ERA IL SEQUESTRO DEI TRE COLONI UN’OPERAZIONE ISRAELIANA “FALSE FLAG”?

Pubblicato il 5 luglio 2014 da AbuSara

Di Karin Brothers
Global Research, 4 luglio 2014
URL di questo articolo:
http://www.globalresearch.ca/were-the-three-settler-kidnappings-an-israeli-false-flag-operation/5389791
La prova che è venuta alla luce dopo che Israele ha rimosso il suo ordine di bavaglio sulle informazioni riguardanti il rapimento del ​​12 giugno  e l’omicidio di tre studenti ebrei israeliani suggerisce che avrebbe potuto essere un’operazione del governo israeliano che è stato intenzionalmente utilizzato per punire Hamas e rompere il nuovo governo di unità nazionale palestinese .

image

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva subito accusato Hamas del sequestro – senza presentare alcuna prova – e ha proceduto a “condurre una ricerca” in tutta l’intero spazio della Cisgiordania fino a quando i corpi sarebbero stati trovati il ​​30 giugno.

La “ricerca” ha comportato l’arresto e il pestaggio di circa 600 membri di Hamas (tra cui i legislatori) e la rovina di circa 2100 abitazioni; Le forze israeliane hanno ucciso almeno sette palestinesi. Israele ha anche intensificato i suoi attacchi aerei quotidiani sulla Striscia di Gaza, che è stato sotto il blocco israeliano dal settembre 2006. Il governo di Gaza ha fatto appello alle Nazioni Unite per il soccorso, che ha risposto condannando i rapimenti, piuttosto che l’abuso massiccio sulla popolazione palestinese. E poi invitando “tutte le parti” a dar prova di moderazione.

Il 1 ° luglio, Israele ha rimosso un ordine di bavaglio sulle informazioni sul rapimento che ha rivelato fatti sconvolgenti:

Il governo israeliano aveva informato i membri della stampa intorno al 15 giugno che era consapevole del fatto che gli studenti erano stati uccisi (1), ma piazzato un ordine di bavaglio su di essa: il governo deve quindi sapere dove erano i corpi. La “ricerca” brutale era semplicemente la copertura per la punizione dei membri di Hamas, partito democraticamente eletto dai palestinesi nei territori occupati. I media israeliani hanno giocato con il pretesto per continuare l’abuso.
Le Forze di Difesa israeliane (IDF) sono state chiamate solo 8-9 ore dopo la prima chiamata per segnalare il rapimento. Uno degli studenti ha collocato una chiamata al numero verde d’emergenza della polizia 10 minuti dopo aver accettato un passaggio a casa in autostop, con il messaggio che stava per essere rapito. La dichiarazione è stata seguita da quello che sembravano diversi spari, gemiti e silenzio; la chiamata è durata per 49 secondi. La polizia ha ignorato la chiamata. Il padre del teenager ha chiamato la polizia cinque ore dopo, alle 03:30, per segnalare che mancava suo figlio. “Diverse ore” dopo, dopo uno scambio di 54 telefonate, l’IDF e lo Shin Bet, infine, furono coinvolti. (2)
Nonostante il possesso di tutte le prove di rapimenti e omicidi, il governo israeliano non ha offerto alcuna prova che indichi la responsabilità degli atti. Quelli con qualsiasi connessione diretta alle telefonate o il ritrovamento dei corpi sono rimasti non identificati.
Il primo ministro Netanyahu ha usato questo evento per enorme guadagno politico:

per creare divisioni all’interno del nuovo “governo di unità” di Fatah e Hamas,
di punire fisicamente i membri di Hamas e la causa della resistenza palestinese,
per ottenere la legislazione passata attraverso la Knesset per bloccare il ritorno di Gerusalemme Est ai palestinesi (1),
per cercare di fomentare una terza intifada, legittimando ulteriori attacchi contro i palestinesi (1) e
per montare tale odio dei palestinesi che è diventato pericoloso per loro di essere visti sulle strade israeliane.
Il governo israeliano continua a molestare e ad attaccare i palestinesi fino a che presumibilmente trova gli assassini. I due giovani di Hebron indicati come colpevoli, sono scomparsi dal 12 giugno.

