Femminicidio: il problema deve essere affrontato nell’ambito politico- sociale

motta visconti

Il caso di Motta Visconti ha avuto un solo lato positivo: quello di risvegliare l’attenzione sul fenomeno femminicidio. Cosa che ormai non avveniva più. I casi “ordinari”erano ormai divenuti “normali”. Un  trafiletto in cronaca nera e voilà: il caso è chiuso, è cronaca nera.

Dimenticandoci che il femminicidio non è solo questo. E‘ una emergenza nazionale che deve toccare l’ambito politico e sociale. Noi di unavoceperledonne ne siamo convinte. Non basta l’attenzione mediatica. Non bastano nemmeno le manifestazioni di piazza. Perchè  finirebbe tutto li. Il  cancan di questi giorni, tra cui anche la richiesta di mettere il lutto al braccio formulata ai giocatori della nazionale di calcio, è necessario ma non sufficiente. Non servono invece a nulla le continue dissertazioni dei colleghi sulla personalità del colpevole. Non aggiungono nulla alla crudeltà del reato se  non inutili dibattiti sulla “presunta pazzia” di chi agisce. Soprattutto nel caso di Motta Visconti dove dal primo istante si è parlato di “lucida crudeltà”.

L’odio di genere non è certo frutto di pazzia. Ma nasce dalla volontà di “eliminare l’ostacolo”. Che nel caso di Motta Visconti era la moglie e i due figli. Ora però basta cronaca. Cominciamo a chiederci come mai le cose non cambiano. Quali piani di azione erano stati sollecitati e perchè non vengono applicati.

La convenzione di Istanbul del 7 aprile 2011  parla chiaro: bisogna erogare finanziamenti per l’esistenza dei centri antiviolenza che possano prevenire l’azione omicidiaria  del marito o del compagno violento. Il 10 agosto 2013 ci aveva pensato il Governo Letta ad approvare un decreto che prevede i seguenti stanziamenti di fondi: dieci milioni per il 2013. Ma non basta: governo e Parlamento sembravano voler fare realmente sul serio, e allora è stata inserita un’ulteriore norma nella legge di stabilità 2014, attraverso cui si è incrementato il fondo di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016. Un finanziamento significativo  per far partire il “Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”.

Come riporta una inchiesta dell’Espresso  di Carmine Gazzanni quest’anno oltre ai 10 milioni  in attivo si potrebbero spendere anche 8 milioni dell’anno precedente. Le spese potrebbero essere queste: 10 milioni di euro per il già menzionato “Piano d’azione”; 7 milioni per l’assistenza e sostegno territoriale a donne vittime di violenza e ai loro figli; 300.000 euro per la stipula di convenzioni o accordi finalizzati all’aggiornamento di statistiche sulla criminalità contro le donne e all’istituzione di una banca dati sui possibili servizi offerti; e infine 700.000 euro per la prosecuzione delle attività per il contrasto alla violenza di genere e allo stalking.

Il problema è che nessuno sblocca questi fondi. Nè il premier Renzi e neppure il ministero per le pari opportunità, delega volutamente non assegnata dal premierperchè nel governo esiste già la parità di genere”. Leggi fatte ma non attuate. Il problema atavico dell’Italia. Il vero assassino di tutte le vittime di femminicidio che non vengono aiutate.

E le opposizioni parlamentari ed extraparlamentari lo ricordano al premier Renzi.  La prima a farlo è Celeste Costantino di  Sel. La quale chiede celerità di azione al presidente del Consiglio, ricordandogli l’assenza del ministero su citato. “Il “Piano di azione contro la violenza sessuale e di genere– ci ricorda la deputata – è fermo a causa di un cavillo burocratico. Il premier Renzi assegni subito la delega alle#pariopportunità e sblocchi i finanziamenti per i centri antiviolenza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda va la riflessione di Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista:  3 donne uccise non fanno una notizia. Sui siti di oggi vi è la notizia di 3 donne uccise dai loro compagni o mariti (in un caso uccisi anche i figli) ma questi omicidi rimangono fatti di cronaca, non diventano notizie su cui aprire una riflessione. L’Italia di Renzi, quella del pensare positivo, è in realtà l’Italia che nasconde i problemi e si dimostra incapace di confrontarsi con essi. I femminicidi sono un vero e proprio massacro che prosegue, oramai, nell’indifferenza della banalità del male. Una società che non sa interrogarsi sui suoi problemi non è più degna di essere definita tale.

