5-8 settembre 1974: le occupazioni di S.Basilio. La polizia uccide Fabrizio Ceruso

 

san_basilio.jpgRoma, 5 settembre 1974. La lotta per il diritto alla casa era molto forte a Roma quando, il 5 settembre, nella borgata di San Basilio, all’estrema periferia est della capitale, la polizia interviene con un ingente schieramento, iniziando a sgomberare le quasi 150 famiglie che da circa un anno occupavano altrettanti appartamenti IACP in via Montecarotto e via Fabriano.

L’incontro fra la decisa opposizione popolare agli sfratti e la volontà dei militanti della sinistra rivoluzionaria di difendere una delle più estese occupazioni in atto nella città, portò a organizzare una dura resistenza, che sfociò in vere e proprie battaglie di strada.

Fin dalle prime ore del mattino di venerdì vengono erette barricate agli ingressi del quartiere con pneumatici, vecchi mobili e oggetti di tutti i tipi. La polizia, accolta da sassi, bottiglie incendiarie, bulloni lanciati con le fionde, spara centinaia di lacrimogeni, ma nel pomeriggio è costretta a sospendere gli sfratti.

Sabato, mentre gli occupanti hanno ripreso tutti gli appartamenti, e una loro delegazione si è recata in pretura e allo IACP, vengono di nuovo tentati gli sgomberi.

Questa volta a resistere ci sono centinaia di manifestanti affluiti da tutta la città, tra i quali numerosi membri di consigli di fabbrica.

La giornata trascorre in un susseguirsi di “tregue”, accordate dalla polizia a Lotta Continua, che gestisce l’occupazione, per dare spazio a quella che si dimostrerà una trattativa-truffa, con l’unico scopo di prendere tempo e fiaccare il forte schieramento proletario. La delegazione rientra a San Basilio con un accordo di sospensione degli sfratti fino al lunedì mattina.

Nonostante ciò, domenica 8 i poliziotti irrompono di nuovo nelle case occupate intimidendo le famiglie e abbandonandosi ad atti di vandalismo. Riprendono gli scontri.

L’assemblea popolare nella piazza centrale della borgata, organizzata per le 18 dal Comitato di Lotta per la casa di San Basilio, viene caricata con lacrimogeni sparati ad altezza d’uomo. Nella battaglia che segue, mentre un plotone di polizia è costretto a ritirarsi, da un altro vengono sparati numerosi colpi di arma da fuoco.

Fabrizio Ceruso, 19 anni, militante del Comitato Proletario di Tivoli, organismo dell’Autonomia Operaia, è colpito in pieno petto da una pallottola.

Caricato su un taxi, giungerà senza vita n ospedale.

Alla notizia della morte del giovane comunista tutto il quartiere scende in piazza. La rabbia esplode in modo violento. I pali dei lampioni vengono divelti e le strade rimangono al buio.

Questa volta è la polizia ad essere presa di mira da colpi di arma da fuoco sparati in strada e dalle case. Otto poliziotti, tra i quali un capitano, rimangono feriti, alcuni in modo grave. Brevi scontri isolati si accendono fino a tarda notte. l giorno seguente avranno inizio le trattative per le assegnazioni di alloggi alle famiglie d San Basilio e agli occupanti di Casalbruciato e Bagni di Tivoli.

Alfredo Simone

Fonte:

http://www.senzasoste.it/anniversari/5-8-settembre-1974-le-occupazioni-di-s-basilio-la-polizia-uccide-fabrizio-ceruso

La rabbia di Rosetta. Invalida per un tumore, l’Acer la vuole sfrattare: “Il sindaco? Lo aspetto”

E’ invalida al 100% per un tumore al pancreas contro cui ha lottato ed ha vinto. Rosetta Fagone vive in una casa popolare in piazzale La Pira: stamattina l’ufficiale giudiziario è arrivato con i Vigili Urbani e l’apriporta

Christian Donelli

25 giugno 2014

E’ invalida al 100% per un tumore al pancreas contro cui ha lottato ed ha vinto. Rosetta Fagone vive in una casa popolare in piazzale La Pira. Nemmeno a farlo apposta proprio nell’unica via della città dedicata al sindaco ‘illuminato’ democristiano che decretò la requisizione delle abitazioni sfitte a Firenze per far fronte ad un emergenza sociale che oggi, nella stessa Firenze o in città piccole come Parma, si sta ripetendo. Ogni giorno -ci dicono gli attivisti del Movimento di lotta per la casa di Parma- ci sono dai due ai tre sfratti esecutivi. E il numero comprende solo quelli ‘intercettati’ dalla Rete Diritti in Casa.

La storia di Rosetta, madre di due figlie e di un figlio, inizia anni fa con la scoperta del tumore al pancreas. Ha vissuto momenti da incubo ma poi è riuscita a sconfiggere quel terrribile male. “Sono una miracolata” dice Rosetta, stamattina nella sua casa in attesa dell’ufficiale giudiziario: per oggi infatti è previsto il secondo ingresso. Ma alla porta della casa dell’Acer si presenta l’ufficiale giudiziario, un rappresentante di Acer e due Vigili Urbani, intenzionati ad eseguire il provvedimento di sfratto. “Io stamattina non sono uscita” ci dice Rosetta – “non sono nelle condizioni di poterlo fare. Soffro di una grave malattia e non posso permettermi di non avere una casa in cui abitare”. Lo sfratto, grazie anche alla mediazione degli attivisti della Rete Diritti in Casa che sono giunti sul posto, è stato rinviato al 24 settembre.  Rosetta ci mostra il faldone con tutti i documenti che certificano la sua malattia ed il calvario che ha dovuto affrontare. E che ora di nuovo le si è riprensentato.

Il figlio di Rosetta, William Nocera, è rinchiuso nel carcere di via Burla. Dopo il suo arresto, avvenuto il 1° gennaio 2014, sua madre ha protestato denunciando un abuso, tramite l’associazione Acad ha reso pubblica la storia di William e i punti oscuri di una storia ancora da chiarire. Ma intanto William è stato arrestato ed ora sua madre, che con una pensione di poco più di 200 euro non ce l’ha fa più, potrebbe anche ritrovarsi senza casa.

“Abito in questa casa dal 1995, subito dopo la morte di mia madre. Stamattina sono venuti per sfrattarmi i servizi sociali sono stati allertati ma come sempre nessuno si muove. Sono già anni che chiedo di essere ascoltata in questa città ma nessuno mi ascolta e ho bisogno assolutamente di un incontro con i servizi sociali. Il sindaco? Che si faccia avanti, lo aspetto. Stamattina l’ufficiale giudiziario è venuto con i Vigili e l’apriporta. Io non sono uscita perchè non sono in grado di poter uscire. Soffro anche di una grave malattia e non mi è permesso di vivere senza un tetto. Io prendo 283 euro di pensione di invalidità e pago 160 euro d’affitto: non so come fare. La luce è stata staccata due anni fa per il mancato pagamento delle utenze. Al sindaco Pizzarotti chiedo un piano di rientro come mi era stato detto due anni fa, che avrebbero pensato loro alla casa e io invece alle bollette”.

 

Fonte:
http://www.parmatoday.it/cronaca/sfratto-donna-italiana-tumore.html

DALL’ITALIA AL BRASILE, CONTRO LA COPPA DEL MONDO, PER IL DIRITTO ALL’ABITARE

Domenica 25 Maggio 2014 15:34

 

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Riceviamo e pubblichiamo questo altro contributo sulla manifestazione imponente che ha attraversato le strade di San Paolo giovedì scorso, per ribadire la propria contrarietà ai mondiali brasiliani che si terranno quest’anno in Brasile.

Quello appena trascorso è stato un “giovedì rosso” per la capitale economica brasiliana: più di 20 mila persone sono infatti scese in strada bloccando l’intera San Paolo.

Si chiude dunque con un risultato decisamente positivo il terzo “Ato Copa Sem Povo, Tô na Rua de Novo!” (Coppa del Mondo senza il popolo, torno in strada di nuovo!), lanciato dal Movimento dei lavoratori senza tetto (MTST) e da Resistenza urbana, a cui hanno preso parte molte organizzazioni che si stanno opponendo ai Mondiali brasiliani, vari forum per la salute pubblica e collettivi.

Nonostante la pioggia battente che ha colpito la città, senza concedere nemmeno un minuto di tregua, ed il rischio che compagni e compagne non riuscissero a raggiungere la manifestazione a causa di problemi nel trasporto pubblico, questo terzo Atto, il primo organizzato direttamente dal MTST, si è rivelato un vero successo per i movimenti brasiliani.

Con la partecipazione di più di 20 mila persone, il corteo ha attraversato il Largo da Batata fino al Ponte Estaiada, cartolina postale della città, per ricordare al governo brasiliano ed al mondo intero il disaccordo di gran parte della popolazione con gli sprechi bilionari in vista della Coppa del Mondo, che favoriscono solo le grandi imprese edili ed il mercato immobiliare. La piazza chiede invece che venga finalmente garantito il diritto ad un’abitazione dignitosa per tutti e tutte, la riduzione immediata delle tariffe di trasporto pubblico, un’educazione statale di qualità e che venga aperto un tavolo di discussione con i movimenti. “O le risorse per il diritto all’abitare tornano ad essere adibite alla costruzione di alloggi per i lavoratori attualmente senza tetto, o il Mondiale di giugno si rivelerà un mese rosso di lotte”, ha enfatizzato Guilherme Boulos, coordinatore nazionale del MTST, durante l’assemblea.

La protesta è avvenuta senza alcun incidente, segno di un’ottima capacità organizzativa e di una forte determinazione a lottare per i diritti di chi in Brasile sembra essere stato dimenticato, ma anche prova del fatto che, quando la polizia non interferisce e non agisce in maniera repressiva e violenta durante le manifestazioni, queste avvengono generalmente senza grossi problemi.

Il MTST indirà nuovi cortei nel caso non venissero ascoltate le richieste riaffermate anche giovedì, mentre a San Paolo continua l’occupazione “Coppa del Popolo”,  situata a meno di 4km dallo stadio dove si aprirà il Mondiale, l’Itaquerão, e che conta ormai più di 3000 occupanti.

Qui di seguito, le richieste specifiche del MTST, in merito a Diritto all’abitare e Riforma urbana:

1. Controllo statale dei prezzi degli alloggi urbani, per il quale venga stabilito come tetto dei nuovi calcoli l’indice inflazionistico. Questa misura è essenziale per combattere la speculazione immobiliare che colpisce i lavoratori più poveri.

2. Una Polizia Federale che non favorisca, ma invece prevenga gli sgomberi forzati, con la costituzione di una Commissione di vigilanza, legata alla Segreteria Speciale dei Diritti Umani.

3. Modifiche al programma “Minha Casa Minha Vida” (Casa mia, la mia vita), con regole che stabiliscano una miglior scelta delle aree ed alloggi più dignitosi.

Nel frattempo, anche il resto del Paese resta teatro di continue proteste. È significativa quella di Belo Horizonte (Minas Gerais), una delle dodici città sede della Coppa del Mondo, dove i dipendenti comunali di tutte le categorie in sciopero dal 6 maggio hanno paralizzato la città (nel settore dell’educazione i dipendenti in sciopero sono più dell’80%, in quello dell’assistenza sociale si arriva al 90%). Nonostante la grande mobilitazione, le rivendicazioni dei lavoratori non sono ancora state accolte, per questo centinaia di scioperanti si sono accampati all’ingresso del Comune, con l’obiettivo di mantenere alta la pressione da parte della popolazione.

*MTST
Il Movimento dei lavoratori senza tetto (MTST) è un movimento sociale radicato nei quartieri periferici che organizza lavoratori urbani attraverso l’occupazione di terre e lotte dal basso ad organizzazione popolare. Il tutto ha avuto inizio nel 1997, a partire dall’esempio del Movimento dei lavoratori rurali senza terra (MST), perché questo potesse diffondersi anche nelle grandi città, con l’obiettivo di lottare per una riforma urbana. Il gruppo è diventato uno degli attori principali di alcune tra le maggiori proteste iniziate l’anno scorso nella capitale paulista.

Fonte:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/11852-dallitalia-al-brasile-contro-la-coppa-del-mondo-per-il-diritto-allabitare

Leggi anche qui:

http://www.infoaut.org/index.php/blog/conflitti-globali/item/11843-brasile-pi%C3%B9-di-20-mila-persone-in-piazza-contro-i-mondiali-per-la-risoluzione-dellemergenza-abitativa

E qui:

http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/461301/Mondiali-in-Brasile-il-murales-contro-lo-spreco-fa-il-giro-del-mondo

Grave provocazione poliziesca a Piazza Montecitorio

 

 

Al termine di una conferenza stampa dei movimenti contro il piano casa di Renzi e Lupi, la Digos si è fatta largo tra giornalisti e attivisti per prelevare Paolo Di Vetta, portavoce dei Blocchi Precari Metropolitani, e tradurlo ai domiciliari.

 

Rinnovati gli arresti domicialiari anche a Luca Fagiano del Coordinamento cittadino di lotta per la casa. Luca e Paolo erano sottoposti all’obbligo di firma giornaliero per gli incidenti del 31 ottobre scorso in via del Tritone, e data la loro partecipazione alla manifestazione del 12 aprile e allo sgombero della Montagnola, il Gip ha disposto gli arresti domiciliari vista la “pericolosità dei soggetti”.

 

Le foto dell’arresto di EidonPress

 

ore 18,30 assemblea a Piazza Montecitorio:

 

La cronaca della giornata da il Manifesto del 21/05/2014 di Valerio Renzi:

 

Il clima di assedio contro i movimenti si inasprisce. Alla fine di una conferenza stampa sull’approvazione del piano casa di Renzi e Lupi in Piazza Montecitorio, la digos si fa largo tra giornalisti e attivisti e notifica a Paolo Di Vetta (portavoce dei Blocchi Precari Metropolitani) il ritorno agli arresti domiciliari traducendolo immediatamente nella propria abitazione. Una modalità che assomiglia ad una provocazione e una vendetta vera e propria, così gli animi si scaldano partono insulti e spintoni. Di Vetta era stato agli arresti domiciliari, poi tramutati in obbligo di firma giornaliero, per gli incidenti scoppiati il 31 ottobre scorso in via del Tritone. Ora il magistrato chiede un inasprimento delle misure cautelari: Di Vetta ha continuato infatti la sua normale attività politica, fatta di occupazioni e momenti di piazza (anche duri come il 12 aprile). Dopo un paio d’ore la notizie che anche per Luca Fagiano, del Coordinamento cittadino di lotta per la casa, è stato disposto il ritorno agli arresti domiciliari.

 

Durante la conferenza stampa i movimenti avevano rilanciato la mobilitazione contro il governo Renzi e i provvedimenti passati a colpi di fiducia, dl Poletti e piano casa. Proprio Di Vetta aveva dichiarato: “verificheremo se si può continuare a occupare, se ci staccano la luce, se staccano l’acqua e il gas e se si possono fare cortei. Saranno giornate di ‘verifica’ che costruiranno il percorso verso Torino, dove l’11 luglio si terrà il vertice sulla disoccupazione giovanile. Il governo questa nostra azione di resistenza la vede come il fumo negli occhi”.

 

In aula solo pochi minuti il piano casa era passato in aula semi deserta, con i parlamentari impegnati in campagna elettorale, con 272 voti a favore e 92 contrari. A favore tutto l’arco delle larghe intese che sostengono Renzi, contrari 5 stelle e Sel, astenuti Fdi e Forza Italia. A difendere il provvedimento il ministro Lupi che ha parlato di “una legge che affronta organicamente il problema e non il solito decreto tampone che si limita al vecchio rito della proroga degli sfratti. Con un decreto che mobilita quasi due miliardi di euro, andiamo concretamente incontro a chi ha bisogno e vive il dramma dell’emergenza casa, con i fondi sull’affitto e sulla morosità incolpevole; diamo quasi 600 milioni di euro per l’edilizia popolare attraverso il recupero degli alloggi inagibile ex Iacp; rilanciamo l’housing sociale e riaffermiamo la certezza del diritto per chi si vede occupare abusivamente la casa ”. Per i democratici interviene Simona Bonafé, capolista alle europee del Pd nella circoscrizione del centro, che attacca le “occupazioni abusive” e parla di un successo del governo. Di tutt’altro avviso il M5S che interviene in aula con Federica Daga “ci accusate di esserci intolleranti e poco inclini al dialogo? Si, siamo intolleranti perché siamo gli indignati e gli offesi di questo paese”, dice la Daga che poi attacca “noi non avremmo mai tolto il diritto all’assistenza sanitaria, alla residenza, agli allacci all’acqua e luce, persone disperate che non hanno un reddito. Questo lo avete fatto voi”. Sel ha invece parlato di provvedimento “disumano” e si dissocia dal coro il Pd romano che con il capogruppo D’Ausilio ha parlato di “alcune misure contenute nel decreto Lupi, appena convertito, rischino di rendere più arduo questo percorso: in particolare l’articolo 5 potrebbe mettere a rischio la tenuta sociale di diversi luoghi della città in un momento di grave crisi economica”. Per i sindacati degli inquilini le risorse non solo sono insufficienti per il sostegno all’affitto e la risoluzione dell’emergenza abitativa, la legge non da neanche risposte a chi non ha disponibilità economiche per accedere ad un mutuo o per pagare l’affitto.

 

Ora che il piano casa è legge la battaglia sul famigerato articolo 5, quello che prevede il distacco delle utenze e il diniego delle residenze per chi vive in occupazione, si sposterà nelle aule dei tribunali. Molti potrebbero essere i rilievi di incostituzionalità come spiega l’avvocato Bartolo Mancuso, che si è occupato della vicenda per il Forum diritti lavoro, “il provvedimento negando la residenza, che è definita come il luogo abituale di dimora e che è strettamente legata ai diritti fondamentali della persona, subordina i diritti della persona alla difesa della proprietà privata. Non è in caso che i primi dodici articoli della Costituzione parlano dei diritti fondamentali e il diritto alla proprietà privata arriva solo all’articolo 42”. “La residenza e le leggi anagrafiche – spiega ancora Mancuso – sono un passaggio fondamentale nella costruzione del diritto moderno e della democrazia”

 

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/grave-provocazione-poliziesca-a-piazza-montecitorio

 

 

ROMA # 17M PER I BENI COMUNI CONTRO LA DEMOCRAZIA E CONTRO LE GRANDI OPERE

 

17 / 5 / 2014

Decine di migliaia di persone hanno invaso, sabato 17 maggio, per la manifestazione nazionale promossa dal Forum dei movimenti  per l’acqua: c’era chi lotta contro le grandi opere, con in testa i NoTav e i NoGrandiNavi di Venezia, i movimenti per il diritto all’abitare, da una settimana in mobilitazione permanente contro l’approvazione del “piano casa” del ministro Lupi, chi si oppone alle devastazioni ambientali con in prima fila gli Stop Biocidio di Campania, Abruzzo e Lazio e poi ancora centri sociali, spazi e teatri occupati, sindacati di base.

Tante voci differenti, ma alla ricerca di un’orizzonte comune di lotta, che lungo tutto il percorso del corteo e dagli interventi dal palco in piazza Navona, hanno rinnovato la volontà dei movimenti di non subire come ineluttabili le politiche decise dalla Troika a livello europeo e attuate dal governo Renzi nel nostro Paese. Tutti insieme in una mobilitazione che si è inserita nella cornice della Giornate europee di azione e che ha voluto esprimere direttamente anche la propria complicità con gli zapatisti del Chiapas, comunità che nei loro territori non si fermano nella volontà di trasformare l’esistente.

Nei fatti la manifestazione del 17 maggio ha espresso un significato che è andato al di là della battaglia per la difesa dello storico risultato referendario del giugno 2011, per l’acqua come risorsa di tutti non mercificabile, ed ha investito l’insieme dei tentativi di privatizzazione dei beni comuni e di distruzione dei servizi pubblici e del welfare. Nel mirino le fallimentari politiche di austerity che, in tutta Europa, toccano le condizioni di vita di milioni di persone impoverite dalla crisi. Per questo grande spazio hanno trovato le rivendicazioni di diritti sociali, reddito, casa e servizi per tutti. Per questo le lotte contro la devastazione ambientale, per il diritto alla salute, contro quelle grandi opere, che sono parte di uno stesso disegno di distruzione e rapina nei confronti delle comunità e dei territori, hanno trovato una significativa collocazione nel corteo.

Una bella giornata di mobilitazione, dunque, che costituisce una tappa significativa nella costruzione del percorso che porterà i movimenti sociali in lotta contro precarietà e austerity a Torino il prossimo 11 luglio, contro il vertice dei capi di governo di tutta l’Unione Europa sulla “disoccupazione giovanile”.

La cronaca e video racconto del corteo:

Il commento finale alla manifestazione

17.05.14 Roma – Commento finale al corteo

 

18:17 Roma dopo il forum dell’acqua parlano i movimenti contro le grandi opere. Interviene Tommaso Cacciari per l’Ass.NoGrandiNavi

18:06 Roma in piazza navona musica e teatro in attesa dell’arrivo di tutto il corteo

17:56 Roma i primi spezzoni entrano in piazza navona

17:47 Roma arrivato camion d’apertura a piazza navona. Interviene attivista di #StopBiocidio del Lazio

17:09 Roma – dal camion intervento dei movimenti romani del diritto all’abitare: “contro l’art.5 contenuto nel decreto Lupi, per la piena legittimità delle occupazioni”

16:49 Roma – interventi dal camion mentre si arriva al campidoglio: contro il decreto salva Roma, le privatizzazioni e l’amministrazione comunale.

16:38 Roma – la testa del corteo arriva in piazza Venezia. Tutti insieme oggi per rimettere al centro i diritti, per rivendicare reddito contro precarietà, per un’altra Europa senza confini e senza disuguaglianze.

16:23 Roma – numeroso lo spezzone dei movimenti per il diritto all’abitare, che si oppongono al piano casa di Renzi e al Jobs Act. Verso il corteo dell’11 luglio a Torino

16:20 Roma – il corteo prosegue per le strade di Roma. Si susseguono gli interventi dal camion contro le privatizzazioni e le speculazioni sui beni comuni.

16:09 Roma – interventi dal camion che ricordano l’assissinio brutale da parte dei paramilitari messicani di Galeano, compagno zapatista. “Con le comunità in lotta, sempre dalla parte giusta”

16:05 Roma – srotolato striscione in via Cavour in solidarietà con gli zapatisti e gli ultimi gravi avvenimenti in Chiapas.

