28 settembre 1978: l’omicidio di Ivo Zini

 Domenica 28 Settembre 2014 05:07

28 settembre28 settembre 1978: Ivo Zini di 24 anni, e altri due compagni Vincenzo De Blasio, di ventotto, e Luciano Ludovisi, di trenta, arrivano davanti storica sezione romana del PCI dell’Alberone in via Appia Nuova 361, e si fermano per leggere il giornale affisso al muro.

È proprio in questo momento che a bordo di una vespa bianca, con il volto coperto, arrivano due fascisti armi in pugno e aprono il fuoco sui compagni. Ivo colpito al petto si accascia a terra, mentre Vincenzo è ferito al polso e alla gamba, Luciano rimane illeso. Ivo muore poco dopo l’arrivo in ospedale.

Alle 23 i NAR rivendicano l’omicidio in una lettera al Messaggero. Come confermeranno in parte il processo e i testimoni presenti davanti alla sezione, quasi sicuramente i colpevoli sono Alessandro Alibrandi e Mario Corsi, entrambi noti fascisti della capitale.

La sede del PCI e quella antistante del comitato autonomo sono il centro di ritrovo di quasi tutti i giovani proletari del quartiere, e appunto per questo spesso erano state oggetto di attentati squadristi.

Dopo questa brutale esecuzione tutto il quartiere e i compagni di Ivo scendono nelle piazze e nelle strade di Roma per ricordarlo e chiedere giustizia in un grande e partecipato corteo con striscioni che chiedevano sia giustizia per Ivo e tutti i compagni uccisi dai fascisti, sia di processare gli assassini.

L’esito del processo contro la cellula dei NAR, in particolare contro Mario Corsi, è lungo e dopo un periodo di latitanza a Londra di quest’ultimo, si risolve con una assoluzione.

A più di trenta anni di distanza, nonostante diversi testimoni sostengano di aver riconosciuto i fascisti che spararono quel giorno, nessuna giustizia è arrivata per Ivo Zini.

Quella del 28 settembre ’78, è un’altra pagina del terrorismo nero italiano che arriva dopo la morte di Walter Rossi, e Fausto e Iaio, in una strategia terroristica che i NAR di Fioravanti misero in pratica in quegli anni.

L’atteggiamento del PCI, sempre teso al compromesso con la Democrazia Cristiana, non fece che favorire l’impunità dei fascisti nelle aule di tribunale ed era teso a far si che la rabbia e l’antifascismo militante della sua base si confinassero solamente, salvo pochi casi pur significativi, ad accorati appelli giustizialisti per l’unità democratica.

 

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/2746-28-settembre-1978-lomicidio-di-ivo-zini

Fausto e Iaio

 

Martedì 18 Marzo 2014 08:22

Sabato 18 marzo 1978, ore 21.10, Milano, via Mancinelli, tre killer sparano e uccidono Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, entrambi di 19 anni e attivi all’interno del centro sociale Leoncavallo.

altFausto e Iaio sono due compagni noti nel quartiere Casoretto per essere attivi nel centro sociale ed in quel particolare periodo perchè si stanno occupando, assieme ad altri, di redigere il cosiddetto “libro bianco sullo spaccio”, un’inchiesta che cerca di dare una fotografia completa dello spaccio soprattutto di eroina e cocaina ed i suoi collegamenti con i neofascisti.

I due giovani si stanno recando a casa Tinelli, come ogni sabato sera: all’altezza dell’Anderson School di via Mancinelli ci sono tre persone infagottate in trench bianchi. Una testimone racconterà: «Tre ragazzi sono in piedi sul marciapiede, a 5-6 metri da me. Contemporaneamente un altro giovane è leggermente piegato e si comprime lo stomaco con entrambe le mani.Odo tre colpi attutiti che lì per lì sembrano petardi. I tre giovani sul marciapiede scappano velocemente mentre quello che è piegato su se stesso cadea terra. Mi avvicino al giovane caduto… Noto che il giovane con l’impermeabile ha un sacchetto che sembra di cellophane bianco in mano».

Dalla testimonianza si deduce che gli assassini sono professionisti: agiscono rapidamente e addirittura raccolgono i bossoli nel sacchetto di plastica.

L’indomani la versione della questura sarà quanto meno inverosimile: si parla di “una faida tra gruppi della nuova sinistra, oinerente al traffico di stupefacenti».

Nei giorni successivi al delitto arrivano numeroserivendicazione a nome di molti gruppuscoli dell’estrema destra milanese, ma la più verosimile è quella che porta la firma dei Nar.

Ad oggi i nomi degli esecutori e dei mandanti dell’omicidio restano ignoti, ma le testimonianze di alcuni pentiti, e le molte inchieste ad opera delle famiglie e dei compagni di Fausto e Iaio hanno dimostrato il coinvolgimento dell’ala milanese dei Nar, in particolare di Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi.

Questo omicidio politico, avvenuto appena due giorni dopo il sequestro Moro, apre di fatto un nuovo fronte duro e spietato della repressione dello Stato, che inizia ad utilizzare la manovalanza dei gruppi organizzati di estrema destra.

Nei giorni successivi all’omicidio,più di centomila persone scenderanno in piazza in tutta Italia e numerosissimi saranno gli attacchi alle sedi dei neofascisti.

L’inchiesta aperta in seguito alla vicenda porterà nel 1999 ad una archiviazione per insufficienza di prove a carico di tutti gli indagati.

Alcuni mesi fa, in un’intervista a Radio 24, la mamma di Fausto ha accusato esplicitamente i servizi segreti di essere i mandanti dell’omicidio dei due ragazzi, uccisi perché abitavano in via Montenevoso,a pochi metri da quello che verrà scoperto essere il covo delle BR, e nello stesso palazzo da cui i servizi segreti, che avevano occupato unappartamento all’ultimo piano, gestivano le indagini: “Nessuno mi ha mai interrogata. Fausto e Iaio sono come un segreto di Stato… un depistaggio. Hanno scelto miofiglio perché abitava in via Monte Nevoso dove era in corso un’operazione coperta dei servizi, qualcosa che non doveva emergere.”

 

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/storia-di-classe/item/790-18-marzo-1978-fausto-e-iaio