IL CORO DELL’ARMATA ROSSA E IL NATALE IN SIRIA

E’ di stamattina la notizia di un aereo militare russo diretto in Siria e  precipitato nel Mar Nero senza superstiti. A bordo c’erano 92 persone tra cui 60 membri del  Coro dell’Armata rossa e il resto quasi tutti militari (http://bobfabiani.blogspot.it/2016/12/ultimora-ministro-della-difesa-russo.html), eccetto 9 giornalisti (http://it.euronews.com/2016/12/25/incidente-aereo-in-russia-sul-tupolev-viaggiavano-anche-9-giornalisti?utm_medium=Social&utm_campaign=Echobox&utm_source=Facebook&utm_term=Autofeed#link_time=1482679173). La pietà non è selettiva. Mi dispiace per i membri del Coro dell’Armata rossa e per i giornalisti, che certo non meritavano di finire in questo modo, ma tra dei militari che andavano a trascorrere le feste in un paese che avevano bombardato (ricordiamoci dei bombardamenti russi sulla Siria) con il coro a seguito che andava a cantare sulle macerie e i civili siriani, il mio pensiero più grande resta verso quest’ultimi.

Ieri era la vigilia di Natale. Ecco come è stata trascorsa in Siria:

Dalla pagina Una Lenta Impazienza – Il Blog

di Francesco Tronci

#SIRIA VIGILIA DI COSA?
La scorsa notte bombe a grappolo hanno colpito Khan al-Asal, zona rurale di Aleppo dove la popolazione espulsa dalla città si è sistemata. Le bombe di Putin inseguono i residenti di Aleppo est, anche quando essi sono stati cacciati dalle loro case ed espulsi dalla città. Oggi, invece, almeno sei morti (tra cui una donna e due bambini) e decine di feriti in un bombardamento russo su Al-Atareb, sempre zona rurale di Aleppo ovest. Nel frattempo 7 persone di diversa età sono state giustiziate dalle forze di Assad nel quartiere Sakhour di Aleppo est.

Non solo: almeno 47 (tra cui 14 bambini di meno di 8 anni) sono i morti dei bombardamenti di Erdogan su al-Bab, città controllata da Daesh. Una strage i cui numeri sono destinati a crescere, dato che molti sono i feriti gravi e i dispersi. Il bombardamento è giunto come rappresaglia dopo la sconfitta delle forze turche e dei loro alleati da parte di Daesh e mentre Erdogan riceveva Bana Alabed, la bambina di Aleppo che si è salvata dall’assedio. Gli abitanti di al-Bab hanno giustamente detto: “His warplanes are killing us and his forces are besieging us while he is receiving the child Bana who got out of the siege, is this how he understands humanity?”.

Nel frattempo la città di Aleppo viene depredata. Ha scritto l’attivista Abdulkafi Alhamdo: “Il mio vecchio quartiere di Aleppo è stato evacuato perfino di cavi e rubinetti. Il padre di uno dei miei amici è riuscito ad entrare e ha visto qualcosa di simile a un mercato di mobili di seconda mano. Le case vengono svuotate di tutto. Egli ha descritto una situazione simile: un soldato o un ufficiale arriva con un commerciante e vende l’edificio per intero. Il commerciante arriva con i suoi lavoratori per prendere l’edificio e rivenderlo”.

Non dimenticarsi della Siria.
#SaveAleppo
#SaveSyria
#FreeSyria

 
*

Oggi ad Aleppo è stata celebrata la messa di Natale tra le rovine di una chiesa:

Aleppo, la messa di Natale tra le rovine di una chiesa

E’ successo mel quartiere Jdeideh ad Aleppo dove gli abitanti hanno celebrato la messa in una chiesa distrutta dai raid

globalist 25 dicembre 2016

Fonte:
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 

 

 

 

 

 

 

ALEPPO: ESPULSIONE COMPLETATA

Dalla pagina Facebook https://www.facebook.com/unalentaimpazienza/

di Francesco Tronci

#ALEPPO: ESPULSIONE COMPLETATA
Non ci saranno più immagini da parte degli attivisti di Aleppo est: la criminale espulsione dei suoi abitanti è stata completata e la leggendaria città di Aleppo è ora sotto il controllo del regime e dei suoi alleati, ovvero del responsabile della morte di mezzo milione di siriani.

La comunità internazionale ha risposto ai crimini di Assad con il trasferimento coatto degli abitanti, ovvero con un’azione che costituisce un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità. Questo è il “piano di pace” di Assad, della Russia e dell’Iran per la Siria: la sistematica espulsione di tutte le comunità che si oppongono al regime.

Uomini, donne, bambini, feriti e anziani, deperiti e affamati, che raccontano storie di orrore, di esseri umani rimasti sotto le macerie senza che nessuno potesse aiutarli, sono stati espulsi dalle loro case. Hanno scelto di andare a Idlib e nella campagna a ovest di Aleppo, ovvero in zone sotto il controllo dei ribelli e costantemente colpite da bombardamenti e barili bomba. Scelgono questo piuttosto che tornare sotto il dominio di Assad, perché sanno bene quello che li attenderebbe. Idlib sarà la prossima?

Sei anni fa i siriani si sollevarono per la democrazia in un paese governato per mezzo secolo dalla dittatura di una dinastia mafiosa e brutale. Nessuno li supportò. Furono completamente abbandonati. Sono stati calunniati, colpiti a morte, torturati, bombardati, gasati e ridotti alla morte per fame. E, per finire, esiliati dalle loro case, contro la loro volontà, e costretti a vivere al gelo senza sapere cosa sarà di loro.

Nelle case bombardate e abbandonate molti hanno lasciato delle scritte sui muri perché l’esercito di Assad potesse leggerle: “Sotto ogni casa distrutta ci sono famiglie sepolte con i loro sogni da Bashar e i suoi alleati”, oppure semplicemente: “Torneremo”.