Per tutti questi motivi non riteniamo giusto infarcire la nostra cronaca di dettagli sullo stupratore o sull’assassino.

 

Fonte:

http://www.unavoceperledonne.it/2014/06/18/femminicidio-il-problema-deve-essere-affrontato-nellambito-politico-sociale/

 

Grave provocazione poliziesca a Piazza Montecitorio

 

 

Al termine di una conferenza stampa dei movimenti contro il piano casa di Renzi e Lupi, la Digos si è fatta largo tra giornalisti e attivisti per prelevare Paolo Di Vetta, portavoce dei Blocchi Precari Metropolitani, e tradurlo ai domiciliari.

 

Rinnovati gli arresti domicialiari anche a Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa. Luca e Paolo erano sottoposti all’obbligo di firma giornaliero per gli incidenti del 31 ottobre scorso in via del Tritone, e data la loro partecipazione alla manifestazione del 12 aprile e allo sgombero della Montagnola, il Gip ha disposto gli arresti domiciliari vista la “pericolosità dei soggetti”.

 

Le foto dell’arresto di EidonPress

 

ore 18,30 assemblea a Piazza Montecitorio:

 

La cronaca della giornata da il Manifesto del 21/05/2014 di Valerio Renzi:

 

Il clima di assedio contro i movimenti si inasprisce. Alla fine di una conferenza stampa sull’approvazione del piano casa di Renzi e Lupi in Piazza Montecitorio, la digos si fa largo tra giornalisti e attivisti e notifica a Paolo Di Vetta (portavoce dei Blocchi Precari Metropolitani) il ritorno agli arresti domiciliari traducendolo immediatamente nella propria abitazione. Una modalità che assomiglia ad una provocazione e una vendetta vera e propria, così gli animi si scaldano partono insulti e spintoni. Di Vetta era stato agli arresti domiciliari, poi tramutati in obbligo di firma giornaliero, per gli incidenti scoppiati il 31 ottobre scorso in via del Tritone. Ora il magistrato chiede un inasprimento delle misure cautelari: Di Vetta ha continuato infatti la sua normale attività politica, fatta di occupazioni e momenti di piazza (anche duri come il 12 aprile). Dopo un paio d’ore la notizie che anche per Luca Fagiano, del Coordinamento cittadino di lotta per la casa, è stato disposto il ritorno agli arresti domiciliari.

 

Durante la conferenza stampa i movimenti avevano rilanciato la mobilitazione contro il governo Renzi e i provvedimenti passati a colpi di fiducia, dl Poletti e piano casa. Proprio Di Vetta aveva dichiarato: “verificheremo se si può continuare a occupare, se ci staccano la luce, se staccano l’acqua e il gas e se si possono fare cortei. Saranno giornate di ‘verifica’ che costruiranno il percorso verso Torino, dove l’11 luglio si terrà il vertice sulla disoccupazione giovanile. Il governo questa nostra azione di resistenza la vede come il fumo negli occhi”.

 

In aula solo pochi minuti il piano casa era passato in aula semi deserta, con i parlamentari impegnati in campagna elettorale, con 272 voti a favore e 92 contrari. A favore tutto l’arco delle larghe intese che sostengono Renzi, contrari 5 stelle e Sel, astenuti Fdi e Forza Italia. A difendere il provvedimento il ministro Lupi che ha parlato di “una legge che affronta organicamente il problema e non il solito decreto tampone che si limita al vecchio rito della proroga degli sfratti. Con un decreto che mobilita quasi due miliardi di euro, andiamo concretamente incontro a chi ha bisogno e vive il dramma dell’emergenza casa, con i fondi sull’affitto e sulla morosità incolpevole; diamo quasi 600 milioni di euro per l’edilizia popolare attraverso il recupero degli alloggi inagibile ex Iacp; rilanciamo l’housing sociale e riaffermiamo la certezza del diritto per chi si vede occupare abusivamente la casa ”. Per i democratici interviene Simona Bonafé, capolista alle europee del Pd nella circoscrizione del centro, che attacca le “occupazioni abusive” e parla di un successo del governo. Di tutt’altro avviso il M5S che interviene in aula con Federica Daga “ci accusate di esserci intolleranti e poco inclini al dialogo? Si, siamo intolleranti perché siamo gli indignati e gli offesi di questo paese”, dice la Daga che poi attacca “noi non avremmo mai tolto il diritto all’assistenza sanitaria, alla residenza, agli allacci all’acqua e luce, persone disperate che non hanno un reddito. Questo lo avete fatto voi”. Sel ha invece parlato di provvedimento “disumano” e si dissocia dal coro il Pd romano che con il capogruppo D’Ausilio ha parlato di “alcune misure contenute nel decreto Lupi, appena convertito, rischino di rendere più arduo questo percorso: in particolare l’articolo 5 potrebbe mettere a rischio la tenuta sociale di diversi luoghi della città in un momento di grave crisi economica”. Per i sindacati degli inquilini le risorse non solo sono insufficienti per il sostegno all’affitto e la risoluzione dell’emergenza abitativa, la legge non da neanche risposte a chi non ha disponibilità economiche per accedere ad un mutuo o per pagare l’affitto.

 

Ora che il piano casa è legge la battaglia sul famigerato articolo 5, quello che prevede il distacco delle utenze e il diniego delle residenze per chi vive in occupazione, si sposterà nelle aule dei tribunali. Molti potrebbero essere i rilievi di incostituzionalità come spiega l’avvocato Bartolo Mancuso, che si è occupato della vicenda per il Forum diritti lavoro, “il provvedimento negando la residenza, che è definita come il luogo abituale di dimora e che è strettamente legata ai diritti fondamentali della persona, subordina i diritti della persona alla difesa della proprietà privata. Non è in caso che i primi dodici articoli della Costituzione parlano dei diritti fondamentali e il diritto alla proprietà privata arriva solo all’articolo 42”. “La residenza e le leggi anagrafiche – spiega ancora Mancuso – sono un passaggio fondamentale nella costruzione del diritto moderno e della democrazia”

 

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/grave-provocazione-poliziesca-a-piazza-montecitorio

 

 

ROMA # 17M PER I BENI COMUNI CONTRO LA DEMOCRAZIA E CONTRO LE GRANDI OPERE

 

17 / 5 / 2014

Decine di migliaia di persone hanno invaso, sabato 17 maggio, per la manifestazione nazionale promossa dal Forum dei movimenti  per l’acqua: c’era chi lotta contro le grandi opere, con in testa i NoTav e i NoGrandiNavi di Venezia, i movimenti per il diritto all’abitare, da una settimana in mobilitazione permanente contro l’approvazione del “piano casa” del ministro Lupi, chi si oppone alle devastazioni ambientali con in prima fila gli Stop Biocidio di Campania, Abruzzo e Lazio e poi ancora centri sociali, spazi e teatri occupati, sindacati di base.

Tante voci differenti, ma alla ricerca di un’orizzonte comune di lotta, che lungo tutto il percorso del corteo e dagli interventi dal palco in piazza Navona, hanno rinnovato la volontà dei movimenti di non subire come ineluttabili le politiche decise dalla Troika a livello europeo e attuate dal governo Renzi nel nostro Paese. Tutti insieme in una mobilitazione che si è inserita nella cornice della Giornate europee di azione e che ha voluto esprimere direttamente anche la propria complicità con gli zapatisti del Chiapas, comunità che nei loro territori non si fermano nella volontà di trasformare l’esistente.

Nei fatti la manifestazione del 17 maggio ha espresso un significato che è andato al di là della battaglia per la difesa dello storico risultato referendario del giugno 2011, per l’acqua come risorsa di tutti non mercificabile, ed ha investito l’insieme dei tentativi di privatizzazione dei beni comuni e di distruzione dei servizi pubblici e del welfare. Nel mirino le fallimentari politiche di austerity che, in tutta Europa, toccano le condizioni di vita di milioni di persone impoverite dalla crisi. Per questo grande spazio hanno trovato le rivendicazioni di diritti sociali, reddito, casa e servizi per tutti. Per questo le lotte contro la devastazione ambientale, per il diritto alla salute, contro quelle grandi opere, che sono parte di uno stesso disegno di distruzione e rapina nei confronti delle comunità e dei territori, hanno trovato una significativa collocazione nel corteo.

Una bella giornata di mobilitazione, dunque, che costituisce una tappa significativa nella costruzione del percorso che porterà i movimenti sociali in lotta contro precarietà e austerity a Torino il prossimo 11 luglio, contro il vertice dei capi di governo di tutta l’Unione Europa sulla “disoccupazione giovanile”.

