GAZA, LUGLIO 2014: UMANITA’ DOVE SEI? – PARTE QUARTA

Oggi dovrebbe essere un giorno di festa per i palestinesi, per la fine del Ramadan, ma molti non potranno festeggiare perchè sono morti sotto le bombe o perchè hanno perso tutto. Mentre si continua a blaterare di tregue – continuando però a bombardare – e di terrorismo, la popolazione gazawi è in ginocchio fra martiri, sfollati e feriti.
Ma l’orrore sionista sembra non avere fine, prepara progetti a lungo termine con i suoi complici criminali tra cui anche l’Italia: non basta che il nostro paese venda armi a Israele, no, ospiterà anche  le sue esercitazioni in terra di Sardegna. Storia, ahime, non nuova.
In tutto ciò oggi l’umanità è nei volti dei bambini palestinesi in fila per i regali dell’Eid a Gaza City, bimbi che nonostante tutto ci provano ancora a essere bambini. E nei volontari che oggi hanno fatto visita ai pazienti gazawi nell’ospedale di Nablus, testimoni che ci ricordano che la Palestina è una, dal fiume al mare.

 

D. Q.

Qui un articolo sulle esercitazioni dei caccia isreeliani previsti per settembre in Sardegna:
http://bdsitalia.org/index.php/altre-campagne/bds-armamenti/1387-sardegna-esercizi

Cosa purtroppo già fatta in passato. Leggi anche qui: http://baruda.net/2010/12/10/italia-israele-esercitazioni-militari-congiunte-tra-sardegna-e-neghev/

Qui l’articolo di Samantha Comizzoli sulla visita di oggi all’ospedale di Nablus:

lunedì 28 luglio 2014

GAZA ALL’OSPEDALE DI NABLUS

E’ il primo giorno di Eid, ma siamo in Palestina e oggi molti, moltissimi qui non festeggeranno l’Eid. E’ un giorno per gli “shalid”, i martiri, tantissimi che ci sono stati a Gaza e in West Bank ad opera di israele. Oggi, quindi, abbiamo iniziato la giornata andando al Nuovo ospedale Al Nahia di Nablus, internazionali e palestinesi per far visita ad alcune vittime di Gaza che sono qui.
Gli amici palestinesi che hanno organizzato la visita hanno una t-shirt con scritto “all for Gaza”.
Iniziamo da due donne Gazawi, una ha un cancro ed è qui per essere operata, l’altra è vittima dei bombardamenti. Seguono altri pazienti Gazawi che sono qui per essere operati di cancro. Attendevano da mesi, ed ora, ora che sono ricoverati, mentre sono qui la loro casa è stata distrutta o hanno perso dei famigliari.
Ma all’ospedale di Nablus c’è anche un bambino vittima dei bombardamenti israeliani a Gaza. Ha 12 anni ed è attualmente in coma. E’ stato operato ieri. La bomba gli ha portato via parte del colon e dello stomaco perchè l’esplosione ha colpito all’altezza del bacino. Il medico che l’ha operato non aveva una faccia speranzosa, purtroppo; ha detto “anche se riesce a risvegliarsi, che vita potrà avere senza colon e stomaco?”

Ringrazio gli shebab di Nablus per aver organizzato questa visita. Troverete un report dettagliato con i nomi dei pazienti (in inglese) sul sito www.solidaritymovementsfp.wordpress.com

 

Fonte:

 

http://samanthacomizzoli.blogspot.it/2014/07/gaza-allospedale-di-nablus.html

Qui gli utlimi aggiornamenti da Nena News:

 

28 lug 2014
by Redazione

Le Nazioni Unite si uniscono all’appello di Obama per un cessate il fuoco senza condizioni. Netanyahu vuole il disarmo di Hamas, ma il movimento islamico rifiuta. Diverse ore di calma nella Striscia.

Mideast Israel Palestinians

 

AGGIORNAMENTI:

ORE 16.15 – RECUPERATI 12 CORPI FINORA A GAZA, 7 MEMBRI DELLA FAMIGLIA AL-KADIH A KHAN YOUNIS E 5 ALTRI AD AL-KHUZAA

ORE 15.45 – ABBAS A CAPO DI DELEGAZIONE PALESTINESE AL CAIRO CON HAMAS E JIHAD ISLAMICA. ISRAELE PIÙ LONTANA DAL CESSATE IL FUOCO E DAGLI USA

Abu Mazen guiderà una delegazione composta da membri di Hamas e della Jihad islamica al Cairo per i colloqui sulla proposta egiziana di cessate il fuoco. Lo ha detto un funzionario palestinese, che ha aggiunto che “l’obiettivo è quello di esaminare con i dirigenti egiziani per soddisfare le richieste palestinesi e mettere fine all’aggressione israeliana”.

E mentre il segretario generale dell’Onu dichiara che “entrambe le parti hanno espresso “serio interesse per un ulteriore cessate il fuoco di 24 ore”, da Israele arrivano segnali discordanti. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che “la dichiarazione del Consiglio di sicurezza dell’Onu su Gaza “non guarda ai bisogni di Israele”, mentre secondo Isaac Herzog, leader dell’opposizione israeliana, “Israele ha il diritto di rispondere e decidere quando fermare il fuoco e quando agire per neutralizzare le fonti di fuoco.

Herzog ha anche parlato del raffreddamento delle relazioni tra Israele e Stati Uniti negli nell’ultima settimana: “ Le posizioni conflittuali di Israele e Stati Uniti, resi pubblici negli ultimi due giorni, rivelano un malfunzionamento prolungato dei legami tra il governo Netanyahu e l’amministrazione Obama, una disfunzione che danneggia gli interessi di Israele. E’ bene che il pubblico capisca che stiamo entrando nella fase successiva, la fase diplomatica in cui lasciamo la mischia e in cui il nostro credito è limitato”.

ORE 14.30 – ESTRATTI 7 CORPI DALLE MACERIE AD AL-KHUZAA. RAID ISRAELIANI DIFFUSI SU TUTTA LA STRISCIA

ORE 13.45 – SCONTRI A FUOCO TRA MILIZIANI DI HAMAS ED ESERCITO ISRAELIANO A KHAN YOUNIS. DIVERSI RAZZI SPARATI VERSO IL SUD DI ISRAELE

ORE 12.15 – UN BAMBINO UCCISO NEI RAID ISRAELIANI, DIVERSI ALTRI FERITI. ABBAS:”UNICA PROPOSTA VERA E’ QUELLA EGIZIANA”

Al-Jazeera riferisce che un bambino è stato ucciso poco fa in un raid in un raid israeliano a Jabaliya, mentre diversi altri sarebbero rimasti feriti.

Il presidente dell’Anp Abu Mazen, in viaggio in Arabia Saudita, ha detto di non aver partecipato al meeting di sabato a Parigi perché l’Egitto, la cui proposta per una tregua resta “l’unica sul tavolo”, non è stato invitato. “La proposta egiziana – ha dichiarato Abbas – accoglie tutte le richieste dei palestinesi e il suo rifiuto ha portato solo a un’escalation della violenza a Gaza”. Israele ha agito “mostruosamente e in violazione di tutte le leggi internazionali”. Stando a quanto dichiarato dal presidente dell’Anp i sauditi, che hanno accettato di donare 500 milioni di dollari per Gaza, finanzierebbero anche il team Onu incaricato di investigare sui crimini di guerra nella Striscia.

Intanto i parlamentari israeliani del Likud e di Casa Ebraica hanno emesso un avviso contro la richiesta del presidente americano Barack Obama di un cessate il fuoco immediato.

ORE 11.30 – BAMBINI PALESTINESI SFOLLATI IN FILA PER I REGALI DELL’EID A GAZA CITY (foto di Michele Giorgio)

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ORE 11.20 – BRIGATE AL-QASSAM ANNUNCIANO UCCISIONE DI DUE SOLDATI ISRAELIANI A EST DI JABALIYA

Le brigate al-Qassam annunciano l’uccisione di due soldati israeliani e il ferimento di altri due durante i violenti scontri in corso con le truppe israeliane che cercano di penetrare a est di Jabaliya.

ore 11 – 91 SOLDATI ISRAELIANI UCCISI SECONDO HAMAS, PER L’ESERCITO SONO 43

Oggi in un comunicato, le Brigate Al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno dichiarato di aver ucciso 91 ufficiali e soldati israeliani durante scontri nella Striscia di Gaza. Secondo il governo e l’esercito israeliano, i militari morti sono invece 43.

ore 10.50 – BOMBARDAMENTI ISRAELIANI SUL CAMPO PROFUGHI DI AL-NUSEIRAT

ore 10.30 – HAMAS: “L’EGITTO PRESENTERA’ UNA NUOVA BOZZA DI TREGUA”

Il leader di Hamas in Egitto, Moussa Abu Marzouk, ha detto che l’Egitto presenterà una nuova bozza di tregua o modificherà la precedente – che prevedeva il cessate il fuoco senza alcuna condizione – seguendo le richieste di Hamas e delle altre fazioni palestinesi, che chiedono l’allentamento dell’assedio della Striscia-

ore 10 – MINISTERO DELLA SALUTE DI GAZA: I MORTI AD OGGI SONO 1.032, NON 1.062

ore 9.20- ALTRE DUE VITTIME PALESTINESI. IL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU CHIEDE IL CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO

Un uomo di 65 anni è stato ucciso in un raid dell’esercito israeliano  nella parte orientale della Striscia di Gaza, mentre un altro palestinese è morto stanotte per le ferite riportate in un attacco dei giorni scorsi. L’esercito ha dichiarato di aver colpito la Striscia in risposta al lancio di un razzo che stamattina è caduto nella zona di Ashkelon.

Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, al termine di una riunione d’emergenza, ha chiesto il cessate il fuoco immediato basato sulla piena implementazione della risoluzione 1860 del 2009, emessa durante l’operazione “Piombo Fuso” del 2008-2009. Il Consiglio ha inoltre sottolineato il bisogno di aiuti umanitari nella Striscia e quello di maggiori sovvenzioni all’UNRWA.

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Diretta di ieri, domenica 27 luglio

della redazione

Gaza, 28 luglio 2014, Nena News  – I muezzin di Gaza recitando la professione di fede hanno annunciato questa mattina la fine del mese di Ramadan e l’inizio della ricorrenza islamica del Fitr. Tre giorni di festa, specie per i bambini, che tanti qui a Gaza non potranno vivere. Troppi i lutti (oltre mille), 6mila feriti, le distruzioni di migliaia di case, le sofferenze. Sono oltre 180 mila gli sfollati ammassati in scuole ed edifici abbandonati o ancora in costruzione.  Molte di queste persone non hanno più una casa e sono destinate ad un futuro di estremo disagio.

Allo stesso tempo cresce di nuovo la speranza di un cessate il fuoco permanente che metta fine alla devastante offensiva militare israeliana contro Gaza cominciata l’8 luglio. I Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno approvato una risoluzione per una tregua umanitaria incondizionata. Lo stesso ha chiesto Barack Obama durante una conversazione telefonica con il primo ministro israeliano Netanyahu. Il presidente americano ha anche precisato che qualsiasi accordo per Gaza dovrà passare obbligatoriamente per il disarmo delle milizie palestinesi, una delle richieste principali di Israele che, secondo il governo Netanyahu, non era contemplata nella proposta di cessate il fuoco del segretatio di stato John Kerry, respinta dallo Stato ebraico la scorsa settimana.

Nella telefonata, Obama  ha rimarcato  l’importanza di garantire una sicurezza duratura a Israele, che passa attraverso la “smilitarizzazione di Gaza” e il “disarmo dei gruppi terroristici”. Ha tuttavia anche sottolineato “la necessità di stabilire un cessate il fuoco umanitario immediato, senza
condizioni per arrivare a una cessazione definitiva delle ostilità”, che permetta ai palestinesi della Striscia  di condurre una vita normale e di avviare prospettive di sviluppo  a lungo termine per Gaza.

E’ difficile credere che Hamas possa accettare il disarmo di Gaza senza aver prima ottenuto un radicale cambiamento della condizione di Gaza e dei suoi abitanti, tale da poter affermare di aver raggiunto gli obiettivi dichiarati all’inizio del conflitto.

Da alcune ore regna una calma relativa a Gaza e nei centri abitati israeliani vicini al territorio palestinese. Dalla mezzanotte non sono stati lanciati altri razzi verso Israele e l’aviazione dello Stato ebraico ieri sera ha cessato i suoi raid. In precedenza le sue parti avevano continuato a colpirsi e i bombardamenti israeliani avevano fatto alcune vittime, tra le quali una donna della piccola comunità cristiana palestinese. Nena News

Fonte:

ANCHE REGGIO CALABRIA ADERISCE ALLA GIORNATA DI MOBILITAZIONE NAZIONALE A FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE

Scritto da C.S.O.A. ANGELINA CARTELLA
Durante la giornata saranno organizzate diverse ATTIVITA’ DI INFORMAZIONE riguardo il boicottaggio delle aziende che sostengono l’economia assassina di Israele: chi fosse interessato a dare una mano mandi una mail all’indirizzo [email protected]

FERMIAMO LO STERMINIO DEL POPOLO PALESTINESE
BOICOTTIAMO LO STATO ASSASSINO DI ISRAELE
AL FIANCO DELLA RESISTENZA PALESTINESE

Il potentissimo esercito israeliano sta consumando l’ennesima aggressione contro il popolo palestinese, verso quella “soluzione finale” tanto agognata dai sionisti: la cacciata di tutti gli arabi dalla terra di Palestina. Così assistiamo sgomenti all’ennesima catastrofe: centinaia i morti, migliaia i feriti, gli arrestati e i torturati, tra cui donne e bambini, con la sola “colpa” di essere palestinesi, di essere nati e, soprattutto, di vivere in Palestina. Raccolti agricoli, abitazioni, attività commerciali, luoghi di culto, scuole, ospedali e decine di altre strutture distrutte!

I sionisti, grazie al sostegno economico, politico, scientifico e militare dei governi occidentali, al silenzio complice di quelli arabi e alla propaganda massiccia dei mezzi d’informazione, possono portare avanti il loro piano di colonizzazione e pulizia etnica dei nativi di quella terra, ogni dannato giorno, senza alcuna tregua.

Anche lo Stato italiano gioca un ruolo determinante in questo saccheggio di vite e di giustizia, e le relazioni tra i due governi perseverano e sono sempre più salde: l’Italia è il quarto partner commerciale mondiale di Israele e il primo fornitore dell’UE di armi e sistemi bellici. La stessa Calabria è spesso oggetto, compiacente, degli appetiti israeliani, dal megaprogetto turistico di Europaradiso al ventilato interesse a subentrare nella gestione del Servizio Idrico. Tutte operazioni in cui lo Stato terrorista di Israele tenta di dare un’immagine di sé di paese “normale”, mentre resta uno Stato coloniale, fascista, sanguinario e criminale fondato sul razzismo.

NOI NON POSSIAMO ASSISTERE SILENTI A TUTTO QUESTO, E SOPRATTUTTO NON VOGLIAMO ESSERE COMPLICI DI CHI STA STERMINANDO UN INTERO POPOLO!

Nel nostro piccolo possiamo sostenere la Resistenza di chi non ha mai rinunciato alla propria dignità, boicottando i prodotti israeliani e tutte quelle aziende legate all’economia israeliana!

Invitiamo tutte e tutti a partecipare all’ASSEMBLEA PUBBLICA che si terrà SABATO 26 LUGLIO alle ore 19.00 al MUSEO DELLO STRUMENTO MUSICALE, Viale Genoese Zerbi, con le seguenti parole d’ordine:

• Fine dell’aggressione militare e dell’assedio contro la popolazione di Gaza

• L’immediata cessazione degli accordi militari ed economici che collaborano col colonialismo sionista in Palestina

• Sanzioni, Boicottaggio e Disinvestimento contro lo Stato israeliano per il rispetto degli inalienabili diritti dei palestinesi

• Pieno sostegno all’eroica Resistenza palestinese che si oppone da oltre 60 anni all’occupazione israeliana e fronteggia il progetto imperialista e sionista nella regione

• Morte al sionismo e all’imperialismo, libertà al popolo palestinese e a tutti i popoli oppressi!

L’assemblea si inserisce nella giornata di mobilitazione nazionale e vuole essere anche e soprattutto un’occasione per creare un progetto comune a lungo termine che veda varie realtà a fianco della Resistenza palestinese. Per una Palestina finalmente libera!

Comitato Solidarietà Migranti
c.s.c. Nuvola Rossa
c.s.o.a. Angelina Cartella
Collettivo UniRC AteneinRivolta
Pagliacci ClanDestini
Collettiva AutonoMIA Reggio Calabria
Museo dello Strumento Musicale
COBAS RC

Fonte:

86 LE VITTIME PALESTINESI MENTRE ISRAELE PRENDE IN CONSEGNA NUOVE ARMI DALL’ITALIA

Siamo al terzo dall’inizio dell’ennesimo attacco israeliano, l’operazione “Bordo protettivo”. Il numero delle vittime palestinesi sale vertiginosamente tanto che mi è bastato avere qualche impegno e una serata con la mia connessione Internet in sciopero per scoprire con orrore il numero evelatissimo di vittime che cresce di ora in ora. Secondo Nena News quest’attacco pare più grave di quello del novembre 2012: “A differenza della precedente operazione, “Colonna di Difesa” del novembre 2012, questa volta la violenza dell’offensiva è molto maggiore, soprattutto per i target scelti dall’aviazione. Se due anni fa furono bombardati per lo più edifici governativi e stazioni di polizia, simboli del potere di Hamas, stavolta Tel Aviv colpisce le case, i palazzi, le residenze dei civili, perché considerate rifugio di militanti di Hamas.” Come se non bastasse apprendo, con altrettanto orrore, la notizia che Israele sta prendendo in consegna nuove armi dal nostro paese. Sì, l’Italia sta consegnando e altri ne consegnerà entro il 2016 a Israele gli M-346 contro cui Bds Italia ha manifestato alla fine dello scorso mese: http://www.bdsitalia.org/index.php/altre-campagne/bds-armamenti/1315-venegono-2014

