LA BARCA ALEX DI MEDITERRANEA HA ATTRACCATO AL PORTO DI LAMPEDUSA

  1. Dal profilo Twitter di Mediterranea Saving Humans:
    1. Tweet fissato

    La barca a vela Alex di ha attraccato al porto di Lampedusa con 41 naufraghi a bordo.

  2. 42 migranti soccorsi e l’equipaggio del veliero sono allo stremo delle forze. Richiediamo lo sbarco

  3. L’imbarcazione è stata trasferita al Molo Favaloro di per consentire rifornimenti acqua a bordo e approdo traghetto turistico.

  4. 🔴 è da più due ore ormeggiata al molo Commerciale di : incredibilmente non sono state ancora attivate le procedure di sbarco. La gente a bordo sta male. Qualcuno da Roma intende gestire un ?

  5. Il veliero Alex approda a Lampedusa: il pianto liberatorio di un migrante

  6. Gentile ministro Salvini, lei può rivendicare sanzioni contro chi infrange leggi, ma mi permetta fantozzianamente di rilevare con il massimo rispeto che impedire lo sbarco di 45 passeggeri di una barca di diciotto metri è un’assurdità. Lei sta perdendo la testa

  7. Mediterranea Saving Humans ha ritwittato Mauro Biani

    Mediterranea Saving Humans ha aggiunto,

  8. Naufraghi ed equipaggio sono stremati. Le 41 persone salvate hanno bisogno di essere soccorse e curate. Stiamo vivendo una situazione surreale ed è un’inutile crudeltà prolungare l’attesa. , subito.

  9. 🔴 Alex è entrata in porto per stato di necessità. Ora i naufraghi soccorsi vengano fatti sbarcare subito e curati.

  10. 🎙️ Alessandra Sciurba da Lampedusa: “Non avevamo altra scelta. Siamo stremati ma felici di aver portato in salvo queste persone”.

  11. La Alex ha attraccato nel porto a

 

Fonte:

https://twitter.com/RescueMed?lang=it

Bombe «italiane» allo Yemen, il giallo divieti

Nello Scavo
Lapresse)Lapresse)

Sono molti i punti da chiarire nell’indagine della procura di Brescia sulle esportazioni di armi assemblate in Italia e dirette verso la coalizione saudita impegnata nella guerra dello Yemen. Nel fascicolo aperto dal procuratore Fabio Salamone, oltre alle denunce di Rete Disarmo e all’inchiesta di Avvenire, sono entrati almeno un paio di documenti ufficiali da Berlino, riguardanti la tedesca ‘Rwm’, la cui branca italiana da diversi anni consegna bombe all’Arabia Saudita e ad altre forze armate del Golfo. L’incartamento del Bundestag, il Parlamento tedesco, conferma l’esistenza di contratti con Riad e altri Paesi della coalizione impantanata nel conflitto contro i ribelli Houthi. Dell’alleanza militare fanno parte anche Bahrain, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania, Marocco e Sudan. La vendita di armi, secondo il capo d’accusa per il momento rivolto ad ignoti, non sarebbe lecita perché in violazione delle norme italiane che vietano l’export verso Paesi in guerra, soprattutto se le operazioni militari vengono condotte senza alcuna copertura internazionale.
L’INCHIESTA: bombe italiane da Cagliari allo Yemen

La Rwm tace, ma da quanto trapela il gruppo, con stabilimento in Sardegna e sede legale nel Bresciano, si trincera dietro le autorizzazioni ottenute dai governi italiani a partire dal 2012. Sebbene sostenuti dagli Usa, non vi è infatti alcuna risoluzione Onu che autorizza l’intervento e ieri il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha avvertito: «Ci deve essere l’obbligo di rispondere della condotta scioccante di questa intera guerra», alludendo ai responsabili dei crimini commessi ai danni dei civili. Da Roma, però, non arrivano parole chiare sulla fornitura di almeno 5mila ordigni alle forze aeree saudite. Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni con un tweet ha ribadito che l’Italia «condanna il bombardamento contro un funerale a Sanaa. Inaccettabile escalation attacchi ai civili. Negoziati per fermare la guerra». Ma la titolare della Difesa, Roberta Pinotti, che di recente si è recata a Riad attirando le critiche di alcuni parlamentari e di ong come Amnesty a sua volte minacciate di Querela, domenica ha chiamato in causa la Farnesina: «Il ministero della Difesa non si occupa dell’export di armi, è una questione che dipende dal ministero degli Esteri».

Anche questo dovrebbe essere accertato dagli inquirenti. «Il ministero della difesa è comunque coinvolto – ribadisce il coordinatore nazionale della Rete Italiana Disarmo, Francesco Vignarca – perché grazie agli accordi militari che l’Italia può stipulare con vari Paesi, la procedura di autorizzazione può essere in qualche modo bypassata, come aveva denunciato, da parlamentare, anche l’attuale Presidente della Repubblica Sergio Mattarella». Dagli atti dell’inchiesta si deduce che la Germania già dal gennaio 2015 avrebbe bloccato la vendita di armi ai sauditi. Ma poiché le bombe della Rwm sono prodotte in Italia, sarebbe stato più facile superare le scelte di Berlino, consentendo di rifornire i bombardieri almeno fino alla scorsa estate. Come provano le immagini di alcune bombe inesplose, del tutto identiche a quelle ‘Made in Italy’.

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Fonte:
http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/Bombe-Yemen-il-giallo-divieti—3.aspx