La scoperta di questo inganno dovrebbe suscitare la condanna del mondo.

Karin Brothers è uno scrittore freelance.

Note

1. Lia Tarachansky: Governo israeliano e stampa sapevano che i ragazzi erano morti da settimane. The Real News Network (TRNN). 1 Luglio 2014 accede il 1 ° luglio 2014:. Http://therealnews.com/t2/index.php?option=com_content&task=view&id=767&Itemid=74&jumival=12063

2. Amos Harel . Nastri rivelano suppliche del padre di un ragazzo rapito incontrano nel call center apatia. Ha’aretz. . 2 luglio 2014 Accessed 2 LUGLIO 2014 a: http://www.haaretz.com/news/diplomacy-defense/.premium-1.602537

 

 

Fonte:

http://reteitalianaism.it/public_html/index.php/2014/07/05/era-il-sequestro-dei-tre-coloni-una-operazione-israeliana-false-flag/#more-5290

MANIFESTAZIONE CONTRO GLI M-346 A ISRAELE

28 giugno 2014

Hanno sfilato intorno alla Alenia Aermacchi per contestare la vendita di 30 aerei ad Israele. “Non possiamo più stare a guardare, riconvertite la fabbrica”, dicono 

Si sono ritrovati in un centinaio, sfidando il maltempo, per gridare il proprio no alla guerra. «Non possiamo permettere che Alenia Aermacchi continui a vendere strumenti di morte –dicono i manifestanti– e proprio per questo urliamo la nostra contrarietà agli aerei che nei prossimi mesi saranno consegnati ad Israele».

Perchè è proprio questo che i pacifisti che hanno camminato tra Venegono Superiore e Inferiore, contestano da molto tempo a questa parte. La prima volta che sono scesi in piazza era il 13 ottobre 2012 ma se in quell’occasione si contestava la produzione, ora è la consegna degli M346 a provocare le proteste.

E poco consola i manifestanti che questa particolare tipologia di velivolo sia solo per gli addestramenti: «Su questi aerei si possono anche installare bombe -dicono i manifestanti- e comunque servono per addestrare piloti ad utilizzare mezzi ben più temibili e pericolosi». Il timore, tra l’altro, è che questi mezzi possano essere utilizzati contro i palestinesi «che in questo periodo stanno vivendo periodi molto bui». Il corteo coglie anche l’occasione per ricodare che nella ricerca di 3 giovani coloni della Cisgiordania «sono state arrestate 576 persone e uccise 13, nel totale silenzio della comunità internazionale».

Sfilando davanti alle recinzioni di Alenia Aermacchi, massicciamente presidiate dalle forze dell’ordine, i manifestanti hanno nuovamente gridato il loro invito a «convertire la produzione di questa fabbrica in strumenti che non generino né morte né distruzione».

Ecco, in questo video, la spiegazione del senso della marcia.

 

 

 

Fonte:
http://www.bdsitalia.org/index.php/altre-campagne/bds-armamenti/1315-venegono-2014

PALESTINA SOTTO SEQUESTRO

Nota personale: 

ricordo che i tre israeliani scomparsi sono coloni illeggittimi di uno stato occupante. Magari se lo ricordasse anche e almeno  il manifesto, visto che comunque resta l’unico quotidiano a interessarsi della Palestina. 

D. Q.

*

Da il manifesto

Edizione del 25 giugno 2014

• aggiornata oggi alle 17:17

 

— Michele Giorgio, GERUSALEMME,

Territori Occupati. Proseguono le ricerche dei tre israeliani rapiti e la campagna di arresti e raid che stringe in una morsa la Cisgiordania. Tra gli ultimi fermati anche Samer Issawi, protagonista un anno fa di uno sciopero della fame lungo 266 giorni contro la “detenzione amministrativa”, il carcere senza processo.