15:45 Roma – dal camion intervento no tav e invito ad essere tutti a torino 11 luglio. Parlano gli esponenti di #StopBiocidio Abruzzo

e di Salvatore di #StopBiocidio Lazio

15:32 Roma – dal camion vengono ricordate tutte le opere inutili e le speculazioni come l’expo

15:17 Roma – Tanti spezzoni, tante realtà provenienti da tutta Italia, insieme in strada per i beni comuni, contro le privatizzazioni, per manifestare contro le politiche di austerità e precarietà dell’UE e del governo Renzi. Un commento di Marco Bersani

15:17 Roma – parte il corteo numeroso da piazza della Repubblica.

14:20 Roma – sotto al ministero delle infrastrutture presenti anche i comitati no autostrada Orte-Mestre: contro la speculazione delle grandi opere inutili

14:15 Roma – sotto al ministero delle infrastrutture sventolano tante bandiere “no grandi navi”. A gran voce il comitato “no grandi navi” ribadisce: “le navi fuori dalla laguna e no scavo nuovi canali”

14:14 Roma – i comitati veneti sotto al min.infrastrutture per una conf.stampa. “nessuna decisione senza i cittadini:fuori le grandi navi dalla laguna”

14:13 Roma – inizia la conferenza stampa No Grandi Navi davanti al Ministero delle Infrastrutture a Porta Pia.

13:43 Roma – i no grandi navi verso la manifestazione nelle giornate europee di mobilitazione

13:37 Roma – arrivata la delegazione dal veneto. Tutti insieme per dire no grandi navi no grandi opere

12:46 Barriera roma ripartono i pulman dal nord est dopo essere stati perquisiti

12:05 Roma – appena usciti dal casello autostradale, fermato il pullman da Bologna dei comitati. Perquisito il pullman e i bagagli. Ennesima provocazione in una giornata di manifestazione per i beni comuni, ennesimi divieti di un governo che prova a criminalizzare ogni forma di dissenso

12:05 Roma – fermati e perquisiti dalla polizia gli autobus dei comitati di Bologna diretti alla manifestazione.

 

Fonte:

http://www.globalproject.info/it/in_movimento/roma-17m-per-i-beni-comuni-la-democrazia-e-contro-le-grandi-opere-la-cronaca-multimediale/17171

Lettera di Mauro Gentile: per la costruzione di un coordinamento degli imputati del 15 Ottobre

Riceviamo e pubblichiamo da Mauro Gentile questa lettera invito alla costruzione di un coordinamento degli imputati del 15 Ottobre, Proposta che facciamo nostra e rilanciamo:

A due anni dal mio arresto: riflessioni sul 12 aprile e una proposta agli imputati del processo per i fatti del 15 ottobre!

Ancona, 19.04.2014
Compagne/i,

la ricorrenza dei miei due anni di detenzione agli arresti domiciliari per i fatti del 15 ottobre coincide con la violenta repressione avvenuta nei giorni scorsi, durante la manifestazione del 12 aprile e poi con lo sgombero di 200 famiglie avvenuto a Roma nel quartiere Montagnola: la mia solidarietà e complicità con Ugo, Simon, Matteo e Lorenzo agli arresti per i fatti del 12 aprile.

 

La repressione di quest’ultima settimana avviene mentre la classe dominante prova a darsi nuovo lustro con il governo Renzi-Berlusconi e si acuisce lo scontro tra i fautori del partito americano (di cui Renzi e Berlusconi sono fieri esponenti) e il partito dell’UE ma nulla cambia per le masse popolari. Prosegue l’eliminazione sistematica delle conquiste così come prosegue la repressione: gli abusi di polizia a cui abbiamo assistito in questi giorni esplicitano una volta di più che il nemico non è disposto ad accogliere richieste e rivendicazioni e che è responsabilità di tutti noi non cadere nell’errore di intavolare trattative con quelle istituzioni che ci affamano ogni giorno. Il post-12 aprile ha innescato un dibattito sul bilancio di questa giornata di lotta: leggo le posizioni dei fautori delle rivendicazioni al governo Renzi e leggo le posizioni di altri che criticando i primi sostengono la via della rivendicazione all’UE. Questo dibattito è sano: l’apatia e la scarsità di dibattito all’interno del movimento è quanto di più negativo pertanto che il dibattito prosegua e si sviluppi. Esso è un segnale positivo così come lo è l’immediata solidarietà per i compagni arrestati e fermati. Però giungiamo a prendere atto che non è cambiando il referente delle nostre rivendicazioni che registreremo l’ulteriore sviluppo delle mobilitazioni nel nostro paese. Superiamo la concezione infantile dei nostri compiti che ci confina al ruolo di ribelli da strada o elemosinatori di trattative e referendum. Passiamo dalla protesta alla lotta per il potere! A questa condizione potranno ulteriormente svilupparsi le organizzazioni operaie e popolari scese in strada dall’ ottobre 2013. Iniziamo a volare alto: che si estenda il crescente movimento di lotta per la casa, che si prenda l’iniziativa e si elevi l’organizzazione della classe operaia dai call-center alle fabbriche, che si lavori verso la prospettiva di far ingoiare al nemico il nostro governo del paese e non ci si limiti alle petizioni, alle rivendicazioni, alla trattative!

 

La crescente repressione in corso nel paese ci sarà d’aiuto nel comprendere la situazione e i nostri compiti. Che serva allo scopo anche la battaglia in corso contro il processo per i fatti del 15 ottobre. Approfitto di questa lettera per esprimere considerazioni funzionali ad un bilancio e ad un rilancio dell’azione degli imputati e della generosa rete solidale radunatasi da due anni a questa parte.

 

A due anni di distanza nonostante l’impegno che molti hanno messo per creare una rete solidale per sostenere noi imputati, abbiamo raccolto veramente poco. L’errore che continuiamo a fare è quello di non riuscire a coordinare ed organizzare una lotta concreta ed efficace che consenta di contrastare l’avanzata degli apparati repressivi. Subire l’accanimento politico e giudiziario rimanendo fermi alle solite strategie di lotta e di solidarietà impone un cambiamento che porti più concretezza e unità tra le organizzazioni operaie e popolari.  Si può e si deve migliorare la concezione della lotta che stiamo portando avanti per non continuare a subire violente repressioni e per non ripetere gli errori del passato. Lancio questo appello affinché si possa costruire una rete solidale concreta per non far cadere nel dimenticatoio processi e processati, e fare un passo in avanti nella concezione che ci guida sul terreno della resistenza, lotta e solidarietà alla repressione.

 

Il processo per i fatti del 15 ottobre sta lentamente cadendo nel dimenticatoio, ci troviamo a ripetere cosi l’errore già commesso nel processo per i fatti di Genova 2001. Questo processo (quello del 15 Ottobre), così come quello per i fatti di Genova 2001 è un vero e proprio atto intimidatorio. Con esso la classe dominante lancia un chiaro monito a tutti quelli che oggigiorno non ci stanno ad abbassare la testa e lottano per la costruzione di un mondo migliore: si accaniscono con noi imputati per i fatti del 15 Ottobre a suon di reati assurdi (tipo “devastazione e saccheggio”) e pene esemplari, per intimorire quanti da un capo all’altro del paese animano le lotte e i movimenti contro l’attacco ai diritti e per costruire l’alternativa ai governi dei poteri forti.E’ principalmente per tale motivo che dobbiamo sviluppare un fronte ampio di lotta e solidarietà con tutti gli inquisiti per i fatti del 15 Ottobre con l’obiettivo di mettere i bastoni tra le ruote alle Autorità e rispedire al mittente questo attacco repressivo.

 

Come ribadito nelle giornate del 14 e 15 Marzo a Roma, nelle aule di Tribunale così come nelle piazze, bisogna passare dalla difesa all’attacco, prendere noi il pallino del gioco in mano, passare da accusati ad accusatori e portare “sul banco degli imputati” quelle stesse autorità che vorrebbero condannare lo sviluppo della lotta di classe nel nostro paese. Finora la solidarietà verso gli imputati nel processo 15 ottobre non è mancata e ha avuto modo di esprimersi in maniera generosa in diverse occasioni ma dobbiamo riconoscere che nel complesso non siamo riusciti a contrapporre alle arringhe di Minisci & co la nostra difesa politica collettiva, che difendesse la nostra identità di perseguitati politici e che al contempo utilizzasse il processo in un ottica di attacco e di rottura.

 

Di certo non è mai troppo tardi per cominciare soprattutto per gli imputati di questo processo (che sfornerà nuove condanne se non saremo in grado di mettere i bastoni tra le ruote e inceppare i meccanismi della repressione).

 

E’ proprio per fare ciò, che oggi sento il dovere di lanciare un appello affinché da subito, partendo da quelli che sono gli imputati più sensibili, si costruisca un “Coordinamento imputate/i 15 ottobre”. Questa proposta è per consentire a tutti noi imputati di essere uniti e parte attiva nell’organizzare la difesa legale, per rafforzare un nodo fondamentale della rete di solidarietà finora sviluppatasi (che ha avuto il suo punto più debole proprio nell’assenza di coordinamento tra gli imputati), per iniziare a praticare a partire da noi imputati la battaglia contro la persecuzione politica al livello che oggi occorre ovvero passare da accusati ad accusatori

 

E’ necessario fare un assemblea e discutere di questo progetto e la volontà di portarlo avanti per dare una svolta concreta a questo processo e alla solidarietà che ne è cresciuta attorno.

 

A quanti concordano con questa proposta chiedo di attivarsi facendola circolare e arrivare anzitutto presso gli altri imputati di questo processo.  Il primo passo è informare tutti gli imputati dei vari processi del 15 ottobre svolti finora e chiedere l’adesione a tale progetto affinché partecipino attivamente al processo e allo sviluppo della rete solidale. Gli imputati firmatari dovranno essere i primi ad impegnarsi e sostenere la crescita del coordinamento, così come i movimenti aderenti, soprattutto quelli non colpiti da arresti che hanno modo di muoversi e partecipare a manifestazioni ed assemblee, questi sono anche la voce di noi agli arresti. Impariamo dagli imputati ai processi contro il movimento NO TAV, disimpariamo da cattivi consiglieri che ci raccomandano di star buoni e tutto si risolverà!

 

Rompere il silenzio sul 15 ottobre è dar voce a chi sta pagando per aver difeso i diritti di tutti, è mobilitarsi concretamente, è intraprendere una nuova strada. Organizzare una mobilitazione su scala nazionale indetta dal coordinamento dovrà essere il passo successivo per richiamare in tutte le città eventi per sostenere le spese legali ed assemblee pubbliche che mettano al centro la solidarietà incondizionata a chi oggi è colpito dalla repressione.

 

Per rafforzare ancora di più la mobilitazione e per fare della lotta, della resistenza e della solidarietà alla repressione un terreno concreto di battaglia per la costruzione di una società migliore, propongo di sviluppare campagne in comune e in sinergia tra quelli che sono i processati per i fatti del 15 ottobre 2011 con quelli per i processi relativi ai fatti del 14 dicembre 2010 e del 14 settembre 2011 (in avvio in queste settimane). Unire in una campagna comune anche la mobilitazione di solidarietà per i processi relativi ai fatti del 31 ottobre e del 12 aprile.

Dalle piazze ai tribunali iniziamo a volare alto: passare dalla protesta alla lotta per il potere!

La solidarietà è un’arma: impariamo ad usarla!

Mettiamo fine alla persecuzione politica per i fatti del 15 ottobre!

Uniamo e coordiniamo le lotte contro la repressione!

 

Mauro Gentile, militante comunista agli arresti domiciliari per i fatti di Roma del 15 Ottobre 2011

 

Fonte:

http://www.inventati.org/rete_evasioni/?p=1564

Gaetano Amoroso

 

 

Gaetano Amoroso, insieme ad altri compagni del Comitato rivoluzionario antifascista di porta Venezia, fu aggredito e accoltellato la sera del 27 aprile 1976, in via Uberti, da un gruppo di fascisti.
Aveva 21 anni, lavorava all’Acfa come disegnatore di fibbie e, studente-lavoratore, di sera frequentava l’ultimo anno del corso serale presso la Scuola artistica del Castello che oggi porta il suo nome.
Era entrato giovanissimo a far parte della lega degli artisti del Vento rosso, organismo di massa del Partito comunista marxista leninista, nella quale aveva trovato il modo di esprimere le sue esigenze politiche e artistiche, dipingendo murales.
Nella fabbrica, in cui lavorava col padre, si era impegnato con altri operai in una autogestione di mesi contro la chiusura della stessa; nel quartiere si batteva contro le speculazioni edilizie, partecipando all’ occupazione della casa di piazza Risorgimento.
La presenza fascista all’interno del quartiere in cui viveva e una forte spinta antifascista dopo l’uccisione di Claudio Varalli e Giannino Zibecchi lo spinsero a creare ed organizzare, insieme ad altri compagni, il Comitato antifascista di porta Venezia.

 

Fu a causa del suo impegno democratico e antifascista che, la sera del 27 aprile venne aggredito da un gruppo di noti squadristi (Cavallini, Folli, Cagnani, Pietropaolo, Terenghi, Croce, Frascini, Forcati), tutti provenienti alla sede del Msi di via Guerrini.
Gli otto assassini fascisti furono arrestati poche ore dopo il fatto: l’accusa iniziale di aggressione fu trasformata, quando il 30 aprile Gaetano morì per le ferite subite, in quella di omicidio premeditato e tentato omicidio pluriaggravato, quest’ultima per il ferimento di due compagni di Amoroso.

 

 

Fonte:

 

http://www.reti-invisibili.net/gaetanoamoroso/

 

 

12 APRILE, “ZAINETTI”, SGOMBERI E UN VECCHIO ANARCHICO

Di

Marco Bascetta, 16.4.2014

Polizia. Si tratta solo di fare male e di fare paura. Una strategia della deterrenza che, nel corso degli ultimi anni, si è lasciata dietro un buon numero di vittime

Il «cre­tino», quello che scam­bia il corpo di una gio­vane ragazza per uno zai­netto impu­ne­mente cal­pe­sta­bile, il poli­ziotto in bor­ghese esi­bito ripe­tu­ta­mente da gior­nali e tele­vi­sioni come sim­bolo media­tico di ogni vio­lenza poli­zie­sca «fuori dalle regole», l’uomo messo all’indice dalla recita dello stato di diritto che «non guarda in fac­cia nes­suno» non dovrebbe sen­tirsi troppo solo. Pas­sano pochi giorni dalle cari­che di piazza Bar­be­rini ed ecco che i suoi col­le­ghi, nel corso dello sgom­bero vio­lento di una palaz­zina nel quar­tiere romano della Mon­ta­gnola, que­sta volta in divisa, si acca­ni­scono a colpi di man­ga­nello su chi giace inerme in terra. Con tutta evi­denza non può essere scam­biato per uno zaino o un sacco della spaz­za­tura. Sono corpi ben rico­no­sci­bili e del tutto inca­paci di difen­dersi quelli che ven­gono ripe­tu­ta­mente, deli­be­ra­ta­mente, col­piti a san­gue da un folto gruppo di poliziotti.

È uno sgom­bero di occu­panti, di senza casa, di sfrat­tati, non ci sono Palazzi del potere da difen­dere, zone rosse o piazze da tenere sotto con­trollo. Si tratta solo di fare male e di fare paura. Di una stra­te­gia della deter­renza dif­fi­cil­mente ricon­du­ci­bile al puro e sem­plice pia­cere poli­zie­sco di menar le mani. Il video che ritrae il pestag­gio è, se pos­si­bile, ancora più crudo di quelli girati durante le cari­che di sabato scorso. Non offre «immagini-simbolo» tenere o com­mo­venti su cui fare cat­tiva poe­sia. Solo la testi­mo­nianza di quell’ordinaria vio­lenza che quo­ti­dia­na­mente si eser­cita nelle caserme, nelle car­ceri, per le strade e che, nel corso degli ultimi anni, si è lasciata die­tro un buon numero di vittime.

La gra­tuita bru­ta­lità messa in campo alla Mon­ta­gnola non può che signi­fi­care due cose. O che ciò che dicono i ver­tici della poli­zia e il Mini­stero degli interni conta meno di niente, che gli agenti se ne infi­schiano alta­mente. O che, «con­tror­dine ragazzi! Nes­suno vi vieta di pestare a pia­ci­mento, anzi». A dire il vero c’è anche una terza pos­si­bi­lità: che tutta que­sta indi­gna­zione per i diritti (e i corpi) cal­pe­stati dei cit­ta­dini non sia altro che una mise­ra­bile messa in scena. E forse è pro­prio quest’ultima even­tua­lità la più pro­ba­bile. Gli «eccessi» di poli­zia in Fran­cia li chia­mano «sba­va­ture», qui da noi ci si con­sola con la trita sto­riella delle «mele marce». Ma tutti sanno che il pro­blema sta nel frut­teto e, ancor più, nel suo coltivatore.

 

Fonte:

http://ilmanifesto.it/ordinaria-violenza/

 

Leggi anche qui:

http://www.fanpage.it/chi-e-il-disabile-che-fronteggiava-la-polizia-a-roma-lello-valitutti-ecco-la-sua-storia/

Sabato 12 manifestazione nazionale a Roma per dire no al Jobs act e al Piano casa. A Lucca e Milano altre due importanti mobilitazioni. In Calabria iniziative del Coordinamento Calabrese 194.

Sabato 12 manifestazione nazionale a Roma per dire no al Jobs act e al Piano casa di Renzi e Lupi. A Lucca e Milano altre due importanti mobilitazioni.
#12a Lucca: Renzi non ci scappi! Contestazione al Festival del Volontariato
#12a Milano: Molto più di 194

 

Se la riforma del mercato del lavoro immaginata dal nuovo esecutivo arriva li dove il peggior governo di centrodestra non aveva avuto il coraggio, ovvero la completa deregulation dei contratti precari e delle condizioni salariali tramite l’apprendistato senza formazione, il piano casa, oltre a dare mano libera alla rendita e alla speculazione, è con l’articolo 5 una vera e propria dichiarazione di guerra ai movimenti per il diritto all’abitare.

Non ci si può aspettare nulla dall’opposizione parlamentare, quanto dal sindacato confederale che non ha indetto neanche un’ora di sciopero contro il jobs act. E’ un dato di fatto che l’unica opposizione possibile al governo Renzi è quella che viene dai conflitti sociali, dai movimenti, dai precari, i disoccupati, gli studenti.

Mentre in molte città si prepara, con assemblee e azioni, l’arrivo di sabato a Roma, ieri i movimenti per il diritto all’abitare della Capitale, dopo le occupazioni e gli sgomberi di lunedì scorso, hanno allestito già un’acampada a Porta Pia proprio sotto il Ministero delle infrastrutture dove siede Maurizio Lupi. Proprio da Porta Pia partirà il corteo sabato 12, per poi assediare il Ministero del welfare.

 

Fonte:

http://www.dinamopress.it/news/12a-in-piazza-contro-il-piano-casa-e-il-jobs-act

 

*

Coordinamento Calabrese 194: sabato 12 aprile “Consultorio in piazza” a Reggio e Cosenza

Qui il comunicato da Strill.it:

http://www.strill.it/index.php?option=com_content&view=article&id=193649%3Acoordinamento-calabrese-194-sabato-12-aprile-consultorio-in-piazza-a-reggio-e-cosenza&catid=40%3Areggio&Itemid=86

 

LA SOLIDARIETA’ NON E’ UN’ASSOCIAZIONE A DELINQUERE: CON LE COMPAGNE ED I COMPAGNI DELL’ANGELO MAI!

Posted on 23 marzo 2014 by dimitri

angelo-mai1

Abbiamo già detto che lo sgombero dell’Angelo Mai è un insulto alla città. Il centro sociale romano è uno dei sostenitori più attivi della Freedom Flotilla Italia e della realizzazione dell’asilo “Vittorio Arrigoni” a Gaza: oltre alle iniziative già promosse per sostenere il progetto, il prossimo 29 marzo ne era in programma un’altra, con i dj James Lavelle, Max Passante e Dam De Marco, che sarebbero andati ad aggiungere i loro nomi al lungo elenco di artisti che, negli spazi messi a disposizione dall’Angelo Mai, hanno dato il loro contributo per aiutarci a concretizzare il nostro progetto di solidarietà con il popolo palestinese.
La polizia ha sequestrato tutto quello che si trovava all’interno dell’Angelo Mai, compresi i 2.535 euro ricavati dalle serate del 25 e 26 gennaio e destinati alla realizzazione dell’asilo “Vittorio Arrigoni”. Per noi, si tratta di un duro colpo, soprattutto in considerazione del fatto che è avvenuto alla vigilia dell’inizio dei lavori per l’apertura dell’asilo, in un momento in cui le condizioni della popolazione civile di Gaza sono rese drammatiche dal doppio assedio israeliano ed egiziano.
Chiediamo a tutti gli amici del popolo palestinese di manifestare la propria solidarietà alle compagne ed ai compagni dell’Angelo Mai, come noi abbiamo fatto e continueremo a fare. La solidarietà non è un associazione a delinquere.

Fonte:

http://www.freedomflotilla.it/2014/03/23/la-solidarieta-non-e-unassociazione-a-delinquere-con-le-compagne-ed-i-compagni-dellangelo-mai/

Abbiamo già detto che lo sgombero dell’Angelo Mai è un insulto alla città. Il centro sociale romano è uno dei sostenitori più attivi della Freedom Flotilla Italia e della realizzazione dell’asilo “Vittorio Arrigoni” a Gaza: oltre alle iniziative già promosse per sostenere il progetto, il prossimo 29 marzo ne era in programma un’altra, con i dj James Lavelle, Max Passante e Dam De Marco, che sarebbero andati ad aggiungere i loro nomi al lungo elenco di artisti che, negli spazi messi a disposizione dall’Angelo Mai, hanno dato il loro contributo per aiutarci a concretizzare il nostro progetto di solidarietà con il popolo palestinese.
La polizia ha sequestrato tutto quello che si trovava all’interno dell’Angelo Mai, compresi i 2.535 euro ricavati dalle serate del 25 e 26 gennaio e destinati alla realizzazione dell’asilo “Vittorio Arrigoni”. Per noi, si tratta di un duro colpo, soprattutto in considerazione del fatto che è avvenuto alla vigilia dell’inizio dei lavori per l’apertura dell’asilo, in un momento in cui le condizioni della popolazione civile di Gaza sono rese drammatiche dal doppio assedio israeliano ed egiziano.
Chiediamo a tutti gli amici del popolo palestinese di manifestare la propria solidarietà alle compagne ed ai compagni dell’Angelo Mai, come noi abbiamo fatto e continueremo a fare. La solidarietà non è un associazione a delinquere. – See more at: http://www.freedomflotilla.it/#sthash.prym1L3C.dpuf

Posted on 23 marzo 2014 by dimitri