Forse alcuni di loro riusciranno a raggiungere le strade delle nostre città e li chiameremo “rifugiati”. La città è stata schiacciata, ma i suoi abiatnti non sono scomparsi: sono al freddo e al rischio di nuove carneficine e chiedono, ancora, di non essere nuovamente dimenticati. Saranno ascoltati?

Nel frattempo, il tiranno genocida continua a sedere sul suo trono.
#SaveAleppo
#SaveSyria
#FreeSyria

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ALEPPO, EVACUAZIONE BLOCCATA TRA L’INDIFFERENZA DEL MONDO POLITICO

Dal mio profilo Facebook:

Donatella Quattrone ha condiviso il post di Shady Hamadi.
Adesso ·

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Shady Hamadi ha aggiunto 2 nuove foto.

Due facce della stessa #Aleppo, ma una nega l’altra: Due ragazze posano davanti ai ruderi Carlton Hotel. Altre aspettano evacuazione #Siria
Aleppo, Syria December 17, 2016. REUTERS/ Omar Sanadiki

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Donatella Quattrone ha condiviso il post di Shady Hamadi.

1 h ·

Intervista con Radio Vaticana. Buon ascolto

Nonostante la risoluzione firmata pochi giorni fa dall’Onu, è stata rinviata di circa 24 ore l’evacuazione delle ultime zone di Aleppo est ancora in mano ai ribelli
it.radiovaticana.va
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Donatella Quattrone

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Fiore Haneen Sarti ha pubblicato una nota.

di Julien Salingue, da resisteralairdutemps.blogspot.it, traduzione di Chiara Carratù
«Compagno»,
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Donatella Quattrone
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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto 4 nuove foto — a Aleppo.

#Aleppo
+++URGENTE+++
Un girone dantesco che sembra non avere fine.
Il processo di “evacuazione” è fermo da ieri. In attesa di essere portate via dalla città

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Donatella Quattrone
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-4:45
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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto un nuovo video.

#ALEPPO, 2012
Perché Assad ha liquidato, letteralmente liquidato, Aleppo?
Ecco perché.
Aleppo, 2012, questi giovani cantano per la libertà e si fanno beffa di A

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Donatella Quattrone

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MIGLIAIA DI CIVILI ATTENDONO ANCORA DI LASCIARE ALEPPO DOPO IL NUOVO ACCORDO. IL MONDO SI DIVIDE TRA COMPLICITA’ E SOLIDARIETA’

Dal mio profilo Facebook:

Donatella Quattrone ha condiviso un link.
L’accordo raggiunto il 17 dicembre permetterà di riprendere l’ evacuazione di Aleppo Est e di altre zone della Siria. Secondo le Naz…
bobfabiani.blogspot.com/2016/12/miglia…
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Donatella Quattrone

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Francesco Tronci

#Aleppo Dopo gli ultimi eventi la situazione sta precipitando. Domanda a sinistra del Pd: quanti della sinistra italiana che sostiene Assad sanno cosa sta avven

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Donatella Quattrone
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-0:44
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Una Lenta Impazienza – Il Blog ha aggiunto un nuovo video.

CIVILI BLOCCATI DA GIORNI: I FERITI COMINCIANO A MORIRE.
PARTECIPA ALLE PIAZZE PER ALEPPO!
#Aleppo Poco fa la pagina Aleppo evacuation monitoring ha pubblicato

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Donatella Quattrone
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Francesco Tronci presso Aleppo.

#Aleppo Nonostante l’accordo (definitivo?) raggiunto stanotte l’espulsione da Aleppo est non è ancora iniziata: il regime pretende il completamento definitivo d

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Donatella Quattrone
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-1:40
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Siria | manifestazione a Damasco contro il regime assassino di Assad. ! La rivoluzione continua!

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Donatella Quattrone
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We Are All Hamza Al-Khateeb

Protesters from Tokyo next to the Russian embassy refuse the Russian and Iranian war on Syria. They stand in solidarity withthe oppressed people of Aleppo.
Thank from the bottom of our heart. 🌹

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Donatella Quattrone

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Da Fiore Haneen Sarti:

“MI SEMBRA CHE QUESTA SIA LA COSA PIU’ LUCIDA CHE HO LETTO IERI. CIO’ CHE RIVELA LA COMPLICITA’ DI TUTTI SUL MASSACRO IN CORSO.

“No, in realtà, la Siria non è un “ancora”, ma una novità assoluta.

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Ziad Majed

Rime Allaf: “No, actually, Syria is not an “again” but an absolute first. It is nothing like Bosnia or Rwanda or Chechnya or any other “never again” genocidal e

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Donatella Quattrone
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Da Fiore Haneen Sarti:

Haifa, Palestina, 15 dicembre.

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علي مواسيSegui

العشرات الآن في حيفا: عاشت سوريّا ويسقط بشّار الأسد.

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DA E PER ALEPPO

Dal mio profilo Facebook:

DIC17

Sab 10:00 · Roma, Lazio
Interessa a 680 persone · 147 persone parteciperanno
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Donatella Quattrone

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Donatella Quattrone ha condiviso l’evento di Arci Genova.

14 min ·

DIC19

Domani alle ore 18:00 · Piazza Raffaele De Ferrari, 16121 Genova GE, Italia
Interessa a 200 persone · 141 persone parteciperanno
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Donatella Quattrone

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L'immagine può contenere: 2 persone, persone in piedi, folla e spazio all'aperto
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L'immagine può contenere: cielo, nuvola e spazio all'aperto
+9

Rosanna Sirignano ha aggiunto 13 nuove foto — con Fiore Haneen Sarti e altre 50 persone.

Aleppo wir sind mit euch!
Aleppo we are with you!
We cried, sang, prayed for Aleppo
بكينا غنينا صلينا لحلب
Mannheim 17.12.2016 Die Türkei-Deutschland unterstü

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Donatella Quattrone
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Fiore Haneen Sarti ha pubblicato una nota.