Laila Issawi ha capito subito che quei sol­dati, quelle camio­nette, apparse all’improvviso davanti casa, erano lì per suo figlio Samer. D’impulso si è messa al com­pu­ter, per lan­ciare l’allarme. Ma nel giro di qual­che minuto è arri­vata la con­ferma. Lunedì sera Samer Issawi, pro­ta­go­ni­sta del più lungo scio­pero della fame in un car­cere israe­liano, è stato arre­stato a casa del fra­tello Meh­dat, a Isa­wiyya, un sob­borgo di Geru­sa­lemme. Era stato libe­rato lo scorso dicem­bre sulla base dell’accordo rag­giunto qual­che mese prima con Israele che aveva messo fine a 266 giorni di digiuno di pro­te­sta con­tro la sua deten­zione. Qual­che mese fa è stata arre­stata anche la sorella Shi­rin. «Samer sapeva che gli israe­liani non avreb­bero rispet­tato l’accordo e che pre­sto o tardi sarebbe tor­nato in pri­gione», rac­con­tava ieri il padre Tareq.

La noti­zia dell’arresto di Samer Issawi ha fatto il giro della rete. La bat­ta­glia con­tro la “deten­zione ammi­ni­stra­tiva” – senza prove e senza pro­cesso — por­tata avanti prima da Issawi e ora da cen­ti­naia di pri­gio­nieri poli­tici in scio­pero della fame dal 24 aprile, è seguita in ogni angolo di mondo. Gra­zie ai social per­chè i media tra­di­zio­nali, in buona parte, la igno­rano nono­stante la “misura cau­te­lare” attuata da Israele sia con­tra­ria alle leggi inter­na­zio­nali e sia stata con­dan­nata più volte dalle orga­niz­za­zioni per la tutela dei diritti umani. Come igno­rano la por­tata e le con­se­guenze dell’operazione mili­tare “Brother’s kee­per” lan­ciata da Israele dopo la scom­parsa il 12 giu­gno nella Cisgior­da­nia meri­dio­nale di tre ragazzi ebrei, pro­ba­bil­mente rapiti dal movi­mento isla­mico Hamas. Uffi­cial­mente “Brother’s kee­per” è una cam­pa­gna per la ricerca dei tre ado­le­scenti — Eyal Yifrach, Gilad Shaar e Naf­tali Fraen­kel, tra i 16 e i 19 anni, – con l’impiego di migliaia di sol­dati. Sino ad oggi però si è mani­fe­stata soprat­tutto come una clava per col­pire Hamas e per inflig­gere una puni­zione alla popo­la­zione pale­sti­nese che, non è un mistero, vede nel rapi­mento un mezzo per otte­nere la libe­ra­zione dei dete­nuti poli­tici chiusi nelle car­ceri israe­liane. I pale­sti­nesi arre­stati in 12 giorni sono almeno 471 (11 sono depu­tati del Con­si­glio legi­sla­tivo, tra i quali lo spea­ker Aziz Dweik). Israele ne con­ferma 354. In que­sti giorni l’esercito israe­liano ha anche effet­tuato per­qui­si­zioni — veri e pro­pri raid distrut­tivi, denun­ciano i pale­sti­nesi – in 1800 edi­fici e abi­ta­zioni civili, isti­tu­zioni pub­bli­che, scuole, uni­ver­sità e in sedi di mezzi d’informazione. In città e campi profughi.

E’ subito cre­sciuto anche il numero dei dete­nuti “ammi­ni­stra­tivi”. Adda­mir, l’associazione che sostiene i pri­gio­nieri poli­tici (in totale oltre 5 mila), ha docu­men­tato 104 nuovi ordini di que­sto tipo di deten­zione. E quando i pale­sti­nesi hanno pro­vato ad opporsi alle incur­sioni, i sol­dati israe­liani non hanno esi­tato a spa­rare – “per legit­tima difesa”, spiega un por­ta­voce dell’Esercito – facendo almeno cin­que morti, tra i quali un 15enne di Dura (Hebron), Mah­mud Dudin, col­pito in pieno petto da un pro­iet­tile. Qual­che anno in meno di Dudin aveva Ali al-Awour, un bam­bino ucciso a metà giu­gno, a Gaza, da un mis­sile sgan­ciato da un drone israe­liano con­tro un pre­sunto mili­ziano jiha­di­sta. E gli stessi anni o poco più ave­vano gli altri quat­tro ragazzi pale­sti­nesi uccisi dalle forze mili­tari dall’inizio del 2014: Adnan Abu Kha­ter, 16 anni; You­sef al-Shawamrah, 14 anni; Muham­mad Sala­meh, 16 anni; Nadim Nawarah, 17 anni.

