Gabriele Del Grande è libero, festa in Toscana. “Darà ancora voce agli ultimi”

La Turchia rilascia il giornalista e blogger. Che ha raggiunto l’Italia atterrando a Bologna

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La felicità di Gabriele Del Grande al suo arrivo a Bologna

Gabriele Del Grande al suo arrivo a Bologna (LaPresse)

Panicagliora (Pistoia), 24 aprile 20137 – Gabriele Del Grande è libero e la Toscana tira un sospiro di sollievo. Il blogger e giornalista, che era stato arrestato in Turchia nei giorni scorsi, è stato liberato e nella mattinata di luned’ì 24 aprile ha potuto raggiungere l’Italia, con un volo atterrato a Bologna. Una notizia che ha fatto rapidamente il giro di Panicagliora, il paese in provincia di Pistoia dove risiedono i genitori di Gabriele, originari di Lucca. Che proprio nella prima mattinata di lunedì sono partiti per l’aeroporto di Bologna, per andare ad abbracciare il figlio.

Scene di gioia nella zona degli arrivi dello scalo bolognese quando Gabriele è spuntato dalla porta. Un abbraccio con i genitori e con la compagna, Alessandra D’Onofrio. Il ristorante di famiglia è rimasto chiuso tutta la mattina. Un cartello dava la notizia della liberazione di Gabriele e del viaggio a Bologna dei proprietari, i genitori appunto. Che sono rientrati a Panicagliora nel pomeriggio.

«Il ferro si tempra nella fucina, nel fuoco, nella sofferenza. Gabriele è tosto. Se prima aveva voce, adesso ne ha più di prima, e ha più voglia di dar voce a chi non ha voce. È il Gabriele di sempre, ora forte più che mai», dicono gli stessi genitori. E aggiunge la madre che Gabriele ripartirà. «Certo è libero, può fare quello che ritiene», ha detto, confermando così che la famiglia ha sempre appoggiato le attività del blogger toscano e continuerà a farlo «anche dopo questo momento altamente emotivo».

«Ci stavamo dando da fare – dicono i genitori riferendosi ai cupi momenti della prigionia – non lo avremmo lasciato lì. Ci hanno fatto un bel regalo», dicendo poi: «Purtroppo ci sono troppi giornalisti fermi là nelle carceri, non ci si dimentica degli altri». In aeroporto «il primo abbraccio è stato per la moglie, le prime parole per i figli». «Era il Gabriele di sempre, ha scherzato sul fermo». Gabriele Del Grande non ha raggiunto Panicagliora. Terrà infatti una conferenza stampa, nella giornata di mercoledì 25 aprile a Roma, alla sede della Stampa Estera. Ma intanto può rilassarsi e lasciare alle spalle giorni molto duri. La prima cosa che si è concesso, un pranzo tipicamente italiano con la famiglia, tra antipasti toscani e pasta.

“Abbiamo riportato a casa Gabriele – ha detto intanto il ministro Alfano -. Missione compiuta, ringrazio il governo turco perche’ anche nei momenti di massima tensione non abbiamo mai perso il contatto. Ci hanno segnalato che dovevano fare degli accertamenti e li hanno fatti”.

Gabriele Del Grande all'aeroporto di Bologna

Gabriele Del Grande all’aeroporto di BolognA

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http://www.lanazione.it/cronaca/gabriele-del-grande-libero-1.3063291

Gabriele Del Grande fermato in Turchia telefona alla compagna: “Non rispettano miei diritti, comincio sciopero della fame”

Da

Oggi alle 14.30 ci ha chiamato Gabriele del Grande. È la prima telefonata concessa da domenica 9 quando è stato fermato dalle autorità turche al confine nella regione di Hatay. Era in Turchia dal giorno 7 Aprile. Dice Gabriele: “Sto parlando con quattro poliziotti che mi guardano e ascoltano. Mi hanno fermato al confine, e dopo avermi tenuto nel centro di identificazione e di espulsione di Hatay, sono stato trasferito a Mugla, sempre in un centro di identificazione ed espulsione, in isolamento. I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo. Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio telefono e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato. La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito ripetuti interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta. Non mi è stato detto che le autorità italiane volevano mettersi in contatto con me. Da stasera entrerò in sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti”. Ci siamo messi in macchina una volta, siamo pronti a tornare in strada per i diritti.

Da Il fatto quotidiano:

Gabriele Del Grande fermato in Turchia telefona alla compagna: “Non rispettano miei diritti, comincio sciopero della fame”
Mondo
Dopo sette giorni di silenzio i familiari del giornalista sono tornati a sentire la sua voce. “I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo. La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta”, ha detto nella telefonata
“Da stasera inizio lo sciopero della fame e invito tutti a mobilitarsi per chiedere che vengano rispettati i miei diritti”. Dopo sette giorni di silenzio i familiari di Gabriele Del Grande sono tornati a sentire la sua voce.  Fermato lunedì 10 aprile dalle forze di polizia turche nella regione dell’Hatay, il blogger e documentarista ha infatti telefonato  alla compagna e ad alcuni amici. “I miei documenti sono in regola, ma non mi è permesso di nominare un avvocato, né mi è dato sapere quando finirà questo fermo. La ragione del fermo è legata al contenuto del mio lavoro. Ho subito interrogatori al riguardo. Ho potuto telefonare solo dopo giorni di protesta”, ha detto nella telefonata.Del Grande è trattenuto da alcuni giorni in un centro di detenzione amministrativa, ed è riuscito a chiamare in Italia dal telefono della struttura dove è detenuto. Mentre telefonava ha raccontato di essere circondato da quattro poliziotti. “Sto bene, non mi è stato torto un capello ma non posso telefonare, hanno sequestrato il mio cellulare e le mie cose, sebbene non mi venga contestato nessun reato”.Oggi dalle pagine del Corriere della Sera era stato Massimo del Grande, padre di Gabriele a raccontare di non essere ancora riuscito a parlare con il figlio. “Siamo tutti in ansia – ha detto – Purtroppo, tra vacanze di Pasqua e referendum in Turchia, anche se è assurdo, è ancora tutto fermo”.  La Farnesina ha assicurato che le condizioni del giornalista sono buone, e che la sua espulsione dalla Turchia doveva essere “imminente”, già tre giorni dopo il fermo. All’alba dell’ottavo giorno Del Grande non è ancora rientrato ha potuto soltanto telefonare a casa.

Fonte:

IO STO CON LA SPOSA: UN FILM CONTRO LE BARRIERE

Cinque giorni di fuga. Cinque compagni di viaggio, palestinesi e siriani. Un obiettivo: raggiungere la Svezia. Con un gruppo di ragazzi italiani e arabi ad accompagnarli, superando il filo spinato vestiti da matrimonio. Per sfidare le regole che bloccano chi fugge dalla guerra. E raccontare un’amicizia che può unire il Mediterraneo

di Francesca Sironi

 

Io sto con la sposa: un film contro le barriere

Lei ha il vestito bianco. Di quelli con le balze, da sposa-principessa. Di fianco un ragazzo magro in completo, cravatta, cappotto. Dietro un piccolo corteo matrimoniale: amici con l’abito buono, signore con la messa in piega, immancabili cappelli. Abbigliati a festa, tutti quanti, stanno passando sotto il filo spinato. Perché sono clandestini, in fuga dalla guerra siriana, dalle persecuzioni in Palestina. E questa è la prima tappa del loro viaggio clandestino da Milano a Stoccolma passando per Francia e Germania. Travestiti da invitati a un matrimonio per superare i controlli di frontiera.

Lo straordinario viaggio di questo gruppo di amici è raccontato da Gabriele del Grande , Antonio Augugliaro e Khaled Soliman Alnassiry in “ Io sto con la sposa ”, un documentario-manifesto che da oggi è online per lanciare una raccolta fondi necessaria a finanziare la produzione del film. La storia è più che autentica e inizia a novembre del 2013: «Io e Khaled eravamo in stazione centrale, quando un ragazzo siriano, sentendoci parlare arabo, si è avvicinato chiedendoci indicazioni sui treni per arrivare in Svezia», racconta Gabriele del Grande, giornalista, inviato e autore del sito web “ Fortress Europe ”, dal quale aggiorna costantemente il numero di morti annegati nel Mediterraneo durante il loro viaggio-speranza per scappare dalla fame o dalle bombe.

Dall’inizio del conflitto siriano gli sbarchi sono aumentati, e così le tragedie, come quelle che a ottobre hanno coperto di bare i moli di Lampedusa. E oggi, mentre le navi di Mare Nostrum caricano emigranti a migliaia, Milano e la stazione Centrale sono diventati il rifugio di passaggio per tutti i profughi che non si vogliono fermare in Italia, e nell’arco di uno o due giorni scappano per raggiungere i Paesi del Nord. «Abbiamo la guerra in casa», commenta del Grande, continuando il racconto: «Abbiamo fatto amicizia con quel ragazzo. Lo abbiamo ospitato. E così abbiamo scoperto che è uno dei pochi sopravvissuti al naufragio dell’undici ottobre . Che ha passato ore in mezzo ai cadaveri».

Per raccontare la sua storia, e quella di molti altri che cercano ogni giorno di superare le frontiere europee senza farsi prendere, per arrivare in Svezia, dove ai richiedenti asilo sono garantiti documenti e futuro in breve tempo (a differenza che da noi), del Grande e i suoi amici hanno deciso di inventarsi un matrimonio: «Era il modo migliore per passare “inosservati”, proprio perché così eccentrici, al confine con la Germania. E poi volevamo superare l’immagine che tradizionalmente si ha di queste fughe: un’idea di vittime, di disperazione, di pura paura. Il nostro obiettivo era sfidare le leggi, le barriere, ma farlo sorridendo. Inscenando una festa che dimostri come sia possibile stringere amicizie e legami anche tra le due sponde del Mediterraneo».

Il 14 novembre l’improvvisato gruppo italo-sirio-palestinese parte. Attraversa il confine con la Francia all’altezza di una vecchia casa abbandonata dove ai muri sono rimasti i graffiti dei nostri emigranti di sessant’anni fa. Prende più auto a noleggio per arrivare in Germania passando dal Lussemburgo. Quindi il treno fino a Copenaghen. Poi altre macchine. Infine: Stoccolma. Sono salvi. Sono arrivati a una nuova casa.

«Io e gli altri miei due compagni d’avventura però rischiamo fino a 15 anni di carcere in realtà», spiega del Grande: «Per favoreggiamento d’immigrazione clandestina». Hanno già ingaggiato dei buoni avvocati però, pronti a dimostrare come per questa fuga loro non abbiano preso un soldo. Anzi, ne abbiano spesi parecchi: dai costumi, ai parrucchieri, al viaggio, ai panini all’autogrill, per non parlare della troupe che ha girato il film.

Ed ecco il perché della campagna di raccolta fondi: «Tutti i professionisti che ci hanno accompagnato per le riprese, e ora stanno lavorando al montaggio, hanno deciso di rischiare con noi. Sapendo che verranno pagati solo se riusciremo a raggiungere almeno il traguardo previsto di 75 mila euro», spiega l’autore: «Io stesso quando son rientrato a casa dalla Svezia avevo praticamente 30 euro sul conto».

Qui – Il sito web del documentario
Qui – La raccolta fondi per il film

 

 

Fonte:

http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/05/19/news/io-sto-con-la-sposa-il-documentario-e-una-sfida-contro-le-barriere-1.165887

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LAMPEDUSA: IL MARE E’ “NOSTRO” E ANCHE LA VERGOGNA!

