Il massacro di Hama

Sono passati trentatre anni dal massacro di Hama in Siria a opera di Hafez al Assad. A distanza di decenni la storia continua quotidianamente a ripetersi perchè la famiglia Assad è ancora al governo.
Riporto un post pubblicato l’anno scorso sul blog di Asmae Dachan:

 

Hama 2 febbraio 20142 febbraio 1982 – 2 febbraio 2014

A Hama, 32 anni fa, si scriveva una delle pagine più sanguinose nella storia della Siria, firmata dal padre dell’attuale presidente/dittatore bashar al assad, hafiz al assad. Oltre 30 mila civili, tra cui donne e bambini, vennero uccisi; i loro corpi finirono nelle fosse comuni. Migliaia di persone vennero arrestate, altre migliaia fuggirono; interi quartieri vennero rasi al suolo, con case, scuole, luoghi di culto bombardati mentre le persone erano al loro interno.

Una strage taciuta, che non è mai entrata nei libri di storia; un genocidio che si è consumato in un arco di tempo breve, di circa un mese, di cui si venne a conoscenza solo grazie alle testimonianze dei sopravvissuti che riuscirono a fuggire e alla successiva scoperta delle fosse comuni. Di quel periodo esistono poche foto, scatti rubati e nascosti per decenni per paura di ritorsioni. Ciò che scatenò la furia omicida di assad padre furono alcune iniziative di opposizione messe in atto dagli abitanti della città, che rivendicavano il riconoscimento dei propri diritti civili e sociali.

Hama, 32 anni dopo, è una città che non ha dimenticato; i suoi abitanti, che per un trentennio hanno dovuto tacere e convivere con il proprio dolore in silenzio, sono stati particolarmente motivati, nel 2011, a prendere parte alle manifestazioni antigovernative. Uno dei giovani simbolo delle proteste pacifiche in Siria, ribattezzato l’usignolo della rivolta, era proprio un trentenne di Hama, Ibrahim Qashoush; per punirlo dei suoi canti, il regime lo condannò a morte: il 4 luglio 2011 il suo corpo venne ritrovato abbandonato su una strada, con le corde vocali recise.

Chi ha commesso il massacro nell’82 è chi, ancor oggi, detiene il potere politico ed economico in Siria; la mano che ha ucciso oltre 30 mila civili allora è la stessa che, in 3 anni, ha ucciso oltre 150 mila persone: la stessa dinastia, gli assad, con il passaggio di consegne di padre in figlio e lo stesso partito,  il baa’th, che continua a calpestare i diritti del popolo siriano. 32 anni dopo, cosa è rimasto di Hama, la città conosciuta per i suoi millenari mulini, “ribattezzata la città dei martiri”? E’ rimasta l’amarezza del silenzio, scrivono in Siria, è rimasto il senso di un’ingiustizia che si protrae nel tempo, per quelle vittime a cui nessuno ha potuto rendere omaggio, per quei dispersi di cui si è ormai persa la memoria, per quegli innocenti finiti nelle carceri del regime, come la famigerata prigione sotterranea di Tadmor, Palmira, per reati d’opinione, torturati e privati dei loro più elementari diritti umani.

Riesaminare gli accadimenti di Hama dell’82 significa comprendere meglio anche ciò che accade dal 2011 ad oggi: il regime degli assad, che ha preso il potere in Siria con un colpo di Stato, imponendo la sua bandiera, prendendo il pieno controllo politico, sociale ed economico del paese,  ricorrendo alla violenza, alla tortura, alla violazione dei diritti umani per eliminare ogni forma d’opposizione, è lo stesso che ha scatenato una feroce e sanguinaria repressione contro i manifestanti inermi che hanno chiesto libertà e democrazia. La differenza è che oggi, nell’epoca della tecnologia, di internet, della diffusione su larga scala di fotocamere e videocamere connesse in rete, dispositivi satellitari che riprendono dall’alto in tempo reale, ciò che accade in Siria è documentato, istante per istante. La devastazione, le fosse comuni, i bombardamenti, sono ripresi e immortalati e immediatamente condivisi in rete.

Sono passati 32 anni da quel genocidio. La Siria continua a sanguinare. Gli assad e il partito baa’th sono ancora al governo. La comunità internazionale, che non ha mai condannato quel massacro, continua ad assistere indifferente al genocidio del popolo siriano. Nessun minuto di silenzio per i morti di allora, nessua presa di posizione per i morti di oggi. Tutto ciò rende la ricorrenza di oggi, agli occhi dei siriani, in particolare degli abitanti di Hama, ancor più dolorosa.

 

 

Fonte:

https://diariodisiria.wordpress.com/2014/02/02/il-massacro-di-hama-32-anni-dopo-tra-oblio-e-dolore-video/