Piovono pietre, Lauro da Piazza Alimonda all’Olimpico

Il vicequestore Lauro è il nuovo responsabile sicurezza dell’Olimpico. Fu lui che il 20 luglio 2001 accusò un manifestante di aver ucciso Carlo Giuliani con un sasso

 

di Checchino Antonini

«Piovono pietre, si potrebbe dire così, all’Olimpico», dice Giuliano Giuliani dopo aver appreso questa notizia da Popoff. La prima stagionale all’Olimpico per la Roma di Garcia, contro il Fenerbahce, coincide con il battesimo del vicequestore Adriano Lauro, dal 19 agosto dirigente del commissariato Prati e nuovo responsabile del Gos, il Gruppo operativo sicurezza che s’è riunito oggi per mettere a punto l’organizzazione della sfida contro i campioni turchi. Lauro, che arriva da San Basilio, sostituisce Bruno Failla, trasferito al commissariato Trevi.
In una stagione che si annuncia particolarmente delicata, dopo la morte del tifoso napoletano Ciro Esposito, per cui è indagato l’ex ultrà fascista e romanista Daniele De Santis, lascia perplessi la designazione di Lauro, che il 20 luglio 2001 durante il tragico G8 di Genova, gestì l’ordine pubblico in piazza Alimonda, proprio dove e mentre fu ucciso Carlo Giuliani. Era lui il personaggio che mise in scena, a uso probabilmente delle telecamere Mediaset, la breve rincorsa a un manifestante gridando all’incirca: “Sei stato tu a uccidere Carlo col sasso che hai tirato!”. Ma se qualcuno ha adoperato una pietra è stato certamente un carabiniere («a meno che non sia stato il bosone di Higgs», ironizza il padre di Carlo) come si può evincere dalle foto scattate nell’immediatezza nelle quali c’è un grosso sasso che “cambia posto” intorno alla testa del ragazzo ucciso.

 

Fonte:

http://popoffquotidiano.it/2014/08/13/piovono-pietre-lauro-da-piazza-alimonda-allolimpico/

Ciro Esposito, morto per mano fascista, l’appello della famiglia che chiede giustizia

Notizia scritta il 25/06/14 alle 09:57. Ultimo aggiornamento: 25/06/14 alle: 16:24

 

napolitiodia

 

Non ce l’ha fatta  Ciro Esposito, il tifoso napoletano ferito a Roma lo scorso 3 maggio prima della finale di Coppa Italia. E’ morto questa notte all’ospedale Gemelli di Roma dove era ricoverato da 50 giorni. “Insufficienza multiorganica non rispondente alle terapie mediche e di supporto alle funzioni vitali”, ha spiegato Massimo Antonelli, direttore del Centro rianimazione. Ieri le condizioni  di salute di Ciro si erano improvvisamente aggravate. A complicare il quadro clinico, dopo un ultimo intervento al polmone venerdì scorso, è arrivata un’infezione polmonare.

Esposito era stato gravemente ferito da colpi di pistola. A sparare Daniele De Santis, alias Gastone, esponente negli anni passati della Curva Sud della Roma e noto neofascista legato al gruppo il Trifoglio, i cui esponenti nel 2003 occuparono indisturbati i vecchi impianti sportivi della Lazio in Via Tor de Quinto, dai quali De Santis uscì per aggredire i tifosi partenopei, avviati all’Olimpico. De Santis è attualmente detenuto per l’accusa di tentato omicidio, che ora si è tramutato in omicidio volontario.

“Chiediamo alle istituzioni di fare la loro parte” è l’appello della famiglia di Ciro che aggiunge ”Daniele De Santis non era solo. Vogliamo che vengano individuati e consegnati alla giustizia i suoi complici. Vogliamo che chi, nella gestione dell’ordine pubblico, ha sbagliato paghi. Innanzitutto il prefetto di Roma che non ha tutelato l’incolumità dei tifosi napoletani. Chiediamo al presidente del Consiglio di accertare le eventualità responsabilità politiche di quanto accaduto”.

”Nessuno può restituirci Ciro ma in nome suo chiediamo giustizia e non vendetta. Oggi non è gradita la presenza delle istituzioni che si sono nascoste in questi 50 giorni di dolore” hanno aggiunto sempre i familiari. Proclamato il lutto cittadino a Napoli.

Vi proponiamo l’intervista a Rosario, di sputtanapoli.org, blog nato subito dopo i fatti di Roma dello scorso 3 maggio

Vi proponiamo anche le considerazioni di Carlo Balestri di Progetto Ultras.

 

 

 

Fonte:

http://www.radiondadurto.org/2014/06/25/ciro-esposito-morto-per-mano-fascista-lappello-della-famiglia-che-chiede-giustizia/