6 h ·

BASTA CON LA CARNEFICINA DI ALEPPO!
STOP ASSAD E I SUOI COMPLICI!
VITA E LIBERTA’ PER IL POPOLO SIRIANO!
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Donatella Quattrone
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Joey Husseini Ayoub

From the protest for Syria today in Palestine
“We refuse that the butcher of Damascus covers his crimes with his rhetoric of defending Palestine” https://t.co/Ez4xGFt4hx

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Donatella Quattrone
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Francesco Tronci presso Aleppo.

2 h ·

#Aleppo
Da una testimonianza fuori dalla Siria:
“Chattando con un amico ad Aleppo in questo momento: “Dobbiamo andarcene. La situazione qui è orribile. Non è

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Donatella Quattrone
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Una Lenta Impazienza – Il Blog presso Kilis Öncü Pınar Sınır Kapısı.

L’UMANITÀ
#Aleppo Tre giorni fa era partita una carovana di cittadini turchi che avevano l’ideale intenzione di raggiungere Aleppo e rompere l’assedio. Portano

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Donatella Quattrone
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Da Francesco Tronci:

“In diretta da #Aleppo, nell’ultimo ospedale rimasto: sporcizia, sangue ovunque, feriti sul pavimento. Questa è la situazione descritta dal giornalista americano Bilal Abdul Kareem, intrappolato nella città assieme al resto dei civili. Chiede sempre la stessa cosa: parlatene, condividete, impegnatevi.
#SaveAleppo
#SaveSyria

-1:18
Visualizzazioni: 213.163

Bilal Abdul Kareem ha aggiunto un nuovo video.

Patients freezing in a bombed out hospital. Dried blood on the walls and floor.
This is life in E. Aleppo. #TrappedInAleppo

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AGGIORNAMENTI SULLA SITUAZIONE DEI CIVILI A ALEPPO

Dal mio profilo Facebook:

 

Da Fiore Haneen Sarti:

“Per favore, COPIAINCOLLATE LA TRADUZIONE E DIFFONDETE!
CHE VEDANO CHI SAREBBERO I ‘TERRORISTI’ CHE IL BOIA ASSAD E PUTIN STANNO UCCIDENDO!
SI FERMI IL MASSACRO ORA!!!

Parole tenere per una bambina che non riesce a trovare i propri genitori.
Aleppo è in un triste momento, con un sempre decrescente numero di sopravvissuti, e questi sono gli ultimi degli ultimi.
Um Fatima è l”ultima sopravvissuta adulta di tre famiglie, il cui appartamento è stato cancellato dalle bombe russe o siriane.

“Io non so cosa Assad vuole da noi! Eravamo a casa dormendo, e improvvisamente l’intera casa ci è crollata addosso! Mio Dio, tutti i miei bambini sono morti! ”

Poi, Um Fatima va verso un vicino di casa: il ragazzo col cappello si chiama Mahmoud, viveva all’ultimo piano.
E’ il maggiore dei fratelli, e suo fratello Mohammed Ismahel, il più piccolo, ha solo un mese.
Il suo volto è l’unico sereno, in questa bolgia.
Ma quello e Il sonno della morte, perchè Ismahel è stato soffocato dalle macerie. E Mahmoud non vuole lasciare lì il suo corpicino.

“Mio Dio, tutti i miei figli sono morti, mio Dio aiutami!!”
Aleppo è un posto dove i bambini hanno smesso di piangere.

Nel corridoio, Mahmoud sta ancora cullando suo fratello. La guerra ha ribaltato i ruoli, il ragazzo ora è il padre che hanno perduto.
– “Non ti preoccupare, non moriranno invano. Non piangere, non piangere…”
– “Mahmoud e Abdullah sono morti!”
– “Dio ci vendicherà contro l’oppressore (Assad)”
– “L’edificio ci è crollato addosso, ecco cosa ci è successo!”

– “Loro hanno bisogno dei loro genitori! Sono tuoi questi bambini?”

Un’infermiera porta dentro questi bambini, che vagano di camera in camera. Non si conoscono i loro nomi, e loro non sanno di essere rimasti orfani. Il loro padre è morto sotto le macerie, e stanno cercando la mamma.

“Venite, andiamo a vedere dov’è la vostra mamma. Pensate che sia fuori dell’ospedale?”
Um Fatima ora vede la prova che più temeva:
“Perchè mi hai lasciata??!” Chiama la figlia che descrive come la sua roccia, sapendo che quella domanda, in quel posto, non avrà risposta.

In un’altra stanza, fratello e sorella stanno ancora aspettando notizie della loro madre, su un altro letto di ospedale ricoperto di polvere.
Esausti oltre le parole di una vita al di là dell’immaginabile.”

-3:40
Visualizzazioni: 2.202.901

“Aleppo è un luogo dove i bambini hanno smesso di piangere.”

Queste sono le scene di puro terrore e dolore nell’ultimo ospedale, negli ultimi giorni di Aleppo.

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Donatella Quattrone
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Da Fiore Haneen Sarti:

“BREAKING!!!!!!!!
FATE GIRARE!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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Giornalista · Piace a 81.886 persone
foto di Bilal Abdul Kareem.
Bilal Abdul Kareem
  • Loretta Facchinetti
  • Joshua Evangelista
  • Veronica Bellintani
  • Pisani Simona
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Donatella Quattrone
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Da Fiore Haneen Sarti:

“ECCO I ‘PASSAGGI SICURI’ PER I CIVILI STABILITI DAL REGIME E DALLA RUSSIA!
ASSAD E PUTIN DAVANTI AL TRIBUNALE INTERNAZIONALE!!!

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-2:56
Visualizzazioni: 1046

Aleppo evacuation monitoring ha aggiunto un nuovo video.

#حلب ١٦/١٢/٢٠١٦

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Donatella Quattrone
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-1:14
Visualizzazioni: 5603

Day of Solidarity with Syria ha aggiunto un nuovo video.

URGENT!!
Bilaal just sent this message.
His battery is low and internet connection poor. This is what’s really happening in Aleppo!

https://t.co/DY2XNKtrSP

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Donatella Quattrone
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L'immagine può contenere: sMS e spazio all'aperto

Una Lenta Impazienza – Il Blog

URGENTE: DEVI LEGGERE E POI CONDIVIDERE QUESTO POST! SVEGLIATI!
#ALEPPO

#Dovesiete in Italia? I civili che dovevano essere allontanati forzatamente da Aleppo (“

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Donatella Quattrone
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#Aleppo
#dovesiete? #wakeup
URGENTE: devi CONDIVIDERE questo post!
(in basso gli eventi delle città italiane per Aleppo).

L'immagine può contenere: sMS e spazio all'aperto

Una Lenta Impazienza – Il Blog

URGENTE: DEVI LEGGERE E POI CONDIVIDERE QUESTO POST! SVEGLIATI!
#ALEPPO

#Dovesiete in Italia? I civili che dovevano essere allontanati forzatamente da Aleppo (“

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Raffaele Bondesan http://www.lavoroculturale.org/siria-mathias-enard/

Lo scrittore francese Mathias Énard, autore di Bussola e Zona, ha vissuto a lungo in Siria, e questa è una sua…
lavoroculturale.org

 

Donatella Quattrone
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Francesco Tronci

#Aleppo TAGLIATE TUTTE COMUNICAZIONI anche internet via sat! Rischio massacro

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Donatella Quattrone
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Fiore Haneen Sarti

Truppe iraniane hanno bloccato i civili durante la ‘deportazione’.
La PULIZIA ETNICA ad Aleppo cpontinua, sotto gli occhi COMPLICI della comunità internazionale

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Donatella Quattrone
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Fouad Roueiha

ATTENZIONE NOTIZIA URGENTE:
75.000 civili ammassati a Succari, posto di blocco tra Aleppo est ed Aleppo ovest, bloccati dalle forze di regime. Messaggi vocali d

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Donatella Quattrone

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Francesco Tronci

#Aleppo URGENTE: Secondo attivisti milizie iraniane e libanesi bloccano evacuazione civili da Aleppo est. Si tratta della terza volta. 800 persone bloccate sulla strada e prese in ostaggio. Minacciano di assaltare Aleppo est.

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ALEPPO, DICEMBRE 2016: MESSAGGIO ALL’UMANITA’

Mentre mancano pochi giorni a Natale, Cristo si è fermato ad Aleppo. Dopo quasi sei anni di uno sterminio sistematico e continuo la città di Aleppo è caduta. Ma a cadere nell’inferno siriano non è solo un popolo,  è l’intera umanità mentre si consuma in diretta mondiale l’ultima parabola di un genocidio. I peggiori criminali della Terra si accaniscono contro un popolo, contro uomini e donne innocenti, contro bambini, compiendo massacri e torture inenarrabili. Un popolo colpito mortalmente lascia i suoi ultimi disperati messaggi a un’umanità sorda e dormiente (https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/videos/vb.698384406/10154860016429407/?type=2&theater ; https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154860483289407?pnref=story). Le donne chiedono ai propri mariti di ucciderle per evitare di finire stuprate e poi uccise dai soldati del regime di Assad  (https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154861107424407?pnref=story). Considerate se questi sono uomini, se queste sono donne che anelano alla morte per sfuggire alle torture!
Intanto si consumano orrori terrificanti : esecuzioni in massa e persone bruciate vive (https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154861141004407), altre che uccidono i propri bambini perché non cadano nella tortura https://www.facebook.com/francesco.tronci.71/posts/10154861244114407). Considerate se questi sono uomini, se questi sono bambini!
Dove sono i potenti della Terra? E L’Onu adesso parla di “totale mancanza di umanità” riferendosi agli almeno 82 civili, uomini, donne e bambini massacrati in massa mentre il suo portavoce spera che le segnalazioni siano errate o esagerate anche se provenienti da fonti attendibili (http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2016/12/13/siria-onu-esecuzione-di-almeno-82-civili-ad-aleppo_60e362fc-a7f6-4f3b-b883-a03361085330.html). Come se si stessero svegliando adesso e non credessero alle loro orecchie. Il papa, invece, perso nelle sue preghiere, invia una lettera al boia Assad (http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/rubriche/politica/2016/12/12/siria-papa-ad-assad-garantire-diritto-umanitario-e-aiuti_6f54abb7-f2de-442b-be59-101e3a90119b.html) senza il coraggio di alzare le ginocchia.
Il boia Assad e il boia Putin, festeggiano la “vittoria” (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/13/aleppo-ce-laccordo-per-levacuazione-di-ribelli-e-civili-russia-battaglia-finita-onu-strage-di-bambini-e-carneficina/3257196/)  ottenuta anche con l’aiuto del boia Erdogan che adesso punta  a conquistare la sua parte di territorio siriano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/12/13/siria-turchia-aiuta-damasco-a-riprendere-aleppo-e-punta-a-controllare-al-bab-vuole-completare-la-zona-cuscinetto/3252702/).
Macello! Macelleria siriana!
Ai potenti della Terra, agli attivisti dalla pietà selettiva che inseguono una sola causa e ignorano altre violazioni dei diritti umani e a  tutti gli indifferenti chiedo: quando vi domanderanno dov’eravate mentre fiumi di sangue innocente venivano versati, mentre un popolo veniva assediato, imprigionato, torturato, violentato, affamato e sterminato, che cosa risponderete? Intanto dormite ormai e riposate perché non siete stati capaci di vegliare un’ora soltanto.

Mentre ci copriamo di lustrini, un popolo muore in un silenzio assordante, calpestato anche dall’indifferenza di troppi, lanciando, in urla di dolore, un disperato messaggio all’umanità: “Torna presto perché è già tardi. Amen”.

 

D. Q.

UN POETA NELLE CARCERI DI ASSAD

 

Faraj Bayrakdar è stato torturato per quasi 14 anni in quanto scrittore dissidente. Oggi, pluripremiato e libero, sente che le sue sofferenze sono niente rispetto al dolore del popolo siriano

di Joshua Evangelista*

Dalla “festa di benvenuto”, la haflet al-istiqbal, inizia una lenta agonia che molto spesso porta alla morte. Il rapporto di Amnesty International racconta come si vive, e si muore, nelle carceri di Assad. Da decenni il regime siriano usa la tortura per stroncare gli oppositori, o presunti tali. Come è successo al poeta Faraj Bayrakdar, che ha passato quasi 14 anni dietro le sbarre, dal 1987 al 2000. «Tra un anno o due, dieci o venti la libertà si metterà la minigonna e mi accoglierà», scriveva in cella sul cartoncino delle sigarette, sperando di non essere visto dalle guardie. Oggi, rifugiato politico in Svezia, gira il mondo raccontando l’efferatezza del regime baathista, prima che la spettacolarizzazione della violenza plastica dei militanti dell’Isis renda definitivamente sopportabile le ingiustizie della dittatura all’opinione pubblica. «La memoria collettiva degli occidentali è piena di buchi e il regime è riuscito a trovare qualcuno peggiore per ripulirsi l’immagine. Così si dimenticano i passaggi che hanno portato a questa tragedia e si insiste con la retorica del male minore. È come se a un killer togli il pugnale insanguinato, gli dai una pacca sulla spalla e gli chiedi gentilmente di non farlo più».

Non ritiene inevitabile che l’attenzione sia concentrata sulla minaccia dell’Isis, soprattutto dopo gli ultimi attentati in Europa?

Nessuno può battere Isis, Jabhat al Nusra o le altre fazioni di matrice fondamentalista. Almeno finché non si rovescia Assad, che è l’altra faccia della medaglia. Mentre il mondo chiude gli occhi e sotto banco tratta con i terroristi, i media dimenticano che i massacri non vengono perpetuati solo dall’Isis.

Nel frattempo la guerra contro Isis sembra ben lontana dalla fine.

Potrebbero toglierli di mezzo subito, ma non conviene. Costa troppo. E chi paga? Arabia Saudita o Qatar? Prima che la guerra finisca si arriverà a un collasso totale. A quel punto il popolo tornerà alla vita di tutti i giorni, ma sarà una calma apparente. Non si dimenticherà cosa ha fatto il regime per mezzo secolo e come si è arrivati a questa spirale di fanatismo. Milioni di persone ogni notte incontrano nei loro incubi i propri morti e questo non è un problema che risolvi in venti anni. Gli incubi si tramandano di generazione in generazione.

Incubi che accompagnano i siriani anche nei disperati tentativi di raggiungere l’Europa.

L’Europa sta totalmente perdendo il controllo dei flussi migratori. Eppure tutti sapevano che rimuovendo il regime di Assad nel 2011 ciò non sarebbe accaduto. Ma evidentemente è più conveniente tenere milioni di disperati alle porte del continente.

Come siamo arrivati a questo?

Due settimane prima delle rivolte del 2011 ho scritto una lettera aperta all’Europa in cui criticavo Bruxelles per aver deciso di sostenere i “nostri” dittatori a discapito dei diritti umani. Erano le premesse per un’invasione di persone disperate, dissi.

Così è stato.

Non posso non ricordare i silenzi che hanno accompagnato i primi mesi della rivoluzione, quando centinaia di migliaia di persone laiche marciavano nelle strade chiedendo più diritti. Poi sono arrivate le bombe. E cosa hanno fatto gli occidentali? Invece di sostenere i giovani che sognavano una Siria libera, hanno destinato i propri soldi ai movimenti fondamentalisti: armi, cibo e medicine solo per loro.

Eppure molti di quei giovani hanno deciso di unirsi proprio ai quei movimenti.

È normale: sono i movimenti più ricchi. A Idlib conosco persone totalmente laiche che hanno deciso di combattere per l’Isis. Succede quando devi provvedere alla tua famiglia e gli altri non hanno nemmeno i soldi per darti un po’ di pane. E le potenze cosa fanno? Sostengono coloro che sono funzionali ai loro interessi, a occhi chiusi.

Non pensa che sia colpa anche di alleanze e scelte strategiche quanto meno discutibili da parte del fronte anti-assadiano?

Anche se i nostri rivoluzionari non fossero incappati in così tanti errori strategici, il risultato non sarebbe cambiato. Era stato già tutto deciso. Del resto anche il regime ha fatto tanti errori, eppure è lì, sempre forte.

Dalle sue parole traspare molto pessimismo.

Eppure non ho paura del futuro. Prima o poi i siriani ricostruiranno la Siria. Ma la soluzione inizia con la fine del regime. La storia insegna che siamo diversi da come veniamo dipinti dai media europei: non siamo mai stati paurosi delle minoranze. Faccio un esempio: da chi è stata gestita la transizione post francese? Da Fares al-Khoury, un cristiano, che è stato ministro, presidente e molto altro ancora. E per essere rappresentati nelle assemblee, i musulmani si rivolgevano a lui.

Se non ha paura del futuro, avrà immaginato come sarà ricostruzione. Quale sarà il ruolo della diaspora?

La diaspora tornerà in Siria, sosterrà la rinascita con soldi, training, con il know how appreso all’estero. Ma sarà chi è rimasto a costruire la nuova Siria. Ma, come per le crisi degli anni passati, dipenderà tutto dagli accordi che la nuova classe dirigente prenderanno con le potenze internazionali e dal “conto” economico e di persone che queste chiederanno. Noi, da fuori, faremo lobby, manderemo soldi: se necessario lavoreremo 14 ore al giorno e la metà del salario la destineremo alla ricostruzione.

