Riflessioni sull’uso dei termini “eterofobia” e “cishet”.

(Immagine presa dal web)

Il 27 luglio prossimo approderà alla Camera il ddl Zan,  disegno di legge in materia di prevenzione e contrasto alle discriminazioni per orientamento sessuale, identità di genere e genere. Per saperne di più potete leggere il seguente articolo, in cui è anche contenuto il testo unificato del ddl:

http://www.gaynews.it/2020/06/30/ddl-omofobia-sblocca-stallo-zan-deposita-testo-unificato-commissione-giustizia/

Questa legge è sostenuta da una campagna nazionale dal titolo  Da’ voce al rispetto! alla quale tante associazioni e singoli (tra cui la sottoscritta) hanno aderito e continuano ad aderire. Trovate la campagna a questo link

https://www.davocealrispetto.it/

e potete seguirla anche sui social.

All’immediata depositazione del ddl, il leader della Lega, Matteo Salvini, ha commentato chiedendo che fosse presentata anche una legge contro l’eterofobia. Qui potete leggere le sue dichiarazioni:

https://www.lapresse.it/politica/salvini_ddl_omofobia_allora_presentiamo_anche_legge_contro_eterofobia-2749188/news/2020-07-01/
A quest’evidente provocazione, in tanti hanno risposto sul web in modo più o meno indignato e/o ironico. Fra tutti segnalo il video ironico contro l’eterofobia dell’attore Paolo Camilli che – a proposito di libertà d’espressione – è stato prontamente censurato da Facebook. Potete vederlo a questo link:

https://www.gaypost.it/video-eterofobia-paolo-camilli-facebook-oscurato

Ora, – al di là delle ovvie considerazioni sul perché non si possa pensare che una persona eterosessuale e/o cisgender sia picchiata o uccisa per strada; cacciata di casa; dal lavoro;  le venga negato l’affitto o una vacanza; sia condannata al carcere o alla pena di morte dal governo del proprio paese; le venga negato di sposarsi e avere figli;  subisca stupri correttivi o altri tipi di torture fisiche e/o psicologiche, ecc., a causa della propria eteronormatività  – ci sarebbe chi spingerebbe la questione su di un altro piano. C’è chi avanza l’ipotesi di possibili forme di razzismo al contrario e a tal proposito si avvale di un altro termine, stavolta usato all’interno della comunità Lgbtqia+: il termine cishet. Si tratta di un aggettivo che dovrebbe essere solo un’abbreviazione di cisgender ed eterosessuale ma assume una connotazione negativa qualora sia usato come sinonimo di persona di genere maschile, bianca, eterosessuale, cisgender e borghese. Chi sottolinea quest’accezione lo fa perché considera ciò una forma di razzismo.

Ora, pur provando a comprendere il ragionamento che sarebbe alla base di tale pensiero, non condivido il concetto di razzismo nel significato che si vorrebbe dare in questi casi.  Il termine “cishet”, nonostante possa, talvolta, assumere una connotazione negativa, non credo implichi una qualche forma di razzismo. Considerare qualcuno come privilegiato, anche se lo si fa sulla base di categorie che la persona privilegiata non può aver scelto, comporta un pregiudizio nei confronti di tale persona ma che non chiamerei razzismo. Il concetto di razzismo si basa su una presunta superiorità di un modo di essere su di un altro. Chi è razzista si considera superiore a chi è diverso e questa sua idea può assumere tante sfaccettature fino ad arrivare alla violenza estrema nei confronti del diverso causata da sentimenti di odio. Chi considera un altro come privilegiato rischia di attribuire all’altro delle colpe che potrebbe non avere, sulla base del pensiero pregiudizievole che chi nasce privilegiato possa approffittarsi sempre e in ogni modo del suo privilegio, lasciando indietro chi questo privilegio non c’e’ l’ha. Questo è un pregiudizio ma non credo possa essere considerato come una forma di razzismo al contrario. Chi sente questo pregiudizio non si considera superiore all’altro né prova odio nei suoi confronti, o almeno non una forma d’odio particolarmente violenta. Questo perché alla base di questo tipo di pregiudizio sta il fatto di vivere sulla propria pelle una serie sistematica di discriminazioni dovute ad una condizione di diversità rispetto ad una presunta normativita’. Tale pregiudizio non esisterebbe se, appunto, non ci fossero categorie sociali privilegiate e ogni tipo di condizione fosse considerata da tutti ugualmente dignitosa. Concludo, dunque, affermando che l’omolesbobitransfobia è una forma di razzismo e l’eterofobia, se e nella misura in cui esista, non lo è.

 

D. Q. 

What do you want to do ?

New mail

What do you want to do ?

New mail

What do you want to do ?

New mail

What do you want to do ?

New mail

Ancora un naufragio nel Mediterraneo: oltre 40 i morti, recuperati corpi di donne e bambini

Ancora un naufragio nel Mediterraneo: oltre 40 i morti, recuperati corpi di donne e bambini

6 ore fa

A dare notizia dell’ennesimo naufragio davanti le coste libiche Alarm Phone, l’Oim e l’Unhcr presenti in Libia. Cinque i corpi recuperati tra cui quelli di donne e bambini, dalle testimonianze dei superstiti oltre 40 persone mancherebbero all’appello. La nave Eleonore della Ong Mission LifeLine in attesa di un porto sicuro dopo il divieto d’ingresso di Italia e Malta

Si temono almeno una quarantina di morti nel naufragio avvenuto a largo delle coste libiche come confermato da Alarm Phone, dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e dall’Unhcr in Libia. Cinque al momento i corpi recuperati tra cui quelli di donne e bambini.

A dare notizia della richiesta di soccorso era stata proprio la piattaforma di supporto alle operazioni di soccorso dei migranti Alarm Phone che ha riferito di essere stata contattata alle 3.30 di oggi martedì 27 agosto da un‘imbarcazione in difficoltà con a bordo circa 100 persone: «Erano partiti da Al Khums tre ore prima, urlavano e piangevano, dicendo che alcuni di loro erano già morti».

