Migranti, Guardia Costiera libica: “Due barconi affondati con 300 persone a bordo, 137 in salvo”. Oim: “150 dispersi”

Migranti, Guardia Costiera libica: “Due barconi affondati con 300 persone a bordo, 137 in salvo”. Oim: “150 dispersi”
È successo al largo delle coste di Al Khoms, di fronte alla Libia. Yaxley (Unhcr): “Se le cifre stimate sono corrette, si tratta del maggior numero di vittime nel Mediterraneo centrale nel 2019”
“È appena avvenuta la peggiore tragedia nel Mediterraneo di quest’anno”. Così Filippo Grandi, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha commentato in un tweet il doppio naufragio avvenuto nel Mediterraneo centrale al largo delle coste di Al Khoms, di fronte alla Libia. Un episodio “tragico”, come scrive Iom Libya, sezione libica dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), secondo cui le vittime sono 150. La notizia è stata confermata anche dall’agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) e dalla stessa Guardia Costiera libica. Quest’ultima ha spiegato che i barconi coinvolti nel naufragio sono due, con circa 300 persone a bordo: 137 sono state tratte in salvo, mentre “decine di persone potrebbero essere affogate“. Unhcr riferisce invece che le “notizie iniziali indicano che oltre 100 persone potrebbero aver perso la vita, mentre altre 140 sono state salvate e fatte sbarcare, ricevendo assistenza medica e umanitaria da Unhcr e dal partner Imc“, cioè International Medical Corps. Al momento non è ancora stata chiarita la dinamica né dell’incidente né dei soccorsi.

IOM Libya@IOM_Libya

🚨Urgent: tragic shipwreck may have occurred in the central mediterranean.
Nearly 150 migrants are reported missing and 145 more returned to Libyan shore.

Il portavoce dell’Unhcr per Africa e Mediterraneo/Libia, Charlie Yaxley, comunica che “uno dei sopravvissuti ha riferito che un grande gruppo di persone è morto in mare e stima che potrebbe trattarsi di circa 150 persone“. “Notizie terribili. Arrivano notizie di un grande naufragio al largo delle coste della Libia. Pare che circa 150 sopravvissuti siano stati salvati e riportati in Libia”, scrive Yaxley. “Se le cifre stimate sono corrette, si tratta del maggior numero di vittime nel Mediterraneocentrale nel 2019″, prosegue il portavoce. E aggiunge: “Un promemoria, se ancora fosse necessario, del fatto che ci deve essere un cambiamento nell’approccio alla situazione nel Mediterraneo. Salvare vite in mare è un bisogno urgente”. Stessa idea ribadita anche da Grandi: “Deve riprendere adesso – esorta – il soccorso in mare, la fine dei campi di detenzione dei migrati in Libia, aumentando i percorsi sicuri per uscire della Libia, prima che sia troppo tardi per molta gente disperata”.

Filippo Grandi@RefugeesChief

The worst Mediterranean tragedy of this year has just occurred. Restoring rescue at sea, ending refugee+migrant detention in Libya, increasing safe pathways out of Libya must happen NOW, before it is too late for many more desperate people. https://twitter.com/yaxle/status/1154381535509979136 

Charlie Yaxley@yaxle

Terrible news.

Reports coming in of large shipwreck off the coast of Libya. Some 150 survivors understood to have been saved, returned to Libya. One of survivors reports that a large group died at sea, estimates could be around 150.

Details still coming in.

(immagine d’archivio)

 

 

Fonte:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/07/25/migranti-guardia-costiera-libica-due-barconi-affondati-con-300-persone-a-bordo-137-in-salvo-oim-150-dispersi/5349670/

ASPETTANDO IL REGGIO CALABRIA PRIDE 2019

In attesa del Reggio Calabria Pride 2019 (https://www.facebook.com/events/364214037845974/), organizzato da Arcigay I Due Mari Reggio Calabria e Agedo Reggio Calabria (Associazione genitori di persone lgbt), potete trovare eventi, patrocini e informazioni sulla pagina Facebook ufficiale https://www.facebook.com/reggiocalabriapride/

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Riporto qui il manifesto politico del Reggio Calabria Pride presentato in conferenza stampa lo scorso 18 maggio. #WAITINGFORPRIDE 🏳️‍🌈 #27luglio

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Fonte:

https://www.facebook.com/pg/reggiocalabriapride/photos/?tab=album&album_id=1735655643236014&__xts__%5B0%5D=68.ARBmYwMWUsMSpVrQlJOiJsqyffnVmRqtTioKbtkkqIWrN-9IrpfVnbLx17jaHENyIF_KJjh7UW0tzriecHQZB035uQQBmrrANF5o7dCe7EhOWrb_nzXN5JMEaDGCt-gTQBztBZpC7dMguq81TVi4ZsIFA_hf_uz4DIXkaIzYRiybkdj4zLhiz2CKe7bjiUW3s2TQmAEqGMbpao89RgM_kv5k4lW5ZjHq9TARnpZDauVp8IK8pkSrAVC0Atb6UEs_nWjhBMoPW3Mk4TZTwG8UED79A5eqFZkumrFA9aCP4mkqZVWSW1wJtPlWgyyxwu12CuvlQQ1hV9KR9LG91N-PZhKWosVb&__tn__=-UC-R

LA BARCA ALEX DI MEDITERRANEA HA ATTRACCATO AL PORTO DI LAMPEDUSA

  1. Dal profilo Twitter di Mediterranea Saving Humans:
    1. Tweet fissato

    La barca a vela Alex di ha attraccato al porto di Lampedusa con 41 naufraghi a bordo.

  2. 42 migranti soccorsi e l’equipaggio del veliero sono allo stremo delle forze. Richiediamo lo sbarco

  3. L’imbarcazione è stata trasferita al Molo Favaloro di per consentire rifornimenti acqua a bordo e approdo traghetto turistico.

  4. 🔴 è da più due ore ormeggiata al molo Commerciale di : incredibilmente non sono state ancora attivate le procedure di sbarco. La gente a bordo sta male. Qualcuno da Roma intende gestire un ?

  5. Il veliero Alex approda a Lampedusa: il pianto liberatorio di un migrante

  6. Gentile ministro Salvini, lei può rivendicare sanzioni contro chi infrange leggi, ma mi permetta fantozzianamente di rilevare con il massimo rispeto che impedire lo sbarco di 45 passeggeri di una barca di diciotto metri è un’assurdità. Lei sta perdendo la testa

  7. Mediterranea Saving Humans ha ritwittato Mauro Biani

    Mediterranea Saving Humans ha aggiunto,

  8. Naufraghi ed equipaggio sono stremati. Le 41 persone salvate hanno bisogno di essere soccorse e curate. Stiamo vivendo una situazione surreale ed è un’inutile crudeltà prolungare l’attesa. , subito.

  9. 🔴 Alex è entrata in porto per stato di necessità. Ora i naufraghi soccorsi vengano fatti sbarcare subito e curati.

  10. 🎙️ Alessandra Sciurba da Lampedusa: “Non avevamo altra scelta. Siamo stremati ma felici di aver portato in salvo queste persone”.

  11. La Alex ha attraccato nel porto a

 

Fonte:

https://twitter.com/RescueMed?lang=it

Migranti, soccorso barcone, avvistato dalla Ong Open Arms, con 55 persone a bordo: 11 portate a Lampedusa

 

“L’imbarcazione è stata avvistata da Open Arms che ha dato l’allarme. La Guardia di Finanza ha disposto il trasferimento sull’isola di alcuni migranti che necessitano di cure mediche urgenti. Nella notte nel porto siciliano è approdato un altro barchino con 17 persone

Un barcone con a bordo un gruppo di migranti è stato soccorso vicino a Lampedusa dopo essere stato localizzato dalla nave dell’Ong Open Arms al largo della Libia. Undici delle persone recuperate sono stati trasferite nella città siciliana – a bordo di una motovedetta della Guardia di Finanza – perché necessitavano di cure mediche urgenti. Nella notte un altro barchino è approdato sull’isola: le 17 persone che si trovavano a bordo, tutte di origine tunisina, sono state fatte sbarcare e sono state trasferite al centro di Contrada Imbriacola.

Una quarantina di migranti trasferiti a Pozzallo

L’imbarcazione della Ong Open Arms, dopo aver avvistato il barcone in acque internazionali, ha dato l’allarme alle centrali operative di Malta e Italia, spiegando che a bordo c’erano anche 4 bambini, tre donne incinte e che i migranti presentavano un alto tasso di disidratazione in quanto sarebbero stati in mare da 3 giorni. Alla richiesta di soccorso ha risposto l’Italia, che ha inviato in zona una motovedetta della Guardia di Finanza. Le 11 persone trasferite a Lampedusa per motivi di salute dovrebbero, secondo quanto si apprende, arrivare verso le 19.30. Le altre invece si trovano a bordo di una motovedetta della Guardia di Finanza che sta raggiungendo Pozzallo.

++Ultim’ora++ Localizzata imbarcazione partita dalla con 40 persone, 4 bimbi e 3 donne in gravidanza, alto livello di disidratazione dopo 3 giorni di viaggio. Segnalata e attivate le autorità competenti perché se ne facessero carico. Scortati ora verso .

Fonte:

LA LUNGA NOTTE DELLA CAPITANA CAROLA RACKETE. MOBILITAZIONE A ROMA.

Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, a bordo della nave, il 27 giugno 2019. (Till Moritz Egen, Sea Watch)

La lunga notte della comandante 

“Idda si è messa in mente cose. Idda non è italiana, vero? Dicono che Idda vuole comandare. Ma io mi chiedo perché non li ha portati a Malta questi migranti”. Francesco avrà sessant’anni, fa l’autista per i turisti a Lampedusa e non si dà pace al pensiero che una donna si sia messa alla guida di una nave per condurla nel porto della sua isola. Ma è anche convinto che “Idda” porterà a termine quello che ha promesso. “Devono sbarcare prima o poi, stanotte o domani. Sbarcheranno”, assicura.

