CENTINAIA DI MIGRANTI MORTI IN MARE: L’UNIONE EUROPEA NASCONDE LA TESTA SOTTO LA SABBIA

Centinaia di migranti morti in mare. Amnesty International accusa l’Unione europea di “nascondere la testa sotto la sabbia”. Missione di ricerca in partenza per Lampedusa

 

11/02/2015

A seguito della notizia della morte di almeno 300 morti al largo dell’isola di Lampedusa, Amnesty International ha dichiarato che l’Unione europea e i suoi stati membri devono abbassare la testa per la vergogna.”Con questa nuova tragedia si sono avverati i nostri peggiori timori sulla fine dell’operazione di ricerca e soccorso Mare nostrum. Stanno emergendo le prevedibili conseguenze dell’assenza  una sostituzione adeguata di quell’operazione da parte dell’Unione europea” – ha dichiarato John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.

“La crisi umanitaria che aveva reso necessaria l’operazione Mare nostrum non è finita. Mentre le persone continuano a fuggire dalla guerra e dalla persecuzione e centinaia di esse a morire in mare, gli stati membri dell’Unione europea devono smetterla di nascondere la testa sotto la sabbia” – ha proseguito Dalhuisen.

Secondo l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, il numero dei migranti irregolari giunti via mare nel gennaio 2015 è aumentato del 60 per cento rispetto a un anno prima, quando Mare nostrum era in funzione. Questo rende priva di senso la tesi che l’operazione di ricerca e soccorso in mare di cui tanto è stata celebrata la fine avesse incoraggiato i migranti a intraprendere viaggi pericolosi nel Mediterraneo.

L’operazione dell’Unione europea denominata Triton, definita come avvicendamento di Mare nostrum, non è finalizzata alla ricerca e al soccorso in mare, non opera di norma in acque internazionali e risulta significativamente ridotta come margine d’ampiezza.

“Basta fare una semplice equazione: se le persone che intraprendono viaggi pericolosi aumentano e le risorse destinate alla ricerca e al soccorso diminuiscono, vi sarà un numero maggiore di morti” –  ha osservato Dalhuisen.Il 9 febbraio, 29 migranti sono morti – per lo più per ipotermia –  dopo che la Guardia costiera italiana aveva soccorso un gommone con 106 persone a bordo, bambini compresi. La Guardia costiera ha dichiarato che le operazioni di soccorso sono state rese particolarmente difficili dalle cattive condizioni metereologiche, con onde alte fino a otto metri e la temperatura prossima allo zero.

Secondo quanto riportato dalla stampa italiana, nove sopravvissuti che erano su altre due imbarcazioni hanno dichiarato alla Guardia costiera che a bordo di esse si trovavano altri 200 migranti mentre una terza imbarcazione – secondo notizie ancora da confermare – sarebbe scomparsa con 100 persone a bordo, nessuna delle quali sopravvissuta. Secondo la Guardia costiera, le persone morte sarebbero giovani dai 18 ai 25 anni provenienti dall’Africa subsahariana.

“La Guardia costiera ha fatto tutto il possibile con le risorse che aveva. Chiaramente, non è bastato. Se gli stati membri dell’Unione europea non s’impegneranno ad aumentare significativamente le attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, tragedie come queste non potranno che moltiplicarsi” – ha concluso Dalhuisen.
Una missione di ricerca, guidata da Matteo de Bellis, campaigner del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International, è in partenza per Lampedusa per raccogliere testimonianze dai sopravvissuti e sarà disponibile per interviste a partire dalla mattina del 12 febbraio.

Fine del comunicato                                          Roma, 11 febbraio 2015

Amnesty International Italia – Ufficio Stampa
Tel. 06 4490224 – cell. 348 6974361, e-mail: [email protected]

 

 

 

Fonte:

http://www.amnesty.it/Centinaia-di-migranti-morti-in-mare-Unione-europea-nasconde-la-testa-sotto-la-sabbia-missione-di-ricerca-in-partenza-per-Lampedusa

 

LAMPEDUSA: MORIRE IN MARE DI FREDDO

La notte scorsa, al largo di Lampedusa, è avvenuto l’ennesimo naufragio che ha portato alla morte, finora, di 29 migranti. Questa volta però non si tratta di morti annegati. I 29 migranti ( che erano più di cento) – imbarcati su quella grande distesa d’acqua che la disperazione fa ancora vedere come l’unica strada da percorrere per una nuova vita – non sono morti annegati. Sono morti di freddo. Sono morti perchè quando si chiude la porta in faccia ai diritti umani, come fa la nostra Fortezza Europa, se non si muore per le onde del mare si può morire anche di freddo. Un freddo che non è solo la temperatura di un gelido inverno. Un freddo che è la nostra indifferenza. Sono morti perchè nessuno li ha salvati.  Perchè quell’operazione chiamata Mare Nostrum e che almeno salvava vite umane (anche se poi le consegnava a leggi che reprimono la libertà) non esiste più. Al suo posto c’è un’altra missione, Triton, nell’ambito di Frontex, perchè per la nostra Europa la tutela delle frontiere continua a contare più dei diritti umani.

 

D. Q.

Qui la notizia riportata da Internazionale:

Sono 29 le vittime del naufragio a Lampedusa

Almeno 29 persone sono morte nel naufragio avvenuto a largo di Lampedusa, la causa si conferma ipotermia. Il numero delle vittime potrebbe aumentare, secondo quanto dichiarato dalla guardia costiera, che ha portato in salvo l’imbarcazione dove più di cento migranti hanno trascorso 18 ore alla deriva.

Secondo Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa, la chiusura dell’operazione di pattugliamento delle coste siciliane Mare nostrum ha aumentato il rischio di morti in mare: “Mare nostrum era una soluzione di emergenza a una crisi umanitaria, chiuderla è stato un enorme e intollerabile passo indietro”, ha dichiarato Nicolini in un’intervista. Mare nostrum, che al governo italiano è costata 114 milioni di euro per il primo anno, è stata sostituita dall’operazione Triton, nonostante l’appello di numerose associazioni per i diritti umani. Reuters

 

Fonte:

http://www.internazionale.it/storia/sono-morti-venticinque-migranti-al-largo-di-lampedusa

11 ottobre 2013 la strage rimossa 60 miglia a sud di Lampedusa, 11 ottobre 2014 in vista il ritiro delle missioni di salvataggio, Mos Maiorum e schedature violente dei profughi

sabato 11 ottobre 2014

Un anno fa, 60 miglia a sud di Lampedusa, una delle più grandi tragedie dell’immigrazione nel Mediterraneo, almeno 260 tra morti e dispersi, forse più, ma poche immagini, tanto lontano da terra e dalle telecamere. Nulla, rispetto alla diffusione mediatica della tragedia del 3 ottobre, davanti alla costa di Lampedusa. Dopo quelle due stragi, il governo Letta decise di avviare il 18 ottobre 2013 l’operazione militare-umanitaria Mare Nostrum, e per alcuni mesi, fino al maggio del 2014, le stragi in mare cessarono quasi del tutto.

Pochissime le immagini del naufragio dell’11 ottobre, molto mosse, ma conferma di come si è svolta l’azione di salvataggio.

http://qn.quotidiano.net/cronaca/2013/10/13/964941-immigrati-lampedusa-migranti-naufragio.shtml

http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/11/news/ecco-la-mappa-che-conferma-le-accuse-1.140560

Subito un dubbio atroce, forse molte persone potevano salvarsi se le autorità maltesi ed italiane avesso risposto più rapidamente alle chiamate di soccorso. Un naufragio che è stato descritto anche nel docu-film “La scelta di Catia” andato in onda recentemente . Una ricostruzione che ha concesso la parola soltanto ai militari, senza che i naufraghi superstiti potessero fare sentire la loro voce.

http://video.corriere.it/mare-piu-morti-che-vivi-quinta-puntata/34dcac46-48c3-11e4-a045-76c292c97dcc

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/07/naufragio-lampedusa-le-autorita-italiane-non-risposero-alle-richieste-daiuto/769973/

Alcuni parenti, pochi mesi fa, su quella strage rimossa, hanno presentato un esposto alla Procura di Palermo. Neanche una interrogazione parlamentare ha fatto chiarezza su quanto realmente avvenuto l’11 ottobre del 2013, 60 miglia a sud di Lampedusa.

http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/22733

http://gatti.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/11/28/lampedusa-scaricabarile-sulla-strage/

http://gatti.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/10/30/i-bimbi-che-leuropa-ha-dato-in-pasto-ai-pesci/

http://espresso.repubblica.it/inchieste/2013/11/07/news/la-verita-sul-naufragio-di-lampedusa-quella-strage-si-poteva-evitare-1.140363

Anzi quell’11 ottobre le stragi furono due, ma del secondo naufragio, non rimane neppure uno spazio nella memoria. Verità e giustizia rimangono ancora lontani miraggi, malgrado le denunce dei parenti.

http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/10/21/news/lampedusa-la-strage-senza-fine-c-e-un-altro-barcone-affondato-1.138324

In un anno sembra davvero cambiato tutto, gli scenari politici e militari in medio-oriente e nei paesi di transito del nordafrica, le rotte seguite dai migranti, sempre più pericolose, le modalità di “accoglienza” in Europa, con la progressiva chiusura dei canali di ingresso e una applicazione più rigida del Regolamento Dublino III. Anche il Regolamento frontiere Schengen n.562 del 2006 viene rimesso in discussione per controllare i movimenti dei migranti alle frontiere interne, e l’operazione congiunta di polizia “Mos Maiorum”, coordinata dal ministero dell’interno italiano, costituisce il sigillo della definitiva criminalizzazione di tutti coloro che sono costretti all’ingresso irregolare, anche se si tratta di profughi siriani, eritrei, somali o palestinesi. In molti centri di prima accoglienza, come a Crotone e a Otranto, ai varchi di frontiera, come Fiumicino aeroporto, tolleranza zero e pressioni fisiche o botte per ottenere le impronte digitali.
Ricevo da “Aiutiamo bambini siriani” ed inoltro, dovranno effettuarsi rigorose verifiche.

Questa una testimonianza di un siriano passato attraverso il posto di frontiera dell’aeroporto di Roma Fiumicino, arrestato con l’accusa di essere un trafficante, ma già in possesso di regolari documenti svedesi e quindi rilasciato. L’uomo è stato separato dalla moglie, una ragazza di 18 anni gravemente malata, che è stata poi respinta da sola verso la Turchia.

“Pensavamo di essere arrivati all’aeroporto di un paese arabo e non nella civile Europa” , “Quando l’aereo ha decollato da Istanbul abbiamo riso e ci siamo fatti dei selfie dalla felicità perché finalmente stavamo andando verso la salvezza”, “Non mi hanno fatto mangiare per 2 giorni e se volevo accendermi una sigaretta dovevo darne una anche al poliziotto che me la faceva accendere”, “Ho dormito in piedi perché non c’erano sedie e non si poteva stare sul pavimento”, “Hanno preso la valigia di mia moglie con tutte le cose nuove che una neo-sposa porta con sé”, “Ho visto che picchiavano una donna e pensavo fosse mia moglie e così ho cominciato a sbattere le testa contro il vetro urlando…” Queste sono le testimonianze di quello che è successo martedì a Fiumicino … queste sono le testimonianze di ESSERI UMANI!!!

Dopo le stragi non c’è più commozione, soltanto misure sempre più rigide per difendere le frontiere europee e la caccia al “nemico interno”, mentre si diffondono gli appelli lanciati da ISIS agli estremisti di tutto il mondo.

http://m.tiscali.it/articolo

http://gatti.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/11/da-lampedusa-a-mos-maiorum-dopo-il-nobel-mancato-arriva-il-buio/

Il disumano diventa quotidiano e le notizie delle più recenti stragi in mare, sempre più vicino alla costa libica, vengono relegate nelle ultime pagine di cronaca. Dopo le commemorazioni, appena il tempo di asciugare qualche lacrima d’occasione, e si impartiscono di nuovo ordini violenti per rilanciare la guerra interna ai migranti, offerti all’opinione pubblica come fattore primario di insicurezza. In attesa che qualche profezia di morte si avveri anche in territorio europeo e che le strumentalizzazioni sulla pelle dei migranti possano colmare il vuoto della politica.

http://www.giornalettismo.com/archives/1625169/lega-nord-rischio-isis-connesso-allimmigrazione/

Fonte:
http://dirittiefrontiere.blogspot.it/2014/10/11-ottobre-2013-la-strage-rimossa-60.html

MOS MAIORUM + TRITON, DOPO IL 3 OTTOBRE I MIGRANTI TORNANO NEMICI

Imminente maxi operazione di polizia guidata dall’Italia contro l’immigrazione irregolare in tutta Europa

Scatterà a breve in tutta Europa una gigantesca operazione di polizia volta a fermare, controllare e identificare tutti i migranti che verranno intercettati sul territorio continentale. Tantissime associazioni e reti che tutelano i diritti dei migranti stanno lanciando l’allarme, invitando alla massima allerta quella moltitudine di individui che approdati in Europa stanno cercando di realizzare un loro nuovo progetto di vita, lontano da guerre, miseria e persecuzioni.

Dal 16 al 23 ottobre l’Italia guiderà l’operazione di polizia europea Mos Maiorum, un intervento coordinato dalla Direzione Centrale per l’Immigrazione e la Polizia di Frontiera del Ministero dell’Interno italiano in collaborazione con l’Agenzia Frontex volto a perseguire l’ “attraversamento illegale dei confini”. Dalla nota prodotta dal Consiglio Europeo si apprende che la finalità dell’operazione è “indebolire la capacità organizzativa del crimine organizzato nel favoreggiamento dell’immigrazione illegale”, attraverso una serie di azioni coordinate che punteranno a identificare e arrestare i migranti irregolari, per la raccolta di informazioni ai fini di attività investigativa e di intelligence, a consolidare prassi comuni di intervento per aumentare l’incisività delle misure di controllo e repressione dell’immigrazione illegale. Tradotto, una settimana di persecuzione e guerra dichiarata a tutti i migranti, con 18mila agenti di polizia sguinzagliati in stazioni, treni, porti, aeroporti per identificare e possibilmente arrestare il maggior numero di persone dall’apparenza straniera. Si tratta di una pratica già sperimentata durante le precedenti missioni denominate Aerodromos, Afrodite, Perkunas rispettivamente condotte durante la presidenza europea di Grecia, Cipro e Lituania, che sembrerebbero programmate per due settimane all’anno, al cambio dei semestri di presidenza europea.
Operazioni guidate dalla presunzione di colpevolezza, indirizzate più che altro a dimostrare la pericolosità della circolazione dei migranti, i cui comportamenti vengono aprioristicamente definiti come illegali, e a legittimare investimenti di risorse e procedure normative per le misure di controllo, repressione e detenzione. Basta leggere alcune righe della relazione finale della missione Perkunas condotta nel settembre 2013: “Considerato che la maggioranza dei migranti irregolari (72,94%) ha fatto richiesta di protezione internazionale dopo essere stata intercettata, ciò può essere assunto come una indicazione quantitativa dell’abuso nelle procedure di asilo”.

Ecco come si concretizza il potenziamento di Frontex, non certo nella direzione di una migliore accoglienza ma in gigantesche operazioni poliziesche che hanno l’unico scopo di rafforzare l’immagine del migrante come nemico pubblico e la necessità di operazioni per espulsioni e detenzioni di massa. Se qualcuno aveva ingenuamente creduto alla favola di Frontex Plus – Triton è annunciata per novembre – come un potenziamento di Mare Nostrum (non stiamo qui a ripetere tutte le criticità di questa missione), può rendersi conto che la direzione in materia di politiche migratorie comunitarie intrapresa oggi, proprio durante la presidenza italiana dell’Unione Europea, è quella della proclamata tolleranza zero verso i movimenti migratori, nuovamente affrontati come tema connesso alla sicurezza e alla lotta alla criminalità organizzata anziché a quello degli effetti delle guerre e dei conflitti che circondano l’Europa. Dopo la parentesi umanitaria di Mare Nostrum e del Piano Nazionale Accoglienza, è proprio attraverso il ritorno del noto discorso pubblico sulla minaccia terroristica che chi tenta di scampare all’inasprirsi dei conflitti in Siria, Iraq, Palestina, Corno d’Africa e non solo, viene trasformato in soggetto indesiderato e pericoloso, che ben merita la nuova stretta anti-immigrazione. Da profughi a terroristi, detta in termini spiccioli.

L’imminente Mos Maiorum, la nuova missione Triton nell’ambito di Frontex, le identificazioni forzate di tutti i richiedenti asilo impartite dal Ministero dell’Interno (su pressione dell’UE) e la crudele rigidità del Regolamento di Dublino aprono a una nuova narrazione dei movimenti migratori e della loro gestione: archiviato l’anniversario del 3 ottobre e la retorica che lo celebrerà proprio dal palcoscenico di Lampedusa, dall’indomani è tutto pronto perché rifugiati e migranti tornino a diventare bersaglio di misure di controllo e repressione.
Come ha dichiarato il Ministro Alfano, “sulla frontiera si gioca tutto”.

Neva Cocchi, Danilo Burattini

[ 3 ottobre 2014 ]
Fonte:

 

3 DIVERSI NAUFRAGI IN ACQUE LIBICHE CON CENTINAIA DI MORTI. ORMAI MORTI E DISPERSI NON SI CONTANO PIU’

lunedì 15 settembre 2014

Almeno 800 morti negli ultimi tre giorni ( Fonte TG RAI Uno). Tremila dall’inizio dell’anno e oltre 2500 dall’inizio di giugno.  Una accelerazione impressionante senza precedenti, ormai le vittime della Fortezza Europa non si contano più. Mare Nostrum non basta più. L’Europa sceglie la morte e non apre corridoi umanitari. Addirittura si invia la missione di Frontex, Triton, per pattugliare soltanto le acque territoriali italiane, per assicurarsi che non ne arrivino troppi, da vivi. E che gli altri muoiano, possibilmente sempre più lontano dagli occhi dei cittadini dell’Unione Europea. L’importante, per troppi, è difendere le frontiere.

http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2014/09/15/libia-200-migranti-dispersi-in-naufragio-barcone_8b27d90a-4e0a-4ad6-9fe9-4825734fb693.html

http://www.dailymail.co.uk/news/article-2756506/Migrant-group-500-feared-dead-boat-rammed.html?ITO=1490&ns_mchannel=rss&ns_campaign=1490

Non rimane che piangere i morti e lottare per i vivi. Senza altri inutili capri espiatori. 
Le responsabilità di queste stragi sono evidenti, e lo saranno ancora di più in futuro.
Chi non si ribella è complice. Chi tace la verità dovrà fare i conti con la propria coscienza.

