Femminicidio: il problema deve essere affrontato nell’ambito politico- sociale

motta visconti

Il caso di Motta Visconti ha avuto un solo lato positivo: quello di risvegliare l’attenzione sul fenomeno femminicidio. Cosa che ormai non avveniva più. I casi “ordinari”erano ormai divenuti “normali”. Un  trafiletto in cronaca nera e voilà: il caso è chiuso, è cronaca nera.

Dimenticandoci che il femminicidio non è solo questo. E‘ una emergenza nazionale che deve toccare l’ambito politico e sociale. Noi di unavoceperledonne ne siamo convinte. Non basta l’attenzione mediatica. Non bastano nemmeno le manifestazioni di piazza. Perchè  finirebbe tutto li. Il  cancan di questi giorni, tra cui anche la richiesta di mettere il lutto al braccio formulata ai giocatori della nazionale di calcio, è necessario ma non sufficiente. Non servono invece a nulla le continue dissertazioni dei colleghi sulla personalità del colpevole. Non aggiungono nulla alla crudeltà del reato se  non inutili dibattiti sulla “presunta pazzia” di chi agisce. Soprattutto nel caso di Motta Visconti dove dal primo istante si è parlato di “lucida crudeltà”.

L’odio di genere non è certo frutto di pazzia. Ma nasce dalla volontà di “eliminare l’ostacolo”. Che nel caso di Motta Visconti era la moglie e i due figli. Ora però basta cronaca. Cominciamo a chiederci come mai le cose non cambiano. Quali piani di azione erano stati sollecitati e perchè non vengono applicati.

La convenzione di Istanbul del 7 aprile 2011  parla chiaro: bisogna erogare finanziamenti per l’esistenza dei centri antiviolenza che possano prevenire l’azione omicidiaria  del marito o del compagno violento. Il 10 agosto 2013 ci aveva pensato il Governo Letta ad approvare un decreto che prevede i seguenti stanziamenti di fondi: dieci milioni per il 2013. Ma non basta: governo e Parlamento sembravano voler fare realmente sul serio, e allora è stata inserita un’ulteriore norma nella legge di stabilità 2014, attraverso cui si è incrementato il fondo di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014, 2015 e 2016. Un finanziamento significativo  per far partire il “Piano di azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”.

Come riporta una inchiesta dell’Espresso  di Carmine Gazzanni quest’anno oltre ai 10 milioni  in attivo si potrebbero spendere anche 8 milioni dell’anno precedente. Le spese potrebbero essere queste: 10 milioni di euro per il già menzionato “Piano d’azione”; 7 milioni per l’assistenza e sostegno territoriale a donne vittime di violenza e ai loro figli; 300.000 euro per la stipula di convenzioni o accordi finalizzati all’aggiornamento di statistiche sulla criminalità contro le donne e all’istituzione di una banca dati sui possibili servizi offerti; e infine 700.000 euro per la prosecuzione delle attività per il contrasto alla violenza di genere e allo stalking.

Il problema è che nessuno sblocca questi fondi. Nè il premier Renzi e neppure il ministero per le pari opportunità, delega volutamente non assegnata dal premierperchè nel governo esiste già la parità di genere”. Leggi fatte ma non attuate. Il problema atavico dell’Italia. Il vero assassino di tutte le vittime di femminicidio che non vengono aiutate.

E le opposizioni parlamentari ed extraparlamentari lo ricordano al premier Renzi.  La prima a farlo è Celeste Costantino di  Sel. La quale chiede celerità di azione al presidente del Consiglio, ricordandogli l’assenza del ministero su citato. “Il “Piano di azione contro la violenza sessuale e di genere– ci ricorda la deputata – è fermo a causa di un cavillo burocratico. Il premier Renzi assegni subito la delega alle#pariopportunità e sblocchi i finanziamenti per i centri antiviolenza”.

Sulla stessa lunghezza d’onda va la riflessione di Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista:  3 donne uccise non fanno una notizia. Sui siti di oggi vi è la notizia di 3 donne uccise dai loro compagni o mariti (in un caso uccisi anche i figli) ma questi omicidi rimangono fatti di cronaca, non diventano notizie su cui aprire una riflessione. L’Italia di Renzi, quella del pensare positivo, è in realtà l’Italia che nasconde i problemi e si dimostra incapace di confrontarsi con essi. I femminicidi sono un vero e proprio massacro che prosegue, oramai, nell’indifferenza della banalità del male. Una società che non sa interrogarsi sui suoi problemi non è più degna di essere definita tale.

Per tutti questi motivi non riteniamo giusto infarcire la nostra cronaca di dettagli sullo stupratore o sull’assassino.

 

Fonte:

http://www.unavoceperledonne.it/2014/06/18/femminicidio-il-problema-deve-essere-affrontato-nellambito-politico-sociale/