La cronaca e video racconto del corteo:

Il commento finale alla manifestazione

17.05.14 Roma – Commento finale al corteo

 

18:17 Roma dopo il forum dell’acqua parlano i movimenti contro le grandi opere. Interviene Tommaso Cacciari per l’Ass.NoGrandiNavi

18:06 Roma in piazza navona musica e teatro in attesa dell’arrivo di tutto il corteo

17:56 Roma i primi spezzoni entrano in piazza navona

17:47 Roma arrivato camion d’apertura a piazza navona. Interviene attivista di #StopBiocidio del Lazio

17:09 Roma – dal camion intervento dei movimenti romani del diritto all’abitare: “contro l’art.5 contenuto nel decreto Lupi, per la piena legittimità delle occupazioni”

16:49 Roma – interventi dal camion mentre si arriva al campidoglio: contro il decreto salva Roma, le privatizzazioni e l’amministrazione comunale.

16:38 Roma – la testa del corteo arriva in piazza Venezia. Tutti insieme oggi per rimettere al centro i diritti, per rivendicare reddito contro precarietà, per un’altra Europa senza confini e senza disuguaglianze.

16:23 Roma – numeroso lo spezzone dei movimenti per il diritto all’abitare, che si oppongono al piano casa di Renzi e al Jobs Act. Verso il corteo dell’11 luglio a Torino

16:20 Roma – il corteo prosegue per le strade di Roma. Si susseguono gli interventi dal camion contro le privatizzazioni e le speculazioni sui beni comuni.

16:09 Roma – interventi dal camion che ricordano l’assissinio brutale da parte dei paramilitari messicani di Galeano, compagno zapatista. “Con le comunità in lotta, sempre dalla parte giusta”

16:05 Roma – srotolato striscione in via Cavour in solidarietà con gli zapatisti e gli ultimi gravi avvenimenti in Chiapas.

15:45 Roma – dal camion intervento no tav e invito ad essere tutti a torino 11 luglio. Parlano gli esponenti di #StopBiocidio Abruzzo

e di Salvatore di #StopBiocidio Lazio

15:32 Roma – dal camion vengono ricordate tutte le opere inutili e le speculazioni come l’expo

15:17 Roma – Tanti spezzoni, tante realtà provenienti da tutta Italia, insieme in strada per i beni comuni, contro le privatizzazioni, per manifestare contro le politiche di austerità e precarietà dell’UE e del governo Renzi. Un commento di Marco Bersani

15:17 Roma – parte il corteo numeroso da piazza della Repubblica.

14:20 Roma – sotto al ministero delle infrastrutture presenti anche i comitati no autostrada Orte-Mestre: contro la speculazione delle grandi opere inutili

14:15 Roma – sotto al ministero delle infrastrutture sventolano tante bandiere “no grandi navi”. A gran voce il comitato “no grandi navi” ribadisce: “le navi fuori dalla laguna e no scavo nuovi canali”

14:14 Roma – i comitati veneti sotto al min.infrastrutture per una conf.stampa. “nessuna decisione senza i cittadini:fuori le grandi navi dalla laguna”

14:13 Roma – inizia la conferenza stampa No Grandi Navi davanti al Ministero delle Infrastrutture a Porta Pia.

13:43 Roma – i no grandi navi verso la manifestazione nelle giornate europee di mobilitazione

13:37 Roma – arrivata la delegazione dal veneto. Tutti insieme per dire no grandi navi no grandi opere

12:46 Barriera roma ripartono i pulman dal nord est dopo essere stati perquisiti

12:05 Roma – appena usciti dal casello autostradale, fermato il pullman da Bologna dei comitati. Perquisito il pullman e i bagagli. Ennesima provocazione in una giornata di manifestazione per i beni comuni, ennesimi divieti di un governo che prova a criminalizzare ogni forma di dissenso

12:05 Roma – fermati e perquisiti dalla polizia gli autobus dei comitati di Bologna diretti alla manifestazione.