Alarm Phone@alarm_phone

Non siamo più riusciti a comunicare con la barca. Alle 6 di mattina un parente ci ha chiamati preoccupato per le persone a bordo. Teme che siano morti. Non sappiamo cosa sia successo a questo gruppo di . Speriamo che siano ancora vivi ma temiamo il peggio.

Alarm Phone@alarm_phone

Alle h.13.00 abbiamo parlato con le autorità della . Ci hanno detto di aver trovato il luogo del e circa 90 persone, molte delle quali sono morte, non sappiamo ancora quante. Queste morti sono tua responsabilità . Le tue politiche di deterrenza uccidono.

35 utenti ne stanno parlando

A intervenire sul luogo del naufragio sono stati i pescatori locali e secondo quando riferisce l’Unhcr in Libia anche la guardia costiera libica. Dalle testimonianze dei sopravvissuti, provenienti da Sudan, Egitto, Marocco Tunisia,si è appreso come riferisce l’Agenzia delle nazioni unite per i rifugiati che circa 40 persone mancherebbero all’appello.

UNHCR Libya

@UNHCRLibya

🚨Happening now:
UNHCR partner IMC teams are at Al Khoms disembarkation point assisting some 60 refugees and migrants recently rescued at sea after their boat started sinking off Libyan coast.

Several bodies have been recovered & estimated 40 other persons are still missing.

64 utenti ne stanno parlando

“Questa rappresenta tristemente un’altra tragedia, come dimostrato dal fatto che in tanti hanno cercato di fuggire dalla Libia nei giorni scorsi. Oltre 460 persone a bordo di sei imbarcazioni sono state intercettate e riportate in Libia Sabato e Domenica” riferisce il team di Medici Senza Frontiere presente in Libia.

MSF Sea

@MSF_Sea

🔴 Dreadful reports of another off , east of https://twitter.com/alarm_phone/status/1166272017462640641 

Alarm Phone@alarm_phone

Yet another shipwreck? During the night, at around 3.30am, we were called by a boat off the coast of #Libya, with up to 100 people on board. They had left Al Khums about 3 hours earlier. They were in severe distress, crying and shouting, telling us that people had died already.

MSF Sea

@MSF_Sea

Sadly this represents yet another tragedy, occurring as many have attempted to flee by the sea over the past days.

Over 460 people on board 6 boats were intercepted and returned to on Saturday and Sunday, teams in the field reports.

25 utenti ne stanno parlando

Rimane invece in attesa di un porto di sicuro la nave Eleonore della Ong Mission Lifeline che nella giornata di ieri ha soccorso un gommone con 101 persone a bordo che stava affondando. Per la Ong tedesca dopo il divieto d’ingresso in Italia firmato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini si è aggiunto anche quello di Malta come riferisce la stessa Ong.

Seegezwitscher@seacoverage

Yesterday, the vessel saved around 100 people in the Sea. The rubber boat in distress was already deflating when the RHIB-crew arrived. The so-called Libyan Coastguard tried to intervene in the rescue. Eleonore is now heading north. The MMSI: 211 265 310

Video incorporato

LA BARCA ALEX DI MEDITERRANEA HA ATTRACCATO AL PORTO DI LAMPEDUSA

  1. Dal profilo Twitter di Mediterranea Saving Humans:
    1. Tweet fissato

    La barca a vela Alex di ha attraccato al porto di Lampedusa con 41 naufraghi a bordo.

  2. 42 migranti soccorsi e l’equipaggio del veliero sono allo stremo delle forze. Richiediamo lo sbarco

  3. L’imbarcazione è stata trasferita al Molo Favaloro di per consentire rifornimenti acqua a bordo e approdo traghetto turistico.

  4. 🔴 è da più due ore ormeggiata al molo Commerciale di : incredibilmente non sono state ancora attivate le procedure di sbarco. La gente a bordo sta male. Qualcuno da Roma intende gestire un ?

  5. Il veliero Alex approda a Lampedusa: il pianto liberatorio di un migrante

  6. Gentile ministro Salvini, lei può rivendicare sanzioni contro chi infrange leggi, ma mi permetta fantozzianamente di rilevare con il massimo rispeto che impedire lo sbarco di 45 passeggeri di una barca di diciotto metri è un’assurdità. Lei sta perdendo la testa

  7. Mediterranea Saving Humans ha ritwittato Mauro Biani

    Mediterranea Saving Humans ha aggiunto,

  8. Naufraghi ed equipaggio sono stremati. Le 41 persone salvate hanno bisogno di essere soccorse e curate. Stiamo vivendo una situazione surreale ed è un’inutile crudeltà prolungare l’attesa. , subito.

  9. 🔴 Alex è entrata in porto per stato di necessità. Ora i naufraghi soccorsi vengano fatti sbarcare subito e curati.

  10. 🎙️ Alessandra Sciurba da Lampedusa: “Non avevamo altra scelta. Siamo stremati ma felici di aver portato in salvo queste persone”.

  11. La Alex ha attraccato nel porto a

 

Fonte:

https://twitter.com/RescueMed?lang=it

LA LUNGA NOTTE DELLA CAPITANA CAROLA RACKETE. MOBILITAZIONE A ROMA.

Carola Rackete, la comandante della Sea Watch 3, a bordo della nave, il 27 giugno 2019. (Till Moritz Egen, Sea Watch)

La lunga notte della comandante 

“Idda si è messa in mente cose. Idda non è italiana, vero? Dicono che Idda vuole comandare. Ma io mi chiedo perché non li ha portati a Malta questi migranti”. Francesco avrà sessant’anni, fa l’autista per i turisti a Lampedusa e non si dà pace al pensiero che una donna si sia messa alla guida di una nave per condurla nel porto della sua isola. Ma è anche convinto che “Idda” porterà a termine quello che ha promesso. “Devono sbarcare prima o poi, stanotte o domani. Sbarcheranno”, assicura.

Al di là della banchina, al di là delle barchette turistiche in fila sul molo, al di là dei frangiflutti, c’è la nave umanitaria che batte bandiera olandese. È ferma dal mattino a un miglio dalla costa, all’entrata del porto. Si è spostata di parecchie miglia nelle ultime ore, non è in fonda, sembra come in balia della corrente. A qualche metro di distanza, una nave militare della guardia di finanza la sorveglia. Gli agenti hanno consegnato a Carola Rackete un avviso di garanzia.