Qui l’articolo di Antonio Mazzeo su queste armi:

mercoledì 9 luglio 2014

Caccia made in Italy per i raid israeliani a Gaza

Mentre nella striscia di Gaza è in atto l’operazione militare “Bordo protettivo”, la più devastante degli ultimi due anni, la testata giornalistica Heyl Ha’Avir annuncia che nelle prossime ore due caccia addestratori avanzati M-346 “Master” di produzione italiana saranno consegnati alle forze armate israeliane. Si tratta dei primi velivoli prodotti dagli stabilimenti di Venegono Superiore (Varese) di Alenia Aermacchi, gruppo Finmeccanica, ordinati da Israele nel febbraio 2012. Gli M-346 giungeranno nella base di Hatzerim, nei pressi di Beersheba, deserto del Negev, dove – secondo le autorità militari – saranno impiegati per la formazione di piloti e operatori di sistemi. I “Master” saranno denominati “Lavi” (leone in ebraico), come il progetto per un sofisticato caccia di produzione nazionale, cancellato nel 1987 per i suoi insostenibili costi finanziari. “I Lavi consentiranno uno sviluppo qualitativo e quantitativo nell’addestramento dei futuri piloti”, ha dichiarato il generale Shmuel Zucker, capo delle acquisizioni di armamenti del ministero della difesa d’Israele. Alenia Aermacchi conta di concludere la consegna dei restanti 28 esemplari entro il 2016.

 

Il governo israeliano ha deciso di assegnare i caccia M-346 alle Tigri volanti del 102° squadrone dell’Aeronautica militare per addestrare i piloti alla guida dei cacciabombardieri di nuova generazione come “Eurofighter”, “Gripen”, Rafale, F-22 ed F-35, ma potranno essere utilizzati anche per attacchi al suolo con bombe e missili aria-terra o antinave. I velivoli di Alenia Aermacchi prenderanno il posto degli obsoleti TA-4 Skyhawk di produzione statunitense, alcuni dei quali furono utilizzati nei bombardamenti di Gaza nel 2010.

 

Il primo addestratore M-346 è stato presentato il 20 marzo scorso nel corso di una cerimonia tenutasi presso lo stabilimento Alenia Aermacchi di Venegono Superiore, alla presenza di alti ufficiali del Ministero della Difesa e dell’aeronautica militare israeliana e dei partner industriali stranieri. Alla produzione dei caccia (la cui copertura finanziaria è assicurata dal gruppo UniCredit) concorrono infatti importanti aziende internazionali. Northrop Grumman Italia fornisce il sistema per la misura di assetto e direzione “LISA 200”, basato su giroscopi a fibre ottiche realizzati nello stabilimento di Pomezia; Elbit Systems, grande azienda israeliana specializzata nella realizzazione di tecnologie avanzate, sviluppa il nuovo software caricato sugli addestratori per consentire ai piloti di esercitarsi alla guerra elettronica, alla caccia alle installazioni radar e all’uso di sistemi d’arma all’avanguardia. In vista del nuovo “Lavi”, Elbit Systems ha costituito con IAI – Israel Aircraft Industries il consorzio denominato “TOR”, ottenendo dal governo israeliano finanziamenti per 603 milioni di dollari. Il consorzio ha già comunicato di aver completato nella base di Hatzerim la costruzione del centro di addestramento a terra destinato ad accogliere i simulatori di volo. Parte del supporto logistico e le attività di manutenzione e riparazione degli M-346 saranno garantite in loco da personale di Alenia Aermacchi, grazie ad un contratto di 140 milioni di euro sottoscritto lo scorso anno con le imprese israeliane. Altra azienda impegnata nella produzione di componenti per l’M-346 è Honeywell Aerospace Europe, con sede a Raunheim (Francoforte) ma controllata interamente dalla statunitense Honeywell International, Inc..
I bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza hanno preso il via martedì 8 luglio e secondo fonti palestinesi avrebbero già causato la morte di 28 civili e più di un centinaio di feriti. Il governo di Tel Aviv ha ammesso di aver compiuto 160 attacchi aerei, “colpendo 120 postazioni e rifugi di militanti di Hamas o luoghi da dove venivano lanciati razzi contro Israele”. Intanto non è escluso che nelle prossime ore venga scatenata un’offensiva via terra. Un imponente dispiegamento di militari è stato registrato alle frontiere con Gaza e il governo ha autorizzato l’esercito ad attivare 40.000 riservisti. “Se avremo la necessità d’intervenire con un’operazione terrestre, noi lo faremo”, ha dichiarato in un’intervista televisiva il ministro dell’interno Yitzhak Aharonovitch. “Quest’opzione esiste e le istruzioni del premier Netanyahu sono di prepararsi ad una profonda, lunga, continua e forte campagna a Gaza. Noi non ci fermeremo sino a quando non si arresterà il lancio di razzi contro Israele”.
Fonte:
Qui gli ultima aggiornamenti da Nena News:

10 lug 2014
by Redazione

Oltre 300 raid dell’aviazione in una sola notte: estrema la violenza israeliana che stavolta ha come target case e residenze civili. La popolazione resta chiusa in casa. A breve riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu

 

Smoke and fire from an Israeli bomb rises into the air ove Gaza City

 

AGGIORNAMENTO ORE 17: ALTRE DUE VITTIME PALESTINESI. SONO ORA 86

Il bilancio delle vittime palestinesi dall’inizio dell’operazione “Bordo protettivo” sale a 86.

Non c’è l’ha fatto Ahmad Zaher Hamdan. E’ morto poco fa per le ferite riportate stamane dopo che un razzo israeliano aveva centrato la macchina in cui si trovava. Un morto e due feriti anche nel quartiere al-Zaytoun a Gaza. L’esercito israeliano fa dietro front e dichiara di non aver assassinato il capo del sistema missilistico Ahmad Siyam.

Il portavoce del Ministero degli Interni di Gaza ha comunicato che sono usciti sei autobus da Rafah. Le autorità palestinesi della Striscia chiedono però agli egiziani un’apertura completa del valico. Nel frattempo il Ministero degli Esteri egiziano ha pubblicato un comunicato in cui chiede ad Israele di cessare i suoi attacchi su Gaza.

Il Presidente dell’Autorità nazionale Palestinese, Abu Mazen, ha discusso di quanto sta accadendo nella Striscia con il Premier turco Erdogan. Secondo una fonte interna palestinese, il Presidente sarebbe in contatto con molti governi, tra cui anche la stessa dirigenza di Hamas, per chiedere l’immediata fine dei combattimenti.

In una nota ufficiale Hamas sostiene che il Segretario di Stato statunitense, John Kerry, è complice dell’uccisione di bambini palestinesi perché sta coprendo le violenze compiute da Israele nella Striscia.

Poco fa sono suonate le sirene a Gerusalemme (dove due razzi sono stati intercettati dal sistema Iron Dome), Ma’ale Adumim, Beit Shemesh e Ashdod. Due missili sono caduti in territorio aperto

– See more at: http://nena-news.it/diretta-gaza-al-terzo-giorno-di-offensiva-netanyahu-attacco-intensificato/#sthash.SDtkJPfK.dpuf

 

AGGIORNAMENTO ORE 15:55  84 MORTI SECONDO LA TV AL-MAYADEEN

Secondo il giornale israeliano Ha’Aretz da stamattina sono stati sparati 84 razzi palestinesi verso Israele. Il sistema “Iron Dome” ha intercettato 12 missili palestinesi. Un portavoce dell’esercito israeliano ha affermato che nella giornata di oggi sono stati colpiti finora 60 “target terroristici”.

Secondo il portale israeliano Walla dall’inizio dell’operazione sono stati 600 gli obiettivi bombardati da Tel Aviv. Tra questi: uffici e case dei militanti di Hamas, tunnel, lancia razzi nascosti, infrastrutture, basi militari e depositi di armi. Ora, secondo il canale 2 della televisione israeliana, l’obiettivo dello stato ebraico è quello di colpire le istituzioni governative di Hamas a Gaza.

Secondo la rete al-Mayadeen è salito il numero dei morti palestinesi a 84. Tra le vittime non dovrebbe esserci il capo del sistema missilistico di Hamas, Ayman Siyam, la cui uccisione è stata negata dalle Brigate al-Qassam. Raid aerei ad al-Barij, al quartiere al-Zaytoun e al campo profughi di Nuseirat.

Fermato sulla strada 5 in Cisgiordania un palestinese accusato di voler compiere un attentato in Israele. Secondo la stampa locale, l’uomo, dopo un primo interrogatorio, avrebbe confermato la sua intenzione di colpire lo stato ebraico.

Continuano a suonare le sirene nelle cittadine israeliane in prossimità della Striscia.

Dal punto di vista politico, il canale 2 israeliano sostiene che l’Egitto starebbe facendo pressioni per giungere ad un cessate il fuoco. La notizia – precisa l’emittente israeliana – non è al momento verificabile. Fonti egiziane hanno invece rivelato ad HaAretz che il Cairo aveva provato a stemperare le tensioni tra Tel Aviv e Hamas prima dell’inizio della guerra, ma che i suoi tentativi erano ben presto falliti.

Stasera, intanto, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu discuterà del conflitto in corso a Gaza. Tel Aviv e Washington proveranno a fare pressioni affinché l’azione dell’esercito israeliano non venga condannata.

 

AGGIORNAMENTO ORE 14.30 – NETANYAHU: “CESSATE IL FUOCO FUORI DISCUSSIONE”. UCCISO AYMAN SIEM, CAPO DEL SISTEMA MISSILISTICO DI HAMAS

Incontrando i membri della Commissione Esteri e della Sicurezza della Knesset, il Premier israeliano Netanyahu ha detto che “un cessate il fuoco con Hamas è fuori discussione”. Durante l’ incontro, durato poco più di un’ora, il Primo Ministro ha detto di aver incassato il sostegno dei leader stranieri. “Il Presidente francese Hollande – ha detto Netanyahu – mi ha dato ragione e ha perfino pubblicato una nota di condanna ai missili [palestinesi, ndr].

Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Ha’Aretz, il capo della Commissione Esteri e Sicurezza, il parlamentare Z’eev Elkin, ha proposto di compiere azioni molto dure a Gaza, tra cui staccare l’acqua e la corrente. Il Premier gli avrebbe risposto che “i consiglieri giudiziari non lo permettono”. Netanyahu ha affermato che Israele aumenterà i bombardamenti sulla Striscia ma ha aggiunto che lo stato ebraico non può fare quello che altri stati al mondo fanno in periodo di guerra. “Non possiamo agire come hanno fatto i russi in Cecenia” ha detto.

Intanto l’esercito israeliano ha comunicato di aver assassinato poco fa Ayman Siem, capo del sistema missilistico di Hamas. Siem è il più importante uomo del movimento islamico a essere stato ucciso dall’inizio dell’operazione “Bordo Protettivo”.

AGGIORNAMENTO ore 12:45 ALTRE 3 VITTIME PALESTINESI. SALE A 81 IL BILANCIO DEI MORTI. YA’ALON: “CONTINUEREMO AD ATTACCARE IN MODO SISTEMATICO. HAMAS HA SUBITO DANNI MOLTO PESANTI”

Un macchina in cui viaggiavano tre persone è stata colpita dall’Aviazione israeliana. Tre i palestinesi uccisi. La notizia è stata confermata dal Ministero della Salute di Gaza. Identificate le vittime: Mohammed Wulud, Hazem Ba’lush, Ala’a ‘Abd al-Nabi. Sale così a 81 il bilancio dei palestinesi morti dall’inizio dell’Operazione “Bordo Protettivo”: 22 sono i bambini, 15 le donne e 12 le persone anziane. I feriti sono 537. Le case distrutte sono 105.

Intanto al nord della Striscia l’esercito israeliano chiama per telefono i palestinesi intimandoli a lasciare le case. Continuano senza sosta gli attacchi aerei israeliani: bombardata la zona di al-Shaja’yya nella parte orientale di Gaza. L’UNRWA ha annunciato poco fa lo stato di emergenza nella Striscia di Gaza

Sirene sono suonate poco fa in Israele a Sha’ar HaNeghev e Sdot HaNeghev, nella regione del Gush Dan (la zona centrale di Israele dove è anche Tel Aviv), Ramle, a Lidda, Gadera e nelle cittadine confinanti la Striscia di Gaza. Lancio di sette razzi nella zona di Ashkelon. Secondo il canale 10 israeliano molti turisti stranieri stanno annullando le loro prenotazioni negli alberghi soprattutto a Tel Aviv.

Commentando lo stato delle operazioni, il Ministro della Difesa israeliano, Moshe Ya’alon, ha detto poco fa: “I successi compiuti dall’esercito sono molto significativi. Continueremo ad attaccare Hamas e le organizzazioni terroristiche in modo sistematico. Colpiremo loro e le loro proprietà in modo molto duro. Andremo avanti finché non capiranno che l’escalation militare non conviene e che non tolleriamo il lancio di razzi verso i nostri centri e i nostri cittadini. Hamas ha subito danni molto pesanti e ne subirà ancora nei prossimi giorni finché non tornerà il silenzio nelle cittadine del sud [d’Israele, ndr]”.

AGGIORNAMENTO ore 11.15 – 78 VITTIME E 537 FERITI. DISTRUTTA LA SEDE DEL MINISTERO DEGLI INTERNI

Sale ancora il bilancio delle vittime: 78 morti e 537 feriti. Secondo l’agenzia Al Mayadeen, ieri notte le navi della Marina israeliana si sono avvicinate alla costa e hanno sparato contro il porto; alcuni soldati avrebbero tentato di scendere ma sarebbero stati fermati dal fuoco sparato dai miliziani di Hamas. Stamattina è stata distrutta dalle bombe israeliane la sede del Ministero degli Interni di Gaza.

Mancano i medicinali negli ospedali della Striscia, con il 20% dei feriti in condizioni molto gravi. Il valico di Rafah sarebbe aperto solo per i gazawi con cittadinanza egiziana e feriti in modo grave.

 

Si cercano i dispersi nella casa della famiglia Al Haj, distrutta da un missile israeliano a Khan Younis (Foto: Michele Giorgio/Nena News)

Si cercano i dispersi nella casa della famiglia Al Haj, distrutta da un missile israeliano a Khan Younis (Foto: Michele Giorgio/Nena News)

 

AGGIORNAMENTO ore 11 – DISTRUTTO IL VALICO DI EREZ. MEMBRO DI HAMAS: “CESSATE IL FUOCO IN CAMBIO DEI PRIGIONIERI”

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, un bombardamento israeliano avrebbe distrutto questa mattina il lato palestinese del valico di Erez, unico passaggio tra territorio israeliano e la Striscia.

Il media israeliano Times of Israel riporta l’intervista con un leader di Hamas rimasto anonimo secondo il quale il movimento islamista è pronto a interrompere il lancio di missili e al cessate il fuoco in cambio del rilascio dei 56 prigionieri palestinesi rilasciati durante l’accordo Shalit e riarrestati negli ultimi mesi.

 

AGGIORNAMENTO ore 10.30 – IL VIDEO DELL’ATTACCO ALLA CASA DELLA FAMIGLIA KAWARE A BEIT HANOUN

 

 http://www.youtube.com/watch?v=fsIskQtEPhU

AGGIORNAMENTO ore 10.30 – L’EGITTO APRE RAFAH AI FERITI

Le autorità egiziane hanno aperto questa mattina il valico di Rafah con Gaza per permettere l’evacuazione dei feriti. Gli ospedali nel nord del Sinai sono pronti ad accogliere i pazienti palestinesi.

 

AGGIORNAMENTO ore 10 – SALE A 76 IL BILANCIO DELLE VITTIME PALESTINESI

Sale a 76 il bilancio delle vittime palestinesi. Tra loro un bambino di 5 anni, Ramadan Abu Gazal, ferito a Beit Lahiya ieri e deceduto oggi per le ferite riportate.

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Giorno 2 – Mercoledì 9 luglio

Giorno 1 – Martedì 8 luglio

dalla redazione

Gaza City, 10 luglio 2014, Nena News – Una notte di inferno per la popolazione gazawi: 322 rai aerei in poche ore, che portano a oltre 700 i bombardamenti da parte israeliana. Il terzo giorno di offensiva israeliana, l’operazione “Barriera protettiva”, si apre con 14 vittime, uccise tra il centro e il sud della Striscia. Tra loro, dicono fonti mediche, sette donne e quattro bambini. Il primo bombardamento ha colpito un coffee shop a Khan Younis: sei uomini uccisi e almeno 15 feriti. Il secondo ha centrato la casa di Raed Shalat, nel campo profughi di Nuseirat, uccidendolo. Altri due raid hanno avuto come target due case a Khan Younis: sette vittime, di cui 4 donne e 3 bambini.

A differenza della precedente operazione, “Colonna di Difesa” del novembre 2012, questa volta la violenza dell’offensiva è molto maggiore, soprattutto per i target scelti dall’aviazione. Se due anni fa furono bombardati per lo più edifici governativi e stazioni di polizia, simboli del potere di Hamas, stavolta Tel Aviv colpisce le case, i palazzi, le residenze dei civili, perché considerate rifugio di militanti di Hamas. Oltre 50 le case rase al suolo, un dramma nel dramma.

Dalla Striscia nella notte sono continuati a partire i missili lanciati dai gruppi armati palestinesi soprattutto verso il sud del territorio israeliano. Secondo fonti dell’esercito israeliano ieri il sistema difensivo Iron Dome avrebbe intercettato almeno 230 missili.

Si muove – con lentezza – la comunità internazionale. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si incontrerà oggi per un meeting d’urgenza sulla crisi di Gaza. Gli inviati dei Paesi arabi sperano in una risoluzione vera e propria, ma è probabile che il Palazzo di Vetro si limiti ad emettere un comunicato. Il rappresentante palestinese, Riyad Mansour, ha accusato il Consiglio di immobilismo “mentre la punizione collettiva e l’aggressione stanno colpendo Gaza”. L’ambasciatore israeliano, Ron Prosor, accusa invece Hamas di “aver cominciato e di non aver lasciato altra scelta” a Tel Aviv, il cui esercito “usa target precisi per evitare di uccidere civili”.

Fa un passo indietro anche l’Egitto che nel 2012 fece da mediatore per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Ieri, il presidente al-Sisi ha parlato al telefono con il presidente dell’ANP, Abbas, che aveva chiesto al Cairo di intervenire per mettere fine alle violenze. Al-Sisi – acerrimo avversario dei Fratelli Musulmani e quindi del suo braccio palestinese, Hamas – ha risposto che muoverà i propri contatti, ma non farà da mediatore.

Gaza trema. Il timore di un’ulteriore escalation è forte: nessuno esce di casa perché i bombardamenti sono ravvicinati, senza pause, diretti a target di ogni tipo in tutta la Striscia. La popolazione non sa, stavolta, cosa attendersi a causa dell’estrema violenza dell’attacco. In Cisgiordania continuano le manifestazioni di solidarietà, ma a muoversi sono più che altro i campi profughi, durante la notte teatro di scontri tra esercito israeliano e giovani palestinesi. Nena News

Palestinians inspect the remains of a car which police said was hit in an Israeli air strike in Gaza City

La macchina della stampa colpita il 9 luglio da un drone israeliano. Morto l’autista Hamdi Hishab. (Reuters / Ashraf Amrah)

 

Fonte:

http://nena-news.it/diretta-gaza-al-terzo-giorno-di-offensiva-netanyahu-attacco-intensificato/

 

APPELLO DALLA PALESTINA: LUGLIO 2014 – MESE CONTRO IL MURO DELL’APARTHEID! #StopImpunity

09 Maggio 2014

#StopImpunity

Il prossimo 9 luglio 2014 segnerà un decennio da quando la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) ha emesso un parere consultivo sulle conseguenze legali della costruzione di un muro nel territorio palestinese occupato, dichiarando il Muro dell’Apartheid in Cisgiordania illegale ai sensi del diritto internazionale. La Corte è stata chiara: ha chiesto che il Muro venga abbattuto, ha sancito ancora una volta i diritti dei palestinesi e ha invitato la comunità internazionale ad imporre il rispetto delle risoluzioni a Israele.

Ne seguirono dieci anni di ingiustizia e impunità continua con una mancanza di responsabilità per le azioni illegali israeliane. Dieci anni dopo, infatti, il Muro e il suo regime associato di insediamenti continuano a crescere in Palestina, incarnando uno strumento massiccio di annessione di terra, di saccheggio delle risorse naturali e di trasferimenti forzati. Il muro segna il mattone finale nel progetto di apartheid di Israele che definisce le enclavi separate a cui i palestinesi devono essere confinati – una versione più crudele dei bantustan stabiliti dal precedente regime dell’apartheid sudafricano. In tutto il mondo Israele è riuscito a dimostrare il fatto che i muri sono un modello accettabile per i governi di escludere, emarginare, espropriare, discriminare e segregare i popoli gli uni dagli altri.

Nel momento in cui Israele ha messo a repentaglio l’ultimo round di oltre 20 anni di trattative fallite, è tempo per un'”intifada giuridica”, una lotta popolare intensificata e una crescita del boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. E’ tempo di responsabilità.

Invitiamo le persone in tutto il mondo ad unire gli sforzi con noi:
Far sì che luglio sia il Mese contro il Muro dell’Apartheid!

Fermiamo l’impunità israeliana! #StopImpunity

Iniziative in Italia: 

Firenze: mercoledì, 9 luglio, ore 18.30
Presidio in Piazza della Repubblica

Roma: venerdì, 11 luglio, ore 18.00
Presidio a Largo Corrado Ricci 

Invitiamo tutt* a:

  • sensibilizzare l’opinione pubblica sul Muro e il suo impatto sul popolo palestinese e la nostra lotta per la giustizia;
  • avviare e rafforzare le campagne contro le compagnie coinvolte nella costruzione e nel mantenimento del Muro;
  • fare pressione sui vostri governi affinché pretendano il rispetto e gli obblighi di Israele come indicato nella decisione della CIG.

La decisione della Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato tre obblighi:

  1. Israele deve abbattere il muro, annullare tutte le leggi e i regolamenti relativi alla sua costruzione e risarcire per i danni creati.
  2. La Comunità Internazionale non deve riconoscere, aiutare e facilitare la costruzione del Muro, il regime ad esso associato (compreso il sistema degli insediamenti) ed il mantenimento della situazione creata da essa. Questo implica un chiaro invito a non finanziare o sostenere in qualunque modo qualsiasi attività connessa a quanto sopra.
  3. La Comunità Internazionale dovrebbe inoltre adottare misure efficaci per porre fine alle violazioni israeliane del diritto internazionale, comprendendo le eventuali sanzioni.

In Palestina la gente ha continuato a resistere al Muro con le proteste popolari, casi giudiziari e azioni dirette. Esattamente un anno dopo la decisione della CIG la società civile palestinese ha lanciato una campagna globale per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS), al fine di sostenere la nostra lotta per la giustizia e la liberazione.

Ringraziamo tutti coloro nel mondo che hanno preso provvedimenti per far pressioni sui loro governi, istituzioni e società affinché si mettano in atto le decisioni della CIG, di porre fine all’apartheid, al colonialismo e all’occupazione israeliani. Vi chiediamo di ampliare e intensificare il movimento globale BDS per la giustizia.

Giustizia ritardata è giustizia negata!
Fine del Muro dell’Apartheid subito!
Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni ora!

Coalizioni:
Palestinian Grassroots Anti-Apartheid Wall Campaign – Stop the Wall
Palestinian BDS National Committee (BNC); 27 member networks
Palestinian NGO Network (PNGO); over 135 member organizations
Civic Coalition for Palestinian Rights in Jerusalem, 25 member organizations
Occupied Palestine and Syrian Golan Heights Advocacy Initiative (OPGAI); 11 member organizations
Land Defense Coalition; 6 member organizations

Organizzazioni:
Addameer – Prisoner Support and Human Rights Association
Al Mezan Centre for Human Rights
Badil Resource Center for Palestinian Residency & Refugee Rights
Center for Defense of Liberties and Civil Rights “Hurriyyat”
Independent Commission for Human Rights (ICHR)
Jordan Valley Solidarity
Kairos Palestine
Land Research Center (LRC)
Muwatin, the Palestinian Institute for the Study of Democracy
National Association for Democracy and Law
Palestinian Businesswomen’s Association (ASALA)
Palestinian Center for Democracy & Conflict Resolution (PCDCR)
Palestinian Farmers Union (PAFU)
Palestinian Federation of New Trade Unions
Palestinian Youth Union
Project Loving Care Society (PLC)
Rural Women Development Society
The Applied Research Institute Jerusalem (ARIJ)
Union of Agriculture Work Committees (UAWC)
Women and Family Affairs Center

Fonte: Stop the Wall

Traduzione di Palestina Rossa e BDS Italia

 

 

Tratto da:

http://bdsitalia.org/index.php/comunicati-sul-bds/1277-stopimpunity

 

Al World Pride a Toronto, Queer contro l’apartheid israeliana portano le 4 mappe della Palestina che sparisce. E se lo facessimo anche noi?

Ho appena visto il seguente video e ho pensato di rilanciare l’idea di un messaggio di denuncia contro il pinkwashing israeliano. Ne avevo già parlato qualche giorno fa: https://www.peruninformazionelibera.blog/mentre-organizziamo-pride-denunciamo-il-pinkwashing-del-governo-israeliano/
L’Onda Pride non è ancora terminata. Tra poco più di due settimane ci sara il primo gay pride calabrese. Mi rivolgo allora in particolar modo all’associazione Arcigay “I Due Mari” di  Reggio Calabria: se facessimo anche a Reggio qualcosa di simile, anche in modalità più semplice?

 

Donatella Quattrone
*

02 Luglio 2014

Al  World Pride a Toronto, nonostante gli sforzi per vietare la loro presenza, Queer contro l’apartheid israeliana hanno portato le 4 mappe che mostrano la Palestina che sparisce sotto la colonizzazione israeliana. Nel 2013, la stessa immagine era stata proposta come pubblicità pagata dal gruppo Canadesi per la giustizia e la pace nel Medio Oriente all’autorità per i trasporti di Toronto, la quale l’aveva rifiutata.

 

 

Fonte:

http://bdsitalia.org/index.php/iniziative-sulbds/1329-worldpride-toronto

 

MANIFESTAZIONE CONTRO GLI M-346 A ISRAELE

28 giugno 2014

Hanno sfilato intorno alla Alenia Aermacchi per contestare la vendita di 30 aerei ad Israele. “Non possiamo più stare a guardare, riconvertite la fabbrica”, dicono 

Si sono ritrovati in un centinaio, sfidando il maltempo, per gridare il proprio no alla guerra. «Non possiamo permettere che Alenia Aermacchi continui a vendere strumenti di morte –dicono i manifestanti– e proprio per questo urliamo la nostra contrarietà agli aerei che nei prossimi mesi saranno consegnati ad Israele».

Perchè è proprio questo che i pacifisti che hanno camminato tra Venegono Superiore e Inferiore, contestano da molto tempo a questa parte. La prima volta che sono scesi in piazza era il 13 ottobre 2012 ma se in quell’occasione si contestava la produzione, ora è la consegna degli M346 a provocare le proteste.

E poco consola i manifestanti che questa particolare tipologia di velivolo sia solo per gli addestramenti: «Su questi aerei si possono anche installare bombe -dicono i manifestanti- e comunque servono per addestrare piloti ad utilizzare mezzi ben più temibili e pericolosi». Il timore, tra l’altro, è che questi mezzi possano essere utilizzati contro i palestinesi «che in questo periodo stanno vivendo periodi molto bui». Il corteo coglie anche l’occasione per ricodare che nella ricerca di 3 giovani coloni della Cisgiordania «sono state arrestate 576 persone e uccise 13, nel totale silenzio della comunità internazionale».

Sfilando davanti alle recinzioni di Alenia Aermacchi, massicciamente presidiate dalle forze dell’ordine, i manifestanti hanno nuovamente gridato il loro invito a «convertire la produzione di questa fabbrica in strumenti che non generino né morte né distruzione».

Ecco, in questo video, la spiegazione del senso della marcia.

 

 

 

Fonte:
http://www.bdsitalia.org/index.php/altre-campagne/bds-armamenti/1315-venegono-2014

Mentre organizziamo i Pride denunciamo il pinkwashing del governo israeliano!

Da qualche giorno è iniziata in Italia la cosiddetta Onda Pride, cioè una serie di manifestazioni per i diritti delle persone Lgbtqi che quest’anno saranno in tredici città italiane: la prima è stata sabato 7 giugno a Roma, poi sarà la volta di Alghero, Bologna, Catania, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Perugia, Torino, Venezia, Siracusa e, per finire, per la prima volta anche nella mia città, Reggio Calabria.
Iniziativa che appoggio appieno perchè mi interessa tutto ciò che ha a che fare con la difesa dei diritti umani e spero di partecipare all’evento regionale che si terrà a Reggio il 19 luglio. Per saperne di più segnalo questa pagina:

https://www.facebook.com/calabriapride

 

 

Ora veniamo al motivo per cui ho deciso di scrivere quest’appello. Ho appena letto un articolo sul Pride che si sta tenendo oggi nella città di Tel Aviv In Israele. L’articolo è smielato, parla di quanto siano fortunati i gay d’ Israele che vivono  nella “città che non dorme mai”, dove l’omosessualità non è tabù e che, tra le altre cose, nel 2011 sarebbe stata eletta la “città  più omosex del mondo” (ma la fonte di questa notizia quale sarebbe?!). Poi si sofferma su turismo e movida omosessuale e qui il senso di nausea aumenta perchè tutto è ridotto alla possibilità di divertirsi liberamente. Qui il link dell’articolo per farvi una vostra idea: http://falafelcafe.wordpress.com/2014/06/13/8209/

Ma, al di là del pessimo articolo, quello su cui vorrei si riflettesse è la propaganda di democrazia che Israele fa attaverso un fenomeno che  prende il nome di pinkwashing. Come dice la stessa parola si tratta di un sorta di “lavaggio del cervello” che sfrutta le tematiche queer al fine di far dimenticare altri diritti. Il pinkwashing è la strategia che il governo israeliano attua per coprire la violazione del diritti del popolo palestinese creandosi un’immagine democratica attraverso la politica liberale nei confronti dei suoi cittadini gay. Questo fenomeno è collegato al concetto di omonazionalismo. Sul pinkwashing si può leggere, ad esempio, questo articolo di Peacelink: http://www.peacelink.it/palestina/a/36446.html
In Palestina ci sono alcune organizzazioni che sostengono i diritti delle persone queer e che cercano di denunciare il pinkwashing d’Israele, una di queste è il movimento Palestinian Queers for Boycott, Divestment and Sanctions  di cui segnalo la seguente pagina:

https://www.facebook.com/PQBDS

Io vorrei che tutti i diritti umani fossero rispettati. Per questo lancio un appello affinchè tutte le organizzazioni Lgbtqi presenti in Italia – mi rivolgo in particolar modo all’associazione Arcigay “I Due Mari” di  Reggio Calabria – a partire dalle giornate in cui si svolgeranno i Pride, denuncino – anche con modalità molto semplici: per esempio, striscioni, volantini, slogan, ecc. – il pinkwashing del governo israeliano e mostrino la loro vicinanza ai movimenti queer palestinesi e a tutto il popolo palestinese.

Donatella Quattrone

 

EXPO 2015 A MILANO: UNA VETRINA PER LA PROPAGANDA ISRAELIANA

 

 

di Stephanie Westbrook

 

Ad un anno dall’avvio del megaevento descritto come “un modello fondato su debito, cemento e precarietà”, a Milano il Comitato NoExpo lancia i No Expo Days, con il corteo del 1 maggio seguito da una tre giorni di dibattiti, proposte e azioni.

 

Mentre Expo 2015 rappresenta uno scempio a 360 gradi, in termini di devastazione e speculazione così come nell’appropriazione ipocrita di termini come “sviluppo sostenibile”, tuttavia uno dei paesi partecipanti si è auto-distinto. Nel video di presentazione del proprio padiglione, Israele, infatti, dà un’anteprima del livello di propaganda che ha in serbo per i visitatori.

 

Nominato Fields of Tomorrow, il padiglione di 2.400 metri quadrati, che avrà una posizione privilegiata, accanto a quello dell’Italia e all’incrocio dei due assi principali del sito, vuole presentare le “eccellenze” israeliana in agricoltura e gestione delle risorse idriche, mentre ruba acqua e terra ai palestinesi.

 

Israele conta su un ritorno, anche in termini di immagine, sul suo investimento di 11 milioni di euro. Alla presentazione in occasione del vertice Italia-Israele lo scorso dicembre, Elazar Cohen, commissario per il padiglione di Israele, ha esplicitato i loro obiettivi principali: mettere in mostra i rapporti con l’Italia e svilupparne altri, e “mostrare il vero carattere di Israele e non quello che di norma appare sui giornali“.

 

Nel video presentazione, l’attrice israeliana Moran Atias vanta di “120 anni di ricerca agricola”, trasportando gli spettatori indietro ai tempi in cui il sogno sionista era un semplice luccichio negli occhi di Theodor Herzl, il padre del sionismo, nonché di “invenzioni che hanno fatto sì che ci sia cibo sul tavolo di milioni di persone in tutto il mondo”.

 

Un rapporto sulla sicurezza alimentare dell’ONU del 2012 dimostra che quei tavoli non si trovano nella Palestina occupata. Oltre una famiglia palestinese su tre, il 19 per cento in Cisgiordania e uno scioccante 57 per cento a Gaza, soffrono di insicurezza alimentare. Un altro 16 per cento ne è vulnerabili e il 26 per cento è solo parzialmente sicuro. Questa situazione disastrosa viene attribuita dal rapporto all’occupazione e alle restrizioni alla circolazione di persone e delle merci imposte da Israele. Il risultato è alta disoccupazione e bassi salari, che, combinati con l’aumento dei prezzi, fa sì che solo una famiglia palestinese su quattro gode della sicurezza alimentare.

 

La scelta di Israele del nome per il suo padiglione, Fields of Tomorrow, ossia Campi di domani, potrebbe benissimo far riferimento alle terre della Cisgiordania occupata alle quali Israele ambisce. Uno studio del 2013 dell’organizzazione israeliana Kerem Navot rivela che dal 1997 l’agricoltura delle colonie israeliane è aumentata del 35 per cento in termini di area. Si tratta di un’area che supera del 50 per cento le aree edificate delle colonie israeliane in Cisgiordania, escludendo Gerusalemme est occupata. Le terre agricole palestinesi, invece, sono diminuite di un terzo.

 

Il rapporto di Kerem Navot sostiene che la confisca di terreni agricoli palestinesi viene ottenuta attraverso due principali canali, la confisca “ufficiale” di terre tramite provvedimenti di sequestro militare e dichiarazione di “terre statali” e i land grab non ufficiali da parte dei coloni. Fa parte di “una strategia di lungo termine e ben finanziata”, incoraggiata e sostenuta da enti statali, che richiede anche molto meno risorse e tempo rispetto alla costruzione di colonie.

 

Sami Huraini, di 17 anni, e Basil Adara, di 18 anni, del villaggio At Tuwani nelle colline a sud di Hebron, hanno sperimentato in prima persone queste confische. Sami ha affermato, “La colonia israeliana di Ma’on ha confiscato più della metà della nostra terra. Stiamo lottando per difendere quello che è rimasto”. Sami dice che i coloni e le autorità israeliane fanno di tutto per impedire loro di accedere alle loro terre “in modo da rendere più facile la confisca dei terreni per la colonia”.

 

Basil ha descritto quando lui e Sami sono stati arrestati mentre lavoravano la loro terra vicino alla colonia. “Ci hanno portato in carcere, poi in tribunale e ci hanno detto che ognuno di noi doveva pagare una multa di 2000 shekel (oltre 400 euro), ma noi abbiamo rifiutato. Il nostro messaggio era ‘Noi non paghiamo multe al governo israeliano'”. Sami, ha aggiunto, “Resisteremo per la nostra terra”.

 

Secondo il rapporto Kerem Navot, la zona agricola intorno alle colonie nelle colline a sud di Hebron è aumentata del 61 per cento dal 1997, la maggior parte delle confische è di terre di proprietà privata palestinese.

 

A Gaza, i cecchini dell’esercito israeliano sparano regolarmente sugli agricoltori palestinesi e le frequenti incursioni terrestri distruggono le colture. Secondo la recente relazione “Under Fire” del Palestinian Centre for Human Rights, tra il 2006 e il 2013, ci sono state 534 incursioni militari israeliane e 544 casi di spari di armi da fuoco in cui 179 civili sono stati uccisi e altri 751 feriti.

 

Come un primo passo per svelare la cruda realtà dietro gli sforzi propagandistici di Israele, BDS Italia, il movimento italiano che aderisce all’appello palestinese per il boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, ha recentemente lanciato un concorso di video parodie, Fields of Apartheid. Il concorso invita videomaker in Italia e in tutto il mondo a presentare un breve filmato entro il 25 aprile che riveli il vero volto di Israele: occupazione, colonialismo e apartheid.

 

Il concorso ha già provocato una reazione da parte di Israele. Il Ministero israeliano degli Affari Esteri ha fatto rimuovere il primo video, che è arrivato da Gaza, da YouTube, reclamando il copyright sulla propria propaganda. Tuttavia, il concorso va avanti, e come le recenti azioni di culture jamming hanno mostrato, dal caso di Scartlett Johansson a “I am AIPAC”, la creatività e l’ironia si sono dimostrate mezzi efficaci per sbugiardare le menzogne di Israele.

 

Le iniziative di BDS Italia contro questa vetrina per la propaganda israeliana si svolgono nel più ampio contesto delle mobilitazioni contro Expo 2015. Come sostengono gli attivisti della Rete NoExpo, “Il tema etico e accattivante di Expo2015 è l’alibi per ridefinire l’assetto socio-economico del territorio milanese, dentro una cornice fatta di leggi speciali e poteri eccezionali in deroga alle norme, realizzando profitti privati spendendo denaro pubblico. In questo senso Expo2015 diventa matrice di debito, cemento e precarietà, senza nulla scalfire dei processi che impediscono accesso al cibo e all’acqua a milioni di persone sul Pianeta. Dentro questo contenitore c’è di tutto: dal cibo di qualità modello Eataly, agli OGM con Monsanto, fino alla partnership privilegiata con Israele, sotto l’occhio vigile di Selex (fornitore dell’esercito israeliano), che sperimenta con la security del megaevento, nuovi sistemi di sorveglianza e controllo. Insomma una fiera paesana in salsa hi-tech che non risolleverà il Paese, ma lascerà macerie sul territorio e leggi ad hoc destinate a diventare regola, soprattutto in campo occupazionale, nel senso di un’ulteriore precarietà.”

 

Nell’anno che rimane prima che prenda il via, i movimenti impegnati contro il sistema che nega i diritti fondamentali a popolazioni di tutto il mondo mentre assicura profitti per pochi, continueranno a contestare il modello Expo e “inceppare il meccanismo del grande evento su tutti e tre i suoi livelli di debito, cemento e precarietà”, a partire dai No Expo Days a inizio maggio. E dentro questo percorso, BDS Italia continuerà a smascherare il colonialismo israeliano.

 

Fonte: Electronic Intifada

 

Traduzione di BDS Italia

 

 

Fonte:

http://bdsitalia.org/index.php/ultime-notizie-sulbds/1205-expo-israele

SCRIVI ALL’EARTH DAY NETWORK: INTERROMPA LA LEADERSHIP CON SODASTREAM

 

L’8 aprile, la società israeliana Sodastream, che ha una fabbrica in una colonia, ha lanciata una campagna di “sensibilizzazione” sull’isola di plastica dell’Oceano Pacifico. La campagna è stata creata in collaborazione con l’Earth Day Network, organizzazione che collabora con oltre 22.000 partner in 192 paesi nel mondo per “ampliare, diversificare e mobilitare il movimento ambientalista”.

In vista dell’Earth Day, la Giornata per la Terra, che si celebra in tutto il mondo il 22 aprile, invia una email all’Earth Day Network per dire NO al greenwashing dell’occupazione israeliana!

firma

SodaStream si autoproclama di essere un’azienda rispettosa dell’ambiente e sostiene che le sue macchine per l’acqua gasata aiutano i consumatori a ridurre il loro impatto sull’ambiente. La realtà, invece, è che con il suo stabilimento principale in un insediamento illegale nella Cisgiordania occupata, SodaStream contribuisce alla distruzione ambientale che l’occupazione militare israeliana ha portato alla Palestina. Ciò include lo sradicamento di centinaia di migliaia di ulivi, l’esaurimento delle fonti idriche e l’inquinamento della terra palestinese.

Il presunto sostegno di SodaStream per le cause ambientali, come quella contro l’isola di plastica, è un esempio di greenwashing, un tentativo di un’azienda complice delle violazioni israeliane dei diritti dei palestinesi di ripulirsi l’immagine attraverso campagne di pubbliche relazioni.

Commentando la decisione di collaborare con SodaStream su questa campagna, la presidente dell’Earth Day Network Kathleen Rogers ha dichiarato: “Applaudiamo i coraggiosi passi che SodaStream sta prendendo … Questa campagna non è solo una trovata pubblicitaria. Si tratta di un sincero sforzo per sostenere la salute dei nostri oceani e la sopravvivenza del nostro pianeta”.

Ridurre i rifiuti di plastica è molto importante. Tuttavia, collaborare con SodaStream compromette la credibilità e la reputazione dell’Earth Day Network e rischia di rendere i veri sforzi per ridurre i rifiuti di plastica una “trovata pubblicitaria”.

Chiedi all’Earth Day Network di interrompere la partnership con SodaStream per inviare il messaggio che non c’è posto nel movimento ambientale globale per aziende che traggono profitto dall’occupazione militare e dalle violazioni dei diritti umani.

Fonte: US Campaign to End the Israeli Occupation 

Traduzione di BDS Italia

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Fonte:

http://bdsitalia.org/index.php/comunicati-stop-sodastream/1212-earth-day-network

UNISCITI ALLA GIORNATA DEI PRIGIONIERI POLITICI PALESTINESI! DI’ A BILL GATES DI DISINVESTIRE DALLA G4S!

 

Ramallah occupata – Addameer e il Comitato Nazionale Palestinese per il Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni invitano gli attivisti e le persone di coscienza ad agire il 17 aprile in solidarietà con i prigionieri politici palestinesi.

La Fondazione Bill e Melinda Gates, la più grande fondazione di beneficenza in tutto il mondo, possiede partecipazioni in G4S per un valore di oltre $ 170 milioni. Firma per chiedere loro di disinvestire.

firma

Oltre 5.000 palestinesi sono attualmente detenuti nelle carceri israeliane, tra cui 183 bambini, mentre 175 sono i detenuti in detenzione amministrativa, una forma di detenzione senza processo che Israele usa per trattenere a tempo indeterminato i palestinesi sulla base di informazioni segrete.

Ogni anno, le forze di occupazione israeliane (IOF) arrestano migliaia di palestinesi, nel tentativo di reprimere ogni azione di resistenza all’occupazione che prosegue. Tra questi ci sono centinaia di bambini anche di 12 anni. In troppi casi i bambini palestinesi vengono torturati, maltrattati e costretti a firmare una confessione in ebraico, lingua che la maggior parte dei bambini palestinesi non capisce, oltre ad essere messi in isolamento. Ogni anno circa 1.000 bambini sono condannati dai tribunali militari israeliane.

Il modo più comune in cui vengono condotti gli arresti sono i raid notturni, durante i quali l’IDF mette sottosopra la casa della persona, distrugge i beni personali e abusa fisicamente dei membri della famiglia. La persona arrestata viene quindi ammanettata e bendata prima di essere gettata a faccia in giù nella parte posteriore di una jeep militare israeliana, dove i pestaggi, insulti e umiliazioni continueranno.

Secondo la legge militare israeliana, i palestinesi possono essere interrogati per un periodo di 90 giorni e privati dell’accesso a un avvocato per i primi 60 giorni. Dal 1967, 73 detenuti palestinesi sono morti a causa delle torture subite sotto interrogatorio da parte degli israeliani. Il caso più recente è quello di Arafat Jaradat che è stato torturato a morte nel febbraio del 2013 in un centro per gli interrogatori dove la G4S fornisce i sistemi di sicurezza.

Invitiamo tutti ad agire in solidarietà con la lotta dei prigionieri politici palestinesi nella Giornata del Prigioniero Palestinese il 17 aprile.

STOP G4S – Dì a Bill Gates di disinvestire adesso!

Due anni fa, alla vigilia dello sciopero della fame di massa da più di 2.000 prigionieri politici palestinesi, Addameer e altre organizzazioni palestinesi hanno lanciato un appello per una campagna contro G4S, la società di sicurezza britannica che fornisce e attrezzature e gestisce servizi di sicurezza presso le carceri di Israele.

Nell’ambito del movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), le campagne contro G4S ora sono in corso in più di una dozzina di paesi. Università, banche, enti di beneficenza e sindacati di tutto il mondo hanno tagliato i legami con G4S per il ruolo che riveste nell’aberrante sistema carcerario di Israele, il che è costato alla G4S milioni di dollari (link alla lista delle vittorie). Sentendo la pressione, G4S ha cercato, nelle sue dichiarazioni, di prendere le distanze dal sistema carcerario israeliano.

La Fondazione Bill e Melinda Gates, la più grande fondazione di beneficenza in tutto il mondo, possiede partecipazioni in G4S per un valore di oltre $ 170 milioni.

La Fondazione Gates dice che a guidarla è “la convinzione che ogni vita ha uguale valore” e che usa i suoi investimenti per finanziare progetti che “aiutano tutte le persone a condurre una vita sana e produttiva”.

Ma attraverso le sue partecipazioni in G4S, la Fondazione Gates legittima e trae profitti dall’uso che Israele fa della tortura e dell’incarcerazione di massa.

Per la Giornata dei prigionieri politici palestinesi, unisciti ad Addameer nel mettere pressione sulla Fondazione Gates perché disinvesta dalla G4S.

Agisci!

  • Firma e condividi ampiamente la petizione che invita la Fondazione Gates di disinvestire da G4S
  • Condividi e diffondi questo appello attraverso il link alla petizione utilizzando l’hashtag #StopG4S
  • Condividi le immagini dalla pagina Facebook di Addameer, che invitano la Fondazione Gates a disinvestire
  • Organizza una protesta presso la sede della G4S o della Fondazione Gates nella tua città
  • Organizza una protesta o una manifestazione in solidarietà con i prigionieri politici palestinesi

Per segnalare le iniziative, scrivete a   [email protected]

Fonte: Addameer e il Comitato Nazionale Palestinese BDS

Traduzione di BDS Italia

Aderiscono: (per le adesioni collettive, inviate a [email protected])

Abu Jihad Center for Prisoners Movement, Palestine
Al-Dameer Association for Human Rights, Palestine
Badil Resource Center for Palestinian Residency & Refugee Rights, Palestine
Center for Defense of Liberties and Civil Rights “Hurryyat”, Palestine
The Civic Coalition for Palestinian Rights in Jerusalem (Representing 25 member organizations), Palestine
Defence for Children International – Palestine Section, Palestine
Jerusalem Legal Aid and Human Rights Center, Palestine
National & Islamic Parties in Ramallah & Al-Bireh, Palestine
Palestine Farmers Union, Palestine
Palestinian Grassroots Anti-Apartheid Wall Campaign “Stop The Wall”, Palestine
Palestine National Institute for NGOs (Representing 420 organizations), Palestine
Palestinian Non-Governmental Organizations Network (representing over 135 member organizations), Palestine
Ramallah Center for Human Rights Studies, Palestine
The Palestinian General Union of Charitable Societies (Representing 500 organizations), Palestine
Treatment & Rehabilitation Center for Victims of Torture (TRC), Palestine
The Civic Coalition for Palestinian Rights in Jerusalem, Palestine
Palestinian Non-Governmental Organizations Network, Palestine
The Palestinian General Union of Charitable Societies, Palestine
Palestine National Institute for NGOs, Palestine
International Solidarity Movement, Palestine
International Women’s Peace Service, Palestine

Palestine Human Rights Campaign, Aotearoa-New Zealand
Federation of Palestinian-Argentinian Entities, Argentina
Artists Against Apartheid AU, Australia
Australian Friends of Palestine Association, Australia
Australians for Palestine, Australia
Friends of Palestine (Western Australia), Australia
Just Peace Queensland, Australia
Justice for Palestine Brisbane, Australia
Justice for Palestine Matters, Australia
Women for Palestine, Australia
Women in Black, Austria
Association Belgo-Palestinienne, Belgium
ECCP – European Coordination of Committees and Associations for Palestine, Belgium
Palestina Solidariteit, Belgium
Ciranda Internacional da Comunicação Compartilhada, Brazil
Frente de defesa do Povo Palestino, Brazil
Boycott Israeli Apartheid Campaign, Canada
Coalition Against Israeli Apartheid (CAIA), Canada
Palestine House in Mississauga, Canada
Samidoun Palestinian Prisoner Solidarity Network, Canada
Comité Chileno de Solidaridad con Palestina, Chile
BDS Colombia, Colombia
Finnish-Arab Friendship Society, Finland
AFPS, France
Campagne BDS France, France
CCIPPP, France
Collectif Judéo  Arabe et Citoyen pour la Palestine, France
Stop Apartheid Toulouse, France
UJFP, France
BDS Berlin, Germany
InCACBI, India
Ireland-Palestine Solidarity Campaign, Ireland
Boycott! Supporting the Palestinian BDS Call from Within, Israel
Associazione Senza Paura Genova, Italy
BDS Italia, Italy
Fellesutvalget fr Palestina, Norway
Polish Palestine Solidarity Campaign, Poland
Comité de Solidariedade com a Palestina, Portugal
Scottish Friends of Palestine, Scotland
Scottish Palestine Solidarity Campaign, Scotland
BDS Slovenija, Slovenija
BDS South Africa, South Africa
BDS Madrid, Spain
BDS Switzerland, Switzerland
Breed Platform Palestina, The Netherlands
Diensten en Onderzoekcentrum Palestina (docP), The Netherlands
Netherlands Palestine Committee, The Netherlands
Palestina Komitee Rotterdam, The Netherlands
WILPF Nederland, The Netherlands
Brighton & Hove Palestine Solidarity Campaign, UK
Football Against Apartheid, UK
Friends of Al-Aqsa, UK
ICAHD UK, UK
Inminds, UK
Jews for Boycotting Israeli Goods, UK
Jews for Justice for Palestinians, UK
Liverpool Friends of Palestine, UK
London BDS Group, UK
London Palestine Action, UK
Palestine Solidarity Campaign, UK
Stop G4S, UK
Trade Union Friends of Palestine, UK
Waltham Forest Palestine Solidarity Campaign, UK
War on Want, UK
Watford Friends of Salfeet – Palestine, UK
US Campaign to End the Israeli Occupation, US
14 Friends of Palestine, Marin, US
Adalah-NY: The New York Campaign for the Boycott of Israel, US
Al-Nakba Awareness Project, US
Bay Area Women in Black, US
Bryn Mawr Peace Coalition, US
Chico Palestine Action Group, US
Citizens for Palestinian Self Determination, US
Committee for Palestinian Rights (Howard County, MD), US
Culture and Conflict Forum, US
Episcopal Peace Fellowship Palestine Israel Network, US
Delaware Neighbors Against The Occupation, US
Friends of Palestine Wisconsin, US
Jewish Voice for Peace – SF Bay Area chapter, US
Justice First Foundation, US
Lutherans for Justice in the Holy Landf, US
Madison-Rafah Sister City Project, US
Methodist Federation for Social Action, US
Minnesota Break the Bonds Campaign, US
NH Veterans for Peace, US
Northwest BDS Coalition, US
Palestine Solidarity Group – Chicago, US
Palestinian Christian Alliance for Peace, US
Racine Coalition for Peace and Justice c, US
Students United for Palestinian Equal Rights, University of Washington, US
The Rachel Corrie Foundation, US
Tiffin Area Pax Christi, US
Unitarian Universalists for Justice in the Middle East, US
United Methodist Task Force on Peace with Justice in Palestine/Israel of Upper New York Conference, US
United Methodists’ Holy Land Task Force, US
US Peace Council, US
Vancouver for Peace, US
Vermonters for a Just Peace in Palestine/Israel, US
WI Middle East Lobby Group, US
WILPF Boulder, US

 

 

Fonte:

http://bdsitalia.org/index.php/comunicati-sul-bds/1200-gates-divest