Chie­dere che i tre ragazzi israe­liani fac­ciano al più pre­sto ritorno a casa sani e salvi è dove­roso. Allo stesso tempo è inac­cet­ta­bile l’atteggiamento di buona parte del mondo poli­tico ed isti­tu­zio­nale in Occi­dente che rimane in silen­zio quando l’occupazione mili­tare israe­liana uccide ragazzi pale­sti­nesi, spesso bam­bini, e ne incar­cera tanti nelle sue pri­gioni. Non esi­stono esseri umani di serie A e serie B.

Oggi molto più di qual­che anno fa si tende ad igno­rare in Occi­dente la realtà quo­ti­diana dei pale­sti­nesi e a con­si­de­rare le incur­sioni mili­tari israe­liane quasi come nor­mali “ope­ra­zioni di poli­zia” con­tro cri­mi­nali comuni e non come atti­vità di una forza di occu­pa­zione. Que­sti, ad esem­pio, sono i giorni in cui i decine di migliaia di ragazzi della Cisgior­da­nia sono impe­gnati negli esami di matu­rità e all’università. E i raid mili­tari israe­liani hanno un impatto deva­stante su que­sti gio­vani, come rac­con­tano Aisha Sha­lash e Hanin Dweib, due stu­den­tesse dell’università di Bir Zeit. «La notte del 18–19 giu­gno — hanno scritto le due gio­vani in un mes­sag­gio postato in rete — men­tre era­vamo impe­gnate negli esami finali di lau­rea, anche il nostro cam­pus uni­ver­si­ta­rio è stato perquisito…Abbiamo visto le imma­gini dell’esercito israe­liano che riem­piva le strade del cam­pus, sfa­sciando porte di acciaio e di legno…I sol­dati hanno tro­vato solo le ban­diere, i mani­fe­sti e gli acces­sori uti­liz­zati nelle ele­zioni stu­den­te­sche, li hanno con­fi­scati e se ne sono andati..(dopo) abbiamo con­ti­nuato a chie­derci: per­ché stanno facendo que­sto? Per­ché scon­vol­gono il nostro stu­dio e i nostri esami? Non siamo forse umani? Non abbiamo il diritto all’istruzione? A un futuro di spe­ranza? A una vita in libertà di giu­sti­zia e pace? Per­ché il mondo non ascolta mai noi palestinesi?»

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/palestina-sotto-sequestro/#

LA PALESTINA È SOTTO ATTACCO! APPELLO URGENTE ALLA SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE

Ven, 20/06/2014 – 14:19

 

Il Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina chiede con urgenza a tutti i sostenitori e gli amici della Palestina, al popolo palestinese in tutto il mondo, alle nostre comunità palestinesi e alle persone in tutto il mondo in esilio e nella diaspora di scendere in piazza e di agire in risposta agli attacchi da parte dell’occupazione in corso e alle atrocità contro quasi tutte le città, i paesi, i campi profughi e i villaggi della Cisgiordania e di Gaza.

