Intervista a Martina Donna, attivista, scrittrice e blogger omodisabile

Martina Donna

Ho intervistato Martina Donna, attivista per i diritti lgbt+, scrittrice e blogger affetta da tetraparesi spastica dalla nascita, autrice del  romanzo IO SONO MARTINA una ragazza, una sedia a rotelle, un amore, un’avventura. Questo il suo profilo Instagram:
Ecco, di seguito, l’intervista:
  • Tu ti definisci omodisabile. Ti va di parlarmi di questo doppio canale con cui vivi la tua identità e il tuo attivismo?

Tante persone mi chiedono se penso di essere detentrice di due diversità e come mi sento. Penso di esserlo, ma usare la parola diversità oppure normalità non mi piace.  Mi domando invece: Che cos’è la diversità? Che cos’è la normalità? Semplice. Ognuno di noi può decidere che cosa considerare diverso oppure no, che cosa definire normale oppure no.  Non credo affatto di avere dei limiti o sfortune, a detta di alcuni. Sono convinta invece di possedere delle carte uniche e vincenti, che mi consentono di vivere una vita piena e appagante. Mi definisco attivista da quando sono stata nominata rappresentante della categoria e mi sento davvero onorata. Tutto ha avuto inizio quando mi è stato dato l’enorme privilegio di parlare sul palco del Milano Pride 2019. Amo interagire con le persone e essere attivista mi ha facilitato ulteriormente in questo. Il mio obbiettivo è raggiungere il cuore di chi lo desidera e dare così l’aiuto di cui si ha bisogno. Inoltre voglio lasciare una traccia positiva del mio passaggio su questa terra e fare il possibile per annullare pregiudizio e discriminazione.

  • Ti capita di subire discriminazioni? Se sì, avviene più spesso per la tua disabilità, per l’orientamento sessuale o in egual modo per entrambe le condizioni?

Sì, nella vita mi è capitato durante l’adolescenza. Gli anni della scuola, soprattutto le medie, sono stati anni difficili e duri. Venivo bullizzata a causa della mia disabilità, in quegli anni non era iniziato il mio processo  di accettazione e sono convinta che questo abbia facilitato gli atti di bullismo subiti. Riguardo il mio orientamento sessuale, invece, non ho subito alcun tipo di discriminazione. Piuttosto ho provato un totale senso di inclusione e accettazione all’interno dell’intera comunità LGBT+

  • Parlare della sessualità delle persone disabili è, purtroppo, un tabù diffuso. Disabilità e omosessualità insieme rappresentano un tabù nel tabù?

È un tabù sfortunatamente, non perché realmente lo sia, ma perché la nostra società è da sempre abituata a considerare questi due fattori tabù in quanto la persona con disabilità viene percepita ancora oggi come asessuata. Dunque essere anche omossessuali crea un ulteriore choc sociale. Uno dei miei obbiettivi come attivista è proprio quello di distruggere definitivamente questo tabù, perché non rispecchia la realtà, ma la distorce alimentando in maniera costante pregiudizio e discriminazione. I disabili fanno sesso, eccome se lo fanno! Hanno una sessualità normale, anzi a volte addirittura migliore di quella dei normodotati. Poi mi domando in ultimo quale diritto ha un normodotato di presumere o anche solo pensare che la persona con disabilità sia asessuata perché disabile? È perché non si pensa o si presume la stessa cosa per voi cari normodotati?

  • Nella società abilista ed eteronormata in cui viviamo, cosa potremmo fare per sensibilizzare sempre di più all’accettazione e valorizzazione dei corpi e delle sessualità non conformi?

