la vita sia solo di Dio e chi invece si batte perché, in vita e in morte, si sia padroni del proprio corpo. Lo scontro è legittimo. Cioè che non è comprensibile è invece affermare che posizioni dissimili dalla propria non siano degne o siano atti cattivi. Queste definizioni riportano la Chiesa indietro negli anni e non lasciano spazio al dialogo. Il dialogo si costruisce nel rispetto. Ma se la scelta degli altri si considera con tracotanza e disprezzo, si sbattono le porte in faccia a qualsiasi possibilità di comprensione delle ragioni altrui.

Non si tratta quindi di convincere i cattolici a cambiare idea. Ma neanche il contrario. Così non si va da nessuna parte. Anche perché posizioni come quella espressa oggi dal cardinale de Paula sono il lasciapassare per leggi che vietano forme diverse di eutanasia. La mediazione è invece quella di creare le condizioni perché ognuno sia libero di seguire la propria decisione, il proprio credo, il proprio personale convincimento. Se un credente, anche se si trovasse nelle condizioni di Brittany, volesse vivere fino all’ultimo, nessuno glielo impedirebbe. Perché allora costringere questa donna e tanti e tante come lei a soffrire? Perché imporre agli altri la propria fede?

Cari cattolici, non si può chiedere rispetto senza darlo. E nelle parole di de Paula, oggi, non c’è rispetto, non c’è amore per l’altro. C’è solo la volontà di imporre al mondo la propria visione. Non vi si chiede di cambiare idea, ma di accettare anche la nostra. Ognuno libero di fare con la propria vita, ciò che lo fa stare meglio rispetto ai suoi convincimenti e ai suoi desideri. Il resto è dogma e imposizione, poco degno della chiesa di Francesco. Come è possibile infatti conciliare la frase del papa «chi sono io per giudicare» con il giudizio di oggi «non è una morte con dignità»? Lo chiedo a voi, perché a me sembra che siano due posizioni diametralmente opposte.

 

 

Fonte:

http://ilgarantista.it/2014/11/04/caso-brittnay-lettera-aperta-agli-amici-cattolici-dopo-la-scomunica-del-vaticano/

 

Qui le parole di monsignor De Paula:

http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/eutanasia-euthanasia-eutanasia-37307/

 

“Così la Chiesa copre i preti pedofili. E su Bergoglio dico che…”

ESCLUSIVO/ “I preti pedofili vengono coperti dai vertici della Chiesa ma anche dalle istituzioni”. Francesco Zanardi è il portavoce di un gruppo di attivisti anti-pedofilia e lavorava con Luisa Bonello, la donna trovata morta a Savona al cui funerale Don Lupino ha attaccato la curia. In un’intervista ad Affaritaliani.it accusa: “Le vittime subiscono pratiche mafiose, dall’omertà allo screditamento. Ratzinger? Era a conoscenza di abusi ma non fece niente. Bergoglio? Vada al di là dei gesti e delle parole. Wesolowski lo hanno fatto scappare loro”. E rivela: “Troppe anomalie sulla sua morte, non credo al suicidio. Stavamo lavorando ai legami tra Chiesa e massoneria, forse ci siamo spinti troppo in là

Venerdì, 26 settembre 2014 – 11:14:00

Francesco Zanardi è il portavoce della Rete L’Abuso, un gruppo di attivisti, vittime e professionisti volontari che opera su tutto il territorio nazionale per portare alla luce i casi, spesso nascosti, di abusi sessuali nella Chiesa. Zanardi conosceva molto bene Luisa Bonello, il medico di di 53 anni ritrovata morta negli scorsi giorni a Savona. Insieme hanno denunciato molestie e stavano indagando sulle coperture di cui godono i preti pedofili. Proprio nei giorni in cui sono emersi casi clamorosi come quello dell’arcivescovo Wesoloswki, Zanardi parla in un’intervista ad Affaritaliani.it del caso di Savona (e non solo), di Luisa e di quello che Papa Francesco sta facendo (o non sta facendo) per combattere questa piaga.

Francesco Zanardi, durante il funerale di Luisa Bonello sono arrivate le dure parole di Don Lupino sulla curia di Savona e le coperture ai pedofili. Lei, da portavoce della Rete L’Abuso, da tempo si occupa di questo argomento. Che cosa succede a Savona?

A Savona abbiamo documentato parecchi casi di abusi sessuali che vedono coinvolti preti. Preti che vengono coperti dall’alto. Ma, come abbiamo raccontato nel docu-film “Parole, opere e omissioni”, quello che è successo a Savona succede un po’ in tutta Italia. Purtroppo chi si oppone a certe cose, anche dall’interno della Chiesa, finisce per essere emarginato e diventa vittima come la vittima stessa degli abusi.

Anche Don Lupino rischia di venire emarginato?

Don Lupino è già abbastanza emarginato dalla diocesi. Non è stato spretato solo perché più di tanto non si osa.

Ma chi ha coperto i preti pedofili?

La copertura arriva dai vertici ed è garantita non solo dalla curia ma anche dalle istituzioni. Per esempio, sul caso di don Giraudo abbiamo depositato un esposto 15 giorni fa perché siamo venuti a conoscenza di altre responsabilità. I suoi abusi sono stati coperti non solo da uomini della Chiesa ma anche da altre persone che hanno cariche istituzionali che lo hanno messo nella situazione di compiere abusi pur sapendo della sua predisposizione… Persino Ratzinger, quando era ancora prefetto della Dottrina della fede prima di diventare Papa, fu avvisato del caso ma non fece nulla. Al funerale di Luisa, tra l’altro, le istituzioni neppure c’erano, nonostante suo marito sia un consigliere comunale.

E’ più difficile punire un prete pedofilo rispetto a un pedofilo, per così dire, comune?

Certamente sì, perché ci sono altri poteri sotto. La pedofilia è come andare a pescare in una palude: tiri su il pesciolino che è il pedofilo ma insieme a lui tiri su anche tanta altra melma perché si vanno a toccare anche altri poteri.

In questi giorni abbiamo assistito ai casi di Wesolowski e dell’altro vescovo rimosso in Paraguay per aver coperto abusi sessuali. Le sembra che con Papa Francesco la Chiesa stia agendo finalmente agendo per combattere la pedofilia?

Sono molto critico verso Bergoglio. Certo, se guardiamo alle parole e al gesto possiamo dire che in tutti questi anni la Chiesa non aveva mai fatto qualcosa del genere, ma non possiamo fermarci alle parole. Guardando ai fatti, mettere Wesolowski ai domiciliari in Vaticano non mi sembra una gran punizione, avrebbe dovuto farlo rimpatriare nel Paese in cui è stato condannato, tenendo conto anche era stato il Vaticano a farlo scappare all’inizio dello scandalo, negando l’estradizione.

Crede che nemmeno con Bergoglio la Chiesa abbia la volontà di affrontare la questione?

Negli scorsi giorni è stato rimosso un vescovo in Paraguay per aver coperto un caso di pedofilia. Benissimo, ma non è che bisogna andare così lontano per fare qualcosa. Qui in Italia di casi del genere ce ne sono tantissimi, noti e meno noti. A Savona la curia ha coperto e tenuto nascosto un prete pedofilo ricercato dalla polizia irlandese. A Napoli e Crotone ci sono preti accusati di pedofilia scomparsi e nascosti non si sa dove. Sono tutti casi attualissimi, se si volesse intervenire sul serio lo si potrebbe fare partendo da qui.

Quanto è difficile per una vittima di abusi da parte di un prete pedofilo riuscire a parlarne?

Difficilissimo. Tra le tantissime vittime che abbiamo conosciuto solo 3 o 4 si vogliono esporre pubblicamente, tutte le altre non ne hanno il coraggio. Quando si è vittime di una cosa del genere si finisce per essere ghettizzati, soprattutto nelle realtà più piccole. Vengono messe in atto pratiche che sembrano quelle mafiose, dall’omertà allo screditamento.

Lei conosceva Luisa. Anche lei collaborava per portare alla luce abusi sessuali nella Chiesa?

Era dal 2010 che collaborava con noi, ma sempre in maniera riservata perché frequentava la Chiesa e dunque non poteva scoprirsi troppo.

La Procura ha aperto un fascicolo contro ignoti per istigazione al suicidio. Lei pensa che possa essere stata indotta da qualcuno a togliersi la vita?

Io non credo all’istigazione al suicidio. Luisa si sarebbe sparata con una calibro 9 x 21, una pistola che fa un botto assurdo. Peccato nel palazzo nessuno ha sentito lo sparo, ed era l’una meno 10 di notte. L’unico elemento che porta a pensare al suicidio è un cane che ha abbaiato e che si ipotizza abbia sentito lo sparo, insieme a un sms di Luisa con una lettera autografa al marito. Ma lei il marito lo chiamava sempre con un nomignolo mentre lì c’era scritto “perdonami Maurizio”, e non è l’unica anomalia di questa storia. Non è facile spararsi in bocca con una calibro 9. Gliel’hanno trovata sul petto ma una pistola del genere vola via, ha un rinculo fortissimo. Ora, non dico che il problema diretto sia la pedofilia, ma magari quella melma che tiri su col pesciolino… In Liguria c’è tanto potere del Vaticano. Stavamo lavorando sui legami tra Chiesa e massoneria, forse ci siamo spinti troppo in là.

 

 

Fonte:

http://www.affaritaliani.it/cronache/zanardi-savona-curia260914.html

Leggi anche i seguenti articoli:

http://italian.ruvr.ru/news/2014_09_23/Prete-russo-sospettato-di-pedofilia-arrestato-in-Israele-5831/

http://retelabuso.org/blog/32201 (Pedofilia, Papa Francesco rimuove vescovo Paraguay: “Avrebbe coperto abusi”. E il cardinale Domenico Calcagno, quando lo rimuove ?)

http://www.unavoceperledonne.it/2014/09/26/finta-rivoluzione-ecclesiale-papa-bergoglio-trasferisce-vescovo-accusato-di-abusi-sessuali/

http://www.repubblica.it/esteri/2014/09/27/news/kubicki_io_vittima_di_abusi_ora_chiedo_giustizia_il_cardinale_nycz_sapeva_e_ha_taciuto-96781229/

http://www.corriere.it/cronache/14_settembre_27/missioni-all-estero-vescovo-organizzare-festini-minori-05beefc4-4610-11e4-a490-06a66b2e25ed.shtml

http://retelabuso.org/blog/32266 ( Pedofilia a Savona, le dichiarazioni dei “SUA INSAPUTA”. Dai Vescovi al Papa)

 

 

La Papa Panda

 

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Sarà sfuggito ai più, visto il limitato spazio che a quest’ennesima buffonata della Fiat è stato dato, ma rimane il fatto in se stesso, pubblicizzato dall’azienda torinese come una “spontanea” iniziativa di alcuni operai di Pomigliano che avrebbero assemblato una Panda personalizzandola per Papa Francesco e, tutti assieme, come nel balletto girato su youtube sulle note di “Happy”, sono corsi a Roma a regalargliela a dimostrazione della loro gioia incontenibile di lavorare, a stipendi ridotti ed a diritti negati, per il Lingotto.

 

Per questi schiavi danzanti e gaudenti, tra cui infiltrati dirigenti della fabbrica di Pomigliano, in permesso aziendale per il “sacro” trasporto, non sembra avere alcun peso, né morale né coscienziale, la morte dei tre loro colleghi di appena qualche mese prima, non hanno alcuna importanza le disperazioni di quelli ancora rimasti in cassa integrazione e/o relegati a Nola, per la “colpa” di essere sindacalizzati o menomati dal loro lavoro, non destano alcun rigetto né ribellione le discriminazioni tra operai, i turni massacranti, le pause ridotte, la vera e propria riduzione a serventi del loro padrone, comandati a fare da marionette per uno “spettacolo” che ha visto il nostro paese perdere, grazie alla Fiat, decine di migliaia di posti di lavoro in cambio di centinaia di milioni di euro di finanziamenti regalati dai governi di centro sinistra e centro destra italici, tutti pagati dalla collettività.

 

Sono forse l’esempio, il peggior esempio, di quello che è diventato il popolo italiano, pronto ad applaudire, anche per un tozzo di pane, il suo padrone d’azienda, il potente del suo rione, il capetto del suo reparto, il sindaco del suo paese, il partito vincente…sempre con la mano tesa, a chiedere elemosine e non diritti, carezze e non rispetto.

 

Cosa ha fatto il Papa…quel Papa Francesco tuonante contro i corrotti, contro chi sfrutta il lavoro, contro chi schiavizza?…si è fatto la foto con loro, con gli schiavetti gaudenti…non una parola di condanna per le persone ancora in cassa integrazione, per i turni di lavoro indecenti, per stipendi non certo commisurati al lavoro ed alla fatica, per chi ha deciso di togliersi la vita perché non ne poteva più di quel silenzio che avvolge questa ingiustizia, questa offesa alla vita, alla nostra Costituzione ed ai valori che propugna la Chiesa.

 

Lo spot è passato, ed era quello che voleva Marchionne e la Fiat, gli schiavetti sono tornati alle loro catene di montaggio, felici nel farsi sfruttare, pessimi esempi per i loro figli e per un paese che è nato grazie a chi si è sacrificato per fare affermare quei diritti ora negati…e sui quali alcuni ci ballano pure !

 

Rimane la voce di quelle donne operaie, di quelle mogli, di quelle madri o figlie che traducono la parola vita con la parola rispetto, amore, dignità, che da donne non si fermano a difendere il proprio “poco” senza pensare al dopo, agli altri, ai loro ed altrui figli, a quel futuro di cui gli “schiavi danzanti” sono la negazione, il rigetto, il vero e proprio vomito del senso della vita. Il Comitato mogli operai di Pomigliano d’Arco, impegnato da anni nella battaglia in difesa dell’occupazione, ha  inviato un fax al Papa, presso l’ufficio del Protocollo della segreteria di Stato Vaticana, con questi toni:

 