Ovunque le strade sono piene di jeep e veicoli blindati e di soldati armati per uccidere, i cieli pieni di elicotteri Apache e F-16 che minacciano di far piovere morte sulla nostra gente. La scorsa settimana le forze di occupazione hanno intensificato la loro guerra contro il popolo palestinese, ecco una lista dei crimini:

  • l’uccisione proprio oggi del ragazzo di 13 anni Mahmoud Jihad Dudeen a Dura fuori da Al-Khalil, colpito al petto, l’uccisione di Ahmad Sabarin, 20 anni, del campo profughi Jalazone;
  • la sparatoria e il ferimento di numerosi palestinesi in tutta la Cisgiordania e Gaza, tra cui il ferimento dei giovani palestinesi Yazan Yacoub, 17 anni al torace, nel campo profughi di Qalandiya e di Amir Sa’dy Saleh, anche lui 17 anni, a Jenin;
  • le invasioni massicce e le razzie, l’invio di migliaia di soldati di occupazione ad al-Khalil, Ramallah, Nablus, Jenin, Betlemme, Gerusalemme, Qalqilya, l’area di Salfit e l’assedio delle città, dei villaggi e dei campi profughi, che sono stati particolarmente presi di mira con invasioni di massa e violenti attacchi;
  • le violente invasioni di case e gli arresti di massa di centinaia di palestinesi tra cui studenti, attivisti, parlamentari, leader politici e la presa di mira di ex prigionieri politici per ri-arrestarli e molestarli, compresa la cattura di 51 ex prigionieri liberati nello scambio di prigionieri del 2011 e un fallito tentativo di arrestare Samer Issawi, ex prigioniero in sciopero della fame.
  • la demolizione di case palestinesi, lasciando sempre più famiglie senza casa;
  • la violenza crescente e dilagante dei coloni e gli attacchi contro i palestinesi e le terre palestinesi in tutta la Cisgiordania;
  • il bombardamento e distruzione di Gaza da parte di aerei da guerra dell’occupazione;
  • la chiusura, il coprifuoco, i posti di blocco e le restrizioni di movimento imposti ai palestinesi;
  • l’invasione dell’Università di Birzeit e gli arresti di studenti, assedi di varie organizzazioni della società civile e anche associazioni di beneficenza.

Questa brutale violenza da parte dello stato coloniale di apartheid razzista, delle sue forze armate e dei suoi coloni è in aumento giorno dopo giorno. La tortura dei prigionieri palestinesi è ormai ufficialmente sanzionata e il sangue palestinese scorre per le strade di Gaza e della Cisgiordania, e la gioventù palestinese viene calpestata sotto le ruote delle jeep dell’esercito invasore.

Questi crimini incontrano un opprimente silenzio internazionale e una totale complicità. I palestinesi continuano a resistere, a protestare, a vivere, a lottare, nonostante l’aggressione che minaccia la loro esistenza quotidianamente, nonostante la complicità e il tradimento di funzionari dell’Autorità Palestinese che continuano a impegnarsi nella cooperazione di sicurezza con l’occupante, che sta conducendo una guerra ai campi profughi, alle città e ai villaggi palestinesi.

Gli Stati Uniti, il Canada e l’Unione Europea hanno continuato a procedere come se nulla fosse e non hanno sollevato un singolo grido di protesta o di preoccupazione – al contrario, gli Stati Uniti continuano a spedire ogni giorno 10 milioni di dollari di aiuti per lo più militari verso lo stato di occupazione. È chiaro come siano partner a pieno dell’occupazione nella guerra in corso contro il popolo palestinese.

In un gesto particolarmente assurdo e offensivo lo stato di occupazione è stato eletto vice-presidente della quarta commissione delle Nazioni Unite – presentando i problemi della decolonizzazione e dei diritti dei rifugiati palestinesi, che l’occupante stesso ha negato negli ultimi 66 anni – mentre allo stesso tempo è impegnato in questo assalto coloniale, brutale e totale alle vite palestinesi.

La perpetrazione di tutto questo non può essere consentita in totale silenzio. Poco è stato ascoltato da parte dei mass media internazionali. Le organizzazioni internazionali che cercano di difendere i diritti umani – in particolare il Comitato Internazionale della Croce Rossa che testimonia quotidiane violazioni contro i prigionieri palestinesi – devono parlare e terminare il loro dannoso silenzio. La voce del popolo deve essere ascoltata.

Per l’ennesima volta è ora che i movimenti popolari del mondo scendano in piazza per esprimere la loro solidarietà con la Palestina e chiedere la fine della complicità in corso dei funzionari internazionali e il supporto verso l’occupante. I palestinesi stanno resistendo – ma l’immagine della gente in solidarietà proveniente da tutto il mondo, in piedi accanto a loro, sarà incoraggiante e darà forza al popolo palestinese, nella sua lotta contro un occupante crudele.

Vi invitiamo ad agire ora, oggi, con urgenza per sostenere il popolo palestinese sotto attacco. Il silenzio deve finire:

  1. Intensifichiamo il boicottaggio! L’arma critica di isolamento internazionale degli occupanti deve essere intensificata. Boicotta “Israele” a livello culturale, accademico ed economico. Esporre e colpire le corporazioni – come G4S – la cui tecnologia viene utilizzata per la guerra contro il popolo palestinese.
  2. Scendete nelle strade! Marciate, manifestate, rompete il silenzio negli spazi pubblici per chiedere la fine di questi attacchi. Parlamenti e governi devono essere ritenuti responsabili per la loro complicità.
  3. Occupate e fate chiudere i consolati e le ambasciate dell’occupazione. Queste ambasciate e consolati stanno liberamente operando in tutto il mondo, mentre i palestinesi stanno soffrendo arresti di massa, il coprifuoco, la chiusura e le uccisioni. Non dovremmo lasciare che lo stato di occupazione continui ad agire indisturbato per il mondo.

La solidarietà dei popoli del mondo con la Palestina e le nostre lotte collettive per affrontare il sionismo e l’imperialismo sono sempre stati una fonte di forza, mentre affrontiamo il brutale occupante. Questa è una situazione di emergenza. E’ ora di agire!

 

UN PALESTINESE UCCISO E 120 SEQUESTRATI MA DI QUESTO I MEDIA NON PARLANO

Dalla pagina Facebook di Rete italiana ISM

 

ore 12 circa

 

Akhmad Sabarin, ragazzo di 20 anni, è stato ammazzato questa notte durante un raid delle forze di occupazione israeliane a Ramallah, con un colpo di arma da fuoco al petto. Lui ed altri due sono stati portati in ospedale per le ferite, Sabarin è morto poco dopo. Era stato rilasciato di prigione un mese prima, e non è chiaro se fosse intenzione dell’esercito israeliano quella di ri-arrestarlo.
Poco prima, durante i raid nei villaggi di al-Bireh e Betunia i giovani locali hanno tentato di fermare le forze armate israeliane con sassi e manifestazioni.

L’assedio a Hebron continua, i residenti non possono uscire dalla Cisgiordania, il governo continua ad incolpare Hamas di quello che sembra essere un rapimento, e Hamas continua a negare.
Un uomo e due bambini, suoi figli, sono stati feriti da schegge ad Hebron ieri pomeriggio quando l’esercito di occupazione per aprire una porta la ha lanciato una bomba.

Nel frattempo continuano le aggressioni dei coloni verso i palestinesi: sempre questa notte sono state prese a sassate e danneggiate 30 auto nella strada che va da Nablus a Ramallah. Qualcosa di simile era già successo nella strada tra Betlemme ed Hebron la notte prima, con folti gruppi di coloni che lanciavano sassi alle auto palestinesi e urlavano slogan anti-arabi. In questo precedente attacco si riportano tre feriti palestinesi e 15 auto danneggiate. Inoltre, sempre da parte dei coloni, è stato invaso il villaggio di Susya, nelle colline a sud di Hebron.

Il ministero dei detenuti parla di 120 sequestri di palestinesi da parte delle forze di occupazione israeliane nella giornata di domanica, nell’area di Hebron. Tra di essi ci sono 6 legislatori e due ex ministri del governo.

A Gaza, intanto, continuano i bombardamenti. Questa notte nei bombardamenti si registrano 5 feriti, e diversi attacchi d’ansia causati da un incendio provocato da un bombardamento. Continuano a volare sopra al cielo di Gaza F16, droni, e mezzi militari delle forze di occupazione.

La croce rossa internazionale chiede il rilascio immediato dei tre coloni. Perché non richiede il rilascio immediato anche dei detenuti palestinesi?

ISRAELIANI RAPITI, MICCIA PER UNA ESPLOSIONE DEVASTANTE

* Nota personale: mi dissocio dall’espressione “adolescenti israeliani” perchè sappiamo tutti che si tratta in ogni caso di coloni illegali. Molti scrivono che le parole sono importanti e hanno ragione ma le parole qui scritte sono di un giornalista seguitissimo e condiviso da molti e allora io le riporto anche per evidenziare come l’informazione, anche quella più seguita dagli attivisti, risenta sempre più spesso di una sorta di livellamento culturale e eccessiva moderatezza.

D. Q.

*

Dalla pagina di Michele Giorgio:
15/06/2014

ore 23.45 circa

Rapimento. E’ sempre piu’ grave situazione in Cisgiordania, sparatoria a Betlemme. 4 razzi da Gaza verso Ashqelon. Si attende rappresaglia

 

 

AGGIORNAMENTO ORE 18.00
L’esercito israeliano ha circondato totalmente la città di Hebron dove continuano i raid cominciati nella notte nelle case di decine di famiglie palestinesi. Almeno 43 persone sono state arrestate in città e si aggiungono ai circa 80 esponenti di Hamas incarcerati la scorsa notte in tutta la Cisgiordania. Sono stati arrestati in particolare sette membri della famiglia Abu Eish, alla quale appartiene un militante di Hamas che, assieme ad un altro membro del movimento islamico, non è più tornato a casa da giovedì sera, ossia da quando sono scomparsi i tre adolescenti israeliani. Secondo Israele sarebbe alta la possibilità che i due militanti di Hamas ricercati siano coinvolti nel rapimento. Forte la pressione delle forze militari di occupazione anche su Ramallah e molti altri centri abitati. L’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen protesta contro le punizioni collettive che subisce la popolazione civile in Cisgiordania ma in queste ore la sua intelligence collabora pienamente con le forze di sicurezza israeliane.

 

*

Da il manifesto

Israele/Territori Occupati. Netanyahu: pronti a qualsiasi scenario. Ora si teme una escalation militare. Israele schiera altre migliaia di soldati in Cisgiordania, non solo per le ricerche dei giovani dispersi.

 

 

La vicenda dei tre ado­le­scenti israe­liani scom­parsi gio­vedì sera nella Cisgior­da­nia occu­pata, si sta tra­sfor­mando nella mic­cia che può pro­vo­care una esplo­sione deva­stante. La loro sorte — rapiti da un gruppo armato pale­sti­nese ha con­fer­mato ieri sera il pre­mier Israe­liano Benya­min Neta­nyahu – non genera solo emo­zione in tutta Israele, otte­nendo gran parte dello spa­zio sui media nazio­nali, ma rende per­sino più grave il qua­dro israelo-palestinese. Senza con­tare che non man­cano coloro che met­tono la vicenda addi­rit­tura in rela­zione agli ultimi svi­luppi in Iraq e nel resto della regione.

 

I gior­nali, già prima della noti­zia del (pro­ba­bile) seque­stro dei tre ragazzi, ave­vano pub­bli­cato com­menti e ana­lisi sull’infiltrazione dello “Stato Isla­mico in Iraq e Siria” anche in Gior­da­nia, quindi alle porte del paese. Così quando venerdì è giunta la riven­di­ca­zione del seque­stro da parte di un sedi­cente gruppo “Stato dell’Islam”, per i media israe­liani è stato facile fare due più due, quat­tro. Una riven­di­ca­zione poco cre­di­bile, per ammis­sione degli stessi uomini dell’intelligence, ma che ali­menta la tesi dei nazio­na­li­sti israe­liani che vuole i pale­sti­nesi sem­pre più “estre­mi­sti”, “fana­tici”, quindi inaf­fi­da­bili per il rag­giu­gi­mento di qual­siasi accordo poli­tico. Lo stesso pre­mier Neta­nyahu ha pron­ta­mente col­le­gato il seque­stro alla recente ricon­ci­lia­zione tra pale­sti­nesi e alla costi­tu­zione del nuovo governo dell’Anp con l’appoggio del movi­mento isla­mico Hamas. Israele farà ”di tutto e con tutti i mezzi” per rin­trac­ciare i tre ragazzi che ”sono stati rapiti da un’organizzazione ter­ro­ri­stica” e impe­dire che ”siano tra­sfe­riti a Gaza o altrove”, ha avver­tito Neta­nyahu che è tor­nato ad accu­sare l’Anp di essere respon­sa­bile per­ché gli autori del rapi­mento ”sono par­titi dal ter­ri­to­rio sotto suo con­trollo” e ha ammo­nito che le forze israe­liane  sono pronte ”a qual­siasi scenario”.

 

Per la destra fuori e den­tro il governo, il pre­si­dente pale­sti­nese Abu Mazen avrebbe mostrato in que­sti ultimi mesi e set­ti­mane il «suo vero volto», quello dell’estremista nemico di Israele e non del mode­rato favo­re­vole a al com­pro­messo poli­tico che piace ai governi occi­den­tali. Peral­tro il seque­stro aggiunge ten­sione anche in casa pale­sti­nese dove la ricon­ci­lia­zione Fatah-Hamas e la nascita del nuovo ese­cu­tivo di con­senso nazio­nale non ha cam­biato nulla sul ter­reno. L’altro giorno il pre­mier Rami Ham­dal­lah, rispon­dendo alle domande del New York Times, ha detto che la sua auto­rità rimane ine­si­stente a Gaza dove, di fatto, con­ti­nua a gover­nare Hamas. Il movi­mento isla­mico replica che anche in Cisgior­da­nia le cose non sono cam­biate e che i suoi atti­vi­sti e sim­pa­tiz­zanti sono presi di mira non solo dall’esercito israe­liano ma ancora dall’intelligence dell’Anp che, aggiunge, pro­se­gue la sua col­la­bo­ra­zione di sicu­rezza con Tel Aviv. In un qua­dro tanto com­plesso e fra­gile, gli avver­ti­menti minac­ciosi lan­ciati da Neta­nyahu ad Abu Mazen vanno presi molto sul serio. Even­tuali svi­luppi dram­ma­tici della scom­parsa dei tre israe­liani, inne­sche­ranno senza alcun dub­bio una duris­sima rea­zione mili­tare di Israele nei Ter­ri­tori occu­pati, con con­se­guenze incalcolabili.

 

Il mini­stro della difesa israe­liano, Moshe Yaa­lon, è con­vinto che i tre ado­le­scenti siano in vita. «Fino a quando non sapremo il con­tra­rio, lavo­riamo pre­sup­po­nendo che siano ancora vivi» ha detto, aggiun­gendo che l’esercito ha sven­tato nel 2013 trenta seque­stri di israe­liani e quin­dici nel 2014. Le ricer­che dei tre scom­parsi — Gilad Shaar, 16 anni, della colo­nia di Tal­mon; Naf­tali Fren­kel, 16, del vil­lag­gio di Nof Aya­lon sulla “linea verde”; Elad Yifrach, 19, di Elad nei pressi di Petah Tikva — si con­cen­trano nella zona di Hebron dove si trova la scuola rab­bi­nica che fre­quen­ta­vano. Tra le varie pos­si­bi­lità c’è quella che i rapiti siano stati sepa­rati, ren­dendo così più dif­fi­cile il ritro­va­mento, allo scopo di avviare trat­ta­tive per uno scam­bio di pri­gio­nieri. L’esercito israe­liano ha dispie­gato più di 2.000 sol­dati nell’area di Hebron. Tre bat­ta­glioni di para­ca­du­ti­sti e uno di un’altra unità sono stati inviati in altre zone vicine. Ieri il segre­ta­rio di stato Usa John Kerry ha discusso con Abu Mazen dell’intera vicenda, visto che, tra l’altro, uno degli scom­parsi ha anche la cit­ta­di­nanza americana.