Al di là della banchina, al di là delle barchette turistiche in fila sul molo, al di là dei frangiflutti, c’è la nave umanitaria che batte bandiera olandese. È ferma dal mattino a un miglio dalla costa, all’entrata del porto. Si è spostata di parecchie miglia nelle ultime ore, non è in fonda, sembra come in balia della corrente. A qualche metro di distanza, una nave militare della guardia di finanza la sorveglia. Gli agenti hanno consegnato a Carola Rackete un avviso di garanzia.

Le accuse contro di lei sono favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione per non aver rispettato l’alt imposto dalla guardia di finanza il 26 giugno. “Idda”, come la chiama Francesco, è la comandate della SeaWatch 3 e sembra determinata a portare a terra i quaranta migranti che da diciassette giorni sono bloccati a bordo dell’imbarcazione che li ha soccorsi al largo della Libia per effetto del decreto sicurezza bis voluto dal ministro dell’interno Matteo Salvini.

Così all’una e mezza di notte, Rackete si mette al timone e decide di fare l’ultimo miglio, come aveva detto da giorni, se le autorità non fossero intervenute. “Abbiamo dichiarato lo stato di emergenza da sessanta ore, nessuno ci ha ascoltato, nessuno si è preso la responsabilità, ancora una volta sta a noi portare queste quaranta persone in salvo”, scrive su Twitter, poi comincia la manovra di avvicinamento al porto.

Le luci di Lampedusa si avvicinano. Punta la prua verso il molo e procede a una velocità molto bassa. La nave militare che ha il compito di sorvegliarla non è impreparata, intima l’alt come aveva fatto qualche giorno prima, ma la comandante tira dritto. Allora i militari le sbarrano la strada, senza riuscire a fermarla. La SeaWatch 3 entra lentamente nel porto commerciale. Sembra una piattaforma di luci che emerge dal buio della notte. La guardia di finanza fa cenno di accostare alla banchina. Nella manovra le due navi si urtano.

L’arresto
A terra c’è trambusto, tutti quelli che sono ancora svegli sull’isola corrono al molo. C’è Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa da poco diventato europarlamentare, c’è l’ex sindaca Giusi Nicolini, c’è il parroco don Carmelo, ci sono gli attivisti del Forum Lampedusa solidale, ci sono i valdesi di Mediterranean Hope e ci sono i turisti con gli smartphone alzati, i giornalisti e le telecamere. Se l’aspettavano tutti che “Idda” sarebbe alla fine arrivata a terra, che altri giorni non si potevano aspettare. C’era il rischio che qualcuno si buttasse in mare, vedendo l’isola così vicina e così incomprensibilmente inaccessibile. La nave tocca la banchina, sul molo scoppia un applauso, le persone si abbracciano.

“Ce l’abbiamo fatta”, dicono gli attivisti che per giorni hanno dormito sul sagrato della chiesa avvolti con coperte termiche per chiedere lo sbarco dei naufraghi. Il parroco grida: “Buon Natale, buon Natale”. Carola Rackete si affaccia dal ponte, alza le braccia al cielo per qualche minuto, poi torna all’interno del ponte di comando. È in quel momento, mentre in molti sono emozionati che si alzano le urla dell’ex senatrice della Lega Angela Maraventano. “Non li fate scendere, fanno commercio di carne umana, assassini, andatevene a casa vostra. Se scendono ci scappa il morto”, strilla Maraventano e dietro a lei un gruppo di persone che da giorni presidia il molo con lo striscione “Porti chiusi”.

A un’ora dall’attracco un lungo schieramento di polizia e agenti della guardia di finanza presidiano la nave, alcuni salgono a bordo, fino al ponte di comando e poco dopo ne escono portandosi via Carola Rackete, la comandante. La donna ha un’espressione austera, regale. La bloccano, prima che salga sulla macchina della guardia di finanza, guarda per terra. Sembra serena. Partono gli applausi, cominciano anche i fischi. Un gruppo di leghisti le urlano: “Zingara, vattene, mettitici ‘e manette”. Altri in siciliano le augurano lo stupro. “Le mogli vi devono stuprare questi clandestini”. Carola Rackete si infila in macchina e sparisce dietro le spalle di un poliziotto per riapparire dietro al finestrino, sempre assorta nei suoi pensieri.

“Ho provato un’emozione straordinaria”, si commuove Lillo Maggiore del Forum Lampedusa Solidale. “La cosa più straziante è stata vedere la comandante farsi arrestare per l’umanità”. Don Carmelo vorrebbe che i migranti fossero fatti scendere il prima possibile e invece dovrà aspettare l’alba prima di vedere il primo ragazzo mettere piede a terra: “È una storia che è durata fin troppo” e ora bisogna avere fiducia “che le autorità sappiano comprendere lo stato di necessità nella quale si è trovata la comandante”.

