Operazione di polizia intorno all’ex centro Baobab

AGGIORNAMENTO: questa mattina la polizia è ritornata in via Cupa. Altre persone in transito sono state fermate e costrette al fotosegnalamento. È stato minacciato lo sgombero anche dell’altra parte dell’accampamento, interrotto dopo una trattativa.

Intorno alle 7 di ieri mattina, tra via Cupa e via Tiburtina, è scattata un’operazione di polizia contro i migranti in transito che da qualche giorno sono tornati ad accamparsi nei pressi dell’ex centro Baobab. Costrette all’identificazione diverse decine di persone, sgomberato l’accampamento di via Tiburtina.

Ieri mattina, Polizia di Stato e Carabinieri si sono presentati in forze – con autobus, blindati e un gran numero di agenti – su via Tiburtina, all’altezza dell’ex centro Baobab. Una parte dei migranti in transito arrivati a Roma si è infatti sistemata da giorni nella stradina di via Cupa, in tende ordinate in fila per uno lungo il perimetro dello stabile. Un’altra parte, dal lato opposto della Via Tiburtina, a ridosso delle mura del Cimitero del Verano, in uno spiazzo in cui hanno trovato “accoglienza” anche alcune famiglie rom sgomberate da Casalbertone.

I due accampamenti di fortuna sono stati circondati dagli agenti, in modo da impedire il fuggi fuggi, per procedere alle identificazioni. La Questura sostiene che circa 70 persone siano state identificate e 30 fotosegnalate dopo essere state trasferite nel vicino commissariato di San Lorenzo o negli uffici della Questura Immigrazione di via Teofilo Patini.

L’identificazione nel paese di primo approdo, richiesta a gran voce dall’Europa, ostacola ulteriormente il viaggio dei migranti verso l’Europa del Nord, ma generalmente non riesce a fermarlo. In tanti fuggono dagli hotspot situati al Sud Italia, soprattutto nei luoghi di sbarco, per evitare il foto-segnalamento ed avere la possibilità di chiedere asilo in paesi diversi dall’Italia, nei luoghi dove risiedono amici e parenti o dove è più facile costruirsi un futuro. Ma tantissimi continuano il viaggio a prescindere dalle operazioni di identificazione subite. E lo fanno consapevoli delle maggiori complicazioni all’arrivo e nonostante la perenne minaccia di essere respinti nel paese d’approdo.

A via Cupa era da un po’ che le istituzioni non si facevano vedere. Il 6 dicembre scorso si erano presentate, sempre con le forze dell’ordine, per chiudere i cancelli del centro che durante tutta l’estate e l’autunno era stato punto di riferimento dei migranti in transito a Roma. La struttura successivamente è stata resa completamente inagibile. Da allora, l’interlocuzione richiesta alle istituzioni dai volontari non ha, a quanto pare, prodotto granché. Il tentativo di occupazione da parte di “Baobab experience” del vicino Ittiogenico, struttura in disuso di proprietà della Regione Lazio, è durata solo poche ore, interrotta da uno sgombero ordinato da Tronca. Poco o niente si è saputo e si è fatto da allora fino ad arrivare a oggi, fino al puntuale riesplodere dell’ennesima prevedibile emergenza profughi. In questo vuoto e con l’intensificarsi degli sbarchi, intorno a via Cupa hanno ripreso a raccogliersi le persone in transito per Roma, sistemandosi in strada, senza acqua e elettricità, in accampamenti di fortuna, e sostenendosi grazie alle donazioni solidali di vestiti e di cibo di tantissimi cittadini e al volontariato di tanti.

E sono stati proprio i volontari a diffondere la notizia in mattinata, attraverso un post sulla loro pagina facebook. Lo hanno fatto concludendo con queste parole: “Cauti nel dare notizie, amareggiati ma anche fiduciosi in una conclusione dell’operazione rispettosa della dignità umana, vi terremo informati il prima possibile”. Parole che sono state riprese su tutti i giornali e che lasciano ampi margini di incertezza su quale sia il futuro di via Cupa o su quale soluzione alternativa e più dignitosa, che tuteli la libertà di movimento dei transitanti, possa essere praticabile. di fiducia, di certo, se ne può avere davvero poca se l’interlocuzione con le istituzioni porta a un esito simile a quello di oggi: lo scopo dell’operazione sembrava essere inizialmente quello dell’identificazione dei migranti in transito, ma le operazioni di bonifica dell’area si sono di fatto trasformate anche nello sgombero delle tende sistemate su via Tiburtina.

Non è ancora chiaro cosa succederà nei prossimi giorni e se i migranti sgomberati potranno fare ritorno nelle tende, oppure se e dove saranno trasferiti. Tanto più che questa mattina la polizia è intervenuta nuovamente, fermando altri transitanti e minacciando di denuncia alcuni volontari. Non è ancora chiaro, ma vorremmo saperlo. Vorremmo che la città solidale – fatta di migranti, attivisti, operatori sociali, volontari, progetti solidali, sportelli autogestiti, … – non fosse la stampella di un sistema di accoglienza al collasso e di un’Europa che alza muri. Vorremmo continuare a praticare dal basso la trasformazione di un sistema che viola la dignità e la libertà delle persone che sono e saranno in transito a Roma. Di sicuro, per il momento, dopo le operazioni che nei giorni scorsi hanno colpito transitanti e solidali a Ventimiglia (con deportazioni e fogli di via), la guerra contro le persone che praticano la libertà di movimento contro frontiere e leggi liberticide conosce oggi un nuovo capitolo.

Mentre migliaia di persone perdono la vita nel Mediterraneo, mentre gli hotspot producono centinaia di clandestini, intorno ai transitanti continua a giocarsi una partita importante per il governo italiano, che ha bisogno di dimostrarsi affidabile di fronte ai partner europei. In questa partita, non ci sono dubbi, bisogna schierarsi dalla parte di chi transita. Contro ogni frontiera e per la libertà di movimento.

Fonte: