L’accoglienza diventa detenzione arbitraria per eseguire il rilievo delle impronte digitali. E centri di detenzione (CIE) vengono trasformati in centri di accoglienza, succede a Milano.

giovedì 16 ottobre 2014

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A Pozzallo sono in corso identificazioni violente dei profughi siriani forzati a rilasciare le impronte digitali. Sembra che almeno duecento profughi siano entrati in sciopero della fame all’interno del CPSA ubicato dentro il porto.
Si teme anche che siano in corso iniziative di identificazione nei confronti di cittadini solidali che si sono recati nei pressi del centro per verificare di persona cosa stava accadendo. Vedremo domani con quali risultati.
Intanto di risultati delle attività di polizia sono ben visibili questi, impressi sulla schiena di un profugo. Qualcuno avrebbe detto : “Con le buone o con le cattive prenderemo le vostre impronte”

https://www.facebook.com/video.php?v=877363518970667&set=vb.100000910804762&type=2&theater

Prima e dopo l’operazione congiunta di polizia “Mos maiorum”, che alla fine servirà probabilmente solo a qualche stratega della sicurezza per aggiornare le statistiche e dimostrare quanto sono efficienti gli apparati di contrasto di quella che definiscono “immigrazione illegale”, una trasformazione strutturale sta interessando i centri di accoglienza ed i centri di detenzione (CIE) in Italia.

Da tempo del resto, anche i CIE erano “centri di accoglienza” ed i migranti trattenuti, meglio sarebbe dire internati, ma si dovevano chiamare “ospiti”, parola del ministero dell’interno… Adesso succede con i profughi.

http://www.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/temi/immigrazione/sottotema006.html

Mentre  a sud, in particolare in Calabria ed in Sicilia non si sta assistendo a grandi retate, come nelle città del nord,  nelle regioni meridionali si verifica una trasformazione dei luoghi di accoglienza, variamente denominati, CSPA, centri di soccorso e prima accoglienza, come quelli di Pozzallo e di Lampedusa ( ormai riaperto), centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA) come il centro S.Anna di Crotone-Isola capo Rizzuto. Cambiano natura anche i luoghi di detenzione amministrativa, come il CIE Corelli di Milano che starebbe per essere trasformato in un centro di accoglienza. Ed a Messina hanno riattivato una caserma dismessa, ma con una recinzione militare, per “accogliere” profughi e talvolta anche minori. Pratiche di confinamento e di esclusione che a Messina hanno trovato da mesi un primo terreno di sperimentazione nella tendopoli, aperta estate ed inverno, nel campo sportivo a ridosso del Palaspedini.

http://www.lurlo.info/index.php/rubriche/inchieste/item/896-l-affare-cara-20-000-euro-per-l-assistenza-ai-migranti-al-palaspedini

http://www.messinaoggi.it/News/Messina/Cronaca/2014/08/27/Nuovo-sbarco-aperta-lex-caserma-Bisconte-16691.html

Di fronte alla conclamata ingestibilità del sistema dei CIE, per i quali si è comunque prevista la riduzione del trattenimento amministrativo da 18 a 2 mesi, si sta organizzando un sistema di prima accoglienza e di seconda accoglienza con tutte le caratteristiche strutturali dei luoghi di detenzione, anche perchè i profughi siriani, somali, eritrei e di altre nazionalità, dopo lo sbarco, possono essere trattenuti arbitrariamente per giorni e giorni senza alcun provvedimento amministrativo, senza convalida del magistrato, senza garanzie di difesa se vengono sottoposti ad attività di indagine, senza mediatori linguistico-culturali indipendenti, senza informazione legale e senza assistenza psicosociale. Di fatto queste persone vengono sequestrate, o allo scopo di portare avanti le indagini per rintracciare gli scafisti, oppure più di recente, per costringerli con la violenza psicologica, se non con la violenza fisica al rilascio delle impronte digitali.

Si espongono dunque molti profughi,  tutti quelli che fuggono dalla Libia in guerra oggi lo sono, che in passato erano sottoposti soltanto alla formalità del fotosegnalamento subito dopo lo sbarco, al rischio di una vera e propria schedatura che ne compromette il successivo passaggio in un altro paese europeo per chiedere asilo.
Ricordiamo che quasi la metà dei circa 140.000 migranti che sono entrati quest’anno in Italia, la quasi totalità dei siriani, moltissimi eritrei, hanno lasciato l’Italia per un paese dove al riconoscimento dello status di protezione seguissero concrete possibilità di inserimento sociale.

Si diffondono quindi i comportamenti violenti delle forze di polizia, con un avvitamento delle pratiche di identificazione forzata che, nei giorni dell’operazione congiunta di polizia “Mos maiorum”,  corrisponde all’ordine lanciato da Alfano qualche giorno fa di “serrare i bulloni”. Cosa abbia significato questo vero e proprio atto di indirizzo del Viminale lo provano le fotografie riprese oggi che circolano in rete, di persone che già traumatizzate dalle violenze subite in patria e durante il viaggio, hanno trovato al loro arrivo in Italia altre percosse, al solo scopo di ottenere da loro, con la violenza, il rilascio delle impronte digitali.

La mutata destinazione del CIE di Milano a centro di accoglienza per richiedenti asilo se è da salutare come un successo, perchè significa la chiusura di uno dei peggiori centri di identificazione ed espulsione in Italia, potrebbe però corrispondere ad un progetto di trattenimento informale dei richiedenti asilo, come si è già verificato nei giorni scorsi nel CARA di Crotone, quando dopo le denunce degli abusi di polizia sugli ultimi arrivati dalla Siria, a tutti gli “ospiti” è stato impedito di uscire quotidianamente, dalle 8 alle 20, come invece facevano in passato. Si è voluto forse evitare che qualcuno testimoniasse sulle condizioni della struttura e sul trattamento subito dai siriani.

A Milano si sta pensando forse anche alla elevata probabilità che, dopo la fine dell’operazione Mos maiorum, una operazione congiunta di polizia che si sta svolgendo in molti paesi europei contemporaneamente, ci possa essere un forte aumento dei rinvii Dublino verso l’Italia. Il Cie Corelli di Milano, trasformato in centro di accoglienza, potrebbe essere il luogo migliore per “accogliere” queste persone e costringerle di fatto ad una segregazione informale, a tempo indeterminato, senza le pur deboli garanzie formali che ci possono essere nei centri di detenzione ( avvocati e comvalida giurisdizionale)

http://www.meltingpot.org/Milano-Il-CIE-di-via-Corelli-diventa-un-centro-di.html#.VD771kYcRsc

Questa è la ragione per cui le campagne, le commissioni di inchiesta e le visite parlamentari o di altre organizzazioni che difendono i diritti umani, che finora hanno chiesto di entrare nei CIE devono rivolgere le loro attività di indagine verso i centri di accoglienza, in molti dei quali, senza una particolare autorizzazione del ministero dell’interno, non è neppure possibile entrare, esattamente come succedeva, fino a qualche anno fa nei Centri di identificazione ed espulsione.

Ormai è possibile parlare di accoglienza/detenzione, come lo scorso anno si verificava anche a Lampedusa dopo la tragedia del 3 ottobre, su tutto il territorio nazionale, e sarà necessario rivolgersi agli organi della giustizia internazionale perchè l’Italia non adotti sistematicamente, magari con la scusa del prelievo delle impronte digitali, misure limitative della libertà personale, o peggio di respingimento, nei confronti di profughi e di veri e propri sfollati di guerra.

Fonte:
http://dirittiefrontiere.blogspot.it/2014/10/laccoglienza-diventa-detenzione.html

11 ottobre 2013 la strage rimossa 60 miglia a sud di Lampedusa, 11 ottobre 2014 in vista il ritiro delle missioni di salvataggio, Mos Maiorum e schedature violente dei profughi

sabato 11 ottobre 2014

Un anno fa, 60 miglia a sud di Lampedusa, una delle più grandi tragedie dell’immigrazione nel Mediterraneo, almeno 260 tra morti e dispersi, forse più, ma poche immagini, tanto lontano da terra e dalle telecamere. Nulla, rispetto alla diffusione mediatica della tragedia del 3 ottobre, davanti alla costa di Lampedusa. Dopo quelle due stragi, il governo Letta decise di avviare il 18 ottobre 2013 l’operazione militare-umanitaria Mare Nostrum, e per alcuni mesi, fino al maggio del 2014, le stragi in mare cessarono quasi del tutto.

Pochissime le immagini del naufragio dell’11 ottobre, molto mosse, ma conferma di come si è svolta l’azione di salvataggio.

http://qn.quotidiano.net/cronaca/2013/10/13/964941-immigrati-lampedusa-migranti-naufragio.shtml

http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/11/11/news/ecco-la-mappa-che-conferma-le-accuse-1.140560

Subito un dubbio atroce, forse molte persone potevano salvarsi se le autorità maltesi ed italiane avesso risposto più rapidamente alle chiamate di soccorso. Un naufragio che è stato descritto anche nel docu-film “La scelta di Catia” andato in onda recentemente . Una ricostruzione che ha concesso la parola soltanto ai militari, senza che i naufraghi superstiti potessero fare sentire la loro voce.

http://video.corriere.it/mare-piu-morti-che-vivi-quinta-puntata/34dcac46-48c3-11e4-a045-76c292c97dcc

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/07/naufragio-lampedusa-le-autorita-italiane-non-risposero-alle-richieste-daiuto/769973/

Alcuni parenti, pochi mesi fa, su quella strage rimossa, hanno presentato un esposto alla Procura di Palermo. Neanche una interrogazione parlamentare ha fatto chiarezza su quanto realmente avvenuto l’11 ottobre del 2013, 60 miglia a sud di Lampedusa.

http://parlamento17.openpolis.it/atto/documento/id/22733

http://gatti.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/11/28/lampedusa-scaricabarile-sulla-strage/

http://gatti.blogautore.espresso.repubblica.it/2013/10/30/i-bimbi-che-leuropa-ha-dato-in-pasto-ai-pesci/

http://espresso.repubblica.it/inchieste/2013/11/07/news/la-verita-sul-naufragio-di-lampedusa-quella-strage-si-poteva-evitare-1.140363

Anzi quell’11 ottobre le stragi furono due, ma del secondo naufragio, non rimane neppure uno spazio nella memoria. Verità e giustizia rimangono ancora lontani miraggi, malgrado le denunce dei parenti.

http://espresso.repubblica.it/attualita/2013/10/21/news/lampedusa-la-strage-senza-fine-c-e-un-altro-barcone-affondato-1.138324

In un anno sembra davvero cambiato tutto, gli scenari politici e militari in medio-oriente e nei paesi di transito del nordafrica, le rotte seguite dai migranti, sempre più pericolose, le modalità di “accoglienza” in Europa, con la progressiva chiusura dei canali di ingresso e una applicazione più rigida del Regolamento Dublino III. Anche il Regolamento frontiere Schengen n.562 del 2006 viene rimesso in discussione per controllare i movimenti dei migranti alle frontiere interne, e l’operazione congiunta di polizia “Mos Maiorum”, coordinata dal ministero dell’interno italiano, costituisce il sigillo della definitiva criminalizzazione di tutti coloro che sono costretti all’ingresso irregolare, anche se si tratta di profughi siriani, eritrei, somali o palestinesi. In molti centri di prima accoglienza, come a Crotone e a Otranto, ai varchi di frontiera, come Fiumicino aeroporto, tolleranza zero e pressioni fisiche o botte per ottenere le impronte digitali.
Ricevo da “Aiutiamo bambini siriani” ed inoltro, dovranno effettuarsi rigorose verifiche.

Questa una testimonianza di un siriano passato attraverso il posto di frontiera dell’aeroporto di Roma Fiumicino, arrestato con l’accusa di essere un trafficante, ma già in possesso di regolari documenti svedesi e quindi rilasciato. L’uomo è stato separato dalla moglie, una ragazza di 18 anni gravemente malata, che è stata poi respinta da sola verso la Turchia.

“Pensavamo di essere arrivati all’aeroporto di un paese arabo e non nella civile Europa” , “Quando l’aereo ha decollato da Istanbul abbiamo riso e ci siamo fatti dei selfie dalla felicità perché finalmente stavamo andando verso la salvezza”, “Non mi hanno fatto mangiare per 2 giorni e se volevo accendermi una sigaretta dovevo darne una anche al poliziotto che me la faceva accendere”, “Ho dormito in piedi perché non c’erano sedie e non si poteva stare sul pavimento”, “Hanno preso la valigia di mia moglie con tutte le cose nuove che una neo-sposa porta con sé”, “Ho visto che picchiavano una donna e pensavo fosse mia moglie e così ho cominciato a sbattere le testa contro il vetro urlando…” Queste sono le testimonianze di quello che è successo martedì a Fiumicino … queste sono le testimonianze di ESSERI UMANI!!!

Dopo le stragi non c’è più commozione, soltanto misure sempre più rigide per difendere le frontiere europee e la caccia al “nemico interno”, mentre si diffondono gli appelli lanciati da ISIS agli estremisti di tutto il mondo.

http://m.tiscali.it/articolo

http://gatti.blogautore.espresso.repubblica.it/2014/10/11/da-lampedusa-a-mos-maiorum-dopo-il-nobel-mancato-arriva-il-buio/

Il disumano diventa quotidiano e le notizie delle più recenti stragi in mare, sempre più vicino alla costa libica, vengono relegate nelle ultime pagine di cronaca. Dopo le commemorazioni, appena il tempo di asciugare qualche lacrima d’occasione, e si impartiscono di nuovo ordini violenti per rilanciare la guerra interna ai migranti, offerti all’opinione pubblica come fattore primario di insicurezza. In attesa che qualche profezia di morte si avveri anche in territorio europeo e che le strumentalizzazioni sulla pelle dei migranti possano colmare il vuoto della politica.

http://www.giornalettismo.com/archives/1625169/lega-nord-rischio-isis-connesso-allimmigrazione/

Fonte:
http://dirittiefrontiere.blogspot.it/2014/10/11-ottobre-2013-la-strage-rimossa-60.html

MOS MAIORUM + TRITON, DOPO IL 3 OTTOBRE I MIGRANTI TORNANO NEMICI

Imminente maxi operazione di polizia guidata dall’Italia contro l’immigrazione irregolare in tutta Europa

Scatterà a breve in tutta Europa una gigantesca operazione di polizia volta a fermare, controllare e identificare tutti i migranti che verranno intercettati sul territorio continentale. Tantissime associazioni e reti che tutelano i diritti dei migranti stanno lanciando l’allarme, invitando alla massima allerta quella moltitudine di individui che approdati in Europa stanno cercando di realizzare un loro nuovo progetto di vita, lontano da guerre, miseria e persecuzioni.

Dal 16 al 23 ottobre l’Italia guiderà l’operazione di polizia europea Mos Maiorum, un intervento coordinato dalla Direzione Centrale per l’Immigrazione e la Polizia di Frontiera del Ministero dell’Interno italiano in collaborazione con l’Agenzia Frontex volto a perseguire l’ “attraversamento illegale dei confini”. Dalla nota prodotta dal Consiglio Europeo si apprende che la finalità dell’operazione è “indebolire la capacità organizzativa del crimine organizzato nel favoreggiamento dell’immigrazione illegale”, attraverso una serie di azioni coordinate che punteranno a identificare e arrestare i migranti irregolari, per la raccolta di informazioni ai fini di attività investigativa e di intelligence, a consolidare prassi comuni di intervento per aumentare l’incisività delle misure di controllo e repressione dell’immigrazione illegale. Tradotto, una settimana di persecuzione e guerra dichiarata a tutti i migranti, con 18mila agenti di polizia sguinzagliati in stazioni, treni, porti, aeroporti per identificare e possibilmente arrestare il maggior numero di persone dall’apparenza straniera. Si tratta di una pratica già sperimentata durante le precedenti missioni denominate Aerodromos, Afrodite, Perkunas rispettivamente condotte durante la presidenza europea di Grecia, Cipro e Lituania, che sembrerebbero programmate per due settimane all’anno, al cambio dei semestri di presidenza europea.
Operazioni guidate dalla presunzione di colpevolezza, indirizzate più che altro a dimostrare la pericolosità della circolazione dei migranti, i cui comportamenti vengono aprioristicamente definiti come illegali, e a legittimare investimenti di risorse e procedure normative per le misure di controllo, repressione e detenzione. Basta leggere alcune righe della relazione finale della missione Perkunas condotta nel settembre 2013: “Considerato che la maggioranza dei migranti irregolari (72,94%) ha fatto richiesta di protezione internazionale dopo essere stata intercettata, ciò può essere assunto come una indicazione quantitativa dell’abuso nelle procedure di asilo”.

Ecco come si concretizza il potenziamento di Frontex, non certo nella direzione di una migliore accoglienza ma in gigantesche operazioni poliziesche che hanno l’unico scopo di rafforzare l’immagine del migrante come nemico pubblico e la necessità di operazioni per espulsioni e detenzioni di massa. Se qualcuno aveva ingenuamente creduto alla favola di Frontex Plus – Triton è annunciata per novembre – come un potenziamento di Mare Nostrum (non stiamo qui a ripetere tutte le criticità di questa missione), può rendersi conto che la direzione in materia di politiche migratorie comunitarie intrapresa oggi, proprio durante la presidenza italiana dell’Unione Europea, è quella della proclamata tolleranza zero verso i movimenti migratori, nuovamente affrontati come tema connesso alla sicurezza e alla lotta alla criminalità organizzata anziché a quello degli effetti delle guerre e dei conflitti che circondano l’Europa. Dopo la parentesi umanitaria di Mare Nostrum e del Piano Nazionale Accoglienza, è proprio attraverso il ritorno del noto discorso pubblico sulla minaccia terroristica che chi tenta di scampare all’inasprirsi dei conflitti in Siria, Iraq, Palestina, Corno d’Africa e non solo, viene trasformato in soggetto indesiderato e pericoloso, che ben merita la nuova stretta anti-immigrazione. Da profughi a terroristi, detta in termini spiccioli.

L’imminente Mos Maiorum, la nuova missione Triton nell’ambito di Frontex, le identificazioni forzate di tutti i richiedenti asilo impartite dal Ministero dell’Interno (su pressione dell’UE) e la crudele rigidità del Regolamento di Dublino aprono a una nuova narrazione dei movimenti migratori e della loro gestione: archiviato l’anniversario del 3 ottobre e la retorica che lo celebrerà proprio dal palcoscenico di Lampedusa, dall’indomani è tutto pronto perché rifugiati e migranti tornino a diventare bersaglio di misure di controllo e repressione.
Come ha dichiarato il Ministro Alfano, “sulla frontiera si gioca tutto”.

Neva Cocchi, Danilo Burattini

[ 3 ottobre 2014 ]
Fonte: