Intervista ad un drag king

Rivestimenti del ` s degli uomini Smoking con i baffi, i vetri, la barba, il tubo ed il cilindro Vestiti di Weddind con il farfal(Dal web: immagine libera da diritti)

Ciao, Nat Tasha. Grazie per aver accettato quest’intervista.

Ciao Donatella, grazie a te.

1) Tu sei una make up artist e drag king. La tua esperienza di performer nasce come un’evoluzione dell’attività di artista o le due cose sono sempre state interconnesse e andate di pari passo?

Penso siano sempre state interconnesse, sono sempre stata una bambina fuori dagli schemi, sceglievo spesso giochi e abiti maschili, senza un motivo specifico, semplicemente perché mi piacevano di più, io da piccola non me ne preoccupavo molto, ma questo agli occhi degli altri mi rendeva “ambigua” e per questo ho sempre fatto fatica ad identificarmi in un gruppo. Crescendo, ho intrapreso degli studi artistici, che mi hanno portato a focalizzarmi sullo studio di artisti “trasformisti”, mi sono sentita parte di quel gruppo e grazie a loro ho iniziato a capire che potevo dare una forma alla mia “ambiguità”, una forma d’arte, ne ho sentito l’esigenza, così nel tempo, certo non senza difficoltà, ho trovato il modo di esprimermi, dapprima con delle foto, sperimentando il trucco e cercando di riconoscerne la mia identità, poi nel 2007 uscendo allo scoperto o meglio, dicevo alle mie amiche “oggi esce Nat” e andavo in serata con il mio lato maschile e poi, attraverso le performance, il teatro e tutto ciò che offre il mondo dell’arte, ho continuato a giocare con il mio lato maschile e quello femminile Nat e Tasha appunto e tutte le loro sfaccettature.

2) I drag king sono meno conosciuti rispetto alle drag queen, almeno in Italia. Secondo te, perché? All’estero è diverso?

Secondo me, culturalmente siamo più abituati a vedere uomini che interpretano donne, anche perché per molti anni le donne non potevano recitare e quando poi hanno iniziato, certamente non potevano fare ruoli maschili, quindi la donna che interpreta l’uomo è arrivata molto tardi in teatro, ma anche nei libri non se ne parla molto. Oggi nel cinema, in tv, se ne vedono ancora poche, se ne parla di meno e se ne vedono meno, quindi sono meno conosciute, anche se iniziano ad essere più presenti. 

Il drag king poi è una forma d’arte meno evidente rispetto alla drag queen, all’estero sicuramente ce ne sono di più, li vediamo anche in alcuni Programmi o Serie Tv e alcuni sono anche più spettacolari, in Italia siamo in pochi e abbiamo meno modo di farci notare nei locali e nei teatri.

3) Le performance dei drag king hanno a che vedere solo con identità di genere/orientamento sessuale o anche con gli stereotipi sul genere?

Penso abbiano a che vedere con tutto il mondo maschile, ma anche femminile e non solo. Ho visto performance e anche conosciuto diversi drag king che interpretavano svariati ruoli, da chi tendeva a stereotipare l’uomo virile e forte, talvolta imitando anche personaggi famosi, a chi sceglieva di stare tra la metà uomo e la metà donna e a chi invece, in chiave sempre performativa, mostrava il seno o i bendaggi per il seno, i genitali veri o finti, usando la provocazione o l’ironia, sempre cercando comunque di esprimere la propria identità o di mandare un messaggio o di creare una mera spettacolarizzazione. 

4) I modelli maschili impersonati in un drag king show sono più spesso figure maschili dominanti o socialmente marginali?

Anche solo pensandolo, se ti dicessi, “ok ora fallo come lo farebbe un uomo”, il passaggio dal femminile al maschile apre una serie di porte, ci si sente in un certo senso più liberi, di poter dire o fare, ci si prende lo spazio con i piedi ben saldi a terra e per questo forse c’è la tendenza a pensare che si debba interpretare una figura maschile dominante, ma poi effettivamente come ogni uomo ha la sua identità, ogni drag king con la sua fisicità, il suo carattere e la sua personalità, si ritrova in uno o più personaggi, li fa suoi e li racconta in una o più storie.  

