LA MARINA ISRAELIANA DISTRUGGE L’ARCA DI GAZA

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11 lug 2014
by Redazione

Ieri notte la marina israeliana ha sparato missili verso la costa. Colpito il porto e distrutta l’Arca di Gaza. Sarebbe dovuta partire a settembre con a bordo prodotti tipici gazawi.

 

L'Arca di GAza distrutta (Foto: Michele Giorgio/Nena News)

L’Arca di GAza distrutta (Foto: Michele Giorgio/Nena News)

 

dalla redazione – video di Michele Giorgio

Gaza City, 11 luglio 2014, Nena News – Ieri notte, nell’ambito dell’operazione militare “Barriera Protettiva”, la Marina israeliana ha bombardato il porto di Gaza City. L’Arca di Gaza, progetto internazionale e palestinese della campagna Freedom Flotilla, sarebbe dovuta partire a settembre con a bordo prodotti tipici gazawi. L’obiettivo era quello di rompere l’assedio via mare, imposto da Israele contro la Striscia dal 2007, non dall’esterno come in passato, ma dall’interno.

L’Arca in precedenza doveva salpare la scorsa primavera ma ad aprile un incendio scoppiato durante la notte impedì la partenza. La nave fu rimessa in sesto, con l’obiettivo di salpare il prossimo settembre.

 

 

Fonte:

http://nena-news.it/video-la-marina-israeliana-distrugge-larca-di-gaza/

GERUSALEMME: PESTATO 15ENNE PALESTINO-AMERICANO

5 luglio 2014 ore 18 circa

Dalla pagina Facebook di Michele Giorgio:

Gerusalemme: pestaggio di un 15 enne palestinese da parte della polizia. Si chiama Tareq Abu Khdeir, è anche cittadino statunitense ed è un cugino di Mohammed Abu Khdeir il 16 enne rapito e bruciato vivo a Gerusalemme. Il “pestato” è in carcere e domani sarà processato per resistenza a pubblico ufficiale.

 

PALESTINA SOTTO SEQUESTRO

Nota personale: 

ricordo che i tre israeliani scomparsi sono coloni illeggittimi di uno stato occupante. Magari se lo ricordasse anche e almeno  il manifesto, visto che comunque resta l’unico quotidiano a interessarsi della Palestina. 

D. Q.

*

Da il manifesto

Edizione del 25 giugno 2014

• aggiornata oggi alle 17:17

 

— Michele Giorgio, GERUSALEMME,

Territori Occupati. Proseguono le ricerche dei tre israeliani rapiti e la campagna di arresti e raid che stringe in una morsa la Cisgiordania. Tra gli ultimi fermati anche Samer Issawi, protagonista un anno fa di uno sciopero della fame lungo 266 giorni contro la “detenzione amministrativa”, il carcere senza processo.

Laila Issawi ha capito subito che quei sol­dati, quelle camio­nette, apparse all’improvviso davanti casa, erano lì per suo figlio Samer. D’impulso si è messa al com­pu­ter, per lan­ciare l’allarme. Ma nel giro di qual­che minuto è arri­vata la con­ferma. Lunedì sera Samer Issawi, pro­ta­go­ni­sta del più lungo scio­pero della fame in un car­cere israe­liano, è stato arre­stato a casa del fra­tello Meh­dat, a Isa­wiyya, un sob­borgo di Geru­sa­lemme. Era stato libe­rato lo scorso dicem­bre sulla base dell’accordo rag­giunto qual­che mese prima con Israele che aveva messo fine a 266 giorni di digiuno di pro­te­sta con­tro la sua deten­zione. Qual­che mese fa è stata arre­stata anche la sorella Shi­rin. «Samer sapeva che gli israe­liani non avreb­bero rispet­tato l’accordo e che pre­sto o tardi sarebbe tor­nato in pri­gione», rac­con­tava ieri il padre Tareq.

La noti­zia dell’arresto di Samer Issawi ha fatto il giro della rete. La bat­ta­glia con­tro la “deten­zione ammi­ni­stra­tiva” – senza prove e senza pro­cesso — por­tata avanti prima da Issawi e ora da cen­ti­naia di pri­gio­nieri poli­tici in scio­pero della fame dal 24 aprile, è seguita in ogni angolo di mondo. Gra­zie ai social per­chè i media tra­di­zio­nali, in buona parte, la igno­rano nono­stante la “misura cau­te­lare” attuata da Israele sia con­tra­ria alle leggi inter­na­zio­nali e sia stata con­dan­nata più volte dalle orga­niz­za­zioni per la tutela dei diritti umani. Come igno­rano la por­tata e le con­se­guenze dell’operazione mili­tare “Brother’s kee­per” lan­ciata da Israele dopo la scom­parsa il 12 giu­gno nella Cisgior­da­nia meri­dio­nale di tre ragazzi ebrei, pro­ba­bil­mente rapiti dal movi­mento isla­mico Hamas. Uffi­cial­mente “Brother’s kee­per” è una cam­pa­gna per la ricerca dei tre ado­le­scenti — Eyal Yifrach, Gilad Shaar e Naf­tali Fraen­kel, tra i 16 e i 19 anni, – con l’impiego di migliaia di sol­dati. Sino ad oggi però si è mani­fe­stata soprat­tutto come una clava per col­pire Hamas e per inflig­gere una puni­zione alla popo­la­zione pale­sti­nese che, non è un mistero, vede nel rapi­mento un mezzo per otte­nere la libe­ra­zione dei dete­nuti poli­tici chiusi nelle car­ceri israe­liane. I pale­sti­nesi arre­stati in 12 giorni sono almeno 471 (11 sono depu­tati del Con­si­glio legi­sla­tivo, tra i quali lo spea­ker Aziz Dweik). Israele ne con­ferma 354. In que­sti giorni l’esercito israe­liano ha anche effet­tuato per­qui­si­zioni — veri e pro­pri raid distrut­tivi, denun­ciano i pale­sti­nesi – in 1800 edi­fici e abi­ta­zioni civili, isti­tu­zioni pub­bli­che, scuole, uni­ver­sità e in sedi di mezzi d’informazione. In città e campi profughi.

E’ subito cre­sciuto anche il numero dei dete­nuti “ammi­ni­stra­tivi”. Adda­mir, l’associazione che sostiene i pri­gio­nieri poli­tici (in totale oltre 5 mila), ha docu­men­tato 104 nuovi ordini di que­sto tipo di deten­zione. E quando i pale­sti­nesi hanno pro­vato ad opporsi alle incur­sioni, i sol­dati israe­liani non hanno esi­tato a spa­rare – “per legit­tima difesa”, spiega un por­ta­voce dell’Esercito – facendo almeno cin­que morti, tra i quali un 15enne di Dura (Hebron), Mah­mud Dudin, col­pito in pieno petto da un pro­iet­tile. Qual­che anno in meno di Dudin aveva Ali al-Awour, un bam­bino ucciso a metà giu­gno, a Gaza, da un mis­sile sgan­ciato da un drone israe­liano con­tro un pre­sunto mili­ziano jiha­di­sta. E gli stessi anni o poco più ave­vano gli altri quat­tro ragazzi pale­sti­nesi uccisi dalle forze mili­tari dall’inizio del 2014: Adnan Abu Kha­ter, 16 anni; You­sef al-Shawamrah, 14 anni; Muham­mad Sala­meh, 16 anni; Nadim Nawarah, 17 anni.

Chie­dere che i tre ragazzi israe­liani fac­ciano al più pre­sto ritorno a casa sani e salvi è dove­roso. Allo stesso tempo è inac­cet­ta­bile l’atteggiamento di buona parte del mondo poli­tico ed isti­tu­zio­nale in Occi­dente che rimane in silen­zio quando l’occupazione mili­tare israe­liana uccide ragazzi pale­sti­nesi, spesso bam­bini, e ne incar­cera tanti nelle sue pri­gioni. Non esi­stono esseri umani di serie A e serie B.

Oggi molto più di qual­che anno fa si tende ad igno­rare in Occi­dente la realtà quo­ti­diana dei pale­sti­nesi e a con­si­de­rare le incur­sioni mili­tari israe­liane quasi come nor­mali “ope­ra­zioni di poli­zia” con­tro cri­mi­nali comuni e non come atti­vità di una forza di occu­pa­zione. Que­sti, ad esem­pio, sono i giorni in cui i decine di migliaia di ragazzi della Cisgior­da­nia sono impe­gnati negli esami di matu­rità e all’università. E i raid mili­tari israe­liani hanno un impatto deva­stante su que­sti gio­vani, come rac­con­tano Aisha Sha­lash e Hanin Dweib, due stu­den­tesse dell’università di Bir Zeit. «La notte del 18–19 giu­gno — hanno scritto le due gio­vani in un mes­sag­gio postato in rete — men­tre era­vamo impe­gnate negli esami finali di lau­rea, anche il nostro cam­pus uni­ver­si­ta­rio è stato perquisito…Abbiamo visto le imma­gini dell’esercito israe­liano che riem­piva le strade del cam­pus, sfa­sciando porte di acciaio e di legno…I sol­dati hanno tro­vato solo le ban­diere, i mani­fe­sti e gli acces­sori uti­liz­zati nelle ele­zioni stu­den­te­sche, li hanno con­fi­scati e se ne sono andati..(dopo) abbiamo con­ti­nuato a chie­derci: per­ché stanno facendo que­sto? Per­ché scon­vol­gono il nostro stu­dio e i nostri esami? Non siamo forse umani? Non abbiamo il diritto all’istruzione? A un futuro di spe­ranza? A una vita in libertà di giu­sti­zia e pace? Per­ché il mondo non ascolta mai noi palestinesi?»

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/palestina-sotto-sequestro/#

ISRAELIANI RAPITI, MICCIA PER UNA ESPLOSIONE DEVASTANTE

* Nota personale: mi dissocio dall’espressione “adolescenti israeliani” perchè sappiamo tutti che si tratta in ogni caso di coloni illegali. Molti scrivono che le parole sono importanti e hanno ragione ma le parole qui scritte sono di un giornalista seguitissimo e condiviso da molti e allora io le riporto anche per evidenziare come l’informazione, anche quella più seguita dagli attivisti, risenta sempre più spesso di una sorta di livellamento culturale e eccessiva moderatezza.

D. Q.

*

Dalla pagina di Michele Giorgio:
15/06/2014

ore 23.45 circa

Rapimento. E’ sempre piu’ grave situazione in Cisgiordania, sparatoria a Betlemme. 4 razzi da Gaza verso Ashqelon. Si attende rappresaglia

 

 

AGGIORNAMENTO ORE 18.00
L’esercito israeliano ha circondato totalmente la città di Hebron dove continuano i raid cominciati nella notte nelle case di decine di famiglie palestinesi. Almeno 43 persone sono state arrestate in città e si aggiungono ai circa 80 esponenti di Hamas incarcerati la scorsa notte in tutta la Cisgiordania. Sono stati arrestati in particolare sette membri della famiglia Abu Eish, alla quale appartiene un militante di Hamas che, assieme ad un altro membro del movimento islamico, non è più tornato a casa da giovedì sera, ossia da quando sono scomparsi i tre adolescenti israeliani. Secondo Israele sarebbe alta la possibilità che i due militanti di Hamas ricercati siano coinvolti nel rapimento. Forte la pressione delle forze militari di occupazione anche su Ramallah e molti altri centri abitati. L’Autorità nazionale palestinese di Abu Mazen protesta contro le punizioni collettive che subisce la popolazione civile in Cisgiordania ma in queste ore la sua intelligence collabora pienamente con le forze di sicurezza israeliane.

 

*

Da il manifesto

Israele/Territori Occupati. Netanyahu: pronti a qualsiasi scenario. Ora si teme una escalation militare. Israele schiera altre migliaia di soldati in Cisgiordania, non solo per le ricerche dei giovani dispersi.

 

 

La vicenda dei tre ado­le­scenti israe­liani scom­parsi gio­vedì sera nella Cisgior­da­nia occu­pata, si sta tra­sfor­mando nella mic­cia che può pro­vo­care una esplo­sione deva­stante. La loro sorte — rapiti da un gruppo armato pale­sti­nese ha con­fer­mato ieri sera il pre­mier Israe­liano Benya­min Neta­nyahu – non genera solo emo­zione in tutta Israele, otte­nendo gran parte dello spa­zio sui media nazio­nali, ma rende per­sino più grave il qua­dro israelo-palestinese. Senza con­tare che non man­cano coloro che met­tono la vicenda addi­rit­tura in rela­zione agli ultimi svi­luppi in Iraq e nel resto della regione.

 

I gior­nali, già prima della noti­zia del (pro­ba­bile) seque­stro dei tre ragazzi, ave­vano pub­bli­cato com­menti e ana­lisi sull’infiltrazione dello “Stato Isla­mico in Iraq e Siria” anche in Gior­da­nia, quindi alle porte del paese. Così quando venerdì è giunta la riven­di­ca­zione del seque­stro da parte di un sedi­cente gruppo “Stato dell’Islam”, per i media israe­liani è stato facile fare due più due, quat­tro. Una riven­di­ca­zione poco cre­di­bile, per ammis­sione degli stessi uomini dell’intelligence, ma che ali­menta la tesi dei nazio­na­li­sti israe­liani che vuole i pale­sti­nesi sem­pre più “estre­mi­sti”, “fana­tici”, quindi inaf­fi­da­bili per il rag­giu­gi­mento di qual­siasi accordo poli­tico. Lo stesso pre­mier Neta­nyahu ha pron­ta­mente col­le­gato il seque­stro alla recente ricon­ci­lia­zione tra pale­sti­nesi e alla costi­tu­zione del nuovo governo dell’Anp con l’appoggio del movi­mento isla­mico Hamas. Israele farà ”di tutto e con tutti i mezzi” per rin­trac­ciare i tre ragazzi che ”sono stati rapiti da un’organizzazione ter­ro­ri­stica” e impe­dire che ”siano tra­sfe­riti a Gaza o altrove”, ha avver­tito Neta­nyahu che è tor­nato ad accu­sare l’Anp di essere respon­sa­bile per­ché gli autori del rapi­mento ”sono par­titi dal ter­ri­to­rio sotto suo con­trollo” e ha ammo­nito che le forze israe­liane  sono pronte ”a qual­siasi scenario”.

 

Per la destra fuori e den­tro il governo, il pre­si­dente pale­sti­nese Abu Mazen avrebbe mostrato in que­sti ultimi mesi e set­ti­mane il «suo vero volto», quello dell’estremista nemico di Israele e non del mode­rato favo­re­vole a al com­pro­messo poli­tico che piace ai governi occi­den­tali. Peral­tro il seque­stro aggiunge ten­sione anche in casa pale­sti­nese dove la ricon­ci­lia­zione Fatah-Hamas e la nascita del nuovo ese­cu­tivo di con­senso nazio­nale non ha cam­biato nulla sul ter­reno. L’altro giorno il pre­mier Rami Ham­dal­lah, rispon­dendo alle domande del New York Times, ha detto che la sua auto­rità rimane ine­si­stente a Gaza dove, di fatto, con­ti­nua a gover­nare Hamas. Il movi­mento isla­mico replica che anche in Cisgior­da­nia le cose non sono cam­biate e che i suoi atti­vi­sti e sim­pa­tiz­zanti sono presi di mira non solo dall’esercito israe­liano ma ancora dall’intelligence dell’Anp che, aggiunge, pro­se­gue la sua col­la­bo­ra­zione di sicu­rezza con Tel Aviv. In un qua­dro tanto com­plesso e fra­gile, gli avver­ti­menti minac­ciosi lan­ciati da Neta­nyahu ad Abu Mazen vanno presi molto sul serio. Even­tuali svi­luppi dram­ma­tici della scom­parsa dei tre israe­liani, inne­sche­ranno senza alcun dub­bio una duris­sima rea­zione mili­tare di Israele nei Ter­ri­tori occu­pati, con con­se­guenze incalcolabili.

 

Il mini­stro della difesa israe­liano, Moshe Yaa­lon, è con­vinto che i tre ado­le­scenti siano in vita. «Fino a quando non sapremo il con­tra­rio, lavo­riamo pre­sup­po­nendo che siano ancora vivi» ha detto, aggiun­gendo che l’esercito ha sven­tato nel 2013 trenta seque­stri di israe­liani e quin­dici nel 2014. Le ricer­che dei tre scom­parsi — Gilad Shaar, 16 anni, della colo­nia di Tal­mon; Naf­tali Fren­kel, 16, del vil­lag­gio di Nof Aya­lon sulla “linea verde”; Elad Yifrach, 19, di Elad nei pressi di Petah Tikva — si con­cen­trano nella zona di Hebron dove si trova la scuola rab­bi­nica che fre­quen­ta­vano. Tra le varie pos­si­bi­lità c’è quella che i rapiti siano stati sepa­rati, ren­dendo così più dif­fi­cile il ritro­va­mento, allo scopo di avviare trat­ta­tive per uno scam­bio di pri­gio­nieri. L’esercito israe­liano ha dispie­gato più di 2.000 sol­dati nell’area di Hebron. Tre bat­ta­glioni di para­ca­du­ti­sti e uno di un’altra unità sono stati inviati in altre zone vicine. Ieri il segre­ta­rio di stato Usa John Kerry ha discusso con Abu Mazen dell’intera vicenda, visto che, tra l’altro, uno degli scom­parsi ha anche la cit­ta­di­nanza americana.