Premetto che usare la parola abilista è discriminatorio verso tutte le persone disabili. Peraltro il termine abilismo è finalmente all’interno della Treccani. Perciò utilizzeremo la parola società normodotata, o ancora meglio nella società di persone non disabili. Per far sì che la sensibilizzazione funzioni è necessario interrompere la catena del pregiudizio mediante l’informazione. Dove non c’è informazione nascono i pregiudizi. È un circolo vizioso che deve essere spezzato. Bisogna ricordare come detto all’inizio che il diverso viene visto tale perché lo si vuole vedere in quel modo. Lo stesso vale per sessualità e corpi non conformi. La diversità, il problema, sta sempre negli occhi di chi vuole e continua a considerarlo come tale.

  • Quanto è importante, secondo te, l’intersezionalità delle lotte per i diritti umani?

L’intersezionatilità è importante ma non fondamentale. Ciò che conta a mio avviso sono le azioni compiute dal singolo individuo per portare a compimento l’obbiettivo prefissato. Possono esserci disabili eterosessuali, persone non disabili omosessuali oppure persone omodisabili come nel mio caso. Questo non rende diverso o meno importante l’impegno di tutti riguardo i diritti umani. Certo una persona con entrambe le cose può avere in alcuni casi una maggior apertura, ma non è affatto scontato.

  • Il sesso, nel senso di vivere anche fisicamente la sessualità, è un diritto? Perché?

Certamente! È un diritto e un bisogno per qualunque essere umano. I disabili sono persone con desideri e pulsioni eguali a quelle dei non disabili. Come già detto sopra. Per questo sarebbe fondamentale in Italia una legge che regolamenti la figura professionale dell’assistente sessuale, già regolamentata in Belgio, Svizzera, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia. Negli USA questa figura è un connubio tra terapeuta, sessuologa e assistente personale. In Italia viene spesso associata alla prostituzione, ma non è affatto così. L’assistente sessuale non può praticare sesso in modo completo con il proprio assistito. Tale figura professionale si occupa non solo dell’aspetto fisico ma soprattutto dell’aspetto emozionale, aiutando la persona che assiste a trovare una sua dimensione sessuale. Il disegno di legge fortemente voluto da Sergio Lo Giudice (PD) e dalla parlamentare Monica Cirinnà rimane fermo al 2014. È disumano negare la sessualità a chi ne sente il bisogno, solo perché disabile.

  • Qualche giorno fa ricorreva la Giornata Mondiale della Disabilità? Ritieni utili simili iniziative?

Sì, il 3 dicembre era proprio la Giornata Mondiale Per Persone Con Disabilità. Questa data è importantissima e il suo obbiettivo è quello di sensibilizzare sul tema della disabilità ma soprattutto sul tema dei diritti. Purtroppo esistono ancora molte discriminazioni verso le persone con disabilità e questa giornata contribuisce all’abbattimento di tali discriminazioni. È inoltre concepita in un’ottica di dignità umana, perciò ritengo che questa data non sia soltanto utile ma fondamentale.

  • In quanto donna, disabile e lesbica, ritieni che il ddl Zan in contrasto al’omolesbobitransfobia, alla misoginia e all’abilismo, qualora approvato, cambierebbe l’impegno collettivo verso una sempre maggiore inclusione di tutte le soggettività?

Anche la legge Zan a mio parere è di fondamentale importanza e nutro la speranza che venga approvata anche al Senato. Sono fiduciosa che potrebbe cambiare l’impegno collettivo, ma soprattutto contribuirebbe ad un’apertura mentale a livello sociale della quale abbiamo estremamente bisogno, per poter essere una società sempre più inclusiva e sempre meno predisposta ad un qualunque tipo di discriminazione e pregiudizio.

  • C ‘è qualcosa che vuoi aggiungere al termine di quest’intervista e/o lanciare un appello a chi la leggerà?

Siate sempre fieri di voi stessi e di ciò che fate. Non vergognatevi mai delle vostre scelte, non abbiate paura di chiedere ciò che ancora non conoscete o semplicemente vi incuriosisce. Andate oltre i vostri limiti e le vostre paure, solo così riusciremo a creare una società migliore e potremmo essere sempre un passo avanti. Fate sempre sentire il vostro grido al mondo.

D. Q.

 

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