Ma le accuse a carico di Rackete sono gravi: c’è la violazione del codice della navigazione, “resistenza o violenza contro nave da guerra”. Saranno i magistrati a dover confermare i capi di imputazione. Su Rackete è aperta anche un’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Se le accuse dovessero essere confermate, la comandante rischia pene sono molto severe: da tre a dieci anni di carcere per resistenza a nave da guerra, da cinque a quindici anni di reclusione e una multa di 15mila euro per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

La comandante è trasferita nella caserma della guardia di finanza, poi all’hotspot per essere identificata e lasciare le impronte digitali. Dopo aver concluso tutti passaggi formali, Rackete esce dall’hotspot e incontra tutti i migranti, che nel frattempo sono stati portati nel centro di Contrada Imbriacola. I ragazzi, quando la vedono scortata dagli agenti, la salutano, battono le mani.

È l’alba, le case dei pescatori intorno alla spiaggia riflettono una luce rosa. Tutti sono scesi dalla nave e a poco a poco sono portati nell’hotspot con degli autobus. Scendono anche i cinque parlamentari – Riccardo Magi, Nicola Fratoianni, Graziano Delrio, Matteo Orfini e Davide Faraone – che avevano deciso di non lasciare la nave fino all’attracco. “Non dovrebbe succedere che dopo un soccorso le persone siano trattenute per così tanto tempo su una nave”, dice l’ex ministro dei trasporti Delrio, visibilmente provato dalle lunghe ore a bordo. “Queste non sono politiche migratorie, non ci si può confrontare in questo modo sulla vita delle persone”.

Matteo Orfini del Partito democratico è ancora più duro: “Resta la vergogna di aver tenuto per giorni senza alcuna ragione 42 persone su questa nave. La comandante ha svolto un lavoro difficilissimo in un momento di enorme tensione”. Per Magi l’imputazione di tentato naufragio è un’assurdità: “Mentre la SeaWatch aveva cominciato la manovra di attracco la motovedetta si è posizionata lungo la banchina, spostandosi via via per chiudere lo spazio”.

Il piazzale del molo commerciale lentamente si svuota, due soccorritrici ancora bordo si abbracciano. Una delle due scoppia in lacrime: “Come europei dovremmo vergognarci di quello che è successo in questi giorni, noi siamo stati costretti a fare quello che i governi non vogliono più fare”, dice Heidi Steder, un’olandese di 29 anni. “La nostra comandante è stata dipinta come una criminale per aver fatto il suo dovere e avere difeso la legge e ora invece dovrà subire un processo”. Dal porto sale un odore forte di gasolio e salsedine, i pescatori stanno tornando dalla pesca notturna, qualche anziano è sceso in strada e siede sui muretti del porto, le strade sono deserte. Il piazzale è diventato improvvisamente silenzioso, dopo il trambusto della notte, la nave sembra fluttuare sulla superficie del mare. È una visione rassicurante, ma eterea. Per “Idda” è cominciato il giorno più lungo: la procura di Agrigento ha disposto gli arresti domiciliari in attesa che si svolga il processo per direttissima.

Fonte:
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Free Carola: mobilitazione permanente

Dopo 17 giorni in mare, Carola Rackete, la comandante della Sea Watch, ha attraccato e portato in salvo i migranti soccorsi.

 

La rete Restiamo Umani e Mediterranea Saving Humans lancia per oggi (sabato 29 giugno) un presidio a Piazza dell’Esquilino alle ore 20.

 

Di seguito il testo di convocazione:

Rivolgiamo un appello a tutta la società civile e democratica di questa città, ai cittadini e alle cittadine, alle associazioni, al mondo della cultura e dello spettacolo, alla stampa, alle forze politiche e sindacali, a partecipare al presidio di solidarietà contro l’arresto della capitana della Sea Watch Carola Rackete, che si terrà questa sera a partire dalle ore 20 presso piazza dell’Esquilino.

E’ in corso un attacco senza precedenti da parte di questo Governo alle libertà fondamentali delle persone, al diritto alla solidarietà e alla cooperazione. Finalmente tiriamo un sospiro di sollievo per lo sbarco dei 40 migranti, ma rimaniamo sconcertati di fronte all’arresto immediato della Comandante, entrata in porto a Lampedusa sospinta dallo stato di necessità.

Le accuse formulate sono pesantissime e sembrano essere dettate unicamente da ragioni politiche. La chiusura dei porti è la causa del crescere del razzismo e dell’incomprensione. Difendiamo i diritti dei migranti, il diritto alla solidarietà!

Costruiamo tutt* insieme una piazza colorata e attraversata da molteplici voci che sappia dare una risposta di civiltà a questa barbarie e gridare con forza il nostro no al razzismo e alla discriminazione.

Vogliamo il rilascio immediato di Carola, la libertà di movimento per tutt* i/le migranti che sbarcano in Italia, il dissequestro immediato della nave Mare Jonio e il ritiro del Decreto Sicurezza Bis!

MOBILITAZIONE PERMANENTE

 

Fonte:

https://www.dinamopress.it/news/free-carola-mobilitazione-permanente/

LA SEA WATCH ENTRA A LAMPEDUSA, MOBILITAZIONE DI SOSTEGNO IN TUTTA ITALIA

La decisione della capitana della Sea Watch di entrare nonostante i divieti e la sentenza della Corte europea nel porto di Lampedusa è un atto di disobbedienza coraggioso. Dalle città, si preparano iniziative di sostegno

«Basta, siamo entrati, ora fate scendere i migranti». Così la Sea Watch 3 annuncia l’arrivo nel porto di Lampedusa contravvenendo al divieto espresso dal governo italiano e in assenza di autorizzazione da parte delle autorità. La replica del Ministro Salvini alle parole della capitana Carola Rackete – definita come una «sbruffoncella che fa politica» – all’annuncio della nave di dirigersi verso il porto arriva nell’immediato: «l’autorizzazione allo sbarco non c’è, piuttosto schiero la forza pubblica, il diritto alla difesa dei nostri confini è sacra». E così sia: le motovedette della Guardia di Finanza si sono dirette verso la nave per ordinare l’alt all’imbarcazione, la quale, però, non si è fermata all’alt continuando la sua rotta verso Lampedusa.

La decisione della capitana della nave arriva il giorno successivo della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha rigettato il ricorso presentato dai migranti e dalla comandante della Sea Watch per ottenere l’autorizzazione allo sbarco in Italia. Secondo Alessandra Sciurba «è una sentenza alla Ponzio Pilato: non è uno schiaffo alle Ong come vorrebbe il governo, però non è coraggiosa. Pone un problema di giurisdizione, ma dice all’Italia di dare assistenza alle persone che sono a bordo della nave». Secondo la Corte infatti, il trattamento subito dai migranti ospitati dalla nave della ONG tedesca non sarebbe sufficientemente grave da giustificare l’applicazione di misure umanitarie d’urgenza.

La valutazione, oltre che essere contraddetta dall’indicazione data alle autorità italiane di offrire adeguata assistenza, stride con la reale situazione dei migranti ridotti allo stremo dal viaggio e dall’estenuante attesa in nave, e soprattutto dalla condizione subita nell’inferno libico, dal quale stavano fuggendo e nel quale paradossalmente dovrebbero essere riportati.

Ma oltre le questioni di carattere giuridico, al centro della contesa è lo scontro politico innescato dal governo italiano contro l’organizzazione della solidarietà e dei salvataggi in mare. Come ribadisce la stessa Sea Watch: «la colpa dei migranti: essere stati soccorsi da una ONG. La punizione: friggere sul ponte di una nave per settimane. Rifiutati e abbandonati dall’Europa. Intanto – continua Sea Watch –  sono più di 200 le persone nei giorni scorso a Lampedusa».

Il Governo italiano è infatti il responsabile dell’attuale situazione di blocco: l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza Bis sta avendo i suoi primi effetti, determinando gravissime violazioni dei diritti dei naufraghi ai quali dovrebbe essere riconosciuto nel più breve tempo possibile un luogo sicuro dove sbarcare.

La coraggiosa decisione della capitana della ONG tedesca, che così facendo rischia una multa fino a 50mila euro e il sequestro della nave, sta però innescando una serie di reazioni. Nonostante la maggioranza del Pd insista nel ratificare i vecchi accordi siglati da Minniti con la Libia in merito al voto sulle missioni all’estero, alcuni parlamentari stanno accorrendo a Lampedusa per sostenere lo sbarco della nave, mentre dalle città (come Napoli e Livorno) cominciano ad arrivare indicazioni di mobilitazioni immediate.

Mediterranea lancia per questa sera stessa azioni diffuse nei sagrati delle chiese: «proponiamo a tutti e tutte, agli equipaggi di terra e di mare, di andare stasera su un sagrato di una chiesa della propria città, di portare le coperte termiche e di dire che siamo al fianco di SW, del suo carico di umanità e speranza così violentato in questi 14 giorni. Che abbracciamo la comandante Carola che ha deciso, nonostante leggi e divieti ingiusti, di rispettare i diritti umani».

La l’azione di disobbedienza della Sea Watch avrà in ogni caso la forza di rendere evidente le criminali responsabilità del ministro Salvini e la vigliacca complicità dei loro partner di governo, quanto l’ignobile immobilismo delle opposizioni e la vergognosa indifferenza dell’Europa.