Quelle tra noi credenti mercoledì scorso confidavano in una severa critica del Papa a Marchionne, all’uso delle discriminazioni e contro la svolta autoritaria in fabbrica realizzata tramite la divisione in tre ’fasce’ dei lavoratori di Pomigliano ed il collegato reparto confino di Nola dove sono stati  deportati in questi anni, ‘a far niente’, gli operai ‘scomodi’ proprio come ai tempi di Valletta. La sequenza dei suicidi operai, proprio a partire dal reparto WCL di Nola (due negli ultimi mesi ed un altro il 1° maggio 2010) è agghiacciante! Per questo, dopo aver assistito all’enfasi mediatico-pubblicitaria dei giorni scorsi e confezionata ad arte dalla Fiat col regalo della Panda al Papa, non ce la sentiamo di stare in silenzio!” 

 

Un urlo che chi, ogni giorno dal suo balcone, ci invita a non trattenere, non può e non deve ignorare…

 

Fonte:

 
http://www.ilpasquino.net/la-papa-panda/

LA VERITA’ SUL VIAGGIO DI BERGOGLIO IN TERRA SANTA

Nota personale:

La fonte da cui traggo queste informazioni non è delle migliori perchè essendo una pagina cattolica riporta le notizie dal punto di vista della religione senza analisi politiche. Mi sembra comunque importante riportare queste informazioni sui veri motivi del viaggio di Bergoglio in Terra Santa e sul fatto che quando la Chiesa cercò di contrastare lo Stato d’Israele lo fece solo per questioni religiose, per la difesa della presunta superiorità della fede cristiana su quella ebraica. Il termine antisionismo così come è riportato nel primo degli articoli che seguono mi pare infatti improprio poichè non fa alcun riferimento alla politica sionista di occupazione nè ai diritti del popolo palestinese. Il gesto che verrà compiuto da papa Bergoglio sulla tomba di Theodor Herzl, fondatore del sionismo, forse come tentativo di avvicinamento al mondo ebraico, rischierà di apparire agli occhi del mondo come una legittimazione del sionismo. Chi legge storici come Ilan Pappe e Norman G. Finkelstein (tra l’altro entrambi ebrei) sa benissimo come il termine sionismo non sia sinonimo di ebraismo ma si riferisca alla politica colonizzatrice dello Stato d’Israele, di cui conosciamo gli effetti devastanti sul popolo palestinese. Chi, in qualunque modo e per qualunque fine, direttamente o indirettamente, legittimi il sionismo non può essere eticamente giustificato, anche se si tratta di un pontefice.

Donatella Quattrone

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Giunto poco fa in Giordania. Tre articoli da leggere per capire il viaggio di Francesco:

Francesco sta per andare in Terra Santa. Come si sono pronunciati sul sionismo i Papi da San Pio X a Pio XII?

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[NUOVE RELIGIONI] Bergoglio non andrà a Nazareth ma andrà al museo della Shoah

*

Bergoglio deporrà una corona sulla tomba di Theodor Herzl, fondatore del sionismo

 

 

 
Fonte:
http://radiospada.org/2014/05/dossier-terra-santa-cio-che-non-vi-dicono-sul-viaggio-di-bergoglio-nel-vicino-oriente/

Vaticano, Bild Zeitung: “Bertone sotto inchiesta. Dirottati 15 milioni a Bernabei”

 

L’ex Segretario di Stato della Santa Sede – già nella bufera per la vicenda del super attico da 600 metri quadri appena ristrutturato – avrebbe fatto pressioni sullo Ior per garantire un finanziamento alla società televisiva Lux Vide fondata dall’amico Ettore Bernabei, storico direttore generale della Rai. Il porporato ha smentito dicendo che la convenzione è stata discussa e approvata dalla commissione cardinalizia di vigilanza

Vaticano, Bild Zeitung: “Bertone sotto inchiesta. Dirottati 15 milioni a Bernabei”

Il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato della Santa Sede durante il papato di Benedetto XVI, sarebbe sotto indagine da parte dell’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano per malversazione. A scriverlo è il quotidiano tedesco Bild Zeitung. Il porporato avrebbe fatto pressioni sullo Ior per garantire un finanziamento da 15 milioni di euro a Lux Vide, società televisiva fondata dal suo amico Ettore Bernabei, 93enne storico direttore generale della Rai. Questo nonostante l’istituto bancario fosse contrario. Rene Brülhart, l’esperto svizzero alla guida dell’Autorità che il 19 maggio ha presentato il suo secondo rapporto ufficiale, non ha però confermato né smentito al giornale l’esistenza del dossier su Bertone. Che, interpellato dall’Adnkronos, ha smentito l’accusa: “La convenzione dello Ior con la società Lux Vide è stata discussa e approvata dalla commissione cardinalizia di vigilanza e dal consiglio di sovrintendenza nella riunione del 4 dicembre 2013, come dimostra il verbale relativo”. Il caso, secondo la Bild, riguarderebbe un’obbligazione convertibile. Nel dicembre 2012 le azioni in cui l’obbligazione è stata convertita, praticamente senza valore, sono state trasferite dalla banca vaticana ad una fondazione, con una perdita stimata in 15 milioni di euro. Bertone è già nella bufera per il caso del super attico da 600 metri quadri con mega terrazzo di 100 metri appena ristrutturato e adiacente la Domus Santa Marta, il convento nel quale risiede – in un bilocale di circa 70 metri quadri – Papa Francesco. Vicenda che avrebbe suscitato l’”ira” del pontefice, a cui però l’ex arcivescovo di Genova ha risposto pubblicamente con quello che è stato interpretato come un attacco.

Lo scorso 13 dicembre Bergoglio ha ricevuto in udienza privata proprio Bernabei, classe 1921, membro soprannumerario dell’Opus Dei. L’ex dg Rai (al vertice dal 1960 al 1974) ha fondato Lux Vide nel 1992 e ne è tuttora presidente onorario, mentre alla presidenza operativa c’è la figlia Matilde e sulla poltrona di amministratore delegato siede il figlio Luca. La società è specializzata nella produzione di fiction per un pubblico famigliare. Tra il 1994 e il 2002 ha prodotto per Rai Uno e venduto in 140 Paesi – anche grazie alla collaborazione del produttore tunisino Tarak Ben Ammar, socio di Silvio Berlusconi – 21 prime serate tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Poi sono arrivati “Papa Giovanni”, “Madre Teresa”, “Padre Pio”, “Don Bosco”, “Chiara e Francesco” e un telefilm dedicato a San Filippo Neri, interpretato da Gigi Proietti. Nel 2005 è stata la volta di “Giovanni Paolo II”. Per quanto riguarda le serie, il prodotto di punta è “Don Matteo”, arrivato alla nona stagione.

 

 

Fonte:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/20/vaticano-bild-zeitung-bertone-sotto-inchiesta-dirottati-15-milioni-a-bernabei/992291/

 

 

PRETI PEDOFILI, IL VIDEO CHOC CHE IMBARAZZA BERGOGLIO

Vaticano. Clamorosa protesta contro l’immobilismo vaticano nei confronti dei prelati italiani. 17 vittime di preti pedofili italiani consegnano al papa i filmati degli abusi sollecitandolo a denunciare tutto alla magistratura

 

Papa Francesco alla via Crucis di venerdì scorso a Roma

 

 

Un video di 8 minuti per chie­dere giu­sti­zia. Lo hanno inviato ieri a papa Fran­ce­sco 17 donne e uomini che hanno subito abusi e vio­lenze da parte di preti e reli­giosi. L’iniziativa è stata pro­mossa dalla rete L’Abuso, l’associazione che da anni aggrega e difende le vit­time dei preti pedo­fili in Ita­lia.
«Vogliamo solo giu­sti­zia», «chie­diamo che Ber­go­glio ci dia delle rispo­ste e fac­cia giu­sti­zia», ripe­tono nei loro bre­vis­simi video mes­saggi le 17 vittime.

C’è Giada Vitale, 18 anni, abu­sata da un prete da quando aveva 13 anni fino ai 16, che chiede a papa Fran­ce­sco per­ché non ha rispo­sto alla sua let­tera che gli ha con­se­gnato per­so­nal­mente. Erik Zat­toni, 32enne, nato da un abuso subito dalla madre da don Pie­tro Tosi, come rico­no­sciuto dal test del dna, che domanda come mai quel prete – ora morto – non sia nem­meno stato dimesso dallo stato cle­ri­cale. E poi ci sono otto ex ospiti dell’Istituto per sor­do­muti «Pro­volo» di Verona che, insieme ad altre decine di ragazze e ragazzi accolti al «Pro­volo», hanno subito abusi e vio­lenze da parte di 26 preti e fra­telli laici fra gli anni ’50 gli anni ‘80, come sta­bi­lito anche da una com­mis­sione di inchie­sta voluta nel 2009 dal Vati­cano e pre­sie­duta da Mario San­nite, ex pre­si­dente del tri­bu­nale di Verona. «Ini­zial­mente la Curia dichiarò che non avrebbe dato impor­tanza alla pre­scri­zione, ma poi, forse visti anche i risul­tati dell’inchiesta, ritrattò», rileva la rete L’Abuso. Di quei 26 preti e reli­giosi, 12 sono dece­duti. I restanti 14 sono impu­niti, molti – pre­scritti – sono ancora preti e vivono tut­tora al Pro­volo, altri invece sono stati tra­sfe­riti nella suc­cur­sale argen­tina dell’istituto, con sede a La Plata.

«La nostra vuole essere una denun­cia pacata ma netta, per­ché nes­suno di noi ha rice­vuto rispo­ste. Sem­bra che papa Fran­ce­sco stia facendo molto per le vit­time della pedo­fi­lia, ma dal nostro punto di vista non è cam­biato nulla», spiega Fran­ce­sco Zanardi, por­ta­voce della rete L’Abuso. La denun­cia alle auto­rità civili e alla magi­stra­tura resta, per Zanardi, l’unico stru­mento vera­mente effi­cace di giu­sti­zia e di risar­ci­mento per le vit­time. Ed è un passo che le auto­rità reli­giose non inten­dono fare. «L’istituzione eccle­sia­stica nel migliore dei casi avvia un pro­cesso cano­nico nei con­fronti del prete pedo­filo – aggiunge – e la pena più severa è la dimis­sione dalla stato cle­ri­cale. In que­sto modo, secondo noi, la Chiesa risolve il «suo» pro­blema, per­ché allon­tana da sé chi ha sba­gliato. Ma se non c’è l’intervento della magi­stra­tura, non si può dire che giu­sti­zia sia stata fatta. Per­lo­meno dal punto di vista delle vit­time. E a que­sto pro­po­sito, il fatto che le Linee guida anti­pe­do­fi­lia della Cei, rese note poche set­ti­mane fa, non pre­ve­dano per i vescovi un obbligo strin­gente di denun­cia alla magi­stra­tura ma solo un gene­rico «dovere morale di con­tri­buire al bene comune» ci sem­bra un fatto gravissimo».

La Con­gre­ga­zione per la dot­trina della fede – ha comu­ni­cato qual­che giorno fa mon­si­gnor Sil­vano Tomasi al Comi­tato Onu sulla Con­ven­zione con­tro la tor­tura – fra il 2004 e il 2013 ha rite­nuto atten­di­bili 3.420 casi di abuso su minori com­messi tra gli anni ’50 e gli anni ’80. I preti dimessi dallo stato cle­ri­cale sono 848, men­tre 2.572 sono stati puniti dalla Santa Sede con «altre misure cano­ni­che e disci­pli­nari». «Ma que­sti numeri non val­gono per l’Italia, dove le vit­time non hanno rice­vuto nes­sun soste­gno», dice Zanardi, che annun­cia: «Nelle pros­sime set­ti­mane pre­sen­te­remo un dos­sier all’Onu con i casi di 150 preti ita­liani con­dan­nati in via defi­ni­tiva per abuso e vio­lenze ses­suali su minori. Ma se con­si­de­riamo anche i pre­scritti e quelli in attesa di giu­di­zio il numero aumenta notevolmente».

Fonte:

http://ilmanifesto.it/preti-pedofili-il-video-choc-che-imbarazza-bergoglio/

 

Qui il video:

Sulla canonizzazione di Giovanni Paolo II

Fra qualche giorno ci sarà la canonizzazione dei pontefici Roncalli e Wojtyla. Spesso noi cattolici ci facciamo condizionare dalle figure dei rappresentanti della Chiesa, soprattutto quando si tratta di pontefici, vediamo solo ciò che essa vuole mostrarci rifuggendo critiche e accuse come anticlericali e infondate. Ma si può anche scegliere di non lasciarsi condizionare e di andare oltre.
C’è uno scatto molto noto che in alcuni ambienti ha suscitato parecchio scalpore. Si tratta della famosa fotografia che ritrae  papa Giovanni Paolo II nell’atto di affacciarsi al balcone del palazzo presidenziale cileno per benedire la folla, con a fianco il dittatore Pinochet.

Dell’episodio ha parlato in un intervista, apparsa sull’ “Osservatore Romano” del 23 dicembre 2009, il cardinale Roberto Tucci: <<Come dimenticare il volto di Wojtyla quando si accorse del tiro che gli giocò Pinochet durante il viaggio in Cile nel 1987? Lo fece affacciare con lui al balcone del palazzo presidenziale, contro la sua volontà. Ci prese tutti in giro. Noi del seguito fummo fatti accomodare in un salottino in attesa del colloquio privato. Secondo i patti – che avevo concordato su precisa disposizione del Papa – Giovanni Paolo II e il presidente non si sarebbero affacciati per salutare la folla. Wojtyla era molto critico nei confronti del dittatore cileno e non voleva apparire accanto a lui. Io tenevo sempre d’occhio l’unica porta che collegava il salottino, dove eravamo noi del seguito, alla stanza nella quale erano il Papa e Pinochet. Ma con una mossa studiata li fecero uscire da un’altra porta. Passarono davanti a una grande tenda nera chiusa – ci raccontò poi il Papa furioso – e Pinochet fece fermare lì Giovanni Paolo II, come se dovesse mostrargli qualcosa. La tenda fu aperta di colpo e il Pontefice si ritrovò davanti il balcone aperto sulla piazza gremita di gente. Non poté ritrarsi, ma ricordo che quando si congedò da Pinochet lo gelò con lo sguardo. Alfonsín, in Argentina, fu più rispettoso, e non pretese assolutamente di comparire al suo fianco. In Africa invece re, dittatori e governanti corrotti lo tiravano da tutte le parti per sfruttarne l’immagine. Lui lo sapeva, ma era uno scotto da pagare per incontrare la gente. Ne era addolorato, ma sopportava. Con noi poi si sfogava. E quando parlava non risparmiava le denunce.>> (Fonte: http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/interviste/2009/296q07a1.html)


Secondo il cardinale Tucci, quindi, durante la visita in Cile, Wojtyla sarebbe stato vittima di una trovata astuta di Pinochet. Tuttavia, se guardiamo un paio di filmati girati durante la visita del pontefice, possiamo vedere che il presidente incontrò il papa proprio affianco del balcone che dava sul cortile della Moneda, la tenda nera di cui si parla era già aperta e faceva intravedere la folla, e, al termine delle presentazioni dei prelati che accompagnavano Wojtyla, Giovanni Paolo e Pinochet si diressero insieme e senza esitazioni verso il balcone. Le immagini di questi momenti sono visibili nell’ultima parte di questo video

e nella prima parte di quest’altro:

Per quanto riguarda poi il riferimento all’Argentina e a Alfonsìn, nel settimo capitolo del libricino Storia delle Madres de Plaza de Majo, Edizione Buendia, a cura dell’associazione Kabawil, è citato un viaggio di Giovanni Paolo II in Argentina, nel marzo 1987, durante il governo Alfonsìn. Durante questo governo, fintamente democratico, iniziò un processo farsa nei confronti dei militari coinvolti nella sparizione dei desaparecidos, che, con le cosiddette leggi di Punto Finale e di Obbedienza Dovuta, puntava alla quasi totale impunità degli assassini. Sul viaggio del papa si legge: <<Nel marzo di quell’anno, per finire di modellare uno scenario di riconciliazione e punto finale, venne in visita ufficiale nel paese il Papa, Giovanni Paolo II. Il pontefice rimase in Argentina solo sei giorni, quanto bastava per avvalorare ancora di più i militari che cercavano il perdono. Nelle varie tappe del suo itinerario – Bahia Blanca, Viedman, Mendoza, Rosario, Cordoba, Tucuman, Salta, Corrientes, Parana e Buenos Aires – il capo supremo della chiesa aiutò a creare il clima propizio per una scalata golpista di nuovo tipo>>. Nella settimana santa del 1987, infatti ci fu la sommossa dei Carapintadas che portò alla legge di Obbedienza Dovuta, la quale riconosceva diversi gradi nella repressione genocida. Se in questo caso fu favorevole ai repressori, una precedente visita di Wojtyla nel 1982 durante il governo Galtieri, rallentò anche se di poco la caduta del regime. Nel quarto capitolo di questo libricino si legge: <<Per alleviare il sicuro effetto che la sconfitta andava a provocare nella popolazione, il Papa Giovanni Paolo II visitò per un’ora il paese. Sebbene la versione ufficiale del motivo del viaggio fosse sigillare un accordo di pace, il pontefice venne ad adempiere un altro compito: contenere l’ira popolare e ridare ossigeno alla possibilità di governare del regime, la cui sorte finale era ormai scritta. La dittatura sapeva che doveva abbandonare il potere, ma voleva farlo nel modo più ordinato possibile. A tre giorni della visita del Papa, il “governatore” Menendez firmò la resa agli inglesi, e neanche le preghiere papali poterono impedire una mobilitazione spontanea in opposizione alla dittatura, che un’altra volta gli assassini repressero selvaggiamente>>.

Tornando ai rapporti di Wojtyla con Pinochet, in un articolo del “New York Times”, si racconta che, sempre durante la sua visita, il papa pregò con il generale Pinochet e sua moglie in una cappella nel palazzo dove il presidente democraticamente eletto del Cile, Salvador Allende, morì nel colpo di stato che portò al potere il generale Pinochet. Il pontefice ha anche benedetto la casa. (Fonte: http://www.nytimes.com/1987/04/03/world/john-paul-calls-for-chileans-to-move-toward-democracy.html)

Nel 1993 il cardinale Angelo Sodano e papa Wojtyla inviarono al generale Pinochet due messaggi di auguri per il cinquantesimo anniversario del suo matrimonio. <<Il cardinale Sodano (nunzio apostolico in Cile negli anni della dittatura di Pinochet) nella sua lettera scrive, tra l’altro, di aver ricevuto dal pontefice “il compito di far pervenire a Sua Eccellenza e alla sua distinta sposa l’ autografo pontificio qui accluso come espressione di particolare benevolenza”. Il cardinale fa anche riferimento al viaggio cileno fatto da Giovanni Paolo II. “Sua Santità – ricorda infatti Sodano – conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile”. E conclude il messaggio a Pinochet, riaffermando “signor Generale, l’espressione della mia più alta e distinta considerazione”. Altrettanto “partecipata” la lettera augurale di Wojtyla. “Al Generale Augusto Pinochet Ugarte, alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d’oro matrimoniali e – scrive il pontefice – come pegno di abbondanti grazie divine, con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II”>>. (Fonte: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1993/06/29/pinochet-auguri-dal-papa.html)

Pinochet fu arrestato a Londra nel 1998 dopo che la Spagna ne aveva chiesto l’estradizione perchè fosse processato per presunti crimini contro i diritti umani. Il 19 febbraio 1999 Wojtyla intervenne nella controversia sull’estradizione dell’ex dittatore cileno lanciando un appello di clemenza per motivi umanitari e nell’interesse della riconciliazione nazionale in Cile. (Fonte: http://news.bbc.co.uk/2/hi/282225.stm) Pochi giorni dopo quest’appello , le Madri di Plaza de Mayo scrissero una dura lettera a papa Wojtyla. Qui il testo in italiano:

Buenos Aires 23 febbraio 1999

Sig Giovanni Paolo II

Ci è costato diversi giorni assimilare la richiesta di perdono che Lei, Sig. Giovanni Paolo II, ha inoltrato in favore del responsabile di genocidio Pinochet.

Ci rivolgiamo a Lei come cittadino comune, perchè ci sembra aberrante che dalla sua poltrona di Papa in Vaticano, senza conoscere, senza avere sofferto sulla sua pelle la tortura con scariche elettriche, le mutilazioni e le violenze sessuali, abbia il coraggio di chiedere, in nome di Gesù Cristo, clemenza per l’assassino Pinochet.

Gesù è stato crocifisso e la sua carne è stata lacerata dai Giuda come Lei che oggi difende gli assassini.

Sig. Giovanni Paolo II, nessuna madre del Terzo Mondo che ha dato alla luce, allattato e curato con amore un figlio che è stato mutilato dalle dittature di Pinochet, Videla, Banzer, Stroessner, accetterà con rassegnazione la sua richiesta di clemenza.

Noi Madri ci siamo incontrate con Lei in tre occasioni, ma Lei non ha impedito i massacri, non ha alzato la voce in difesa delle nostre migliaia di figli durante quegli anni di terrore.

Adesso non abbiamo più dubbi su da quale parte sta Lei, ma sappia che malgrado il suo potere immenso, non potrà arrivare nè a Dio nè a Gesù.

Molti dei nostri figli si sono ispirati a Gesù nel loro impegno per il popolo.

Noi Membri dell’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, attraverso una preghiera immensa che arrivera’ al mondo, chiediamo a Dio che non perdoni Lei, Sig. Giovanni Paolo II, perchè Lei denigra la Chiesa del popolo che soffre. Lo facciamo in nome dei milioni di esseri umani che morirono e continuano a morire ad opera degli assassini che Lei difende e sostiene.

DICIAMO: SIGNORE NON PERDONARE GIOVANNI PAOLO II

Associazione Madri di Plaza de Mayo
Hebe Bonafini
presidentessa
(seguono firme)”

(Fonte: http://www.censurati.it/2001/02/03/accuse-al-papa-le-madri-di-plaza-de-mayo/)

Il perdono è un principio cristiano. Ma considerati i rapporti che Wojtyla ha intrattenuto con il dittatore Pinochet e i suoi silenzi nei confronti delle vicende dei desaparecidos argentini, ho seri dubbi sul fatto che il perdono che Giovanni Paolo II voleva per il generale sanguinario fosse ispirato da motivazioni evangeliche. Credo piuttosto che il gesto del pontefice sia stato la prosecuzione dei buoni rapporti con Pinochet e che dimostri come questo papa, nonostante abbia compiuto numerosi viaggi, visitato molti popoli, attratto tanti giovani e sia molto amato, sia stato un uomo più vicino agli oppressori che agli oppressi.
Non possiamo impedire alla Chiesa Cattolica di scegliersi i suoi santi ma di fronte alla canonizzazione di Giovanni Paolo II, che avverrà il prossimo 27 aprile, (tre giorni prima del 37° anniversario della prima riunione delle Madri di Plaza de Mayo), per mano di Papa Francesco, l’argentino Jorge Bergoglio, pontefice che secondo molti starebbe cambiando la Chiesa, ritengo giusto non tacere sulle contraddizioni di Wojtyla.

 

Donatella Quattrone