 

Fonte:

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/roma-17m-per-i-beni-comuni-la-democrazia-e-contro-le-grandi-opere-la-cronaca-multimediale/17171

#Maydays #theNED – 1-4 maggio Milano – Noexpodays

 

md_2014

 

A un anno dall’apertura dei cancelli di Expo2015, il megaevento mostra sempre più il fiato corto. Nonostante gli sforzi di Renzi, Maroni e Pisapia, la realtà delle cronache è ben lontana dalle dichiarazioni roboanti e ottimistiche, da un lato volte a creare aspettativa, dall’altro a giustificare deroghe, spese, emergenzialità.

 

Cambiano i tenori, non gli spartiti: “posti di lavoro come se piovesse, effetti esponenziali sui profitti e sul turismo,  White List e Expo mafia-free, protocolli di legalità”. Da opportunità  e rilancio per Milano, Expo è diventato l’ancora cui tutti s’aggrappano nella speranza di agganciare il rilancio del brand Italia in nome di un fantomatico “vento di cambiamento”. Alcuni parlano di sostenibilità, altri di buon cibo, altri  (i più realisti) di brand unico dell’agroalimentare, con la benedizione di Eataly e Coop. Milano voleva nutrire il pianeta e diventa invece il luogo di una sagra del made in Italy, a metà strada tra borsa del turismo globale e tavolata planetaria, perdendo ogni giorno pezzi per ritardi o cancellazioni causa spending review.

 

Ma trucchi e abbellimenti non possono nascondere il marcio, in un crescendo di fatti che hanno superato le peggiori previsioni di chi, come noi, dal 2007, ha cercato di svelare l’inganno e la minaccia che si celava dietro Expo2015. A prescindere dalle indagini della Magistratura, dagli arresti e dagli scoop dei media, erano chiari da principio intrecci e interessi che si spartiscono la torta Expo. Così come i free jobs e le miserie del lavoro nero e precario erano prevedibili, bastava guardare alla vicina Fiera di Milano o ai cantieri edili in generale. Un’Esposizione che prometteva lavoro e porterà invece nuova precarietà. Per abituarli fin da giovani Expo userà centinaia di studenti per lavori gratuiti grazie alle convenzioni firmate con scuole e università: stages, free jobs, il protocollo “Youth Training Program”. E c’è da scommetterci, il reclutamento degli studenti servirà anche per gonfiare il numero di visitatori durante i sei mesi dell’esposizione: a migliaia saranno forzatamente portati in visita a Expo.

 

La lotta No Canal contro la Via d’acqua, che ci ha visto protagonisti (e che segna dopo tanto tempo, e per ora, una vittoria di una lotta dal basso a Milano) ha svelato, invece, la bugia di un Expo sostenibile che si mangia parchi ed aree agricole con le sue propaggini infrastrutturali. Dalla periferia ovest di Milano è partito un monsone che porta a opporsi alla Rho-Monza o alla Zara-Expo (nuove strade, vecchi progetti) o al progetto Darsena. Una città sempre meno disposta a sopportare le dinamiche speculative che Expo ha generato anche sul piano dell’emergenza abitativa, rispetto a cui sgomberi di case e spazi sociale sono l’unica nefasta risposta offerta dalle Istituzioni. In questo quadro di fallimento si capisce perché le banche non si fidino, non garantiscano i finanziamenti senza impegni del Pubblico: o si guadagna coperti dalla produzione collettiva di ricchezza o non si rischia! 

 

Oggi, maggio 2014 noi vogliamo fare una dichiarazione alla metropoli. Vogliamo che nessuno e nessuna possa dire il 1 maggio 2015: io non sapevo, io non avevo capito. Vogliamo condividere e moltiplicare la consapevolezza che Expo non sarà un’opportunità, semmai un banale evento privato che alimenterà profitti privati utilizzando denaro e risorse pubbliche. Vogliamo che sia chiaro a tutti che Expo è e sarà questo con le sue tangenti, corruttele, mafie, inchieste, miserie e nocività perché non poteva essere altrimenti dentro un meccanismo di poteri speciali, deroghe, commissari, emergenze.

 

Debito, cemento, precarietà, poteri speciali, spartizione, mafie, nemico pubblico sono le sette chiavi di lettura con cui abbiamo criticato e smontato l’immaginario di Expo2015 e contrastato la sua realizzazione. Attorno a queste vogliamo costruire l’opposizione sociale a Expo e ai processi che questo sta innestando anche oltre la data del 31 ottobre 2015 (dalla svendita del patrimonio pubblico al job act ai poteri in deroga senza dimenticare i destini futuri del sito espositivo). Lo faremo portando questi contenuti dentro la Mayday2014 con il carro dell’Attitudine NoExpo e lo rilanceremo fino al 4 maggio duarnte i NED, NoExpoDays. Tre giorni di TAZ, laboratori, workshop e azioni per portare l’opposizione ad Expo al centro dell’agenda politica del prossimo decisivo anno, intrecciando i percorsi con le lotte territoriali e le resistenze metropolitane attive su precarietà, grandi opere, diritto alla città, formazione e saperi, sovranità alimentare e consumo di suolo. Tre giorni che guardano a Expo, ma anche a ciò che accade attorno, dalla Valle che resiste, ai movimenti per la casa, dalla difesa e riconquista dei beni comuni (e contro la stretta autoritaria che vorrebbe imporre una limitazione del dissenso) al prossimo forum europeo sull’occupazione giovanile.

 

Appuntamento 1 maggio h 15  piazza XXIV Maggio per la Mayday, a seguire the NED…

 

Info: [email protected]           TW: #maydays #theNED

Fonte:

http://www.inventati.org/noexpo/2014/04/25/maydays-thened-1-4-maggio-milano-noexpodays/

Lettera di Mauro Gentile: per la costruzione di un coordinamento degli imputati del 15 Ottobre

Riceviamo e pubblichiamo da Mauro Gentile questa lettera invito alla costruzione di un coordinamento degli imputati del 15 Ottobre, Proposta che facciamo nostra e rilanciamo:

A due anni dal mio arresto: riflessioni sul 12 aprile e una proposta agli imputati del processo per i fatti del 15 ottobre!

Ancona, 19.04.2014
Compagne/i,

la ricorrenza dei miei due anni di detenzione agli arresti domiciliari per i fatti del 15 ottobre coincide con la violenta repressione avvenuta nei giorni scorsi, durante la manifestazione del 12 aprile e poi con lo sgombero di 200 famiglie avvenuto a Roma nel quartiere Montagnola: la mia solidarietà e complicità con Ugo, Simon, Matteo e Lorenzo agli arresti per i fatti del 12 aprile.

 

La repressione di quest’ultima settimana avviene mentre la classe dominante prova a darsi nuovo lustro con il governo Renzi-Berlusconi e si acuisce lo scontro tra i fautori del partito americano (di cui Renzi e Berlusconi sono fieri esponenti) e il partito dell’UE ma nulla cambia per le masse popolari. Prosegue l’eliminazione sistematica delle conquiste così come prosegue la repressione: gli abusi di polizia a cui abbiamo assistito in questi giorni esplicitano una volta di più che il nemico non è disposto ad accogliere richieste e rivendicazioni e che è responsabilità di tutti noi non cadere nell’errore di intavolare trattative con quelle istituzioni che ci affamano ogni giorno. Il post-12 aprile ha innescato un dibattito sul bilancio di questa giornata di lotta: leggo le posizioni dei fautori delle rivendicazioni al governo Renzi e leggo le posizioni di altri che criticando i primi sostengono la via della rivendicazione all’UE. Questo dibattito è sano: l’apatia e la scarsità di dibattito all’interno del movimento è quanto di più negativo pertanto che il dibattito prosegua e si sviluppi. Esso è un segnale positivo così come lo è l’immediata solidarietà per i compagni arrestati e fermati. Però giungiamo a prendere atto che non è cambiando il referente delle nostre rivendicazioni che registreremo l’ulteriore sviluppo delle mobilitazioni nel nostro paese. Superiamo la concezione infantile dei nostri compiti che ci confina al ruolo di ribelli da strada o elemosinatori di trattative e referendum. Passiamo dalla protesta alla lotta per il potere! A questa condizione potranno ulteriormente svilupparsi le organizzazioni operaie e popolari scese in strada dall’ ottobre 2013. Iniziamo a volare alto: che si estenda il crescente movimento di lotta per la casa, che si prenda l’iniziativa e si elevi l’organizzazione della classe operaia dai call-center alle fabbriche, che si lavori verso la prospettiva di far ingoiare al nemico il nostro governo del paese e non ci si limiti alle petizioni, alle rivendicazioni, alla trattative!

 

La crescente repressione in corso nel paese ci sarà d’aiuto nel comprendere la situazione e i nostri compiti. Che serva allo scopo anche la battaglia in corso contro il processo per i fatti del 15 ottobre. Approfitto di questa lettera per esprimere considerazioni funzionali ad un bilancio e ad un rilancio dell’azione degli imputati e della generosa rete solidale radunatasi da due anni a questa parte.

 

A due anni di distanza nonostante l’impegno che molti hanno messo per creare una rete solidale per sostenere noi imputati, abbiamo raccolto veramente poco. L’errore che continuiamo a fare è quello di non riuscire a coordinare ed organizzare una lotta concreta ed efficace che consenta di contrastare l’avanzata degli apparati repressivi. Subire l’accanimento politico e giudiziario rimanendo fermi alle solite strategie di lotta e di solidarietà impone un cambiamento che porti più concretezza e unità tra le organizzazioni operaie e popolari.  Si può e si deve migliorare la concezione della lotta che stiamo portando avanti per non continuare a subire violente repressioni e per non ripetere gli errori del passato. Lancio questo appello affinché si possa costruire una rete solidale concreta per non far cadere nel dimenticatoio processi e processati, e fare un passo in avanti nella concezione che ci guida sul terreno della resistenza, lotta e solidarietà alla repressione.

 

Il processo per i fatti del 15 ottobre sta lentamente cadendo nel dimenticatoio, ci troviamo a ripetere cosi l’errore già commesso nel processo per i fatti di Genova 2001. Questo processo (quello del 15 Ottobre), così come quello per i fatti di Genova 2001 è un vero e proprio atto intimidatorio. Con esso la classe dominante lancia un chiaro monito a tutti quelli che oggigiorno non ci stanno ad abbassare la testa e lottano per la costruzione di un mondo migliore: si accaniscono con noi imputati per i fatti del 15 Ottobre a suon di reati assurdi (tipo “devastazione e saccheggio”) e pene esemplari, per intimorire quanti da un capo all’altro del paese animano le lotte e i movimenti contro l’attacco ai diritti e per costruire l’alternativa ai governi dei poteri forti.E’ principalmente per tale motivo che dobbiamo sviluppare un fronte ampio di lotta e solidarietà con tutti gli inquisiti per i fatti del 15 Ottobre con l’obiettivo di mettere i bastoni tra le ruote alle Autorità e rispedire al mittente questo attacco repressivo.

 

Come ribadito nelle giornate del 14 e 15 Marzo a Roma, nelle aule di Tribunale così come nelle piazze, bisogna passare dalla difesa all’attacco, prendere noi il pallino del gioco in mano, passare da accusati ad accusatori e portare “sul banco degli imputati” quelle stesse autorità che vorrebbero condannare lo sviluppo della lotta di classe nel nostro paese. Finora la solidarietà verso gli imputati nel processo 15 ottobre non è mancata e ha avuto modo di esprimersi in maniera generosa in diverse occasioni ma dobbiamo riconoscere che nel complesso non siamo riusciti a contrapporre alle arringhe di Minisci & co la nostra difesa politica collettiva, che difendesse la nostra identità di perseguitati politici e che al contempo utilizzasse il processo in un ottica di attacco e di rottura.

 

Di certo non è mai troppo tardi per cominciare soprattutto per gli imputati di questo processo (che sfornerà nuove condanne se non saremo in grado di mettere i bastoni tra le ruote e inceppare i meccanismi della repressione).

 

E’ proprio per fare ciò, che oggi sento il dovere di lanciare un appello affinché da subito, partendo da quelli che sono gli imputati più sensibili, si costruisca un “Coordinamento imputate/i 15 ottobre”. Questa proposta è per consentire a tutti noi imputati di essere uniti e parte attiva nell’organizzare la difesa legale, per rafforzare un nodo fondamentale della rete di solidarietà finora sviluppatasi (che ha avuto il suo punto più debole proprio nell’assenza di coordinamento tra gli imputati), per iniziare a praticare a partire da noi imputati la battaglia contro la persecuzione politica al livello che oggi occorre ovvero passare da accusati ad accusatori

 

E’ necessario fare un assemblea e discutere di questo progetto e la volontà di portarlo avanti per dare una svolta concreta a questo processo e alla solidarietà che ne è cresciuta attorno.

 

A quanti concordano con questa proposta chiedo di attivarsi facendola circolare e arrivare anzitutto presso gli altri imputati di questo processo.  Il primo passo è informare tutti gli imputati dei vari processi del 15 ottobre svolti finora e chiedere l’adesione a tale progetto affinché partecipino attivamente al processo e allo sviluppo della rete solidale. Gli imputati firmatari dovranno essere i primi ad impegnarsi e sostenere la crescita del coordinamento, così come i movimenti aderenti, soprattutto quelli non colpiti da arresti che hanno modo di muoversi e partecipare a manifestazioni ed assemblee, questi sono anche la voce di noi agli arresti. Impariamo dagli imputati ai processi contro il movimento NO TAV, disimpariamo da cattivi consiglieri che ci raccomandano di star buoni e tutto si risolverà!

 

Rompere il silenzio sul 15 ottobre è dar voce a chi sta pagando per aver difeso i diritti di tutti, è mobilitarsi concretamente, è intraprendere una nuova strada. Organizzare una mobilitazione su scala nazionale indetta dal coordinamento dovrà essere il passo successivo per richiamare in tutte le città eventi per sostenere le spese legali ed assemblee pubbliche che mettano al centro la solidarietà incondizionata a chi oggi è colpito dalla repressione.

 

Per rafforzare ancora di più la mobilitazione e per fare della lotta, della resistenza e della solidarietà alla repressione un terreno concreto di battaglia per la costruzione di una società migliore, propongo di sviluppare campagne in comune e in sinergia tra quelli che sono i processati per i fatti del 15 ottobre 2011 con quelli per i processi relativi ai fatti del 14 dicembre 2010 e del 14 settembre 2011 (in avvio in queste settimane). Unire in una campagna comune anche la mobilitazione di solidarietà per i processi relativi ai fatti del 31 ottobre e del 12 aprile.

Dalle piazze ai tribunali iniziamo a volare alto: passare dalla protesta alla lotta per il potere!

La solidarietà è un’arma: impariamo ad usarla!

Mettiamo fine alla persecuzione politica per i fatti del 15 ottobre!

Uniamo e coordiniamo le lotte contro la repressione!

 

Mauro Gentile, militante comunista agli arresti domiciliari per i fatti di Roma del 15 Ottobre 2011

 

Fonte:

http://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=1564

Sabato 12 manifestazione nazionale a Roma per dire no al Jobs act e al Piano casa. A Lucca e Milano altre due importanti mobilitazioni. In Calabria iniziative del Coordinamento Calabrese 194.

Sabato 12 manifestazione nazionale a Roma per dire no al Jobs act e al Piano casa di Renzi e Lupi. A Lucca e Milano altre due importanti mobilitazioni.
#12a Lucca: Renzi non ci scappi! Contestazione al Festival del Volontariato
#12a Milano: Molto più di 194

 

Se la riforma del mercato del lavoro immaginata dal nuovo esecutivo arriva li dove il peggior governo di centrodestra non aveva avuto il coraggio, ovvero la completa deregulation dei contratti precari e delle condizioni salariali tramite l’apprendistato senza formazione, il piano casa, oltre a dare mano libera alla rendita e alla speculazione, è con l’articolo 5 una vera e propria dichiarazione di guerra ai movimenti per il diritto all’abitare.

Non ci si può aspettare nulla dall’opposizione parlamentare, quanto dal sindacato confederale che non ha indetto neanche un’ora di sciopero contro il jobs act. E’ un dato di fatto che l’unica opposizione possibile al governo Renzi è quella che viene dai conflitti sociali, dai movimenti, dai precari, i disoccupati, gli studenti.

Mentre in molte città si prepara, con assemblee e azioni, l’arrivo di sabato a Roma, ieri i movimenti per il diritto all’abitare della Capitale, dopo le occupazioni e gli sgomberi di lunedì scorso, hanno allestito già un’acampada a Porta Pia proprio sotto il Ministero delle infrastrutture dove siede Maurizio Lupi. Proprio da Porta Pia partirà il corteo sabato 12, per poi assediare il Ministero del welfare.

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/12a-in-piazza-contro-il-piano-casa-e-il-jobs-act

 

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Coordinamento Calabrese 194: sabato 12 aprile “Consultorio in piazza” a Reggio e Cosenza

Qui il comunicato da Strill.it:

http://www.strill.it/index.php?option=com_content&view=article&id=193649%3Acoordinamento-calabrese-194-sabato-12-aprile-consultorio-in-piazza-a-reggio-e-cosenza&catid=40%3Areggio&Itemid=86