 

ATTACCHI DELL’AVIAZIONE ISRAELIANA A BORDO DELLA STRISCIA DOPO LANCIO DI RAZZI DA GAZA

Da Michele Giorgio:

ore 21.59

E’ salito a 29 numero attacchi aerei concentrati a Sud di #GazaUnderAttack. Non si hanno notizie di vittime ma molti danni @ilmanifesto

ore 21.49

Raid aerei proseguono. 130 razzi palestinesi lanciati verso citta’ Israele intorno a #GazaUnderAttack. Abitanti nei rifugi

ore 21.47

L’aviazione israeliana questa sera ha compiuto almeno 15 raid aerei contro #GazaUnderAttack @ilmanifesto

ore 21.38

Gli attacchi aerei piu’ pesanti si stanno concentrando su #Rafah, almeno in questa fase.

ore 21.30

Attacchi aerei simultanei su Beit Lahiya, Deir al-Balah, Khan Younis, Khuza’a e Rafah. #GazaUnderAttack @ilmanifesto

ore 21.27

Tre missili hanno colpito nei pressi di Rafah

ore 21.24

Esplosioni a #KhanYunis. Lieberman su Channel 2 torna a chiedere la rioccupazione di #Gaza

 

*

12 mar 2014

Un bombardamento israeliano contro Gaza (Foto: AFP)Un bombardamento israeliano contro Gaza (Foto: AFP)

 

AGGIORNAMENTO ore 20.45 – PRIMI ATTACCHI DELL’AVIAZIONE ISRAELIANA A NORD DELLA STRISCIA

dalla redazione di Nena News

Gerusalemme, 12 marzo 2014, Nena News – La gente di Gaza si aspetta una notte di fuoco dopo la ventina di razzi lanciati verso Israele dalle Brigate Al Quds, braccio armato della Jihad Islamica, e la promessa di risposta del premier Netanyahu.

Dopo i bombardamenti di ieri contro la Striscia, nei quali hanno perso la vita tre miliziani della Jihad Islamica (Ismail Abu Joudah, 23 anni; Shaher Abu Shanab, 24 anni; e Abdelshafi Abu Muammar, 33), è giunta oggi la reazione del movimento islamista: sarebbero 25 i razzi lanciati verso il territorio israeliano, nell’area di Sderot, senza provocare morti né feriti. “La risposta contro i crimini dell’occupazione è cominciata – si legge in un comunicato del gruppo – L’ultimo in ordine di tempo l’uccisione di tre nostri membri. Stavano affrontando l’occupazione per impedire l’ingresso dei veicoli militari israeliani che si stavano avvicinando all’area”. Secondo l’esercito israeliano, i tre avrebbero lanciato un razzo contro i soldati, nella zona di Khan Younis, a Sud della Striscia.

E mentre le sirene suonano  a ripetizione nelle città israeliane al confine a seguito di quella che Haim Yellin, funzionario comunale, ha definito “la peggiore pioggia di razzi da due anni”, il premier Netanyahu annuncia una risposta immediata: “Sembra che il lancio di missili sia giunto in risposta all’attacco preventivo della nostra aviazione – ha scritto il primo ministro su Facebook – Continueremo a fermare gli attacchi e a colpire chiunque tenti di danneggiarci e agiremo con l’utilizzo della piena forza”.

“Il numero di razzi lanciati dalla Striscia nell’ultimo anno è stato il più basso del decennio – ha detto il premier, citato dal sito israeliano Ynet News – Ma non è abbastanza. Continueremo ad agire per garantire la sicurezza del popolo di Israele sia a Sud che in tutto il Paese”.

Gli ultimi giorni sono stati teatro di una drammatica escalation di violenza: sei palestinesi sono stati uccisi in poche ore, lunedì, sia a Gaza che in Cisgiordania. Morti che arrivano dopo l’uccisione del giovane Moatazz Washaha, ucciso a Birzeit due settimane fa mentre cercava di evitare l’arresto nascondendosi in casa. Non sono pochi i palestinesi che vedono in una simile ondata di violenze il tentativo da parte israeliana di scatenare una reazione popolare che giustifichi un intensificarsi delle restrizioni e – forse – l’abbandono dei negoziati in corso. Nena News

Fonte:

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