A proposito di superpotenze impegnate in Siria, avrà sicuramente seguito il tentato golpe in Turchia. Le purghe che sono seguite hanno ricordato, a qualcuno, quelle che Hafez perpetrò nel 1982 nei confronti degli insorti della Fratellanza musulmana. 

Due cose sopra tutte le altre mi preoccupano della Turchia. La libertà d’espressione e la questione curda. Ma i paragoni non reggono: il regime turco non ha ancora perpetrato crimini di un livello equiparabile a quello siriano. Nel 1982 Assad bombardava Hama e faceva almeno 14000 morti. L’Erdogan del post golpe non ha ancora fatto nulla di simile, sebbene abbia arrestato migliaia di persone, ma è presto per farsi un’idea completa. Lo tengo d’occhio, può diventare una feroce dittatura.

Cosa ne pensa dell’accoglienza turca verso i migranti siriani?

A passarsela peggio sono i siriani in Libano. Dovremmo prima di tutto preoccuparci per le loro condizioni. I turchi sono stati accoglienti, anzi: il popolo ha dato più di quello che ha ricevuto. Sappiamo bene che un’Europa così attenta ai soldi e che non vuole spendere nell’accoglienza conviene mantenere i rifugiati in Turchia, questo è ovvio. Ma allora io lancio una provocazione: se è chiaro che nella società turca i siriani hanno maggiori possibilità di integrazione, i soldi europei per l’accoglienza ai rifugiati dovrebbero essere molti di più.

Nel frattempo però, la Turchia è scesa prepotentemente in campo contro i curdi del Rojava. Che idea si è fatto del confederalismo democratico curdo e, più in generale, del ruolo dei curdi nel conflitto?

Li stanno usando e quando la guerra sarà finita il mondo si dimenticherà di loro. Ha sempre fatto così. I curdi sono utopici, hanno grandi sogni. Eppure in tutto il corso della storia qualcuno li ha sfruttato. Li usano e poi li abbandonano. Io sono sempre stato, in Siria, un attivista per i diritti dei curdi. Lo ero quando Assad impediva di parlare la loro lingua, di preservare la loro cultura. Molti in Siria mi considerano un poeta curdo, addirittura. Lo dico, non stimo Saleh (co-presidente del PYD, ndr), non mi piace la sua ambiguità verso Assad. Ma penso che quando la guerra finirà la Siria dovrà fare i conti con la voglia d’indipendenza dei curdi. Andrà fatto un referendum per capire cosa vuole la popolazione delle regioni a prevalenza curda. Ma sono sincero, non credo che le super potenze permetteranno la creazione di uno stato del Kurdistan. Indipendenza o meno, io sarò sempre dalla loro parte e mi batterò affinché abbiano gli stessi diritti e doveri degli altri cittadini.

A Stoccolma lei è un punto di riferimento per i migranti che riescono a raggiungere la Svezia. Vede in loro lo stesso popolo che ha dovuto lasciare dodici anni fa?

Quasi tutti i siriano che arrivano qui hanno il mio numero e ricevo molte chiamate da chi è stato in prigione, hanno bisogno di parlare con qualcuno che ha vissuto lo stesso dramma. Non sono più gli stessi. Vedo nei loro occhi solo dolore e sofferenza, fatico a identificarli come siriani. Ma non vale solo per loro, dopo il 2011 tutti siamo cambiati in peggio. Anche la Svezia non è più la stessa rispetto a quando sono arrivato io.

E lei come è cambiato dopo 13 anni di segregazione e torture?

In carcere ero stato annullato e per questo motivo avevo dimenticato molte abitudini del vivere in comunità. Una volta uscito non sapevo più vestirmi, mi dimenticavo di salutare. Soprattutto: non sapevo più ridere. Non mi riesce bene nemmeno ora. Quando lo faccio mi sento graffiare la gola.

C’è un filo conduttore tra la sofferenza di allora e quella che prova ogni giorno vedendo il suo popolo sotto assedio?

No. È come se avessi sofferto per niente. Tutte le umiliazioni e le torture che ho subito sono nulla rispetto a quello che vive oggi il mio popolo. Mentre i miei aguzzini volevano vedermi agonizzante, sapevo che fuori da quelle mura c’era una famiglia che nonostante tutto sarebbe sopravvissuta. Oggi non è così. Tutti sanno che da un momento all’altro chiunque potrà ammazzarli.

Ha ancora senso fare poesia di fronte a una tragedia di queste dimensioni?

Alcuni miei colleghi riescono a produrre sulla Siria anche tre poesie al giorno. Io no. Negli ultimi cinque anni ho scritto pochi versi. E tra questi solo alcuni sulla Siria. In prigione avevo 24 ore al giorno per comporre. Ho pubblicato sette antologie, per intenderci. Lì c’era un tentativo continuo di cancellare il tuo significato come essere umano e creare versi o fare sculture con pezzetti di legno raccattati nella cella erano dei modi per dare un senso alla nostra esistenza.

E oggi come dà senso all’esistenza?

Dopo il 2011 la mia situazione è diventata ben più complicata. Perché la rivoluzione “impegna”. Passo le giornate sui social network per capire come sta il mio popolo. Inoltre ritengo che il mio ruolo di autore sia cambiato. In carcere scrivevo per me, cercavo la forma, una qualità di scrittura che appagasse la mia tribolazione. Oggi invece serve una dialettica semplice, devo raggiungere il popolo. Meglio fare video, postare foto sui social e rinunciare a un arabo ricercato. Ho scritto una canzone nel dialetto di Homs, su YouTube ha avuto tantissime visualizzazioni e al Jazeera ha fatto un documentario su di me che ha raggiunto milioni di persone. La gente è disinformata, il mio nuovo ruolo è creare consapevolezza. È un modo per non rendere vano il sacrificio dei 400 mila sognatori che nel 2011 erano scesi in piazza a Homs. O dei 600 mila di Hama. A questo punto della mia vita non ho più pretese personali. Mi basta sapere che sto facendo qualcosa per aiutare il mio popolo.


*Una versione ridotta di questa intervista è stata pubblicata su “Il Dubbio” del 20 agosto 2016.

 

 

Fonte:

http://frontierenews.it/2016/09/siria-faraj-bayrakdar-poeta-carceri-assad/

SIRIA, ECCO IL PIANO DI PACE IN TRE FASI PER L’USCITA DI SCENA DI ASSAD. ATTIVISTI: “BOMBARDAMENTI AL CLORO SU ALEPPO”

Mentre a Londra si è discusso del progetto per cercare una soluzione al conflitto che insanguina il paese, nei quartieri della città in mano agli oppositori denunciati nuovi raid del regime contro la popolazione. Fronte anti-Isis: Erdogan e Obama potrebbero cooperare in offensiva a Raqqa
di Shady Hamadi | 7 settembre 2016

 

Bambini e adulti intossicati dal cloro contenuto nei barili bomba sganciati dagli elicotteri del governo di Damasco, in un ennesimo bombardamento sulla zona di Aleppo controllata dall’opposizione. E’ l’accusa che attivisti siriani presenti nei quartieri della città assediata lanciano nuovamente contro il governo di Bashar al Assad, già incriminato in passato di aver usato armi chimiche contro civili e opposizione. Nel frattempo, per porre termine alla guerra che inghiotte il paese, a Londra si è aperta la riunione fra il gruppo d’opposizione siriana e quello degli “amici della Siria” (composto da diversi stati occidentali e del Golfo che sostengono formalmente l’opposizione), per cercare una soluzione al conflitto che insanguina il paese e che negli ultimi mesi ha avuto un’escalation, a causa dell’intervento delle truppe turche nel nord della Siria con l’obbiettivo di bloccare l’avanzata dei miliziani dell’YPG – braccio armato curdo siriano del PKK, il partito dei Lavoratori del Kurdistan di Abdullah Ocalan.

I colloqui di Londra, un piano in tre fasi – Sei mesi: è la durata dei negoziati che serviranno a formare il governo di transizione, primo passo del piano di pace in tre punti proposto dall’Alto Comitato dei Negoziati, organo dell’opposizione siriana. “In questo periodo – ha spiegato Ryad Hajab, ex primo ministro siriano e ora membro del comitato – tutti i prigionieri dovranno essere scarcerati e garantito il rientro nel paese per i milioni di rifugiati”. Il governo di transizione dovrà governare il paese nella seconda fase del piano, lunga 18 mesi, e sarà composto da figure dell’opposizione, del governo e della società civile. Mentre Bashar al Assad dovrà andarsene, lasciando il potere. Un cessate il fuoco sarà proclamato in tutto la Siria e al concludersi della seconda fase verranno indette elezioni, seguite da osservatori delle Nazioni Unite. A margine della conferenza, Hajab ha dichiarato che “ogni piano di pace proposto da Russia e Usa, differente da quello di questa mattina, sarà rigettato”, sottolineando che uno dei punti principali è quello di preservare la sovranità e l’indipendenza del paese, includendo tutte le componenti della società.

Erdogan e Obama potrebbero cooperare in offensiva a Raqqa – “Una zona di sicurezza lunga 90 km da Azaz a Jablus” è quanto auspica Hamad Osman, a capo di un gruppo ribelle, parlando con la Reuters, aggiungendo che la missione principale è quella di mettere in sicurezza le zone a nord-est di Aleppo dall’Isis e i separatisti del YPG, così da garantire un’area sicura per la popolazione siriana. “Ma – evidenzia Osman – serve un’unità di intenti da parte russa, turca e america”. E convergenze fra Turchia e Usa si sarebbero aperte al G20, durante l’incontro fra Erdogan e Obama. Il presidente americano” vuole fare ‘alcune cose’ insieme, in particolare a Raqqa“, ha detto Erdogan al quotidiano Hurriyet, spiegando che Ankara è disposta ad appoggiare il progetto. “Dal nostro punto di vista – ha aggiunto Erdogan – non sarebbe un problema. Abbiamo detto ‘Lasciamo che i nostri militari si incontrino e sarà fatto tutto il necessario‘”. Il presidente turco ha puntualizzato che il coinvolgimento di Ankara dovrà essere definito da “ulteriori colloqui”. Anche nel variegato fronte anti-Isis che si prepara a scagliare l’offensiva contro la città di Mosul, continuano le discussioni e le tensioni fra le milizie sciite, sunnite e i peshmerga per stabilire i ruoli e l’influenza che ognuno di loro avrà nel breve-medio periodo dopo la caduta della città.

Nuovi bombardamenti ad Aleppo – Ibrahim Al Hallaj, membro del team di pronto intervento della Protezione civile siriana, si è recato nel quartiere di Al Sukkari – racconta il Guardian – , la zona colpita dal bombardamento, contando quattro cilindri contenenti il cloro. Un ospedale nell’area controllata dall’opposizione ha diffuso una nota, attraverso email e messaggi di testo ai giornalisti, in cui si riporta che 71 persone, fra cui 37 bambini e 10 donne, sono state curate per difficoltà respiratorie dovute all’inalazione del gas tossico. Ma il rapporto non è verificabile indipendentemente.

 

 

 

 

Fonte:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/07/siria-ecco-il-piano-di-pace-in-tre-fasi-per-luscita-di-scena-di-assad-attivisti-bombardamenti-al-cloro-su-aleppo/3018196/

La manifestazione di venerdì 2 settembre è un atto di grande valore morale e politico

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La manifestazione di venerdì 2 settembre per denunciare quello che sta avvenendo in Siria e chiedere un cessate il fuoco generalizzato e l’apertura di corridoi sicuri per gli aiuti umanitari alla popolazione civile è un atto di grande valore morale e politico. L’auspicio è che questa iniziativa possa contribuire a scuotere un’opinione pubblica italiana che appare indifferente di fronte alla tragedia più catastrofica di questo secolo, della quale ci si accorge solo quando arrivano le migliaia di fuggitivi che sono il prodotto di quella catastrofe. Oltre l’auspicio e l’adesione, mi sembra ineludibile una riflessione sull’anomalia rappresentata da questa manifestazione, come da altre che, nei mesi scorsi, l’hanno preceduta. L’anomalia che vedo è costituita dal fatto che manifestazioni come quella del 2 settembre debbano essere promosse da associazioni categoriali e da organizzazioni per i diritti umani, nella più totale latitanza di forze politiche e di “movimenti”, a partire da quello che una volta si definiva pacifista.

Il silenzio delle forze politiche e dei movimenti sulla Siria è più che sconcertante, è indecente. In cinque e passa anni di brutale repressione, di torture, di esecuzioni extragiudiziarie, di sparizioni forzate, di distruzione di intere città, non si è vista una sola mobilitazione da parte di quelle forze – politiche, associative e “di movimento” – che manifestasse solidarietà verso le vittime, prima ancora che condanna verso i carnefici. Una assenza che pesa come un macigno sulla loro credibilità.

Altrettanto latitante la sinistra politica, sociale e associativa si è mostrata nella vicenda di Giulio Regeni, giovane ricercatore appassionato di Gramsci, assassinato – dopo indicibili torture – dal regime egiziano del generale Al Sisi. A sette mesi di distanza dall’assassinio di Giulio, le sole iniziative volte a non farlo dimenticare (e a mettere sotto pressione il governo italiano affinchè non ceda nella richiesta di verità e giustizia) sono state promosse da Amnesty International o dagli oppositori egiziani in esilio.

E’ difficile comprendere le motivazioni della latitanza della sinistra rispetto a vicende che, in tutta evidenza, rivestono un’importanza cruciale per il presente e il futuro del nostro Paese e dell’intero Mediterraneo. Nel caso della dittatura egiziana, così come in quello siriano, una possibile chiave di lettura risiede nel doppio pregiudizio che permane (a vari livelli e con diverse declinazioni) nelle menti e nei cuori della sinistra intesa nel senso più ampio, dai partiti residui ai centri sociali e dai sindacati all’associazionismo.

Un doppio pregiudizio che, da un lato, vive ancora nella dimensione di un mondo bipolare, dove al circuito delle potenze capitaliste e dominato dall’imperialismo nordamericano si oppone un campo sistemico differente, imperniato sull’Unione Sovietica, sui Paesi del Patto di Varsavia e su quelli liberatisi dal colonialismo. In questa visione, schierarsi con chi appare avverso al circuito imperialista è un riflesso pavloviano, indifferente al fatto che quel mondo bipolare non esista più, come non esiste più un campo “socialista” che si differenzi sistemicamente da quello capitalista. Sembra roba da psichiatri, ma è tuttora il retropensiero di grandissima parte del ceto politico “di sinistra”.

Il secondo corno del pregiudizio è costituito dall’ostilità e dall’incomprensione verso il mondo arabo e islamico, del quale si individuano le caratteristiche negative (che non mancano di certo), ma al quale non si riconoscono gli enormi sforzi fatti per avanzare sul terreno della democrazia e della dignità, senza nemmeno rendersi conto di quanto questo atteggiamento sia intriso di razzismo e suprematismo.

Nei confronti della dittatura egiziana, non ci si mobilita in solidarietà con le vittime perchè si pensa che gli oppositori del generale Al Sisi sono i Fratelli Musulmani e, quindi, in fondo è meglio che al potere rimanga un farabutto, però “laico”, con buona pace di quel movimento dei lavoratori e del sindacalismo indipendente sul quale lavorava Giulio Regeni e che – a detta di tutti gli osservatori più competenti – rappresenta la vera minaccia per il regime dei Pinochet e dei Videla del Cairo.

Verso la tragedia siriana, l’atteggiamento della “sinistra” è analogo: impossibile negare che il regime di Assad sia una dittatura feroce e mafiosa ma, anche qui, dall’altra parte si vedono solo barbuti fanatici integralisti, dunque il dittatore è il “male minore”, anche qui con buona pace delle migliaia di intellettuali, avvocati, giornalisti, attivisti di sinistra e per i diritti umani perseguitati e sterminati dallo stesso regime che, con l’amnistia del 2011, rimetteva in libertà i militanti fondamentalisti e che per oltre un anno si è coordinato sul terreno con le bande dell’Isis per annientare i ribelli. In questo quadro, va collocato anche il vergognoso silenzio dei movimenti solidali con il popolo palestinese, che non hanno proferito parola di fronte al massacro dei rifugiati palestinesi in Siria e alla distruzione di Yarmouk e degli altri campi, con il prevedibile risultato che in Italia anche l’attenzione verso la questione palestinese ha toccato il suo punto più basso.

Credo che una riflessione su questi elementi – che ho trattato molto sommariamente – sia opportuna e necessaria, perchè il generoso impegno di alcuni intellettuali, delle associazioni categoriali e delle organizzazioni per i diritti umani non può sostituire a lungo quello delle forze politiche e sociali, per le quali dovrebbe essere di richiamo e di stimolo.

Germano Monti – Comitato Khaled Bakrawi

 

 

Fonte:

http://www.articolo21.org/2016/08/la-manifestazione-di-venerdi-2-settembre-e-un-atto-di-grande-valore-morale-e-politico/

 

Leggi anche qui: http://www.articolo21.org/2016/08/siria-sit-in-a-piazza-santi-apostoli-2-settembre-per-sostenere-lappello-alla-tregua/