Il mio migliore amico si è suicidato per omofobia: “Adesso vado al posto suo ai Gay Pride coi miei figli”. L’intervista

Intervista di Flavia Viglione.

Il suo amico si è suicidato per omofobia. Adesso Rita è ogni anno al Gay pride di Reggio Calabria con la sua maglietta e i figli.



“Ora le sue lotte sono le mie. Al Pride di Reggio avevo la sua maglietta. Volevo che ci fosse, che vedesse e gioisse dei piccoli passi in avanti che la nostra città compie. Avrei voluto che avesse capito che anche qui era possibile, solo ci voleva più tempo…”. Il suo Sanz si è suicidato per omofobia. Adesso Rita gli fa rivivere ogni anno il Gay pride di Reggio Calabria indossando la sua maglietta, accompagnata dai suoi figli e sostenuta dal compagno. LGBT News Italia l’ha intervistata.


È stata l’immagine più tenera del Gay pride di Reggio Calabra 2015: una mamma bellissima con una corona di fiori colorati e il suo bambino in braccio. Abbiamo cercato di saperne di più e abbiamo scoperto, dietro quel sorriso raggiante, una storia struggente che vogliamo raccontarvi. Un amico, che chiamava fratello, distrutto e ridotto pelle e ossa dal cancro dell’omofobia e della vergogna che non lascia scampo alle famiglie e alla società. Il verme della depressione stroncato con un colpo di pistola. Lei adesso non perde un solo Pride, proprio in uno dei territori d’Italia più ostili all’amore in tutte le sue forme. Così, come a far rivivere la presenza di lui in quella piazza e dimostrare pubblicamente che la lotta per i diritti LGBT appartiene a tutti gli eterosessuali; nell’amara consolazione che il ricordo di quel sacrificio possa salvare qualche altra povera vita persa nel pozzo della disperazione familiare, perché le famiglie capiscano che non esiste alcun giudizio della gente che conti più di un abbraccio a tuo figlio quando ha più bisogno di te e vorrebbe sentirsi dire: “Ti ho messo al mondo e ti amo, perché non può esserci nulla di esterno fra noi e te che possa impedirci di amarti comunque tu sia e ovunque tu sia”.

Rita il suo bambino e il marito. Al Gay Pride nel ricordo di un suicidio per omofobia

Come mai un impegno così forte per i diritti LGBT?

L’impegno per la causa LGBT non ha una storia particolare, è un sentimento di partecipazione alla lotta per l’uguaglianza che ho anche nei confronti di altre minoranze e che ricordo di aver provato già da piccolissima. Empatia verso chi era vittima di soprusi o ingiustizie di varia natura ed entità, dal gruppo di bulletti alle violenze sugli animali. Dovevo intervenire in qualche modo e credo che tutto questo sia solo cresciuto con me.

Cosa è successo al tuo amico?

La storia del mio amico è una storia di ordinaria tristezza…come lui tanti ragazzi sono stati minati nel profondo dalla discriminazione, dalla mancanza di accettazione, dall’esclusione, dall’allontanamento, tutte cose che spingono chiunque sia dotato di una sensibilità fuori dal comune e una fragilità interiore a sgretolarsi lentamente. Questo è accaduto: trauma dopo trauma perdeva un po’ di se stesso, colpo dopo colpo un po’ della sua gioia di vivere (e vi assicuro che ne aveva da vendere). Era lui l’anima della festa, il burlone, il compagnone, sorriso e battuta sempre pronti. Si parlava di mentalità, era arrabbiato e ferito da ignoranza e tentativi di omologazione, voleva distinguersi, esprimersi in tutte le sfaccettature della sua complessa personalità. Il non venire compreso però lo alienava ogni volta. Ho assistito a scontri di idee e battaglie per il rispetto, non si tirava indietro mai, poi però partiva per Paesi lontani e più tolleranti alla ricerca della sua libertà, ma quello spazio avrebbe voluto averlo qui nella sua terra, a casa sua. Tornava sempre ma le sue ‘fughe’ non cancellavano i problemi che lo stancavano sempre più, la ribellione veniva sostituita dalla rassegnazione nelle continue discussioni. Era demoralizzato e sfiduciato. Ci si consolava confidandoci, aveva sollievo a sentirsi capito. Io in realtà non faticavo a capire lui, ma le persone con cui aveva a che fare che lo ferivano di continuo. Venne ad abitare con la mia famiglia e diceva di sentirsi bene con noi. Si usciva, giocava con la mia bimba, ma arrivarono altri duri colpi. Poi l’ennesima partenza, stava per nascere la mia secondogenita e lui partiva per la Spagna con la promessa di ritrovarci tutti dopo un paio di mesi. Non andò bene, l’ennesimo trauma e smise di mangiare e parlare. Ricoverato in una clinica del luogo, l’hanno riportato qui che era l’ombra di sé stesso. Depressione e schizofrenia, dicevano i dottori, e lo imbottivano di farmaci che facevano peggio. Tutti abbiamo provato di tutto. Tutto inutile. Due anni di tristezza, di speranze, di tentativi. In due anni c’ha provato due volte a farla finita. Poi il 12 luglio 2012 un colpo di pistola ha segnato la fine della sua vita, della sua sofferenza e l’inizio della mia. Era fragile come il cristallo ma è stato provato come la roccia dalla vita..troppo duramente. Come il cristallo è andato in pezzi e io ancora non posso accettarlo. Ora le sue lotte sono le mie. Al Pride di Reggio avevo la sua maglietta. Volevo che ci fosse, che vedesse e gioisse dei piccoli passi in avanti che la nostra città compie. Avrei voluto che avesse capito che anche qui era possibile, solo ci voleva più tempo…

Come ha fatto a procurarsi una pistola?

