La CIA non ti spia: ti tortura
E’ ora disponibile al pubblico un esaustivo rapporto, risultato di cinque anni di indagine del Senato USA, sugli interrogatori segreti della CIA di “sospetti terroristi”: esso fa un quadro desolante di un programma lanciato all’indomani degli attacchi dell’11 Settembre 2001, descrivendo i livelli di brutalità, disonestà e violenza — del tutto arbitrari — della CIA nel torturare i prigionieri.
La relazione della commissione intelligence del Senato USA è disponibile qui:
Essa sostanzia le accuse di crudeltà ad un programma della CIA le cui tattiche gravi sono state abbondantemente documentate, rivelando ad esempio i dettagli della tecnica del waterboarding (quasi-annegamento) cui vengono sottoposti i detenuti, i metodi di “rectal rehydration” (introduzione anale di acqua) e altre procedure dolorose di tortura che non sono mai state approvate ufficialmente.
Un film-denuncia di Amnesty International che esponeva gli stessi fatti era d’altronde già disponibile dal 2008: ma senza conseguenze pratiche. Mi pare che il Senato USA caschi infatti un poco dalle nuvole: già nel 2008 George W. Bush aveva ammesso di essere a conoscenza dell’utilizzo di queste pratiche. «Lo abbiamo fatto per proteggere il popolo americano» ha spiegato l’allora presidente Usa. Secondo Bush, lui stesso, il vice-presidente Dick Cheney, l’allora consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleeza Rice, l’ex segretario di Stato Colin Powell, l’ex ministro della Difesa Donald Rumsfeld ne erano ben a conoscenza. Condoleeza Rice autorizzò la CIA a farlo, superando la blanda opposizione del solo Colin Powell.
Adesso, il Rapporto del Senato USA documenta le torture, ma insiste sul concetto che “Il Governo USA è stato ingannato dalla CIA”. Una buona manovra.
Infatti, il documento di 528 pagine, cataloga decine di casi in cui i funzionari della CIA avrebbero ingannato i loro superiori alla Casa Bianca, i membri del Congresso e talvolta anche i loro colleghi su come il programma di interrogatori è stato eseguito. In un caso, una nota interna della CIA trasmette istruzioni della Casa Bianca di mantenere il segreto sul programma all’allora Segretario di Stato Colin Powell, per la preoccupazione che avrebbe potuto “inquietarlo”, se fosse stato informato su ciò che stava realmente succedendo.
Una sintesi declassificata del lavoro della commissione rivela per la prima volta un elenco completo di tutti i 119 prigionieri detenuti in custodia della CIA e indica che almeno 26 sono stati trattenuti a causa di errori d’identità o di cattive informazioni. Il documento è la sintesi pubblica da un più lungo studio, ancora segreto, che supera le 6.000 pagine.
Il Dipartimento di Stato, nel frattempo, temendo l’indignazione mondiale, ha fatto rivedere le misure di sicurezza in ambasciate e postazioni militari Usa nel mondo.
In particolare, parlando ad esempio per quanto riguarda la Marina Militare USA in Italia, nella basi di Augusta e Sigonella:
– I marinai USA non devono indossare l’uniforme fuori dalle Basi
e, incredibile
– Si sconsigliano i turisti-militari americani a visitare aree turistiche della Sicilia, inclusi i parchi naturali (per esempio, le sugherete? aggiunta del sottoscritto) e le zone molto popolate.
La misura di quasi-consegna-in-caserma potrà forse apparire esagerata. Praticamente parlando, però, mettendoci nei panni delle donne a Vicenza, forse può essere un bene.
Fonte:
http://ilmanifesto.info/storia/la-cia-non-ti-spia-ti-tortura/
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Sul soldato Usa stupratore prendo anche questo articolo con altri dettagli tratto dal blog di Valentina Perniciaro:
Il soldato americano accusato di due stupri, tenta il 3° evadendo dalla caserma di Vicenza
Stiamo parlando, semplicemente, di uno stupratore seriale.
Uno che ha stuprato una minorenne lo scorso anno e che pochi mesi dopo ha stuprato una donna incinta di sei mesi che dopo lo stupro è stata anche pestata e che ha dato al mondo un bambino con gravi problemi neurologici, che ancora non è provato siano dovuti alla violenza subita ma…
Questo stupratore però, non è un semplice stupratore:
è un soldato americano assegnato alla base militare presente a Vicenza, contro il cui allargamento si è mobilitata l’Italia intera.
Immaginate fosse stato un migrante proveniente da qualunque altro paese, immaginate in quanti secondi l’avrebbero buttato in una cella, con prime pagine allarmate e xenofobe: in questo caso nessuna mobilitazione, nessun Salvini, nessuna caccia allo stupratore straniero, anzi.
Il fanciullo, che in dodici mesi ha collezionato due stupri e un violento pestaggio, è ai domiciliari all’interno della caserma Del Din (ex Dal Molin), domiciliari dai quali a quanto pare si scappa con molta facilità.
E’ di tre notti fa la sua fuga (ed è difficile immaginare che sia stata la prima, sinceramente): un po’ di cuscini dentro la brandina a simulare un corpo addormentato, una corda calata da una finestra e la via della libertà,
che per questa merda umana significa solo: STUPRARE.
E così ci ha riprovato, avvicinando una donna (anch’essa visibilmente incinta) in modo aggressivo chiedendo una prestazione sessuale e una volta vistosi rifiutare ha pensato bene di attraversare la strada, aggredire una seconda donna e poi colpirla al volto con un pugno: il tutto è stato filmato dalle telecamere di sorveglianza e una pattuglia della polizia è arrivata subito.
Davanti si è trovata Jerelle Lamarcus Gray, militare statunitense, ben noto alle forze dell’ordine vicentine: un ragazzo di 22 anni, uno stupratore seriale impunito che ancora non sa se avrà un processo qui in Italia, dove ha ripetutamente stuprato e pestato, o negli Stati Uniti, così come la maggiorparte dei soldati americani colpevoli di reati comuni in paesi terzi.
Lo stupro è un’arma di guerra, da sempre usata dai portatori di anfibi e fucili:
lo stupro fa parte della cultura militare, dell’occupazione dei territori, della dominazione.
Lo stupro di un soldato è manifesto di una cultura da distruggere “col ferro e col fuoco”:
Gettiamo a mare le basi americane!
Ogni stupro è un atto di guerra contro ognuna di noi, e prima o poi lo pagherete caro