SIMONE CAMILLI, VIDEOREPORTER ITALIANO, E’ MORTO A GAZA. HANNO PERSO LA VITA ANCHE 5 PALESTINESI E ALTRI 4 SONO GRAVEMENTE FERITI

Published On: mer, ago 13th, 2014

(AP Photo/Lefteris Pitarakis)(AP Photo/Lefteris Pitarakis)

Simone Camilli, videoreporter italiano di 35 anni, è morto a Gaza. Cosa avranno provato e come consolare  le persone che amavano Simone Camilli nel leggere questa notizia? Io stessa che non lo conoscevo con profondo dolore ne scrivo. E’ scoppiata una bomba israeliana a nord di Gaza, a Beit Lahya: operazioni di guerra con trappola, a quanto pare. Hanno perso la vita anche cinque artificieri palestinesi che tentavano di disinnescare la bomba lanciata da un F-16 israeliano e rimasta sul terreno, con Simone Camilli. Era di Roma, sappiamo  che era iscritto all’ albo dei giornalisti dal 2 aprile del 2008, c’è il suo tesserino con la foto. Un gran bel viso quello di Simone che lavorava come videoreporter  per diverse agenzie internazionali, tra cui l’Associated Press. C’è un suo delicatissimo documentario girato a Gaza, scene di vita quotidiana palestinese,  in collaborazione con Pietro Bellorini per Opacomedia: About Gaza

http://vimeo.com/26909387

E ancora Gaza 22:https://www.youtube.com/watch?v=99IFL0uuuuM

Con Simone Camilli mentre gli artificieri cercavano di disinnescare le bombe inesplose, sono morti  anche il capo della squadra , identificato come Taysir Al Houm, tre agenti di polizia di Gaza,  il traduttore di Simone Camilli , Ali Abu Shehda Afash.  La polizia ha detto anche che  altri quattro palestinesi sono stati gravemente feriti, tra cui un fotografo AP, Hatem Moussa.

Simone Camilli che era stato con la AP dal 2005, è il primo giornalista straniero ucciso nel conflitto di Gaza. Spero che Hatem Moussa superi questo critico momento, sono indimenticabili i suoi scatti fotografici  a dei giovanissimi ragazzi che praticavano  il parkour a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza: “Per capire cosa è il Parkour si deve pensare alla differenza che c’è tra quello che è utile e quello che non è utile in eventuali situazioni di emergenza. …insegna nella vita di tutti i giorni a non arrendersi mai davanti ad un problema ma, al contrario, sfruttarlo per proseguire in modo ancora migliore” Sembrano volare in cielo,quei giovani di Gaza, come purtroppo è accaduto oggi a Simone Camilli. Maladetta ogni guerra e tutte le armi con cui  banchetta per dare  morte. Un abbraccio alla sua Grande Famiglia.

Doriana Goracci

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Image: Hussein Malla/Associated Press

(Hatem Moussa, Ap/Lapresse)

Fonti  http://www.nytimes.com/2014/08/14/world/middleeast/israel-gaza-strip-conflict.html?_r=0:

http://www.coastreporter.net/ap-video-journalist-simone-camilli-translator-and-3-others-killed-in-gaza-explosion-1.1310324

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2014/08/11/gaza-regge-la-tregua.-riprendono-i-colloqui-al-cairo_dafb8a51-97d0-4c8a-a18f-e2033fdefa70.html

http://www.internazionale.it/immagini/anp/2013/04/13/foto-165655/

Simone Camilli – dal collega sami al ajrami da Gaza – DA RED. INTERNAZ.

 

 

Tratto da  http://www.reset-italia.net/2014/08/13/simone-camilli-videoreporter-morto-gaza/#.U-uDHmP4Uqg

Oppido Mamertina: processione della Madonna con inchino al boss

Published On: lun, lug 7th, 2014

 

Il cognome “Mazzagatti ha un ceppo nel teramano ed uno nel messinese e  dovrebbe derivare da soprannomi scherzosi originati forse da episodi particolari o dalla spacconeria del capostipite”…questo ho trovato in merito nel web, anche se in italiano chi ammazza i gatti non è solo uno spaccone, anche se la regione implicata è la Calabria e per precisione il comune è quello di Oppido Mamertina. Si è reso omaggio una volta ancora ai boss delle varie cosche mafiodelinquenziali e sono centinaia le occasioni pubbliche in cui si è perpetrato questo sacrilegio…: si inchinano anche  i santi e la Madonna nelle processioni delle feste patronali. E’  accaduto  a “Oppido Mamertina, cittadina di faide e di morti ammazzati diNdrangheta“,  che durante la processione della Madonna delle Grazie,  i carabinieri abbiano  improvvisamente abbandonato la funzione religiosa, perchè la statua della Vergine, preceduta da sacerdoti e da mezzo consiglio comunale, è stata fermata davanti al portone della casa del boss del paese, Giuseppe Mazzagatti,  capoclan 82enne condannato all’ergastolo per reati di mafia, agli arresti domiciliari. La notizia è girata velocemente , riportata dal Quotidiano della Calabria, facendo notare che la statua della Madonna delle Grazie, portata da numerose persone, era preceduta da alcuni sacerdoti e da un gruppo di amministratori locali, tutti rimasti al loro posto.Solo il maresciallo dei carabinieri Andrea Marino,  insieme ai suoi uomini, ha lasciato il corteo dopo aver assistito a quella scena: nessuno, infatti, tra le autorità civili e religiose presenti avrebbe fatto la stessa cosa.