Personalmente Nat c’è sempre stato per me, ho un corpo minuto e atletico e un viso abbastanza mutevole, ho sempre giocato con le espressioni e con la mimica, quindi mi riconosco in personaggi che passano dall’essere un po’ vivaci e “twink” all’essere un po’ enigmatici e folli.

5) Il momento del travestimento è incentrato in modo particolare sull’abbigliamento, sul trucco e l’applicazione di barba o baffi finti oppure c’è anche un lavoro di destrutturazione del corpo?

Il travestimento, mutamento o trasformismo è un momento per me molto intimo ed evolutivo, mentre mi trucco inizio un lavoro mentale che mi porta a riconoscere l’arrivo di Nat con le sue caratteristiche e inevitabilmente la mimica del mio volto in un certo senso cambia, i movimenti del corpo, la postura, come se fossi in un’altra pelle. All’inizio davo molta importanza al nascondere il seno, invece ultimamente ha iniziato a non essere più un peso, talvolta posso anche non mettere baffi o barba se sento che può essere completo con pochi elementi, altre volte invece ho bisogno di tutto. Faccio ancora fatica a dargli una voce, forse perché in generale la uso poco e questo mi porta a trattenere una certa timidezza. 

Nat cresce con me come tutti i miei personaggi consolidati negli anni, li nascondo nel mio essere ibrido e quando serve li tiro fuori con tutto il lavoro di metamorfosi di cui hanno bisogno.

6) Quanto c’è di “politico” nell’essere un drag king?

Ho sempre pensato alla performance come uno spettacolo estetico visivo che può/deve però anche raccontare qualcosa e mi è sempre piaciuto cercare di fare performance che potessero trasmettere un messaggio più che politico, sociale, in difesa dei diritti LGBTQ+ e delle diversità, trattando varie tematiche annesse, a volte creando una storia personalmente e altre invece prendendo in prestito canzoni particolari o ispirandomi a personaggi dei film/libri.

7) Hai mai avuto difficoltà a far accettare il tuo lavoro ad un* eventuale partner?

Per fortuna no, mi hanno sempre tutte accettato per come sono, e anzi la mia attuale partner mi sostiene e incoraggia sempre, ormai conosce tutti i miei “personaggi” o quasi…

8) Ti esibisci da sola o in gruppo?

Per un bel po’ di anni mi sono esibita insieme ad un’altra ragazza, ci chiamavamo Nat&Rust “Funny Drag King”, le nostre performance erano di carattere spesso comico con un sottofondo sempre di attivismo, ci è capitato anche di performare insieme ad altr* artist*, e insieme ci siamo guadagnate il secondo posto al primo Festival Drag King di Roma.

Dopo un periodo diciamo di pausa o più crisi artistica, ho ripreso ad esibirmi da sola vincendo il terzo posto al Miss Drama Queen e ultimamente ho iniziato a collaborare con alcune drag queen. 

Ho un carattere solitario, ma sono sempre aperta alle collaborazioni, mi caricano di energia, mi fanno crescere e mi permettono di sperimentare.

9) Da chi è composto solitamente il pubblico di un drag king show?

Mi sono spesso esibita durante le serate o eventi queer di diversi club milanesi (Glitter, Toilet…) quindi un pubblico friendly, misto per età, sesso e genere.

10) C’è qualcosa che vuoi aggiungere al termine di quest’intervista?

Ti ringrazio per avermi coinvolto in questo progetto e spero di poter essere stata d’aiuto a tutti i giovani Drag King.

Io: Ti ringrazio per la disponibilità e per il tempo che mi hai dedicato.

Grazie ancora a te.

Natascia (Nat Tasha) Lapiana
Artist & Make Up Artist
 *
D. Q. 
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