Come ha fatto non è stato accertato ufficialmente, le indagini sono state sommarie e frettolose.

Abbiamo parlato con tante persone, in Calabria emerge un quadro di omofobia davvero spaventoso e a nostro avviso peggiore di quello di qualsiasi altra regione. È davvero così? Dove rintracceresti le cause?

È così purtroppo, ma la situazione sembra migliorare. Le cause vanno cercate all’interno delle famiglie e dei gruppi religiosi (che, bisogna dirlo, con Dio non hanno niente a che fare). I padri qui sono molto inquadrati nella figura di uomo-macho, anche piuttosto duro, anziché in quella di padre affettuoso e amorevole. A loro volta sono stati educati così. Poi ho sentito con le mie orecchie fanatici religiosi affermare che le persone omosessuali sono contro Dio e che finiscono per ammalarsi di depressione proprio per questo. Non puoi immaginare come queste parole siano devastanti per una psiche giovane o fragile ed è allora che diventa fondamentale il sostegno della famiglia.

Rita e la sua famiglia: Solo figli gay friendly

Pensi che siano molte le persone eterosessuali che portano avanti un impegno e un interesse forte come il tuo?

Non so quante persone ‘esterne’ si impegnino nella causa, sono a conoscenza di qualcun altro che lo fa come il mio compagno e alcuni amici. E spero che ce ne siano più di quanti immagini e che le campagne di sensibilizzazione le faccia aumentare sempre di più.

Cosa diresti alle persone non direttamente interessate alla questione dei diritti LGBT per far capire quanto sia fondamentale che ci diano il loro sostegno?

Credo che sia molto importante che chiunque, di qualsiasi orientamento sessuale, scenda in piazza, si esponga e prenda parte alla causa, semplicemente perché è giusta, non perché è la propria. Queste storie dovrebbero indignare e offendere chiunque poi pretende di essere definito essere umano. Chiunque dovrebbe voler vedere finire questo capitolo di sofferenza gratuita e inutile e iniziare a rispettare le differenze fra individui che non fanno altro che arricchire invece di spingere questi ragazzi al disprezzo di sé e all’autodistruzione. La morte per suicidio di uno di noi è il nostro fallimento come società. Come comunità.

Famiglia di Mamma e papà al Pride dopo il suicidio per omofobia

Continuo ad avere la speranza che il mondo possa diventare un mondo migliore. Ho tre figli e il mio impegno è soprattutto rivolto nell’educare loro al rispetto e all’amore, cosicché la catena continui…

Se qualcuno dei tuoi figli da grande ti confidasse di essere omosessuale. Come reagiresti?

Se uno dei miei figli mi dicesse di essere omosessuale gli starei più vicina, accertandomi che sia sicura o sicuro di avere il sostegno, la comprensione e l’amore di sua madre in ogni scelta e in ogni difficoltà. Gli direi solo di cercare la sua felicità ovunque la trovi, di difendere l’amore in ogni sua forma e di non cercare per forza comprensione o rispetto dove non può trovarlo, ma di pretendere la libertà di essere ciò che vuole essere. Sempre!

 

 

 

 

Fronte:

 

http://www.lgbtnewsitalia.com/intervista_2015_08_07_il-mio-migliore-amico-si-e-suicidato-per-omofobia-adesso-vado-al-posto-suo-ai-gay-pride-coi-miei-figli-intervista/

L’onda Pride 2015 pronta a ripartire da Reggio, dopo l’approvazione del registro delle unioni civili

da Arcigay Rc —

Dopo la storica edizione dello scorso anno, l’Onda-Pride 2015 di Reggio Calabria si colloca quest’anno in un contesto molto particolare. Reggio, città del Mediterraneo, ha approvato lo scorso 14 maggio il Registro delle Unioni Civili, con un testo votato ad ampia maggioranza dal Consiglio Comunale dopo una lunga battaglia durata mesi.