TRIPOLI – Un’ecatombe: i naufragi davanti alla Libia sarebbero tre. “Parliamo di almeno 500 morti in tre giorni”, è la drammatica notizia che dà Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr.”

http://www.repubblica.it/esteri/2014/09/15/news/immigrazione_naufragio_libia-95797747/?ref=HREA-1

http://www.lastampa.it/2014/09/14/esteri/migranti-oltre-morti-al-largo-della-libia-mWI72Of6Vb4A5fSZLXL6oM/pagina.html

http://www.independent.com.mt/articles/2014-09-15/news/500-feared-dead-after-boat-rammed-off-malta-migrant-group-6590758912/

http://www.bbc.com/news/world-europe-29210989

Organizzazione Internazionale per le Migrazioni: “Malta, 500 dispersi”. ”Sarebbero circa 500 i dispersi del naufragio avvenuto la scorsa settimana a 300 miglia al largo di Malta, e a causare l’incidente sarebbero stati gli stessi trafficanti, che – da una seconda imbarcazione – avrebbero di proposito fatto colare a picco il barcone con a bordo i migranti, con i quali era nato un violento scontro”. A raccontare la vicenda agli operatori dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) in Sicilia sono stati i due sopravvissuti di nazionalità palestinese. I due sopravvissuti, due ragazzi fuggiti da Gaza e andati in Egitto a inizio settembre, sono stati soccorsi in alto mare dal mercantile panamense “Pegasus” che li ha portati a Pozzallo due giorni fa. “Se questa storia, sulla quale sta investigando la Polizia, sarà confermata – riferisce l’Oim – sarebbe il naufragio più grave degli ultimi anni, in quanto non si tratterebbe di un incidente, ma di un omicidio di massa, perpetrato da criminali senza scrupoli né alcun rispetto per la vita umana”. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, i migranti, siriani, palestinesi, egiziani e sudanesi, erano partiti in 500 da Damietta, in Egitto, sabato 6 settembre. Tra loro anche molte famiglie con bambini e minori non accompagnati. “Dopo aver già cambiato diverse imbarcazioni lungo la rotta, mercoledì scorso i trafficanti, a bordo di un altro natante, hanno chiesto ai migranti di ‘saltarè su un’ennesima nave più piccola e precaria – prosegue l’Oim – Comprendendo la pericolosità della situazione, molti si sono ribellati: ne è nato uno scontro con i trafficanti, che a un certo punto, innervositi, hanno speronato il barcone dei migranti dalla poppa facendolo affondare”.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/15/migranti-un-altro-naufragio-al-largo-della-libia-200-morti/1120915/

http://time.com/3378459/migrant-group-500-feared-dead-after-boat-rammed/

Da www.siciliamigranti.blogspot.it –  lunedì 15 settembre 2014

LUNGA NOTTE DI SBARCHI A POZZALLO. PER ALTRI 386 MIGRANTI IMMEDIATO TRASFERIMENTO A COMISO.

“E’ un tempo che scorre lento, quello dell’arrivo di altri 386 migranti nel porto di Pozzallo nella notte tra il 12 e il 13 settembre. Da diverse fonti giornalistiche apprendiamo che giovedì mattina i profughi sono riusciti a chiedere aiuto tramite un telefono satellitare alla Centrale Operativa di Roma, per poi essere soccorsi dal mercantile Pegasus, battente bandiera panamense, a circa 100 miglia a sudovest di Pozzallo. Nel dirigersi verso il porto, il mercantile si è imbattuto nei naufraghi del battello con un numero ancora imprecisato di migranti a bordo, nell’ennesima tragedia che conta già due vittime e parecchi dispersi. http://dirittiefrontiere.blogspot.it/2014/09/secondo-naufragio-nella-zona-sar-search.html?spref=fb  Due di questi sono stati temporaneamente caricati a bordo del Pegasus per essere poi trasferiti con aerei militari all’ospedale di Catania, mentre il mercantile proseguiva verso il porto ibleo”.

http://siciliamigranti.blogspot.it/2014/09/lunga-notte-di-sbarchi-pozzallo-per.html

http://www.radiortm.it/2014/09/15/pozzallo-testimonianza-agghiacciante-i-trafficanti-affondato-barcone-500-migranti/
 
 Quando si può, ed i mezzi ci sono, Mare Nostrum arriva ancora a effettuare salvataggi a ridosso delle acque libiche. Ma si perdono troppe vite i mare, le navi della guardia costiera libica, quelle regalate da Maroni, sono quasi tutte fuori uso, e l’impegno della missione non basta più ad evitare che i naufragi si ripetano. Del tutto incerta la sorte dei migranti in Libia dopo il “salvataggio”.

” Nella giornata di domenica la Marina italiana è intervenuta per soccorrere un barcone a 60 miglia dalla Libia e ha posto in salvo 95 migranti. Altri 9 sono stati soccorsi al largo di Lampedusa dalla guardia costiera. Domenica sera 111 migranti siriani sono arrivati nel porto di Crotone su una motovedetta della guardia costiera, che aveva intercettato il peschereccio che li aveva portati dalla Siria fino davanti alle coste italiane”.

http://notizie.tiscali.it/cronaca/feeds/14/09/15/t_01_04_2014-09-15_1151117512.html?cronaca

Fonte:

http://dirittiefrontiere.blogspot.it/2014/09/ormai-morti-e-dispersi-non-si-contano.html

CANALE DI SICILIA – UN MARE DI STRAGI. E I GOVERNI RIMANGONO A GUARDARE

Canale di Sicilia - Un mare di stragi. E i governi rimangono a guardare

30 giugno 2014

 

30 morti nel Mar Mediterraneo, 5.000 persone arrivate in poco più di 48 ore

Altri trenta corpi inghiottiti dal mare. Ancora vite spezzate dal confine. Migliaia di persone in poche ore approdate sulle coste italiane. Intanto i governi europei hanno definitivamente sancito la fine di quella crisi di legittimità delle politiche europee in materia di immigrazione che la strage del 3 ottobre sembrava aver aperto. Per mesi è regnata la confusione. Dopo  il naufragio di Lampedusa sembrava però essersi aperto uno spazio di possibile mutamento, magari opportunista, magari strumentale, di alcune ricette ormai consolidate che per la prima volta venivano messe in discussione. Il discorso sui “canali umanitari”, la negoziazione sulle frontiere interne, la necessitò di un sistema di accoglienza condiviso, sono tramontati tutti insieme durante l’ultimo Consiglio europeo del 26 e 27 giugno, quando per l’ennesima volta, di fronte agli egoismi nazionali e con una buona dose di real politik, per far fronte all’avanzata delle forze anti-immigrazione, i capi di stato dei paesi UE hanno riproposto come univa via di uscita il potenziamento di Frontex, nuove e più serrate operazioni di pattugliamento delle frontiere, nuovi processi di esternalizzazione dei confini.

E nulla più di quei trenta corpi recuperati nella notte è in grado di fotografare la brutalità di questa scelta.
Gli inchini le lacrime, le parole di commiato, sono acqua passata. Oggi la governance dell’Europa è alle prese con il tentativo di ristabilire la supremazia delle frontiere sulle vite umane, certo, condita di retorica, e non c’è spazio per ripensamenti.

Intanto i governi stessi si preparano alle trattative di confine. Si tratta delle negoziazioni con i governi dei paesi di partenza. Nella realtà si tratta di uan contrattazione ombrosa con le stesse autorità che con la faccia pulita si presentano agli incontri istituzionali e con l’altra, quella che da sempre lavora nell’ombra, organizzano il traffico di esseri umani a cui le navi di Mare Nostrum, unica risposta a ciò che è avvenuto, concedono l’ultimo prezzo di tragitto in sicurezza, sembra che vengano raggiunte.

Come a dire, chi deve morire lo faccia, possibilmente non di fronte ai nostri occhi.

 

 

 

Fonte:

http://www.meltingpot.org/Canale-di-Sicilia-Un-mare-di-stragi-E-i-governi-rimangono-a.html#.U7HBx7H4Uqg

 

 

NAUFRAGIO NEL CANALE DI SICILIA: “SU QUELLA BARCA TROPPO PIENA NON CI POSSIAMO RITORNARE”

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© Copyright: Caritas Palermo

 

“Proprio sul filo della frontiera
il commissario ci fa fermare
su quella barca troppo piena
non ci potrà più rimandare
su quella barca troppo piena
non ci possiamo ritornare.”

Sono le parole con cui inizia la canzone Pane e coraggio di Ivano Fossati e davvero oggi altri migranti non potranno tornare su quella barca troppo piena perchè sono morti annegati nel “nostro” mare. E come sempre seguiranno le lacrime di coccodrillo e le accuse a scaricabarile. Sono troppi questi migranti. Non possiamo farci carico di questa massa di disperati. Devono intervenire gli altri paesi europei. Noi non possiamo aiutarli o almeno non da soli e non nel nostro paese. Abbiamo già troppi problemi.
E se invece abbattessimo le frontiere aprendo un canale umanitario? Ricordo che si può firmare l’appello di Melting Pot Europa qui:

http://www.meltingpot.org/Appello-per-l-apertura-di-un-canale-umanitario-fino-all.html#.U5zHTij4Uqg
Qui c’è il documento La carta di Lampedusa:


http://www.meltingpot.org/La-Carta-di-Lampedusa-18912.html#.U5zIhCj4Uqg

 

Se smettessimo di pensare che gli interessi dell’Occidente vengono prima di ogni altra cosa? Forse scopriremmo che non c’è cosa più preziosa dell’umanità stessa.
Intanto, se potete, sostenete queste iniziative contro i confini:

http://www.iostoconlasposa.com/

http://www.meltingpot.org/Milano-Sabato-21-giugno-La-nostra-Europa-non-ha-confini-un.html?debut_signatures=160#pagination_signatures

 

Donatella Quattrone

Qui l’articolo di Redattore Sociale:

Migranti, ennesima tragedia del mare. Palermo accoglie oltre 700 persone

Dieci persone morte, molti i dispersi in un naufragio. A Palermo intanto predisposta per domani la macchina della solidarietà. La Caritas con l’aiuto della diocesi ne accoglierà 400. Il comune ha costituito l’Unità per la gestione delle emergenze e prenderà in carico i minori non accompagnati

14 giugno 2014

ROMA – Ancora una tragedia del mare nel Canale di Sicilia. Stavolta a darne notizia è stata il sindaco di lampedusa, Giusi Nicolini, Poi è arrivata la conferma della Marina militare. I migranti morti in mare sarebbero almeno dieci ma secondo diverse testimonianze dei superstiti, nel naufragio avvenuto al largo delle coste libiche avrebbero perso la vita decine di persone.

Le notizie sono ancora frammentarie. Secondo quanto riferito dal primo cittadino di Lampedusa, nell’ambito dell’operazione Mare nostrum, le unità italiane hanno trovato a 105 miglia da Lampedusa 40 naufraghi in mare e più verso la Libia, a 117 miglia dalle Pelagie, un uomo da solo. Dalle loro testimonianze, erano su due gommoni, ciascuno con un centinaio di persone a bordo ed entrambi rovesciatisi ieri dopo un forte nubifragio. Due dei naufraghi sono gravemente ustionati e per prelevarli con urgenza si è levato in volo un elicottero.

Come detto, la notizia ha trovato conferma anche da parte della Marina. Durante le operazioni di Mare nostrum è stato raggiunto un gommone affondato nel pomeriggio di venerdì a circa 40 miglio dalle coste della Libia. I corpi recuperati dalla Marina sono 10, le persone salvate 39, ma a bordo – secondo le testimonianze – c’erano almeno 80-90 persone. I naufraghi sono stati soccorsi dalla Nave Dattilo della capitaneria di porto che è intervenuta sul posto. Continuano le ricerche di eventuali superstiti.

 

Palermo pronta ad accogliere più di 700 migranti. Intanto la città di Palermo è pronta a tutto. E’ stato già predisposto l’occorrente per accogliere gli oltre 700 migranti che domani mattina arriveranno al porto di Palermo. In particolare, arriveranno a bordo della nave Etna della Marina militare, 760 migranti di cui 653 uomini, 40 donne e 60 bambini, soccorsi in diverse operazioni. E’ il quinto sbarco nel capoluogo siciliano dall’inizio dell’anno. Il numero dei minori non accompagnati si saprà  soltanto al momento dell’identificazione. Le operazioni di arrivo degli oltre 700 migranti, coordinate dalla prefettura cittadina, si svolgeranno in collaborazione con il comune, la protezione civile, l’Asp e gli operatori e volontari della Caritas ai quali si aggiungeranno anche alcuni gruppi Scout .
A tutti i migranti verranno offerti panini, acqua e scarpe comode e per i più piccoli ci saranno anche palloncini colorati.
Quattrocento migranti, tra uomini e donne con bambini in collaborazione con la diocesi verranno accolte nelle strutture della Caritas e in alcune chiese ed edifici diocesani.In particolare, 100 migranti verranno accolti nella parrocchia di San Giovanni Maria Vianney, altri 100 andranno al centro San Carlo e 200 andranno in un ex edificio  scolastico diocesano  di Villaggio Ruffini. “Stiamo aprendo le porte ai nostri fratelli e sorelle migranti – ha dichiarato don Sergio Mattaliano, direttore della Caritas di Palermo – mettendo a loro disposizione i locali delle nostre strutture caritative, che da gennaio sono operative  per dare accoglienza straordinaria agli immigrati”.

Il direttore della Caritas di Palermo si appella, anche,  a tutta la cittadinanza affinché possa  rispondere  a questo bisogno con tutti gli strumenti a disposizione: donando beni di prima necessità oppure attivandosi anche come volontari.
L’assessore alla cittadinanza sociale  Agnese Ciulla, dal canto suo, guiderà il gruppo operativo, l’Ugem, l’Unità per la gestione delle competenze comunali relative alle emergenze migranti. Per l’occasione sono stati allertate la protezione civile, i mediatori culturali e psicologi del progetto Medina e gli assistenti sociali. Anche la polizia municipale porterà una sua unità operativa mobile  pronta a facilitare i trasferimenti dei migranti, scortandoli, nelle varie strutture di accoglienza. Il comune, inoltre mette a disposizione bus e pulman sia per i minori stranieri che per gli altri migranti. I minori non accompagnati verranno accolti in una struttura di Altavilla ma e se dovesse essere necessario ci sarà anche la struttura di Borgetto.

“Porgo il mio forte apprezzamento – ha dichiarato il sindaco Leoluca Orlando – per l’Ugem, questo nuovo modello organizzativo di gestione e accoglienza di migranti che potrà essere impiegato anche da parte di altri comuni siciliani”.
La struttura di Ugem è composta dall’assessore alle Attività Sociali, Agnese Ciulla che avrà il compito di convocare la cabina di regia e coordinare gli interventi,  dagli assessori al Patrimonio, Protezione civile e  Partecipazione, Luciano Abbonato, Emilio Arcuri e Giusto Catania, oltre al dirigente della Protezione civile, ai Capo area di Attività Sociali e Manutenzione, al dirigente Coime e al Comandante della Polizia Municipale.

L’Asp, invece, con la sua equipe composta da 40 operatori di cui 18 medici e fra questi due pediatri, una ginecologa e un dermatologo, 6 mediatori culturali e 4 infermieri visiterà i migranti in due postazioni sanitarie distinte, una per donne e bambini e l’altra per uomini.
Intanto, sempre, domani, si svolgerà un vertice straordinario sull’immigrazione a Catania con il ministro dell’Interno, Angelino Alfano. Il titolare del Viminale sarà alle 16 nella residenza del prefetto a Villa Letizia, per incontrare i prefetti e i questori siciliani e i sindaci dei comuni interessati per fare il punto sulla situazione dei flussi migratori e del sistema di accoglienza dei migranti. Nei giorni scorsi dodici primi cittadini avevano scritto ad Alfano lamentando la necessità di risorse, uomini e mezzi adeguati per gestire l’emergenza di questi giorni.  (set)

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Fonte:

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/462633/Migranti-ennesima-tragedia-del-mare-Palermo-accoglie-oltre-700-persone

MILANO. SABATO 21 GIUGNO – LA NOSTRA EUROPA NON HA CONFINI: UN TRENO PER VIOLARE LE FRONTIERE EUROPEE

Milano. Sabato 21 giugno - La nostra Europa non ha confini: un treno per violare le frontiere europee

No borders train. Ore 14.00. Da ogni parte d’Italia verso la Stazione Centrale di Milano e poi oltre i confini europei.

Questa ennesima “emergenza immigrazione”, con migliaia di persone in fuga da guerre e violenze in approdo sulle coste italiane, porta con sé, come sempre, tutto il suo corollario di violazioni, prassi illegittime, deroghe ai diritti, ipocrisie e speculazioni. Accade nel mare del sud, dove ancora si muore, alla faccia di Mare Nostrum, così come alle frontiere interne dell’Europa che ingabbiano migliaia di persone nel primo paese d’approdo, passando per il “piano di accoglienza straordinaria” del governo, una nuova occasione per fare affari sulla pelle dei migranti. Si tratta di uno scenario che il risultato delle recenti elezioni europee rischia solo di aggravare trasformando l’Europa in un vero e proprio campo di battaglia in cui i confini giocano un ruolo determinante.

Chi arriva sulle coste italiane oggi fugge da violenze e persecuzioni. Per questo rivendichiamo la necessità di mettere in campo l’unica soluzione possibile per evitare le morti in mare e la speculazione dei trafficanti: la costruzione di percorsi di arrivo autorizzati e sicuri in Europa. Di fronte a questo le istituzioni europee e quelle nazionali tacciono.

Ma il viaggio in mare non è l’unica occasione in cui i migranti sono costretti a sfidare i confini europei. Perché un’altra odissea inizia una volta raggiunta l’Europa. Per chi rimane, il dispositivo dell’accoglienza messo in campo dal governo non è in grado di garantire null’altro se non mesi di attesa e assistenzialismo speculativo, aggravato dal fatto che ancora una volta sono stati aggirati i circuiti ufficiali dello SPRAR procedendo alla “distribuzione” dei profughi al miglior offerente.

Non è un caso che migliaia di rifugiati abbandonati dalle istituzioni di questo paese siano costretti ad occupare casa come unica possibilità di assicurarsi un tetto, mente il governo, con il decreto Lupi, vorrebbe sottrargli anche il diritto alla residenza ed alle utenze.
Per questo, per costruire e conquistare dal basso i diritti che altri continuano a negare, proponiamo a tutti di dar vita ad una rete di supporto. Una mappa di luoghi e contatti a disposizione di chi si muove per raggiungere altri Stati e di chi rimane e rischia di veder negata la sua domanda d’asilo, o vive in condizioni di accoglienza indegne in attesa di sapere cosa sarà del suo futuro dopo il 30 giugno, data di scadenza delle convenzioni del Ministero con i centri.

Ma oggi la questione dell’asilo e delle migrazioni interroga nell’immediato, come non mai, anche l’Europa, le sue geometrie, gli egoismi degli stati, la nostra possibilità di costruire uno spazio europeo che non sia dominato da austerity, precarietà e esclusioni. Nulla a che vedere con gli schiamazzi del Ministro Alfano che, mentre invoca la revisione di Dublino, continua a respingere verso la Grecia i rifugiati ai porti dell’Adriatico.

Gran parte dei migranti che arrivano in Italia mirano ad andarsene per raggiungere altri paesi. Ma mentre nel Vecchio Continente merci e finanze circolano liberamente, i confini bloccano e dividono, selezionano le persone rivelando tutta la loro ipocrisia.
Così migliaia di “profughi” sono privati del loro diritto di scelta, costretti a rimanere ingabbiati in Italia oppure a pagare profumatamente gli sciacalli che sulle regole dell’Europa stanno facendo fortune.

Il 26 e 27 giugno prossimi il Consiglio europeo si riunirà a Bruxelless per discutere di frontiere, pattugliamenti e nuove regole operative. Negli stessi giorni arriverà nella capitale belga la “Marcia dei rifugiati” a cui parteciperemo insieme a centinaia di migranti ed attivisti da tutta Europa. Poco dopo, l’11 luglio, a Torino, i leader dei paesi europei si ritroveranno a discutere invece di (dis)occupazione giovanile.

Questa agenda ufficiale è anche l’occasione per i movimenti (tutti) di costruire insieme un’ agenda programmatica di lotte e conflitti, di battaglie e percorsi di condivisione, per continuare a tessere le fila di un movimento europeo di trasformazione.

Per questo invitiamo tutti a sfidare i confini dell’Europa insieme ai migranti ed ai rifugiati ingabbiati in questo Paese. Perché quello che sta avvenendo intorno alle frontiere che dividono l’Italia dalla Francia, la Svizzera e l’Austria ha bisogno di una risposta immediata.
Per mettere fine alla violenza ed all’ipocrisia del confine, per sostenere la marcia dei rifugiati, per dare concretezza a quanto affermato nella Carta di Lampedusa, perché le frontiere dell’Europa sono un pezzo della nostra precarietà, tanto più oggi, quando la libertà di movimento è messa in discussione anche per gli stessi cittadini degli Stati membri.

Sosteniamo il no borders train. Per fermare l’ingiustizia dei confini europei

Invitiamo tutti a raggiungere la Stazione Centrale di Milano, il prossimo sabato 21 giugno, alle ore 14.00, con carovane grandi e piccole, per poi partire in treno verso le frontiere europee, e violarle collettivamente, alla luce del sole, in tanti, rivendicando, insieme ai migranti, la nostra EUROPA senza confini.

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Fonte:
http://www.meltingpot.org/Milano-Sabato-21-giugno-La-nostra-Europa-non-ha-confini-un.html?debut_signatures=160#pagination_signatures

IO STO CON LA SPOSA: UN FILM CONTRO LE BARRIERE

Cinque giorni di fuga. Cinque compagni di viaggio, palestinesi e siriani. Un obiettivo: raggiungere la Svezia. Con un gruppo di ragazzi italiani e arabi ad accompagnarli, superando il filo spinato vestiti da matrimonio. Per sfidare le regole che bloccano chi fugge dalla guerra. E raccontare un’amicizia che può unire il Mediterraneo

di Francesca Sironi

 

Io sto con la sposa: un film contro le barriere

Lei ha il vestito bianco. Di quelli con le balze, da sposa-principessa. Di fianco un ragazzo magro in completo, cravatta, cappotto. Dietro un piccolo corteo matrimoniale: amici con l’abito buono, signore con la messa in piega, immancabili cappelli. Abbigliati a festa, tutti quanti, stanno passando sotto il filo spinato. Perché sono clandestini, in fuga dalla guerra siriana, dalle persecuzioni in Palestina. E questa è la prima tappa del loro viaggio clandestino da Milano a Stoccolma passando per Francia e Germania. Travestiti da invitati a un matrimonio per superare i controlli di frontiera.

Lo straordinario viaggio di questo gruppo di amici è raccontato da Gabriele del Grande , Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Alnassiry in “ Io sto con la sposa ”, un documentario-manifesto che da oggi è online per lanciare una raccolta fondi necessaria a finanziare la produzione del film. La storia è più che autentica e inizia a novembre del 2013: «Io e Khaled eravamo in stazione centrale, quando un ragazzo siriano, sentendoci parlare arabo, si è avvicinato chiedendoci indicazioni sui treni per arrivare in Svezia», racconta Gabriele del Grande, giornalista, inviato e autore del sito web “ Fortress Europe ”, dal quale aggiorna costantemente il numero di morti annegati nel Mediterraneo durante il loro viaggio-speranza per scappare dalla fame o dalle bombe.

Dall’inizio del conflitto siriano gli sbarchi sono aumentati, e così le tragedie, come quelle che a ottobre hanno coperto di bare i moli di Lampedusa. E oggi, mentre le navi di Mare Nostrum caricano emigranti a migliaia, Milano e la stazione Centrale sono diventati il rifugio di passaggio per tutti i profughi che non si vogliono fermare in Italia, e nell’arco di uno o due giorni scappano per raggiungere i Paesi del Nord. «Abbiamo la guerra in casa», commenta del Grande, continuando il racconto: «Abbiamo fatto amicizia con quel ragazzo. Lo abbiamo ospitato. E così abbiamo scoperto che è uno dei pochi sopravvissuti al naufragio dell’undici ottobre . Che ha passato ore in mezzo ai cadaveri».

Per raccontare la sua storia, e quella di molti altri che cercano ogni giorno di superare le frontiere europee senza farsi prendere, per arrivare in Svezia, dove ai richiedenti asilo sono garantiti documenti e futuro in breve tempo (a differenza che da noi), del Grande e i suoi amici hanno deciso di inventarsi un matrimonio: «Era il modo migliore per passare “inosservati”, proprio perché così eccentrici, al confine con la Germania. E poi volevamo superare l’immagine che tradizionalmente si ha di queste fughe: un’idea di vittime, di disperazione, di pura paura. Il nostro obiettivo era sfidare le leggi, le barriere, ma farlo sorridendo. Inscenando una festa che dimostri come sia possibile stringere amicizie e legami anche tra le due sponde del Mediterraneo».

Il 14 novembre l’improvvisato gruppo italo-sirio-palestinese parte. Attraversa il confine con la Francia all’altezza di una vecchia casa abbandonata dove ai muri sono rimasti i graffiti dei nostri emigranti di sessant’anni fa. Prende più auto a noleggio per arrivare in Germania passando dal Lussemburgo. Quindi il treno fino a Copenaghen. Poi altre macchine. Infine: Stoccolma. Sono salvi. Sono arrivati a una nuova casa.

«Io e gli altri miei due compagni d’avventura però rischiamo fino a 15 anni di carcere in realtà», spiega del Grande: «Per favoreggiamento d’immigrazione clandestina». Hanno già ingaggiato dei buoni avvocati però, pronti a dimostrare come per questa fuga loro non abbiano preso un soldo. Anzi, ne abbiano spesi parecchi: dai costumi, ai parrucchieri, al viaggio, ai panini all’autogrill, per non parlare della troupe che ha girato il film.

Ed ecco il perché della campagna di raccolta fondi: «Tutti i professionisti che ci hanno accompagnato per le riprese, e ora stanno lavorando al montaggio, hanno deciso di rischiare con noi. Sapendo che verranno pagati solo se riusciremo a raggiungere almeno il traguardo previsto di 75 mila euro», spiega l’autore: «Io stesso quando son rientrato a casa dalla Svezia avevo praticamente 30 euro sul conto».

Qui – Il sito web del documentario
Qui – La raccolta fondi per il film

 

 

Fonte:

http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/05/19/news/io-sto-con-la-sposa-il-documentario-e-una-sfida-contro-le-barriere-1.165887

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LAMPEDUSA: IL MARE E’ “NOSTRO” E ANCHE LA VERGOGNA!

L’ennesima strage di migranti si è appena consumata ma la nostra Fortezza Europa, il nostro continente tanto celebrato dai media (soprattutto negli ultimi giorni, dove nel fritto misto mediatico si mescolano campagne elettorali a spot pubblicitari, perchè tutto è merce da vendere e acquistare, anche la nostra famigerata Europa), piange lacrime di coccodrillo solo di fronte alle tragedie evidenti. Non si cura la nostra Europa dei diritti di chi fugge dalla guerra e/o dalla fame in cerca di una nuova speranza, diritti calpestati da leggi e sistemi securitari che si susseguono nel tempo, da ultimo l’operazione detta appunto “Mare Nostrum”. Ma di nostro c’è solo la vergogna e l’indifferenza di politiche migratorie assassine.

Donatella Quattrone

Qui di seguito l’articolo di Melting Pot con l’invito a sottoscrivere l’appello per una canale umanitario e la Carta di Lampedusa.

 

Lampedusa – Nuovo naufragio a Sud dell’isola. Ancora morti nel “Mare Nostrum”

17 cadaveri recuperati, 200 dispersi. Rilanciamo l’appello per un canale umanitario di ingresso autorizzato e sicuro dei migranti in fuga dalle guerre

Eppure Mare Nostrum doveva a ver risolto tutto, affidando la vita di migliaia di persone nelle mani degli scafisti per poi raccoglierli in mare una volta che i radar ne avrebbero segnalato la presenza. Ma anche l’operazione militare/umanitaria italiana, sventolata come la grande soluzione, comincia a rivelare la sua verità. Fino a quando non saranno istituiti percorsi di ingresso autorizzato e sicuro per chi fugge dalle guerre, quel canale umanitario chiesto a gran voce da migliaia di persone con l’appello lanciato proprio da queste pagine dopo la strage del 3 ottobre 2013, sarà impossibile mettere fine alle morti, alle violenze, agli abusi e le torture sui migranti.

Già negli scorsi giorni sono arrivate notizie di altre tragedie consumatesi intorno alla fine di aprile. 139 morti del confine che vanno aggiungersi ad un bollettino di altri ventimila in questi due ultimi decenni. Quaranta persone erano morte in acque libiche solo ieri.
La notizia di oggi però ci parla di decine di morti in acque pattugliate dall’operazione Mare Nostrum le cui navi si spingono fino a 12 miglia dalle coste libiche. Un rimorchiatore, che si trovava al servizio di alcune piattaforme petrolifere, ha lanciato l’allarme. Il barcone è affondato a 50 miglia dalla Libia e a 100 miglia dall’isola di Lampedusa. Si parla di circa 400 persone a bordo e finora solo 200 di queste sono state tratte in salvo. Sono invece diciassette i cadaveri recuperati rimangono quindi circa 200 dispersi che rischiano di essere già sul fondo del mare. Non si conoscono però le dinamiche del naufragio. Ciò che invece sembra chiaro è che l’ipocrisia della risposta dei governi europei a questa incessante richiesta di protezione, guarda alle morti del mediterraneo facendone una questione di distanze. In mare insomma si può morire purché non avvenga sotto i nostri occhi, nel Mare Nostrum appunto….

Per questo rilanciamo a tutti l’appello per l’apertura immediata di un percorso di ingresso sicuro e garantito per chi fugge dalle persecuzioni, un canale umanitario che sottragga il destino di migliaia di persone che hanno il diritto di chiedere asilo, dalla morte, abbattendo anche le barriere interne all’Europa che ingabbiano migliaia di persone in Italia o nel primo paese di approdo.

Le notizie sulla probabile tragedia continuano ad arrivare frammentate, Giusi Nicolini alla Stampa dichiara che a bordo c’erano almeno 400 persone, 14 i corpi senza vita recuperati circa 215 sopravvissuti e almeno 200 dispersi.

- Sottoscrivi l’appello per una canale umanitario
- Sottoscrivi La Carta di Lampedusa

[ 12 maggio 2014 ]

Fonte:

http://www.meltingpot.org/Lampedusa-Nuovo-naufragio-a-Sud-dell-isola-Ancora-morti-nel.html#.U3FazSj4Uqi

Sul tema dell’immigrazione consiglio di visitare il sito di Gabriele Del Grande, l’osservatorio Fortress Europe:

http://fortresseurope.blogspot.it/