 

C’è stato per la verità, il vescovo antimafia Giuseppe Fiorini Morosini che recentemente aveva chiesto di sospendere per dieci anni la figura dei padrini nei battesimi e cresime.

 

Ma chi è questo Mazzagatti di 82 anni a cui è stato fatto omaggio, rimbalzato alla cronaca? “Agli inizi degli anni settanta, infatti, Giuseppe Mazzagatti, dopo anni dedicati alla vendita della frutta con un piccolo camion, in supporto perlopiù dell’attività di fruttivendolo del padre, avvia l’attività di trasporto del cemento su strada. L’uomo fu coinvolto anche nell’omicidio di un autotrasportatore con il quale aveva avuto contrasti per il predominio nel settore del trasporto del cemento su strada. Mazzagatti, dopo alcuni anni, riuscì ad acquistare un autocarro e successivamente un autocementiera ed iniziò ad esercitare l’attività in regime di monopolio. Nel 1980 il Tribunale di Vibo Valentia condannò Peppe Mazzagatti ed il fratello Carmelo, per il reato di estorsione ai danni degli autotrasportatori di cemento che rifornivano diversi imprenditori della zona. Mazzagatti, infatti, vantando una amicizia con Giacomo Piromalli riuscì ad imporre agli autotrasportatori di astenersi dall’effettuare carichi di cemento destinati ai cantieri per i lavori della strada Rosarno – Gioiosa Jonica, costringendo l’azienda produttrice di cemento a rivolgersi direttamente a lui per la fornitura del materiale.Il presunto boss, condannato all’ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, è ritenuto uno dei principali protagonisti della faida tra le cosche della ‘ndrangheta di Oppido Mamertina verificatasi negli anni ’90. Nel 1993 gli uccisero in un agguato mafioso il figlio Pasquale, di 33 anni. Nel 2003, dopo una lunga detenzione in carcere, ha ottenuto gli arresti domiciliari per motivi di salute e per la sua età.”

 

 

Alla parola ‛ndrangheta, su Wikipedia, l’enciclopedia libera, risulta: “La ‛ndràngheta [‘ndraŋgeta] (o Famiglia Montalbano, Onorata società, la Santa e Picciotteria) è un’organizzazione criminale italiana di connotazione mafiosa originaria della Calabria.La ‘ndrangheta si è sviluppata a partire da organizzazioni criminali operanti nella provincia di Reggio Calabria, dove oggi è fortemente radicata, anche se il potere mafioso è in forte espansione nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Crotone e Cosenza.Oggi la ‘ndrangheta è considerata tra le più pericolose organizzazioni criminali del mondo con un fatturato che si aggira intorno ai 53 miliardi di euro, con numerose ramificazioni all’estero (dal Canada all’Australia e nei paesi europei meta dell’emigrazione calabrese)Secondo le forze dell’ordine, in Calabria sono attualmente operanti circa 155 famiglie chiamate ‘ndrine che affiliano circa 6.000 persone dedite ad attività criminali, legate quasi sempre tra loro da vincoli familiari.Secondo una indagine demoscopica del 2013 in Calabria operano 141 ‘ndrine di cui 122 anche nel resto d’Italia, in particolare Piemonte, Liguria, Lazio e Lombardia, e 113 nel mondo. Tra quelle di caratura internazionale se ne segnalano 19 in Australia, 14 in Colombia, 13 in Germania e 10 in Canada ed alcune opererebbero anche in Thailandia, Antille olandesi e Togo.Nella regione Calabria la ‘ndrangheta svolge un profondo condizionamento sociale fondato sia sulla forza delle armi che sul ruolo economico attualmente raggiunto attraverso il riciclaggio del denaro sporco. Attività questa, che le ha permesso di controllare ampi settori dell’economia dall’impresa al commercio e all’agricoltura, spesso con una forte connivenza di aree della pubblica amministrazione a livello locale e regionale di tutti gli schieramenti politici. La sua attività principale è il narcotraffico, seguita dalla partecipazione in appalti, condizionamento del voto elettorale, estorsione, usura, traffico di armi, gioco d’azzardo, traffico di esseri umani, e smaltimento di rifiuti tossici e radioattivi. Secondo il rapporto Eurispes 2008 ha un giro d’affari di 44 miliardi di euro annui…”

 

La Dda di Reggio Calabria ha avviato un’indagine su quanto accaduto a Oppido Mamertina. Istintivamente  ho redatto  questo articolo, sapendo bene che fra pochi giorni, tutto tornerà come sempre, sotto le cupole e i cupoloni del malaffare e del silenzio.E qualcuno pagherà, caro molto caro, questa mancanza di “rispetto”.

 

Doriana Goracci

 
Fonte:

http://www.reset-italia.net/2014/07/07/inchino-processione-ndrangheta/#.U7rHprH4Uqh