rcpride2015Reggio Calabria, guidata dopo anni di commissariamento da una nuova e giovane giunta di centro-sinistra, è una città che sta cercando di risorgere dalla prostrazione in cui era stata gettata. Lo sta facendo dopo avere dato un segnale concreto e importante sul terreno dell’estensione dei diritti civili, ispirati all’articolo 2 della nostra Costituzione, in una terra, la Calabria, che è da sempre percepita come fanalino di coda non solo dell’Italia, ma di tutto il Mezzogiorno e dell’Europa; un territorio che porta il peso della ‘ndrangheta capace di soffocare ogni libertà, non solamente quella imprenditoriale, realtà che non rappresenta minimamente l’essere Calabrese e l’appartenere orgogliosamente a questa terra.
Reggio è oggi una città di frontiera, una città che è alle prese con una grave emergenza sociale e con un dissesto economico che è fonte di disagio e di asfissia per tutto il suo tessuto economico e sociale.

gaypride 19Noi crediamo che Reggio, per le tante potenzialità che ha e per i nuovi scenari che si stanno aprendo in Italia e nel Mediterraneo, possa e debba diventare un laboratorio di proposte, cambiamento, innovazione.
Proprio per questo l’Onda-Pride di quest’anno nasce dal coordinamento cittadino di tante associazioni che costantemente operano in questa realtà; ecco perché Reggio Calabria Pride, per continuare a rivendicare con forza e dignità la libertà di ogni cittadina e cittadino ad essere artefice responsabile della propria felicità, senza dover provare vergogna per la propria legittima e naturale affettività.

Fonte:

Reggio Calabria, Giornata mondiale contro l’omofobia 17maggio 2015

MAG
17

Organizzato da Sportello Trans & Transgender – RC

 

STESSO AMORE, STESSI DIRITTI17 maggio 2015Il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione mondiale della sanità rimuoveva finalmente l’omosessualità dalla lista delle patologie mentali nella classificazione internazionale delle malattie. In ricordo di quella storica decisione, l’Unione Europea nel 2007 ha indetto per il 17 maggio di ogni anno la Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia per creare uno spazio di riflessioni e azioni per denunciare e lottare contro ogni violenza fisica, psicologica o simbolica legata all’orientamento sessuale e alla identità di genere.

La Giornata Internazionale contro l’omofobia costituisce un momento importante per porre al centro del dibattito pubblico il tema del diritto di tutti i cittadini a vedersi garantita l’uguaglianza e la parità di trattamento, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale o identità di genere.
Purtroppo ancora oggi le persone LGBT sono vittime di gravi violenze e discriminazioni dovute principalmente all’ignoranza e al pregiudizio.

Siamo convinti che la lotta ad ogni forma di violenza e discriminazione nei confronti delle persone LGBT richieda un intervento sia sul piano culturale, per scardinare gli stereotipi e i pregiudizi che stanno alla base degli atti e dei comportamenti omofobici e transfobici, sia sul piano giuridico. Per questo motivo, quest’anno abbiamo deciso di mettere a fuoco come tema centrale quello degli UGUALI DIRITTI come fonte positiva per il contrasto ad ogni forma di discriminazione.

Lo slogan “STESSO AMORE, STESSI DIRITTI” vuole richiamare l’attenzione sull’obiettivo della piena uguaglianza e pari opportunità ribadendo il concetto che un Paese realmente civile e laico non può lasciare che alcuni cittadini abbiamo meno tutele di altri. Riteniamo che sia molto importante dare visibilità al tema dell’omofobia, per stimolare quel cambiamento culturale che porterà anche nel nostro Paese una piena uguaglianza.

Vi aspettiamo Domenica 17 maggio alle h 17,30 per la manifestazione “STESSO AMORE STESSI DIRITTI” sulla scalinata del teatro Cilea: l’evento si concluderà con un’azione collegata alla campagna “No Hate Speech Movement”, promossa dall’associazione APICE e patrocinata dal Consiglio d’Europa.

Fonte:

Reggio, contestate le “sentinelle in piedi”

Formalmente si tratterebbe di una rete civica, ma molti riferimenti rimandano a organizzazioni legate all’estrema destra

Reggio, contestate le “sentinelle in piedi”