Fonte:

https://www.dinamopress.it/news/la-sea-watch-entra-lampedusa-mobilitazione-sostegno-tutta-italia/

Leggi anche  https://www.dinamopress.it/news/mobilitazione-permanente-roma-aperta-porti-aperti/

OSCAR E LA FIGLIA DI DUE ANNI MORTI ABBRACCIATI AL CONFINE TRA MESSICO E USA

La foto simbolo del dramma dei migranti che tentano di attraversare il confine delimitato dal muro voluto da Trump

messico foto shock padre e figlia morti nel fiume

I corpi senza vita di tre bambini e una donna sono stati trovati dalle guardie di frontiera nella valle del Rio Grande, vicino al confine tra Usa e Messico, dove le autorità americane stanno costruendo una parte del Muro anti-migranti voluto dal presidente, Donald Trump. È l’ennesima tragedia dei migranti, mentre sta facendo il giro del mondo la foto di un padre salvadoregno, Oscar Alberto Martinez Ramirez e della sua figlioletta di 23 mesi morti nello stesso fiume, nel disperato tentativo di attraversare il confine tra Messico e Usa. Funzionari salvadoregni hanno detto che padre e figlia sono annegati domenica scorsa.

Nella foto, che ricorda quella Aylan Kurdi, il bambino siriano di tre anni annegato morto sulla spiaggia, simbolo della crisi dei migranti in Europa, padre e figlia giacciono a faccia in giù nell’acqua fangosa lungo le rive del Rio Grande, con la testa della piccola infilata sotto la maglietta del padre e il braccio intorno al collo del genitore, al quale è rimasta attaccata fino all’ultimo. Un ritratto della disperazione catturato lunedì dalla giornalista Julia Le Duc e pubblicato da un giornale messicano.

Nella stessa zona, nelle ultime ore, riferisce l’Associated Press, il ritrovamento dei cadaveri di una donna e dei suoi tre figli, i cui nomi non sono stati ancora resi noti. Le vittime sarebbero decedute per il caldo torrido. Secondo alcuni media la giovane madre aveva una ventina di anni e i tre figli erano due bambini e un neonato. Dall’inizio del 2019 quasi 500 mila migranti sono stati fermati nel tentativo di attraversare il confine statunitense. Nel 2018 i migranti morti al confine tra Usa e Messico furono 283.

Il migrante salvadoregno e la figlia di 23 mesi sono morti nei pressi della cittadina di Matamoros, nello Stato settentrionale messicano di Tamaulipas. I due sono morti sotto gli occhi della madre della piccola. Ramirez lavorava come cuoco nel suo Paese. La famiglia era arrivata la settimana scorsa a Tapachula, nello Stato del Chiapas, e domenica sera, esasperata dall’attesa e dall’impossibilità di chiedere asilo, ha deciso di cercare di attraversare il confine con gli Usa.

Secondo la ricostruzione di diversi media, padre e figlia erano riusciti ad attraversare il fiume, a differenza della donna, Tania Vanessa valos, 21 anni, la quale ha provato invano con il sostegno di un amico, ed era tornata indietro. A quel punto Ramirez ha deciso di andare a prendere la moglie e tentare nuovamente la traversata con lei, ma la piccola Valeria, probabilmente spaventata nel vedere il padre allontanarsi, si è gettata di nuovo in acqua per raggiungerlo. Il giovane si è quindi tuffato per riacciuffare la figlia ma i due sono stati scaraventati via dalla corrente e sono annegati.

Fonte:

https://www.agi.it/estero/messico_foto_shock_padre_e_figlia_morti_nel_fiume-5722578/news/2019-06-26/?fbclid=IwAR3dn6k_Ksay2O1LbZ2NzldERM7ytS5T-IRajJPjPonIgDPuhqmDDpFW_xo

LA MEGLIO GIOVENTU’ DELL’ANNO APPENA TRASCORSO

Antonio Megalizzi, Silvia Romano, Emma Gonzàles. E poi Paola Egonu, Linda Raimondo, Ana Isabel Montes Mier, Emma Gatti e Jaiteh Suruwa. Sono loro la meglio gioventù, sono loro le persone dell’anno.

  • ANTONIO MEGALIZZI Aveva 28 anni ed era a Strasburgo per seguire la seduta del Parlamento europeo per Europhonica, uno dei format di RadUni, che raggruppa le radio universitarie italiane. Amava il giornalismo e sognava un'Europa con «meno confini e più giustizia», come aveva scritto sulla sua pagina Facebook. È stato ucciso dall’attentato islamista dell’11 dicembre scorso.ANTONIO MEGALIZZI Aveva 28 anni ed era a Strasburgo per seguire la seduta del Parlamento europeo per Europhonica, uno dei format di RadUni, che raggruppa le radio universitarie italiane. Amava il giornalismo e sognava un’Europa con «meno confini e più giustizia», come aveva scritto sulla sua pagina Facebook. È stato ucciso nell’attentato islamista dell’11 dicembre scorso.
  • EMMA GONZÁLEZ Diciannove anni appena compiuti, sopravvissuta alla strage della sua scuola in Florida (17 morti) è diventata la capofila del movimento per il controllo delle armi e ha organizzato la “March for Our Lives” a WashingtonEMMA GONZÁLEZ Diciannove anni appena compiuti, sopravvissuta alla strage della sua scuola in Florida (17 morti) è diventata la capofila del movimento per il controllo delle armi e ha organizzato la “March for Our Lives” a Washington.