Le accuse contro di lei sono favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e violazione del codice della navigazione per non aver rispettato l’alt imposto dalla guardia di finanza il 26 giugno. “Idda”, come la chiama Francesco, è la comandate della SeaWatch 3 e sembra determinata a portare a terra i quaranta migranti che da diciassette giorni sono bloccati a bordo dell’imbarcazione che li ha soccorsi al largo della Libia per effetto del decreto sicurezza bis voluto dal ministro dell’interno Matteo Salvini.

Così all’una e mezza di notte, Rackete si mette al timone e decide di fare l’ultimo miglio, come aveva detto da giorni, se le autorità non fossero intervenute. “Abbiamo dichiarato lo stato di emergenza da sessanta ore, nessuno ci ha ascoltato, nessuno si è preso la responsabilità, ancora una volta sta a noi portare queste quaranta persone in salvo”, scrive su Twitter, poi comincia la manovra di avvicinamento al porto.

Le luci di Lampedusa si avvicinano. Punta la prua verso il molo e procede a una velocità molto bassa. La nave militare che ha il compito di sorvegliarla non è impreparata, intima l’alt come aveva fatto qualche giorno prima, ma la comandante tira dritto. Allora i militari le sbarrano la strada, senza riuscire a fermarla. La SeaWatch 3 entra lentamente nel porto commerciale. Sembra una piattaforma di luci che emerge dal buio della notte. La guardia di finanza fa cenno di accostare alla banchina. Nella manovra le due navi si urtano.

L’arresto
A terra c’è trambusto, tutti quelli che sono ancora svegli sull’isola corrono al molo. C’è Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa da poco diventato europarlamentare, c’è l’ex sindaca Giusi Nicolini, c’è il parroco don Carmelo, ci sono gli attivisti del Forum Lampedusa solidale, ci sono i valdesi di Mediterranean Hope e ci sono i turisti con gli smartphone alzati, i giornalisti e le telecamere. Se l’aspettavano tutti che “Idda” sarebbe alla fine arrivata a terra, che altri giorni non si potevano aspettare. C’era il rischio che qualcuno si buttasse in mare, vedendo l’isola così vicina e così incomprensibilmente inaccessibile. La nave tocca la banchina, sul molo scoppia un applauso, le persone si abbracciano.

“Ce l’abbiamo fatta”, dicono gli attivisti che per giorni hanno dormito sul sagrato della chiesa avvolti con coperte termiche per chiedere lo sbarco dei naufraghi. Il parroco grida: “Buon Natale, buon Natale”. Carola Rackete si affaccia dal ponte, alza le braccia al cielo per qualche minuto, poi torna all’interno del ponte di comando. È in quel momento, mentre in molti sono emozionati che si alzano le urla dell’ex senatrice della Lega Angela Maraventano. “Non li fate scendere, fanno commercio di carne umana, assassini, andatevene a casa vostra. Se scendono ci scappa il morto”, strilla Maraventano e dietro a lei un gruppo di persone che da giorni presidia il molo con lo striscione “Porti chiusi”.

A un’ora dall’attracco un lungo schieramento di polizia e agenti della guardia di finanza presidiano la nave, alcuni salgono a bordo, fino al ponte di comando e poco dopo ne escono portandosi via Carola Rackete, la comandante. La donna ha un’espressione austera, regale. La bloccano, prima che salga sulla macchina della guardia di finanza, guarda per terra. Sembra serena. Partono gli applausi, cominciano anche i fischi. Un gruppo di leghisti le urlano: “Zingara, vattene, mettitici ‘e manette”. Altri in siciliano le augurano lo stupro. “Le mogli vi devono stuprare questi clandestini”. Carola Rackete si infila in macchina e sparisce dietro le spalle di un poliziotto per riapparire dietro al finestrino, sempre assorta nei suoi pensieri.

“Ho provato un’emozione straordinaria”, si commuove Lillo Maggiore del Forum Lampedusa Solidale. “La cosa più straziante è stata vedere la comandante farsi arrestare per l’umanità”. Don Carmelo vorrebbe che i migranti fossero fatti scendere il prima possibile e invece dovrà aspettare l’alba prima di vedere il primo ragazzo mettere piede a terra: “È una storia che è durata fin troppo” e ora bisogna avere fiducia “che le autorità sappiano comprendere lo stato di necessità nella quale si è trovata la comandante”.

Ma le accuse a carico di Rackete sono gravi: c’è la violazione del codice della navigazione, “resistenza o violenza contro nave da guerra”. Saranno i magistrati a dover confermare i capi di imputazione. Su Rackete è aperta anche un’inchiesta per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Se le accuse dovessero essere confermate, la comandante rischia pene sono molto severe: da tre a dieci anni di carcere per resistenza a nave da guerra, da cinque a quindici anni di reclusione e una multa di 15mila euro per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

La comandante è trasferita nella caserma della guardia di finanza, poi all’hotspot per essere identificata e lasciare le impronte digitali. Dopo aver concluso tutti passaggi formali, Rackete esce dall’hotspot e incontra tutti i migranti, che nel frattempo sono stati portati nel centro di Contrada Imbriacola. I ragazzi, quando la vedono scortata dagli agenti, la salutano, battono le mani.

È l’alba, le case dei pescatori intorno alla spiaggia riflettono una luce rosa. Tutti sono scesi dalla nave e a poco a poco sono portati nell’hotspot con degli autobus. Scendono anche i cinque parlamentari – Riccardo Magi, Nicola Fratoianni, Graziano Delrio, Matteo Orfini e Davide Faraone – che avevano deciso di non lasciare la nave fino all’attracco. “Non dovrebbe succedere che dopo un soccorso le persone siano trattenute per così tanto tempo su una nave”, dice l’ex ministro dei trasporti Delrio, visibilmente provato dalle lunghe ore a bordo. “Queste non sono politiche migratorie, non ci si può confrontare in questo modo sulla vita delle persone”.

Matteo Orfini del Partito democratico è ancora più duro: “Resta la vergogna di aver tenuto per giorni senza alcuna ragione 42 persone su questa nave. La comandante ha svolto un lavoro difficilissimo in un momento di enorme tensione”. Per Magi l’imputazione di tentato naufragio è un’assurdità: “Mentre la SeaWatch aveva cominciato la manovra di attracco la motovedetta si è posizionata lungo la banchina, spostandosi via via per chiudere lo spazio”.

Il piazzale del molo commerciale lentamente si svuota, due soccorritrici ancora bordo si abbracciano. Una delle due scoppia in lacrime: “Come europei dovremmo vergognarci di quello che è successo in questi giorni, noi siamo stati costretti a fare quello che i governi non vogliono più fare”, dice Heidi Steder, un’olandese di 29 anni. “La nostra comandante è stata dipinta come una criminale per aver fatto il suo dovere e avere difeso la legge e ora invece dovrà subire un processo”. Dal porto sale un odore forte di gasolio e salsedine, i pescatori stanno tornando dalla pesca notturna, qualche anziano è sceso in strada e siede sui muretti del porto, le strade sono deserte. Il piazzale è diventato improvvisamente silenzioso, dopo il trambusto della notte, la nave sembra fluttuare sulla superficie del mare. È una visione rassicurante, ma eterea. Per “Idda” è cominciato il giorno più lungo: la procura di Agrigento ha disposto gli arresti domiciliari in attesa che si svolga il processo per direttissima.

Fonte:
*

Free Carola: mobilitazione permanente

Dopo 17 giorni in mare, Carola Rackete, la comandante della Sea Watch, ha attraccato e portato in salvo i migranti soccorsi.

 

La rete Restiamo Umani e Mediterranea Saving Humans lancia per oggi (sabato 29 giugno) un presidio a Piazza dell’Esquilino alle ore 20.

 

Di seguito il testo di convocazione:

Rivolgiamo un appello a tutta la società civile e democratica di questa città, ai cittadini e alle cittadine, alle associazioni, al mondo della cultura e dello spettacolo, alla stampa, alle forze politiche e sindacali, a partecipare al presidio di solidarietà contro l’arresto della capitana della Sea Watch Carola Rackete, che si terrà questa sera a partire dalle ore 20 presso piazza dell’Esquilino.

E’ in corso un attacco senza precedenti da parte di questo Governo alle libertà fondamentali delle persone, al diritto alla solidarietà e alla cooperazione. Finalmente tiriamo un sospiro di sollievo per lo sbarco dei 40 migranti, ma rimaniamo sconcertati di fronte all’arresto immediato della Comandante, entrata in porto a Lampedusa sospinta dallo stato di necessità.

Le accuse formulate sono pesantissime e sembrano essere dettate unicamente da ragioni politiche. La chiusura dei porti è la causa del crescere del razzismo e dell’incomprensione. Difendiamo i diritti dei migranti, il diritto alla solidarietà!

Costruiamo tutt* insieme una piazza colorata e attraversata da molteplici voci che sappia dare una risposta di civiltà a questa barbarie e gridare con forza il nostro no al razzismo e alla discriminazione.

Vogliamo il rilascio immediato di Carola, la libertà di movimento per tutt* i/le migranti che sbarcano in Italia, il dissequestro immediato della nave Mare Jonio e il ritiro del Decreto Sicurezza Bis!

MOBILITAZIONE PERMANENTE

 

Fonte:

https://www.dinamopress.it/news/free-carola-mobilitazione-permanente/

LA SEA WATCH ENTRA A LAMPEDUSA, MOBILITAZIONE DI SOSTEGNO IN TUTTA ITALIA

La decisione della capitana della Sea Watch di entrare nonostante i divieti e la sentenza della Corte europea nel porto di Lampedusa è un atto di disobbedienza coraggioso. Dalle città, si preparano iniziative di sostegno

«Basta, siamo entrati, ora fate scendere i migranti». Così la Sea Watch 3 annuncia l’arrivo nel porto di Lampedusa contravvenendo al divieto espresso dal governo italiano e in assenza di autorizzazione da parte delle autorità. La replica del Ministro Salvini alle parole della capitana Carola Rackete – definita come una «sbruffoncella che fa politica» – all’annuncio della nave di dirigersi verso il porto arriva nell’immediato: «l’autorizzazione allo sbarco non c’è, piuttosto schiero la forza pubblica, il diritto alla difesa dei nostri confini è sacra». E così sia: le motovedette della Guardia di Finanza si sono dirette verso la nave per ordinare l’alt all’imbarcazione, la quale, però, non si è fermata all’alt continuando la sua rotta verso Lampedusa.

La decisione della capitana della nave arriva il giorno successivo della sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che ha rigettato il ricorso presentato dai migranti e dalla comandante della Sea Watch per ottenere l’autorizzazione allo sbarco in Italia. Secondo Alessandra Sciurba «è una sentenza alla Ponzio Pilato: non è uno schiaffo alle Ong come vorrebbe il governo, però non è coraggiosa. Pone un problema di giurisdizione, ma dice all’Italia di dare assistenza alle persone che sono a bordo della nave». Secondo la Corte infatti, il trattamento subito dai migranti ospitati dalla nave della ONG tedesca non sarebbe sufficientemente grave da giustificare l’applicazione di misure umanitarie d’urgenza.

La valutazione, oltre che essere contraddetta dall’indicazione data alle autorità italiane di offrire adeguata assistenza, stride con la reale situazione dei migranti ridotti allo stremo dal viaggio e dall’estenuante attesa in nave, e soprattutto dalla condizione subita nell’inferno libico, dal quale stavano fuggendo e nel quale paradossalmente dovrebbero essere riportati.

Ma oltre le questioni di carattere giuridico, al centro della contesa è lo scontro politico innescato dal governo italiano contro l’organizzazione della solidarietà e dei salvataggi in mare. Come ribadisce la stessa Sea Watch: «la colpa dei migranti: essere stati soccorsi da una ONG. La punizione: friggere sul ponte di una nave per settimane. Rifiutati e abbandonati dall’Europa. Intanto – continua Sea Watch –  sono più di 200 le persone nei giorni scorso a Lampedusa».