REGGIO CALABRIA La preparavano da tempo. In tandem con altre “sentinelle” d’Italia da settimana lavoravano all’ennesimo silente appuntamento in piazza, sperando di aumentare di una o due unità lo sparuto seguito che li sostiene a forza di lumini e libri letti al buio e in silenzio in piazza. Quello che probabilmente non si aspettava la delegazione reggina delle “sentinelle in piedi”, è che anche nella sonnolenta Reggio Calabria ci sarebbe stato chi sarebbe sceso in piazza a contestarle. Mentre una sessantina di persone tentano di leggere al buio i libri che hanno portato da casa o sono stati loro forniti dalla solerte organizzazione, una colorata delegazione con cartelli e bandiere ha voluto gridare a una città – sostanzialmente perplessa di fronte al presidio silente – che «la famiglia sono due persone che si amano». A piazza Italia non ci sono bandiere di partito né candidati, ma le donne della Collettiva autonomia, qualche attivista storico della sinistra reggina e qualcuno dell’arcigay, ma soprattutto persone non organizzate sotto sigle o bandiere che si fermano, chiedono, si informano, si arrabbiano. Perché forse nella propria propaganda le “sentinelle” non sono del tutto sincere.
Formalmente, o almeno così recita il volantino diffuso da solerti militanti, si tratterebbe di una rete civica che spontaneamente «ha deciso di reagire e di dare pubblicamente ragione alla speranza in un futuro che ancora si possa reggere sul ruolo sociale della famiglia naturale». Altrettanto formalmente, non sarebbe un’organizzazione omofoba ma aperta «alla partecipazione e al contributo di tutti, di tutte le religioni e di tutti gli orientamenti sessuali e di tutte le religioni». Peccato però che quello delle “Sentinelle in Piedi®” sia un marchio depositato presso l’Ufficio italiano brevetti e marchi dal signor Emanuele Rivadossi, che ha eletto domicilio presso la società Jacobacci & Partners di Torino, il cui “main partner” è – casualmente – Massimo Introvigne, reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica, organizzazione cristiana storicamente vicina all’estrema destra.
Ancora, nelle dichiarazioni delle “sentinelle”, la rete non avrebbe alcun riferimento politico o partitico, ma si richiamerebbe ai “Veilleurs debout” francesi, scesi l’anno scorso in piazza in Francia contro la legge Toubira, che ha istituzionalizzato il matrimonio omosessuale. Ma se le sentinelle d’oltralpe non sono che l’informale costola civica della destra neofascista francese oggi innamorata di Marine Le Pen, anche quelle italiane non sembrano disdegnare i più “neri” riferimenti. Promossa dal Forum provinciale delle associazioni familiari, forse non a caso, a Reggio la rete ha scelto come portavoce Luigi Iacopino, lo stesso soggetto che, nelle vesti di responsabile dei giovani del Msi Fiamma Tricolore, nel dicembre 2012 spiegava alla città cosa significasse l’esercito di manichini che avevano impiccato ai lampioni «per protestare contro la crisi» e il cui nome tuttora campeggia fra i responsabili di Area Briganti, organizzazione di fronte con cui l’estrema destra reggina tenta di far breccia tra i giovani all’insegna del “meridionalismo”.
Tutti riferimenti ideologici, anche se negati pubblicamente, tornano in maniera prepotente nelle parole d’ordine portate avanti dalla rete. «Stiamo manifestando perché vorremmo che la gente prendesse posizione su temi che consideriamo importanti – ha detto Iacopino al Corriere della Calabria in occasione della prima manifestazione pubblica delle sentinelle qualche settimana fa – il relativismo dilagante sta mettendo in discussione principi che reputiamo sacri e vorremmo ridefinire con più precisione». Minacce che per il portavoce delle sentinelle risiederebbero nella «teoria del gender che è piuttosto discutibile, nell’appiattimento culturale, nell’appiattimento anche sessuale, nel superamento delle differenze uomo donna, nel rifiuto della gravidanza da parte della donna per non essere asservita all’uomo, come sostengono le teorie più estreme. Noi reputiamo le differenze sessuali importanti perché definiscono la società, difendiamo la famiglia tradizionale, fondata da uomo e donna che devono procreare, fare figli, istruirli, educarli».
Una teoria che per le sentinelle avrebbe ispirato il ddl Scalfarotto, la proposta di legge che prevede solo un allargamento a omofobia e transfobia della legge Mancino che dal ’93 condanna l’istigazione alla violenza per motivi religiosi, etnici e razziali, ma per le sentinelle si mischia con il tema dei matrimoni e delle adozioni gay. Peccato però che la proposta di legge elaborata dal sottosegretario dempcrat si limiti a perseguire per legge la discriminazione omofobica e transfobica e non affronti neanche da lontano il tema delle unioni civili. Quella è una grana che il governo Renzi promette di affrontare in futuro sulla base del testo elaborato dalla senatrice dem Monica Cirinnà, che prevede l’istituzione della cosiddetta civil partnership che permetterebbe alle coppie omosessuali di usufruire degli stessi diritti e doveri delle coppie etero. Niente adozioni – sul punto il centrodestra ha fatto muro – ma un partner potrà adottare il figlio dell’altro per garantire una continuità relazionale. Nella propaganda delle Sentinelle tuttavia, tutto questo finisce in un minestrone dai toni quasi apocalittici e quasi surreali di chi, in uno dei pasi dell’Ue in cui più frequenti sono le aggressioni agli omosessuali, si sente «vittima di questi eterofobi, perché stanno per mettere il bavaglio alla stragrande maggioranza degli italiani che sono per il matrimonio fra uomo e donna».

Alessia Candito
[email protected]

Fonte:

http://www.corrieredellacalabria.it/index.php/cronaca/item/25952-reggio,-contestate-le-%E2%80%9Csentinelle-in-piedi%E2%80%9D

“Piccano ma non peccano”: il Gay Pride in Calabria

26/06/2014
Di

Era il 1994 quando a Roma sfilò il primo corteo italiano del gay pride, che vide la partecipazione di circa diecimila persone andando ben oltre le aspettative degli organizzatori.

Oggi, a distanza di venti anni esatti, la comunità Lgbtqi (Lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersexual) calabrese porta in strada il suo orgoglio regionale per la prima volta con il “Calabria Pride 2014”. La manifestazione, prevista per sabato 19 luglio con lo slogan “piccano ma non peccano”, chiuderà l’onda nazionale già partita il 7 giugno a Roma, pronta a toccare tutta la penisola con le tappe di Milano, Bologna, Napoli e Palermo.

Come già altre regioni, anche la Calabria è arrivata alla conclusione che un evento pubblico di grande impatto sociale e politico come il Pride possa rappresentare un’opportunità d’incontro e riflessione della comunità, ma soprattutto un’occasione da non perdere per la rivendicazione di diritti e l’abbattimento di pregiudizi. Perché non è semplicemente una parata. Dentro ci sono gli sforzi di dieci anni di associazionismo locale, in una realtà spesso chiusa e impenetrabile.

La macchina organizzativa costituita dalle associazioni Eos (Cosenza), I due mari (Reggio Calabria) e Kaleidos (Catanzaro) nel corso dell’ultimo anno ha organizzato diversi eventi per la sensibilizzazione sui temi dell’orientamento sessuale e delle identità di genere, come mostre fotografiche, dibattiti e laboratori. E la “passeggiata democratica” del 19 luglio rappresenta il più intenso dei finali.

calabria pride

I muri sono difficili da abbattere, richiedono una lunga e faticosa lotta, ancor più ardua quando la barriera da demolire è quella del millenario pregiudizio anti-omosessuale o della diffusa convinzione che in Calabria non ci siano margini di svecchiamento di consuetudini e mentalità. Al motto di ‘’piccano ma non peccano’’ questa manifestazione prova a ribaltare entrambi i concetti e a porsi come cuore pulsante di un cambiamento che possa investire tutto il territorio.

«Il clima che si respira a livello della società civile è sorprendentemente positivo», dice il portavoce Lucio Dattola, «ma con qualche reflusso bipolare. Non mancano le polemiche sollevate da chi accusa aprioristicamente il pride di essere poco più di una carnevalata. Polemiche che paradossalmente giocano a favore della manifestazione perché fanno ulteriormente capire quanto la Calabria abbia bisogno di un pride».

Il logo prescelto come simbolo di questo primo ‘’orgoglio calabrese’’ è un tacco a spillo che richiama provocatoriamente l’immagine delle regione e si pone come tributo ai moti Stonewall, dove la rivendicazione dei diritti gay nacque dalla ribellione della transgender Sylvia Rivera.

Passerella privilegiata di quella che è già stata ribattezzata ‘’a passiata’’ sarà Reggio Calabria, culla di bellezza e illegalità. Un comune commissariato per contiguità mafiose e tuttora senza sindaco che sposa la causa del pride con il patrocinio morale, concesso contro ogni aspettativa dai tre commissari saliti a Palazzo San Giorgio. «I concetti di formazione e cultura, scelti come linee guida programmatiche del documento politico ufficiale del Calabria Pride, non sono da intendersi qui come valori ad appannaggio solo della comunità Lgbtqi, ma come tematiche condivise da tutta la società», puntualizza Lavinia Durantini, presidente di Eos Arcigay Cosenza. «Ancor più in una regione che solo nella cultura può trovare la giusta determinazione per combattere contro mafia e violenza».

Il 18 luglio, vigilia della parata, l’intera Reggio sarà chiamata ad intervenire. Nel centro istituzionale della città, la piazza su cui affacciano i palazzi del Comune, della Regione e della Prefettura, ci sarà un palco su cui affrontare storie di vita con la giornalista Adele Cambria, Porpora Marcasciano, presidente del Movimento italiano transessuale (Mit), e Vanni Piccolo, tra i soci fondatori del Circolo di cultura omosessaule Mario Mieli. Previsto anche una da parte del calabrese Stefano Rodotà, che un anno fa ha sfiorato la poltrona del Quirinale.

Intanto è possibile dimostrare la propria adesione al Calabria Pride aderendo alla campagna “IO CI SONO”: basta inviare una propria foto al gruppo Facebook nato per l’evento per diventare uno dei modelli della campagna pubblicitaria. La foto inviata vi verrà restituita con la scritta in basso “IO CI SONO #Calabriapride2014”. «Il grande successo della campagna pubblicitaria IO CI SONO è la testimonianza di forte sostegno e vicinanza alla causa per cui il comitato Calabria Pride si batte», ricorda Francesco Furfaro di Arcigay Kaleidos Lamezia Terme, «perché la Calabria c’è e il suo orgoglio inizia finalmente a farsi sentire».

 

Fonte:

http://www.linkiesta.it/calabria-pride-2014

28 giugno 1969: i moti di Stonewall

Sabato 28 Giugno 2014 06:5828 giugno1

È il giugno 1969. La situazione per gli omosessuali americani è particolarmente difficile, le irruzioni della polizia nei locali gay sono all’ordine del giorno, fino a pochi anni prima l’identità di tutti i presenti al momento di una retata veniva pubblicata sui quotidiani locali, qualsiasi scusa viene usata dalle forze dell’ordine per procedere ad un arresto per “pubblica indecenza”, i poliziotti addirittura sono soliti usare l’entrapment (adescamento), per spingere le persone ad infrangere la legge e quindi arrestarle.

Proprio in quest’anno esce il Manuale diagnostico e statistico dell’Associazione americana di psichiatria che ancora definisce l’omosessualità come una malattia mentale. A tutto il ’69 non esiste nessun movimento di diritti per gli omosessuali, proprio mentre la questione dei diritti civili (per i neri, per le donne, per i poveri, per le minoranze in genere) raggiunge la massima importanza negli Stati Uniti e in molte altre parti del mondo.

A New York i locali gay sono molto numerosi, soprattutto nel quartiere Greenwich Village, e la maggior parte di essi si sono vista revocare la licenza per la vendita degli alcolici proprio a causa delle frequentazioni omosessuali. Lo Stonewall Inn, in Cristopher Street, è sicuramente uno dei locali più famosi, ed è gestito dalla mafia newyorkese che ha fiutato nella clientela omosessuale un lauto guadagno, e che spesso riesce a contenere i danni delle retate e a continuare a vendere alcolici con qualche bustarella.

Venerdì 27 giugno lo Stonewall Inn è come sempre strapieno: ci sono alcune drag queen, ma soprattutto tantissimi giovani clienti. Verso l’una del 28 giugno sei agenti irrompono nel locale, rompendo gli oggetti a colpi di manganello e minacciando gli avventori. Circa duecento clienti vengono identificati e fatti uscire uno a uno mentre tre travestiti vengono fermati (la legge impone infatti che sia illegale indossare meno di tre capi di vestiario “adatti al proprio genere”).

Ma per la prima volta qualcuno reagisce. La miccia si accende , forse quando la trans gender Sylvia Riveira lancia una bottiglia contro un’agente, oppure quando una lesbica oppone resistenza all’arresto: la folla riunitasi davanti al locale attacca la polizia con un fitto lancio di pietre, i bidoni vengono dati alle fiamme, e i poliziotti sono costretti a barricarsi dentro al locale per alcune ore, fino al sopraggiungere di ingenti rinforzi.
Il giorno successivo i giornali parleranno di tredici persone arrestate e tre agenti feriti.

28 giugno2

Nelle serate successive, quelle di sabato e domenica, il neonato movimento omosessuale si fortifica, dando vita ad altre manifestazioni davanti allo Stonewall Inn, e ad altre tumulti con le forze dell’ordine: il seme è gettato, per la prima volta gli omosessuali utilizzano il termine gay nelle proprie rivendicazioni e non chiedono più solo di “essere lasciati in pace”, ma rivendicano parità di diritti. Gli scontri, una sorpresa per tutti, dimostrano per la prima volta che la comunità omosessuale è diventata movimento, deciso a combattere e a rifiutare il ruolo canonico di vittime.

Ben presto, dopo la svolta segnata dalla rivolta dello Stonewall, vedranno la luce altri gruppi ed organizzazioni come la “Gay Activists Alliance” dapprima a New York, quindi nel resto del paese. In altri paesi ci saranno negli anni successivi simili rivolte, come ad esempio in Canada nel 1981, quando a seguito dell’irruzione della polizia in un locale gay, ci sarà quella che sarà ancora ricordata come la “Stonewall canadese”.

 

 

Fonte:
http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/1908-28-giugno-1969-i-moti-di-stonewall

Apri la mente… apri il cuore – 17 maggio – giornata internazionale contro l’omofobia. Evento a Oppido Mamertina

 programma-17-maggio


  • dalle ore 12.45 alle ore 23.00
  • Piazza Concesso Barca – Oppido Mamertina
PROGRAMMA
ore 12.45 – Piazza Concesso Barca – Oppido Mamertina – volantinaggio a cura dei Pagliacci Clandestini
ore 16.45 – Cinema di Oppido – presentazione della giornata e momento di riflessione
ore 17.30 – proiezione del film “Come non detto”
ore 20.00 – cena in piazza Concesso Barca
ore 22.00 – CONCERTO LIVE – Bucarelli Band – Trio acustico – Impro-viso + Jam session
Saranno allestiti stand informativi delle associazioni che hanno aderito alla giornata.Ringraziamo sin da ora tutte le organizzazioni che hanno dato adesione alla giornata e gli artisti che si esibiranno.In caso di condizioni meteo avverse tutte le iniziative previste si svolgeranno dentro il Cinema di Oppido.
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Come tutti gli anni ricorre il 17 maggio la giornata internazionale contro l’omofobia, indetta dall’Unione Europea. La giornata rispecchia i principi costitutivi sia dell’Unione Europea sia della Costituzione italiana: il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini e la non discriminazione. Sono le condizioni che consentono alla società di promuovere l’inclusione di tutti e di ciascuno e di battersi contro ogni offesa alle persone.
Arcigay “I Due Mari” di Reggio Calabria e l’Osservatorio provinciale contro i fenomeni di discriminazione omo-transfobica, insieme agli studenti dell’associazione Ricerca Alternativa, hanno inteso quest’anno, dedicare la giornata al tema del bullismo omofobico e al necessario ruolo della scuola nella prevenzione e nel contrasto di fenomeni discriminatori e omofobici oltre che nella diffusione di una cultura della non discriminazione e della non violenza. E’ proprio la circolare 7974 del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca a ribadire che: “La scuola si cimenta ogni giorno con la costruzione di una comunità inclusiva che riconosce le diversità di ciascuno (..) le scuole favoriscono la costruzione dell’identità sociale e personale da parte dei bambini e dei ragazzi, il che comporta anche la scoperta del proprio orientamento sessuale. Il loro ruolo nell’accompagnare e sostenere queste fasi non sempre facili della crescita risulta decisivo, anche grazie alla capacità di interagire positivamente con le famiglie. Le scuole, nello svolgere tale prezioso lavoro educativo ogni giorno, contrastano ogni forma di discriminazione, compresa l’omofobia. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca intende supportare il lavoro dei docenti impegnati quotidianamente nella formazione dei propri alunni sulle problematiche relative a tutte le tipologie di discriminazione…”.
A livello territoriale, in virtù di un avviato percorso con un nutrito gruppo di studenti della Piana di Gioia Tauro, celebreremo il 17 maggio ad Oppido Mamertina, con un ricco cartello di iniziative culturali e informative che trasformino la giornata in una giornata di festa, con la proiezione di un film, preceduta e seguita da un momento di riflessione/dibattito e un concerto finale in piazza.
Lanciamo quindi un appello a tutti i soggetti, le associazioni, le organizzazioni, i singoli cittadini, le Istituzioni a condividere lo spirito della giornata e a partecipare attivamente.
Siamo fortemente convinti che sia urgente e necessario un cambiamento sociale, culturale e politico, che non si fermi al 17 maggio, ma che incida sulle coscienze laiche di tutti i Calabresi per rendere effettivo lo strumento della Cultura del Rispetto, unico mezzo perché si realizzi la Dignità di ogni Persona.PROMUOVONO, ADERISCONO, PARTECIPANO
Arcigay “I Due Mari” Reggio Calabria
Osservatorio provinciale contro i fenomeni di discriminazione omo-transfobica
Ricerca AlternativaForum provinciale del Terzo settore
Forum della Piana del Terzo settore
Maestri Di Speranza
Musicanti Di Brema
FLC CGIL
Consigliera di Parità provinciale Daniela De Blasio
Arci Reggio Calabria
Il Frantoio delle Idee
Mammalucco onlus
Centro Studio Danza Gabriella Cutrupi
Pagliacci ClanDestini – Freckles
A RUA – Associazione Socio Culturale
AssociazioneCulturale Snap
Sul Reggiocalabria
Coordinamento 25 novembre
Sportello di ascolto e di sostegno psicologico per la comunità Lgbtqi
Libera Reggio Calabria
…..
….in aggiornamento costante…

Fonte:

Uganda, il vescovo Charles Wamika invoca la “pulizia” dai gay con il sangue

“Consegnate i vostri figli gay alle autorità e il vostro gesto sarà ricompensato in Paradiso“. Così un vescovo ugandese, Charles Wamika, si è rivolto ai fedeli del suo paese, ringraziandoli per l’aiuto che daranno nella liberazione della terra dai gay. L’appello, lanciato in occasione della Pasqua, si è spinto ben oltre. Facendo riferimento alla storia della chiesa cattolica, infatti, il vescovo ha ricordato che spesso è stata usata la forza ed è stato versato sangue pur di “ripulire la terra”.Wamika non ha fatto riferimento a fatti specifici, ma l’elenco delle brutalità di cui le gerarchie ecclesiastiche si sono rese complici e autrici nel corso dei secoli è lungo, dalle crociate ai roghi dell’Inquisizione, solo per citare i più famosi. Non si placa, dunque, in Uganda la caccia ai gay iniziata già da tempo (come non ricordare il tragico omicidio dell’attivista David Kato Kisule) e continuata con la legittimazione delle autorità civili grazie all’approvazione della legge che prevede l’ergastolo per le persone lgbt ugandesi. Di fronte all’evidente legittimazione della violenza contro persone ree solo di non essere eterosessuali, la chiesa di Roma questa volta ha taciuto, come anche quando si diffuse la notizia degli esorcismi pronti a liberare le persone dalla propria omosessualità.
Il Vaticano è intervenuto sulla vicenda ugandese solo una volta, all’inizio dello scorso mese, quando il Presidente del Consiglio Vaticano per la Giustizia e la Pace, il cardinale Peter Turkson aveva sostenuto che i gay “non sono criminali da perseguire” e che la comunità internazionale avrebbe dovuto fare pressioni sul governo locale. A intervenire sulle posizioni estreme della chiesa ugandese, però, Roma non ci pensa nemmeno.

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‘Distruggono la famiglia’. Bagnasco contro l’educazione alla diversità nelle scuole

Il presidente dei vescovi italiani chiede al governo Renzi di mettere al bando i nuovi libri di testo per le elementari e le medie voluti dai governi Monti e Letta per combattere l’omofobia. Secondo l’arcivescovo di Genova che ignora la laicità dello Stato, così si trasformano le aule in “campi di rieducazione e indottrinamento”

di | 26 marzo 2014

 

‘Distruggono la famiglia’. Bagnasco contro l’educazione alla diversità nelle scuole

 

Allarme, la scuola italiana apre alla “dittatura di genere”. In altri termini alla normalizzazione dell’omosessualità. La “colpa” è di tre volumetti dal titolo ‘Educare alla diversità a scuola‘ destinati alle primarie e secondarie di secondo grado. Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, durante la prolusione di apertura del Consiglio permanente dei vescovi, poi ripresa da Avvenire, non usa mezzi termini: la scuola pubblica sta diventando un immenso campo di rieducazione perché quei libretti “instillano preconcetti contro la famiglia e la fede religiosa”. Un monito indirizzato forte e chiaro al governo Renzi e al ministro competente.

Di cosa si tratta? I volumi sono stati autorizzati dalla presidenza del Consiglio dei ministri (Dipartimento per le Pari opportunità) all’epoca del governo Monti e dall’allora ministro del Lavoro con delega alle Pari opportunità, Elsa Fornero. Il governo di Enrico Letta ha dato seguito nell’ambito delle nuove strategie nazionali anti omofobia. A curare le pubblicazioni l’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali. La realizzazione è dell’istituto Beck.

Le tematiche si sviluppano in cinque schede che trattano le “linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze” attraverso altrettanti capitoli: le componenti dell’identità sessuale; omofobia: definizione, origini e mantenimento; omofobia interiorizzata: definizione e conseguenze fisiche e psicologiche; bullismo omofobico: come riconoscerlo e intervenire; adolescenza e omosessualità. Si legge che non basta più “essere gay friendly (amichevoli nei confronti di gay e lesbiche), ma è necessario essere gay informed (informati sulle tematiche gay e lesbiche).

Lo scopo è avere un manuale contro il bullismo che si accanisce contro i “diversi” tanto che a pagina 18  c’è un vero e proprio manifesto scolastico contro il bullismo. “Bisogna che l’insegnante riveda la scheda sul bullismo. È importante, inoltre, che l’insegnante sia molto chiaro e deciso nello spiegare ai suoi studenti i seguenti punti: la scuola non tollera questo tipo di comportamenti. Il bullismo è sbagliato. Prendere in giro, minacciare, picchiare qualcuno, farlo sentire escluso, perché è grasso, perché è un “secchione”, perché è diverso da noi, perché pensiamo che sia omosessuale, è sbagliato. Ognuno ha diritto di essere com’è, ognuno ha qualcosa da insegnarci. Quanto più qualcuno è diverso da noi, tanto più ha da insegnarci. Essere bulli non è “figo”, è stupido”.

C’è poi uno spazio con le domande frequenti (faq) dove si risponde in modo schematico ai quesiti sulla sessualità. “I rapporti sessuali omosessuali sono naturali? Sì. Il sesso tra le persone dello stesso sesso è presente in tutta la storia dell’umanità, sin dall’antica Grecia. Inoltre, molti eterosessuali possono avere sporadiche fantasie omosessuali, così come molti omosessuali possono avere sporadiche fantasie eterosessuali. Un pregiudizio diffuso nei paesi di natura fortemente religiosa è che il sesso vada fatto solo per avere bambini. Di conseguenza tutte le altre forme di sesso, non finalizzate alla procreazione, sono da ritenersi sbagliate. Un altro pregiudizio è che con l’omosessualità si estinguerebbe la società. In realtà, come afferma l’Organizzazione mondiale della sanità, la sessualità è un’espressione fondamentale dell’essere umano. L’unica cosa che conta è il rispetto reciproco dei partner.

Potremmo quindi ribaltare la domanda chiedendoci: “I rapporti sessuali eterosessuali sono naturali?”. Qui si arriva al terreno di scontro con la Cei, perché sono questi e altri passaggi che hanno fatto fare un salto sulla sedia al cardinale Bagnasco ; ad esempio quelli che riguardano la televisione e i media “che discriminano le famiglie omosessuali”, invitando i docenti a chiedere agli alunni come mai “in Italia non ritraggono diverse strutture familiari”. Passaggio “delicato”, il tentativo di far immaginare “sentimenti ed emozioni che possono provare persone gay o lesbiche”; e la masturbazione fra ragazzi è presentata “come un gioco”. Bagnasco ha sparato a zero: “Strategia persecutoria contro la famiglia”. Ancora: “Viene da chiederci con amarezza se si vuol fare della scuola dei ‘campi di rieducazione’, di indottrinamento. Ma i genitori hanno ancora il diritto di educare i propri figli oppure sono stati esautorati?”. E conclude: “I genitori non si facciano intimidire…non c’è autorità che tenga”.

 

 

Fonte:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03/26/distruggono-la-famiglia-tradizionale-bagnasco-contro-leducazione-alla-diversita-nelle-scuole/927200/