 

  • ANA ISABEL MONTES MIER Ha 31 anni, è spagnola ed è la capo missione della ong ProActiva sulla nave Open Arms. È indagata in Italia per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” per aver salvato naufraghi nel Mediterraneo.ANA ISABEL MONTES MIER Ha 31 anni, è spagnola ed è la capo missione della ong ProActiva sulla nave Open Arms. È indagata in Italia per “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” per aver salvato naufraghi nel Mediterraneo.

  • EMMA GATTI Trentatré anni, di Opera (Milano), laurea alla Bicocca, master a Cambridge, è arrivata fino alla Nasa e al Caltech di Pasadena. Geochimica e vulcanologa, all’avanguardia nelle ricerche sul suolo di Marte.EMMA GATTI Trentatré anni, di Opera (Milano), laurea alla Bicocca, master a Cambridge, è arrivata fino alla Nasa e al Caltech di Pasadena. Geochimica e vulcanologa, all’avanguardia nelle ricerche sul suolo di Marte.

  • JAITEH SURUWA «Voglio fare cose buone». Così rispondeva agli operatori dello Sprar di Gioiosa Ionica quando gli chiedevano cosa volesse fare nella vita. È morto a 18 anni nel rogo della baraccopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria)JAITEH SURUWA «Voglio fare cose buone». Così rispondeva agli operatori dello Sprar di Gioiosa Ionica quando gli chiedevano cosa volesse fare nella vita. È morto a 18 anni nel rogo della baraccopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria)

  • LINDA RAIMONDO Ha 19 anni, vive in Val Susa e ha vinto il premio Space Exploration Master dell’Esa, l’agenzia spaziale europea. È stata chiamata in Alabama per contribuire alla ricerca sulle navicelle spaziali e si addestra da astronautaLINDA RAIMONDO Ha 19 anni, vive in Val Susa e ha vinto il premio Space Exploration Master dell’Esa, l’agenzia spaziale europea. È stata chiamata in Alabama per contribuire alla ricerca sulle navicelle spaziali e si addestra da astronauta.

 

PAOLA EGONU Veneta di Cittadella, 21 anni, stella della nazionale di volley, ha gestito con serena normalità ciò che serena normalità dovrebbe sempre essere: il colore della sua pelle 
e il suo orientamento sessuale.

PAOLA EGONU Veneta di Cittadella, 21 anni, stella della nazionale di volley, ha gestito con serena normalità ciò che serena normalità dovrebbe sempre essere: il colore della sua pelle e il suo orientamento sessuale.

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Fonte:

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A FOGGIA LA DOPPIA PROTESTA CONTRO LO SFRUTTAMENTO

A FOGGIA LA DOPPIA PROTESTA CONTRO LO SFRUTTAMENTO
Neri di rabbia. Le due manifestazioni dopo la strage dei braccianti stranieri. I campi chiusi per sciopero
di Gianmario Leone, il Manifesto 09.08.18

Una giornata di protesta e di lotta come non si vedeva da tempo. Uno sciopero che ha avuto un’adesione totale da parte dei braccianti stagionali e due grandi manifestazioni che hanno riempito le strade di Foggia e della sua provincia. Per dimostrare che nonostante l’indifferenza e un sistema difficile da debellare, fatto di caporalato, di sfruttamento dei migranti in molte aziende agricole, dell’ombra della mafia e degli interessi enormi della filiera della grande distribuzione, c’è ancora voglia di lottare e non arrendersi.

LA GIORNATA è iniziata molto presto. Alle 8 è infatti partita dal ghetto di Rignano, nel comune di San Severo, cuore della protesta, la marcia dei berretti rossi organizzata dall’ Usb e Rete Iside alla quale ha partecipato anche il governatore Michele Emiliano. «È stata totale l’adesione dei lavoratori allo sciopero. Nessuno è al lavoro nei campi intorno al ghetto di Rignano» hanno assicurato dall’Usb. Centinaia di lavoratori hanno sfilato con i cappellini indossati dalle vittime, distribuiti da Usb e Rete Iside «per aiutare i braccianti a proteggersi dal solleone e idealmente dallo sfruttamento e dalla mancanza di diritti». Le rivendicazioni della marcia sono state le stesse esposte un mese fa al ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, «che aveva accolto le richieste – sottolinea il sindacato – promettendo un tavolo che non c’è mai stato. Chiediamo sicurezza, diritti e dignità per tutti i lavoratori agricoli».

«BASTA MORTI sul lavoro», «schiavi mai» alcuni degli slogan che hanno accompagnato la manifestazione mattutina, giunta davanti alla prefettura di Foggia dove centinaia di migranti, sostenuti da cittadini e associazioni, si sono radunati durante l’incontro che la delegazione ha avuto con il prefetto. All’arrivo è stato osservato un minuto di silenzio per ricordare i 16 morti nei due incidenti stradali avvenuti negli ultimi giorni sulle strade foggiane e tutti i caduti sul lavoro, compresi gli italiani morti nella miniera di Marcinelle l’8 agosto del 1956.