Il Governo italiano è infatti il responsabile dell’attuale situazione di blocco: l’entrata in vigore del Decreto Sicurezza Bis sta avendo i suoi primi effetti, determinando gravissime violazioni dei diritti dei naufraghi ai quali dovrebbe essere riconosciuto nel più breve tempo possibile un luogo sicuro dove sbarcare.

La coraggiosa decisione della capitana della ONG tedesca, che così facendo rischia una multa fino a 50mila euro e il sequestro della nave, sta però innescando una serie di reazioni. Nonostante la maggioranza del Pd insista nel ratificare i vecchi accordi siglati da Minniti con la Libia in merito al voto sulle missioni all’estero, alcuni parlamentari stanno accorrendo a Lampedusa per sostenere lo sbarco della nave, mentre dalle città (come Napoli e Livorno) cominciano ad arrivare indicazioni di mobilitazioni immediate.

Mediterranea lancia per questa sera stessa azioni diffuse nei sagrati delle chiese: «proponiamo a tutti e tutte, agli equipaggi di terra e di mare, di andare stasera su un sagrato di una chiesa della propria città, di portare le coperte termiche e di dire che siamo al fianco di SW, del suo carico di umanità e speranza così violentato in questi 14 giorni. Che abbracciamo la comandante Carola che ha deciso, nonostante leggi e divieti ingiusti, di rispettare i diritti umani».

La l’azione di disobbedienza della Sea Watch avrà in ogni caso la forza di rendere evidente le criminali responsabilità del ministro Salvini e la vigliacca complicità dei loro partner di governo, quanto l’ignobile immobilismo delle opposizioni e la vergognosa indifferenza dell’Europa.

Fonte:

https://www.dinamopress.it/news/la-sea-watch-entra-lampedusa-mobilitazione-sostegno-tutta-italia/

Leggi anche  https://www.dinamopress.it/news/mobilitazione-permanente-roma-aperta-porti-aperti/

La bambina siriana uccisa e l’umanità sempre più rara

ratiocropNon sono le guerre, le dittature, la povertà che uccidono, gli assassini sono sempre gli uomini e spesso decidono di farlo con diabolica premeditazione. Avrebbe dovuto compiere 11 anni la bambina siriana che, insieme alla sua famiglia qualche giorno fa, era partita dall’Egitto per arrivare in Italia. Il viaggio era costato 3000 euro a persona, pensavano di partire su una nave da crociera e invece si sono ritrovati su una barca come sempre inadatta a percorrere lunghi tratti di mare e ad ospitare così tante persone. Le persone che si ritrovano a partire in queste condizioni non possono più tornare indietro, hanno pagato, sono diventate automaticamente merce degli scafisti, sono in loro potere, se si ribellano rischiano di essere ammazzate. La bambina aveva con sé uno zainetto con i suoi farmaci perché era diabetica, gli scafisti, nonostante le proteste dei familiari della piccola, le avevano gettato lo zainetto in mare. Qualche ora dopo la partenza la bambina era entrata in coma ed è morta fra le braccia della madre. Non so che nome avesse quella bambina, forse non lo saprò mai, il suo corpo è stato abbandonato in mare dopo la benedizione dell’Imam richiesta dalla sua famiglia. E’ stata uccisa dagli scafisti che non hanno mostrato nessuna pietà verso di lei, verso la sua famiglia e verso tutta la disperata umanità che cerca salvezza, è stata uccisa come migliaia di altri uomini, donne e bambini che sperano che un viaggio dall’altra parte del mediterraneo possa dare loro un futuro migliore. Il dolore della perdita di un bambino sembra non scalfire i cuori induriti, se non congelati, dalla macchina dell’odio che la propaganda fascio-leghista da tempo ha messo in moto nel nostro paese. Si leggono commenti terrificanti su questa vicenda, gli stessi che leggiamo ogni qualvolta si parla di migranti. Questa bambina viene ripetutamente uccisa dagli italiani che pensano che sia un bene che una persona in meno metta piede nel nostro paese. Questa bambina viene ripetutamente uccisa da chi non crede che la sua, e le altre storie della disperazione di chi fugge, siano vere. Questa bambina viene ripetutamente uccisa da chi dice che se potevano pagare 3000 euro per un viaggio allora potevano starsene a casa loro, fra le bombe, la mancanza di beni di prima necessità, perché i soldi li avevano. Questa bambina viene ripetutamente uccisa a Roma da chi manifesta contro i migranti a fianco di CasaPound. Questa bambina viene ripetutamente uccisa dai fascisti, e da chi li applaude, che ieri a Treviso hanno impedito al personale di una cooperativa di fornire del cibo ai migranti. Stiamo diventando un paese senza cuore, le difficoltà in cui versano alcuni nostri concittadini vengono sfruttate dalla propaganda dell’odio che cela il malcostume nostrano. Il cancelliere tedesco Angela Merkel qualche giorno fa aveva detto ad una bambina palestinese che non possiamo accogliere tutti, ma cosa ha fatto l’Europa per rimuovere le cause che portano milioni di persone in fuga dai loro paesi? Come fa fronte il nostro continente a questa ondata di disperazione? Ci si barcamena sulle cifre di migranti da accogliere nei vari paesi mentre alcune nazioni come l’Ungheria erigono muri per contrastare l’arrivo degl’immigrati. Restare umani è un impegno sempre più difficile quando ogni giorno nelle nostre televisioni personaggi come Matteo Salvini alimentano l’odio per lo straniero, quando ogni giorno vengono condivise notizie false sui migranti dai siti spazzatura. Fra qualche giorno, forse solo fra qualche ora, nessuno ricorderà più la notizia della bambina siriana uccisa dagli scafisti, arriveranno nuovi migranti con le loro tragedie, altri non riusciranno ad arrivare, la pietà sarà un sentimento sempre più raro.19 luglio 2015

Fonte:
http://www.articolo21.org/2015/07/la-bambina-siriana-uccisa-e-lumanita-sempre-piu-rata/

FOCUS UCRAINA / Il cuore dei neofascisti batte per la Russia

Roma, #MaiConSalvini: la giornata di oggi è una grande vittoria

Trentamila in piazza dietro lo striscione #MaiConSalvini contro il flop della Lega e dei naofascisti: Roma si dimostra ancora una volta città aperta, antifascista e antirazzista.
Segui la diretta twitter della giornata

Nella giornata di oggi oltre trentamila persone sono scese in piazza dietro lo striscione #maiconsalvini, in risposta all’appello lanciato dalla nostra campagna. Un percorso, quello che abbiamo costruito, che ha saputo valorizzare forme molteplici di partecipazione: dalla campagna sui social network alla conferenza stampa di mercoledì scorso, alla contestazione del segretario della Lega in Campidoglio, passando per i sanzionamenti alle sedi leghiste fino alla giornata di ieri.

Una campagna che ha dimostrato che la città di Roma rifiuta le retoriche razziste e xenofobe di chi, negli ultimi anni, ha fatto leva sulle paure di una popolazione vessata dalle politiche di austerity, di cui anche il governo Renzi è fedele interprete. Effettivamente Roma è scesa in piazza, ma non in piazza del Popolo, attraversando invece le vie del centro e scegliendo chiaramente da che parte stare.

Mentre si consumava il flop della manifestazione nazionale “Noi Con Salvini” – con oltre duecento pullman dichiarati, giunti prevalentemente dal nord e con delegazioni della destra neofascista europea – Roma si è dimostrata un’altra volta Città Aperta, antirazzista e solidale. Alle celtiche di Salvini abbiamo opposto la forza dei numeri, frutto di una campagna virale e determinata, costruita nei quartieri e nelle periferie per oltre un mese.

Sappiamo bene che l’ascesa di Salvini a leader della destra italiana non si fermerà alla giornata di oggi, ma oggi ha incontrato il suo primo grande ostacolo. Grazie al patrimonio accumulato in questa campagna possiamo dire sin da subito che la provocazione del leader del Carroccio, di invitare Marine Le Pen nella prossima primavera, troverà decine di migliaia di persone pronte a respingerla.

Ringraziamo tutti quelli che hanno contribuito a questa campagna e tutti quelli che oggi sono scesi nella piazza giusta.

#MaiConSalvini

 

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/maiconsalvini-la-giornata-di-oggi-e-una-grande-vittoria

Valerio vive, un’idea non muore! 3000 in corteo a Roma

 

di redazione

Tremila persone hanno attraversato le strade del III municipio a Roma a 35 anni dalla morte di Valerio Verbano, una manifestazione riempita dalle lotte della città, una tappa importante verso la mobilitazione del prossimo 28 febbraio #MaiConSalvini.

Un grande corteo ha attraversato oggi le vie dei quartieri di Tufello e Monte Sacro dimostando come ‘Valerio vive, la rivolta continua’, non sia solo uno slogan ma una realtà vissuta da migliaia di persone. La rivolta continua tutti i giorni, contro chi vuole impoverirci e renderci sempre più vulnerabili e ricattabili, contro chi specula sui nostri territori, contro chi semina e soffia sul fuoco della guerra tra poveri nelle periferie, tra poveri e migranti; contro chi ci bombarda attraverso i mass media di messaggi razzisti e xenofobi, contro chi ci vuole far credere che nella diversità si deve necessariamente celare la pericolosità.

Sono passati 35 anni, e oggi come ieri, rispondiamo a tutto questo portando avanti e creando dal basso una risposta forte contro tutto questo. Costruiamo e spargiamo nella città laboratori di welfare, laboratori di formazione, risposte concrete alla crisi e alla precarietà. Protagonisti della manifestazione prima di tutte le strutture sociali e i laboratori di cittadinanza e diritti del territorio come la scuola popolare dedicata a Carla Verbano, la scuola d’italiano per migranti, il Lab! Puzzle e il Csa Astra, la Palestra popolare Valerio Verbano, il Comitato case popolari del III municipio, il Casale Alba 2 e i collettivi studenteschi, comitati e spazi sociali di tutta la città.

Il corteo di oggi si è inserito nella campagna di mobilitazione contro la presenza il 28 febbraio a Roma della Lega di Matteo Salvini i nuovi fascisti vestiti di verde, che verranno a Roma con treni e pullman speciali, per fare campagna elettorale sulla pelle dei soggetti più vulnerabili e ricattabili di questa società. Quei soggetti quotiniamente strumentlizzati, un giorno pericolosi invasori, un giorno terroristi fino a diventare coloro che rubano il lavoro agli italiani. Ma non viene mai detto che sono prorpio loro che pagano il prezzo più alto, perchè costretti ad accettari lavori a salari bassissimo, e per questo concorenziali, per poter stare in Italia.Condivideremo una piazza plurale e radicale per dire che la Roma meticcia rifiuta la propagana della Lega e dei suoi amici di Casa Pound, che accorreranno da tutta Italia per battere le mani sotto il palco del Carroccio mendicando poltrone e coperture.

 

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/valerio-vive-unidea-non-muore-3000-in-corteo-a-roma

 

 

Leggi anche qui:

http://popoffquotidiano.it/2015/02/20/valerio-vive-sabato-corteo-a-roma/

 

E qui:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/544-22-febbraio-1980-i-nar-uccidono-valerio-verbano

Messina, che c’entra Peppino Impastato con i rosso-bruni?

 

Una inquietante sigla nazionalista, filo Assad e filo Putin, starebbe strumentalizzando il nome del militante di Dp ucciso da Cosa Nostra

di Ercole Olmi

IMG-20141121-WA0009-716x393

“L’Associazione di Promozione Sociale Peppino Impastato Messina e la nascente cellula messinese di Socialismo Patriottico hanno incontrato e portato solidarietà ai lavoratori del Birrificio Messina, ri-organizzatisi in cooperativa dopo le vicende legate ai licenziamenti ed alla dismissione della fabbrica degli ultimi anni”. E’ successo il 21 novembre scorso e ne dà notizia il sito di Socialismo patriottico con la foto ricordo dell’accaduto. Nel sito dell’organo ufficiale di Sp, Stato e Potenza, ci sono un paio di articoli del presidente di un’associazione Peppino Impastato, Sonny Foschino.

Socialismo patriottico? Qualcuno a Messina sta usando il nome di Peppino Impastato per un’operazione rosso-bruna? Cosa c’era di patriottico nella vita di Peppino Impastato, militante di Democrazia proletaria, organizzazione antistalinista, libertaria, pacifista e internazionalista?

Lo chiedo proprio a Sonny Foschino su fb che prima mi strapazza un po’, nega, poi dice che ci sarebbe un equivoco, poi minaccia di chiamare Ingroia, dice che mi rovinerà, dice di non avere paura di me e di aver già querelato Crocetta un paio di volte. Poi decide di rilasciare la seguente importante dichiarazione: “Il gruppo APS Peppino Impastato messina è un collettivo che lavora autonomamente e che non ha nulla a che spartire con l’associazione che presiedo”.

Sì, ma ci sono quegli articoli su Stato e Potenza? “Si, li pubblica e non vedo nulla di male in questo. Non sono tesserato a stato e potenza ma ciò non mi preclude il diritto di divulgare i miei articoli. Mi attacchi sui contenuto eventualmente, non sulla testata”.

Retitfico anch’io: qualcuno, non Foschino, sta strumentalizzando il nome di Peppino Impastato? Ma che cosa è “Socialismo patriottico”? A scorrere il sito sembra una sigla filo russa (con buona pace del patriottismo) con un programma militaresco, xenofobo, omofobo, familista, nuclearista, con l’ossessione della famiglia naturale, della solidarietà a tipetti tutto pepe come Bashar Al-Assad e il “compagno Kim Jon-Un” e soprattutto per la ratifica dei trattati commerciali con Putin.

Fate un lungo respiro, servitevi un cordiale, perché stiamo per sciorinare alcuni punti del programma di Socialismo patriottico: “Collaborazione con i BRICS e richiesta di ingresso nella SCO. Completamento del progetto italo-russo “South Stream” e avviamento di piani coordinati Eni-Gazprom per l’esplorazione e l’analisi geologica del sottosuolo nazionale, delle conformazioni montuose, dei bacini e degli arcipelaghi del territorio nazionale. Costruzione o completamento dei grandi collegamenti viari: Ponte sullo Stretto di Messina, Autostrada Due Mari, ristrutturazione dell’Autostrada del Sole, potenziamento della viabilità nelle due Isole maggiori. Completamento e sviluppo della rete TAV e della altre reti ferroviarie nazionali. Ritorno pianificato e compatibile all’energia nucleare per abbattere l’emissione di CO2. Istituzionalizzazione dei sindacati. Revisione delle politiche di accoglienza in base alle esigenze strutturali del paese. Aiutare economicamente le famiglie naturali che desiderano figli. Lotta serrata al commercio e al consumo di narcotici e all’abuso di alcoolici. Riconoscimento dell’unione tra uomo e donna come unico nucleo familiare istituzionale. Scioglimento delle società segrete e delle sette religiose in contrasto con gli interessi nazionali. Sgombero immediato delle occupazioni abusive a scopo associativo e politico. Aumento dei finanziamenti per la Difesa. Incremento dell’impiego di Polizia e Carabinieri nelle strade, trasferendo alcuni loro compiti burocratici agli uffici civili. Espulsione dei clandestini entro 24 ore verso il Paese di provenienza salvo comprovato impedimento. Intensificazione della collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all’immigrazione clandestina con i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo. Espulsione e sconto della pena nei Paesi d’origine dei cittadini extracomunitari, dopo la condanna per reati superiori ad 1 anno. Carcere riabilitativo attraverso forme di lavoro socialmente utile alla comunità per pene inferiori ad anni 2. Ergastolo ostativo per i reati di estrema gravità (alto tradimento, attività mafiosa, terrorismo, genocidio e pedofilia)”.

Di Stato e Potenza s’è parlato a lungo, nel recentissimo passato, per certe sue collusioni con pezzi del Pdci, con gli ambienti siriani, con organizzazioni dichiaratamente di estrema destra come Zenit (sospettata di antisemitismo) e Casapound (ora in tandem con il leghista Borghezio) con le quali ha dato vita a manifestazioni “antimperialiste” a sostegno di Gheddafi o Assad.

Cosa c’entra tutto questo con Peppino Impastato che si batteva contro lo sfruttamento di classe che è lo stesso nei paesi Brics e in Occidente?

Sul profilo fb del capo di Sp, il reggiano Bonilauri, spicca una citazione di Costanzo Preve, ex filosofo di sinistra poi divenuto maestro rossobruno di personaggi ambigui come il “marxista” Diego Fusaro che ogni tanto abbindola anche circoli di sprovveduti a sinistra: «I centri sociali sono la guardia gratuita del ceto intellettuale di sinistra. La loro cultura è inesistente, trattandosi di ghetti consentiti e foraggiati dalla Sinistra Politicamente Corretta (SPC), che li può sempre usare come potenziale guardia plebea.
Privi di qualsiasi ragion d’essere storica, costoro, composti di semianalfabeti, intontiti dalla musica che ascoltano abitualmente ad altissimo volume e dallo spinellamento di gruppo, hanno una cultura della mobilitazione, dello scontro e della paranoia del fascismo esterno sempre attuale, ed è del tutto inutile porsi in un razionale atteggiamento dialogico, che pure potrebbe teoricamente chiarire moltissimi equivoci. Ma il paranoico non è un interlocutore.
Anche l’interesse per i migranti è un pretesto, perché essi li vivono come un raddoppiamento mimetico della loro marginalità». Stefano Bonilauri, è indicato sul web come veterano delle delegazioni italiane a Damasco per omaggiare il dittatore Assad. Il gruppo è in ottimi rapporti, oltre che con il Partito Nazional Socialista Siriano, con i governi di Iran e Corea del Nord, nonché con il Partito Comunista della Federazione Russa ed altre formazioni staliniste.

OLYMPUS DIGITAL CAMERA

Siamo sicuri che Peppino Impastato sarebbe stato un alfiere di questo tipo di socialismo nazionale?

Sonny Foschino, leader messinese dell’associazione, poliedrica figura di musicista, letterato e politico, collaboratore di Stato e Potenza, dice anche di essere un leader politico: “Peppino Impastato avrebbe sorriso vedendo i sorrisi, gli abbracci, la gioia che ha trasudato il corteo del 9 maggio 2014. Più di mille e duecento, secondo le stime, i giovani che hanno invaso Piazza Antonello. In testa una presenza importante: quella dell’istituto nautico Caio Duilio. Poi AUT, la corrente di pensiero che si ispira a Peppino Impastato, donnAUT e i ragazzi del progetto AULA AUT ormai presente in numerosi istituti di Messina e Provincia e da poco presente anche su Palermo. Gruppi di attivisti del movimento AUT stanno iniziando a formarsi anche su Catania, Roma, Reggio Calabria, Bologna e Forlì”.

Aut, la corrente di pensiero? A cosa pensa Aut? “Il Movimento Studentesco Aut – Unione degli Studenti Messina è un coordinamento di studenti messinesi in collaborazione con il sindacato studentesco Unione degli Studenti. E’ totalmente apartitico ed è politico solo nell’accezzione [la doppia z dev’essere uno sfizio patriottico, ndr] più antica e vera del termine: Diamo un servizio alla comunità tutta, mettendoci al servizio degli studenti. Ogni studente, di qualsivoglia posizione politica è bene accetto.La collaborazione con l’Uds nazionale consegna al movimento il carattere di sindacato studentesco, in grado di portare avanti battaglie legali contro ingiustizie quotidiane all’interno delle scuole…”.

Nè di destra, né di sinistra, dunque. Proprio come ogni esperienza rosso-bruna prescrive. Anche Sp ha una vera fissa su questo: “L’apertura della sezione si pone l’obiettivo di fornire un punto di riferimento per tutti i soggetti che rifiutano la dicotomia liberale destra-sinistra – recita un comunicato della sezione di Terni – garantendo una credibile alternativa al sistema anti-popolare e anti-nazionale, che condanna l’Italia ad essere un’appendice dell’offensiva ultra-liberista che Stati Uniti e Unione Europea stanno sferrando contro le potenze emergenti e il mondo in via di sviluppo… Famiglia, lavoro e militanza, sono le fondamenta su cui si regge la vita pubblica/privata del nostro militante”, recita la dichiarazione di apertura di una sezione ternana scimmiottando altre trinità del genere (da diopatriafamiglia a credereobbedirecombattere, c’è solo l’imbarazzo della scelta).

La sezione è stata intitolata all’Operaio Ternano Luigi Trastulli, ucciso dalla polizia nel 1949 mentre contestava la Nato e la guerra e ora ucciso di nuovo da questa operazione inquietante, ambigua da gente che rivendica niente meno che la vittoria della Grande Guerra e la trimurti “Patria, Popolo, Lavoro”.

 

Che cosa succede a Terni, Messina e altrove? Si tratta di un gruppo di “socialconfusi” che vivono nell’eterno presente globale, incapaci di decodificare quello che gli accade intorno? E’ la punta dell’iceberg di un’operazione di ricerca della legittimazione come molte esperienze nazimao o rossobrune hanno tentato negli anni (da Rinascita, organo della Sinistra nazionale, alla rivista Indipendenza)? E’ qualcuno che vivacchia con qualche finanziamento di ambasciate e partiti fratelli? E’ ancora peggio?

Il complottismo lo lasciamo ai professionisti di questa corrente di pensiero. Per ora poniamo solo domande a chiunque abbia a che fare con questi personaggi, ad esempio l’Uds che potrebbe capire se il proprio nodo messinese sia coerente con lo spirito che anima il sindacato studentesco, così come ha dovuto fare il Pdci nazionale a Terni in occasione di una manifestazione di fascisti filo Assad a cui presero parte anche militanti cossuttiani al seguito di Sp. Questi ultimi ci rimasero male a sentirsi maltrattati e se la cavarono con queste parole: “E’ opportuno ribadire, inoltre, che, almeno nella fase dei primi diciotto mesi di guerra in Siria, aver preso parte ad eventi pubblici ai quali contemporaneamente hanno preso parte (per proprio conto ed indipendentemente dal contesto) anche persone o sigle riconducibili al mondo della destra radicale, si è reso POLITICAMENTE NECESSARIO per evitare che la questione siriana (da noi trattata e sostenuta sin dall’estate del 2011) fosse lasciata nelle mani di una sola parte politica, con tutte le scontate conseguenze sia in termini di immagine internazionale per il governo siriano che in termini di credibilità per l’ambiente social-comunista, resosi in gran parte responsabile di gravissime omissioni e latitanze sul tema della politica internazionale, quando non di vere e proprie “complicità” politiche e/o morali con gli aggressori imperialisti (vedasi l’assalto all’Ambasciata Libica a Roma del 23/2/2011)”.

Davvero Peppino Impastato si sarebbe mobilitato per il Ponte di Messina, uno degli affari cruciali per Cosa Nostra, e per dittatori osceni come Assad, Gheddafi, Putin. Osceni come Obama e Renzi.

Rosso bruni: c’è un luogo del mondo, in questa epoca, dove se ne possono incontrare: è il Donbass, crocevia (oltre che di sincere aspirazioni internazionaliste) di tardive nostalgie campiste e di gesta pugnaci di soggetti di Forza Nuova, dei loro camerati francesi di Troiseme Voie, del Movimento sociale europeo e, come rivelava domenica il Fatto quotidiano, perfino di ammiratori di Salvini che hanno deciso di fare la guerra guerreggiata. E’ nella lettura delle vicende ucraine che tra i rosso-bruni si fa avanti la tesi dell’inattualità della dicotomia fascismo/antifascismo. Con buona pace dei carovanieri in buona fede che da molto tempo sono costretti a prendere nota della presenza nel Donbass di personaggi francesi, spagnoli, padani e italiani legati a doppio filo ai gruppi neofascisti.

statopotenza

Prima di chiudere l’articolo l’ennesima precisazione di Foschini: “Io non minaccio nessuno! Sono abituato alle cose concrete. Come insegnava Peppino! Scriva scriva, è chiaro che alle sue dichiarazioni seguiranno le mie… È questa non è una minaccia, ma una constatazione. La saluto! HASTA la victoria! Siempre!”. Oddio! E adesso che c’entra il Che?

 

 

 

Fonte:

http://popoffquotidiano.it/2014/12/01/messina-che-centra-peppino-impastato-con-i-rosso-bruni/