L’ennesima strage di migranti si è appena consumata ma la nostra Fortezza Europa, il nostro continente tanto celebrato dai media (soprattutto negli ultimi giorni, dove nel fritto misto mediatico si mescolano campagne elettorali a spot pubblicitari, perchè tutto è merce da vendere e acquistare, anche la nostra famigerata Europa), piange lacrime di coccodrillo solo di fronte alle tragedie evidenti. Non si cura la nostra Europa dei diritti di chi fugge dalla guerra e/o dalla fame in cerca di una nuova speranza, diritti calpestati da leggi e sistemi securitari che si susseguono nel tempo, da ultimo l’operazione detta appunto “Mare Nostrum”. Ma di nostro c’è solo la vergogna e l’indifferenza di politiche migratorie assassine.

Donatella Quattrone

Qui di seguito l’articolo di Melting Pot con l’invito a sottoscrivere l’appello per una canale umanitario e la Carta di Lampedusa.

 

Lampedusa – Nuovo naufragio a Sud dell’isola. Ancora morti nel “Mare Nostrum”

17 cadaveri recuperati, 200 dispersi. Rilanciamo l’appello per un canale umanitario di ingresso autorizzato e sicuro dei migranti in fuga dalle guerre

Eppure Mare Nostrum doveva a ver risolto tutto, affidando la vita di migliaia di persone nelle mani degli scafisti per poi raccoglierli in mare una volta che i radar ne avrebbero segnalato la presenza. Ma anche l’operazione militare/umanitaria italiana, sventolata come la grande soluzione, comincia a rivelare la sua verità. Fino a quando non saranno istituiti percorsi di ingresso autorizzato e sicuro per chi fugge dalle guerre, quel canale umanitario chiesto a gran voce da migliaia di persone con l’appello lanciato proprio da queste pagine dopo la strage del 3 ottobre 2013, sarà impossibile mettere fine alle morti, alle violenze, agli abusi e le torture sui migranti.

Già negli scorsi giorni sono arrivate notizie di altre tragedie consumatesi intorno alla fine di aprile. 139 morti del confine che vanno aggiungersi ad un bollettino di altri ventimila in questi due ultimi decenni. Quaranta persone erano morte in acque libiche solo ieri.
La notizia di oggi però ci parla di decine di morti in acque pattugliate dall’operazione Mare Nostrum le cui navi si spingono fino a 12 miglia dalle coste libiche. Un rimorchiatore, che si trovava al servizio di alcune piattaforme petrolifere, ha lanciato l’allarme. Il barcone è affondato a 50 miglia dalla Libia e a 100 miglia dall’isola di Lampedusa. Si parla di circa 400 persone a bordo e finora solo 200 di queste sono state tratte in salvo. Sono invece diciassette i cadaveri recuperati rimangono quindi circa 200 dispersi che rischiano di essere già sul fondo del mare. Non si conoscono però le dinamiche del naufragio. Ciò che invece sembra chiaro è che l’ipocrisia della risposta dei governi europei a questa incessante richiesta di protezione, guarda alle morti del mediterraneo facendone una questione di distanze. In mare insomma si può morire purché non avvenga sotto i nostri occhi, nel Mare Nostrum appunto….

Per questo rilanciamo a tutti l’appello per l’apertura immediata di un percorso di ingresso sicuro e garantito per chi fugge dalle persecuzioni, un canale umanitario che sottragga il destino di migliaia di persone che hanno il diritto di chiedere asilo, dalla morte, abbattendo anche le barriere interne all’Europa che ingabbiano migliaia di persone in Italia o nel primo paese di approdo.

Le notizie sulla probabile tragedia continuano ad arrivare frammentate, Giusi Nicolini alla Stampa dichiara che a bordo c’erano almeno 400 persone, 14 i corpi senza vita recuperati circa 215 sopravvissuti e almeno 200 dispersi.

- Sottoscrivi l’appello per una canale umanitario
- Sottoscrivi La Carta di Lampedusa

[ 12 maggio 2014 ]

Fonte:

http://www.meltingpot.org/Lampedusa-Nuovo-naufragio-a-Sud-dell-isola-Ancora-morti-nel.html#.U3FazSj4Uqi

Sul tema dell’immigrazione consiglio di visitare il sito di Gabriele Del Grande, l’osservatorio Fortress Europe:

http://fortresseurope.blogspot.it/