ABOUBAKAR SOUMAHORO, sindacalista italo-ivoriano dell’Usb, al termine della riunione ha raccontato di «risposte immediate» ricevute da prefetto e questura. Aggiungendo che il prefetto si è impegnato a «convocare dopo ferragosto una conferenza sul lavoro», mentre sul rinnovo dei permessi di soggiorno, che in tanti aspettano da mesi, «la questura ha dato la disponibilità a ricevere un elenco che l’Usb presenterà ogni due settimane per affrontare i casi di rinnovo».

IN PIÙ DI DUEMILA hanno invece sfilato per le strade del capoluogo dauno nella seconda manifestazione organizzata da Cgil, Cisl, Uil, con l’adesione di Arci, Libera e altre associazioni. In marcia, accanto a sindacalisti e migranti, ancora il governatore Emiliano e poi l’europarlamentare pugliese Elena Gentile, il deputato Roberto Speranza e l’attore Michele Placido. «Un senso di sconfitta è quello che si avverte quando accadono queste tragedie immani» hanno sottolineato i sindacalisti, per i quali «questa manifestazione è il momento del cambiamento, per dire basta a morti ammazzati di lavoro».

IL MOMENTO PIÙ TOCCANTE c’è stato quando sul palco ha preso la parola Mohamed, lavoratore migrante: «Non è una pacchia lavorare tutto il giorno per pochi euro o pagare 5 euro per salire sui furgoni della morte – ha gridato -. Come siamo giunti a questo punto? Come siamo passati dall’accoglienza diffusa al degrado diffuso? Chiediamo diritti, non l’impossibile. Vogliamo pari diritti per pari doveri».

UN ALTRO LAVORATORE ha ricordato il dramma vissuto da ogni singolo migrante: «Le famiglie di quelle 16 persone in Africa soffrono per i loro cari che avevano lasciato tutto per venire in Italia a lavorare. Prima sono stati trattati come animali e poi sono morti». Sul palco si sono poi alternati gli interventi dei segretari di Cgil, Cisl, Uil, le cui delegazioni sono giunte da tutta Italia, e dei presidenti delle associazioni che hanno aderito alla manifestazione. «Non sono incidenti, sono omicidi. Siamo stanchi – le ultime parole dal palco – di chi incita all’odio e ci accusa di buonismo».

Fonte:

https://ilmanifesto.it/a-foggia-la-doppia-protesta-contro-…/

Da Mauro Biani :

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Migranti, la fake news su Josepha: “Ma quale naufragio, ha lo smalto”. Non è vero, giornalisti a bordo spiegano perché

Migranti, la fake news su Josepha: “Ma quale naufragio, ha lo smalto”. Non è vero, giornalisti a bordo spiegano perché
In Rete sono centinaia i post pieni di odio all’indirizzo della migrante camerunense, salvata dalla ong Open Arms, corredati dalla sua foto con smalto rosso e braccialetti: “È un’attrice”. Ma Annalisa Camilli di Internazionale, che era sulla nave, spiega: “Applicato dalle volontarie di Open Arms per distrarla e farla parlare. Non lo aveva quando è stata soccorsa, serve dirlo?”
“Una naufraga con lo smalto”. Eccola, l’ultima fake news diventata virale sul web. Involontaria protagonista è Josepha, la naufraga salvata dalla ong Open Arms dopo 48 ore trascorse alla deriva in mare, aggrappata a un pezzo di legno. In Rete sono centinaia i post pieni di odio all’indirizzo della migrante camerunense, corredati dalla sua foto con smalto rosso e braccialetti. Da lì la montatura virale: “È un’attrice”, “Non c’è stato alcun naufragio”. Una montatura che acquista toni che vanno oltre le fake news, venati di razzismo.“Scappa dalla guerra ma si è pitturata le unghie. Inoltre le mani non hanno l’aspetto spugnoso tipico di chi resta in acqua per ore”, discetta un account su Twitter. La fake news corre tra un post e l’altro, tra un social e l’altro, si colora di complottismo. “Si è rifatta le unghie tra un naufragio e l’altro”, scrive qualcuno. “Funziona come Cocoon, dopo 48 ore in acqua sei più bella”, postano altri con cinismo.

La verità dietro quello scatto, la racconta Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale che era a bordo dell’Open Arms quando hanno soccorso Josepha: “Ha le unghie laccate perché nei quattro giorni di navigazione per raggiungere la Spagna le volontarie di Open Arms le hanno messo lo smalto per distrarla e farla parlare. Non aveva smalto quando è stata soccorsa, serve dirlo?”.

A riprova – e incredibilmente ce n’è bisogno – la foto del salvataggio della donna dove chiaramente non ha smalto, né braccialetti. Ma neanche questo placa l’odio in rete. “Sulla nave Open Arms ci si diletta con lo smalto”, ironizza qualcuno e subito sotto accusa finiscono i volontari di Open Arms ‘colpevoli’ di avere lo smalto a bordo e di aver regalato un attimo di umanità, di normalità e anche di legittima vanità alla migrante.

di | 23 luglio 2018
Fonte: