HDP: L’attacco del governo turco contro le municipalità curde continua con piena forza!

HDP: L’attacco del governo turco contro le municipalità curde continua con piena forza!

Il violento attacco del regime Erdoğan-AKP contro le municipalità curde ha preso un nuovo slancio. Il 16 novembre, Bakirhan, co-sindaco di Siirt, e Mehmet Ali Bul e Nurhayat Altun, co-sindaci di Dersim (Tunceli), sono stati arrestati nell’ambito allargamento della guerra in costante espansione dell’AKP contro i rappresentanti curdi eletti. Bakirhan, Altun e Bul sono stati poi arrestati e mandati in carcere. Il governo ha immediatamente designato due vicegovernatori come fiduciari per sostituire i co-sindaci e gestire le municipalità di Siirt e Dersim.

Il giorno dopo, il 17 novembre, la polizia turca ha assaltato la municipalità metropolitana di Van e fermato il co-sindaco Bekir Kaya che ha avuto il 53.2 % dei voti nelle amministrazioni locali nel 2014. Contro la popolazione locale e i dipendenti della municipalità che protestavano contro l’arresto di Kaya sono stati lacrimogeni e sono stati fermati dalla polizia che assediava il municipio. Dopo l’arresto di Kaya e senza decisione del tribunale, il governo centrale ha designato un fiduciario per gestire la municipalità di Van. Lo stesso giorno il governo ha anche dimissionato il co-sindaco di Mardin, Ahmet Turk, e nominato il governatore della città come fiduciario per la gestione della municipalità.

Questa continua distruzione di governi locali curdi si basa su in decreto nell’ambito dello stato di emergenza (n. 674) datato 1 settembre 2016, che ha dato al Ministero dell’Interno il potere di designare co-sindaci eletti. L’11 settembre il Ministero in base a questo decreto ha designato fiduciari per 24 municipalità curde.

Il 31 ottobre, Gultan Kisanak e Firat Anli, co-sindaci di Diyarbakir sono stati arrestati. Il giorno successivo, il Ministero dell’Interno ha designato il governatore distrettuale per la gestione della municipalità di Diyarbakir.

In aggiunta a questo inasprimento illegittimo sulle municipalità curde e i co-sindaci curdi, il 4 novembre 2016 sono stati arrestati e mandati in carcere anche 10 deputati HDP, compresi i co-presidenti Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ.

Fino ad ora sono stati dimissionati 53 co-sindaci e 39 co-sindaci sono stati arrestati. Il governo ha designato fiduciari per gestire 34 municipalità curde. Questo continuo attacco da parte del governo ritiene nulla la volontà democratica di milioni di elettori curdi e danneggia le dinamiche già deboli della democrazia locale nel Paese.

Il governo ha accusato le municipalità curde di passare soldi al PKK. Ma queste municipalità, che da tempo operano nella trasparenza, hanno condiviso i dettagli dei loro bilanci su striscioni, manifesti, siti web ufficiali e nei media in varie occasioni. Nonostante il fatto che funzionari del Ministero dell’Interno hanno meticolosamente ispezionato i bilanci e i conti finanziari delle municipalità per mesi, non hanno potuto trovare alcuna prova per giustificare queste accuse.

In allegato trovate una lista dei co-sindaci dimissionati e/o arrestati e delle municipalità per le quali sono stati designati dei fiduciari.
Hişyar Özsoy Vice Co-presidente dell’HDP Responsabile per gli Affari Esteri per Bingol

 

HDP: Lista dei co-sindaci arrestati o dimissionati in PDF

LISTA DEI CO SINDACI ARRESTATI /DIMISSIONATI

Women:
Arrested Co-Mayors:    19
Dismissed Co-Mayors.:    27
Released Co-Mayors (after arrest or detention):    21
Search Warrant:    2
Under Custody    0

Total
Arrested Co-Mayors:    39
Dismissed Co-Mayors.:    53
Released Co-Mayors (after arrest or detention):    42       Search Warrant:    4
Under Custody    1

LISTA DEI CO SINDACI ARRESTATI /DIMISSIONATI

Nome-Cognome Provincia Città Occupazione Fermo / Custodia Arresto Rilascio,Dopo arresto o fermo
Dimissionato Mandato di cattura Situazione attuale
Harun Erkuş Amed Lice Co-Mayor of Lice 03/08/2015 05/08/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Serhat Kadırhan Şırnak Şırnak Co-Mayor of Şırnak 14/08/2015 16/08/2015 Dimissionato (6.11.2016) Rilasciato
Yüksel Bodakçı Amed Silvan Co-Mayor of Silvan 23/08/2015 25/08/2015 17/03/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Fatma Şık Barut Amed Sur Co-Mayor of Sur 23/08/2015 25/08/2015 17/03/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Seyit Narin Amed Sur Co-Mayor of Sur 23/08/2015 25/08/2015 17/03/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Dilek Hatipoğlu Hakkari Hakkari Co-Mayor of Hakkari 23/08/2015 25/08/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Nurullah Çiftçi Hakkari Hakkari Co-Mayor of Hakkari 23/08/2015 25/08/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Sevil Rojbin Çetin Van Edremit Co-Mayor of Edremit 24/08/2015 26/08/2015 Dimissionato, 17.09.2015 Rilasciato 30/10/2016
Sara Kaya Mardin Nusaybin Co-Mayor of Nusaybin 31/08/2015 02/09/2015 11/11/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Hüseyin Kılıç Siirt Eruh Co-Mayor of Eruh 08/09/2015 10.9.2015 / ev hapsi Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Rohat Özbay Ağrı Doğubeyazıt Co-Mayor of Doğubeyazıt 12/09/2015 15/09/2015 Rilasciato
Gülistan Akel Batman Batman Co-Mayor of Batman 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Hidayet Tiryaki Batman İkiköprü Co-Mayor of İkiköprü 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Osman Karabulut Batman İkiköprü Co-Mayor of İkiköprü 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Mustafa Öztürk Batman Beşiri Co-Mayor of Beşiri 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Handan Bağcı Van Özalp Co-Mayor of Özalp 09/10/2015 11/10/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Şaziye Önder Iğdır Iğdır Co-Mayor of Iğdır 12/10/2015 14/10/2015 15/04/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Mehmet Gültekin Iğdır Tuzluca Co-Mayor of Tuzluca 12/10/2015 14/10/2015 10/06/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Ali Çam Iğdır Hoşhaber Co-Mayor of Hoşhaber 12/10/2015 14/10/2015 25/03/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Diba Keskin Van Erciş Co-Mayor of Erciş 12/10/2015 15/10/2015 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Sabri Özdemir Batman İl Co-Mayor of Batman 21/09/2015 23/09/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Gülcemal Erdinç Batman Balpınar Co-Mayor of Balpınar 21/09/2015 23/09/2015 21/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Hasan Basri Fırat Erzurum Hınıs Co-Mayor of Hınıs 14/10/2015 16/10/2015 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Aygül Bidav Van İpekyolu Co-Mayor of İpekyolu Dimissionato 16.10.2015 Ha un mandato di cattura Ha un mandato di cattura, Dimissionato
Ali Özkan Mardin Mazıdağı Co-Mayor of Mazıdağı 05/11/2015 Dimissionato 13.07.2016 Rilasciato, Dimissionato
Şengül Erkmen Kars Digor Co-Mayor of Digor 19/11/2015 01/02/2016 Rilasciato
Ekrem Bingül Kars Digor Co-Mayor of Digor 19/11/2015 01/02/2016 Rilasciato
Fazıl Türk Mersin Akdeniz Co-Mayor of Akdeniz 18/11/2015 26/11/2015 Rilasciato
Orhan Şansal Urfa Suruç Co-Mayor of Suruç 01/01/2016 04/01/2016 Dimissionato 03.02.2016 Rilasciato, Dimissionato
Emine Esmer Şırnak Silopi Co-Mayor of Silopi 02.01.2016/ 23.02.2016/ 03.03.2016 04/03/2016 25/08/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Evin Keve Van Çatak Co-Mayor of Çatak 03/01/2016 05/01/2016 28/03/2016 Rilasciato
Rahmi Çelik Muş Bulanık Co-Mayor of Bulanık 05/01/2016 11/02/2016 Arrestato
Nuri Akman Şırnak Sırtköy Co-Mayor of Sırtköy 22/01/2016 22/01/2016 Rilasciato
Leyla İmret Şırnak Cizre Co-Mayor of Cizre 12.09.2015 / 18.11.2015 / 22.01.2016/ 11.09.2016 14/09/2016 Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Burhan Kocaman Elazığ Karakoçan Co-Mayor of Karakoçan 27.01.2016/ 29.09.2016 02 /10/2016       Arrestato, Dimissionato
Cennet Ayik Elazığ Karakoçan Co-Mayor of Karakoçan 27.01.2016/ 29.09.2016 02 /10/2016       Arrestato, Dimissionato
Nizamettin Özden Ağrı Diyadin Co-Mayor of Diyadin Ha un mandato di cattura Ha un mandato di cattura
Melikşah Teke Amed Silvan Co-Mayor of Silvan Dimissionato 04.09.2016 Rilasciato, Dimissionato
Zeynep Şipçik Mardin Dargeçit Co-Mayor of Dargeçit 30/03/2016 31/03/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Gurbet Tekin Mardin Savur Co-Mayor of Savur Dimissionato Rilasciato, Dimissionato
Eylem Özlem Onuk Şırnak Şırnak Co-Mayor of Şırnak Ha un mandato di cattura Ha un mandato di cattura, Dimissionato
Seyran Arğan Şırnak Beytüşşebap Co-Mayor of Beytüşşebap 09/06/2016 10/06/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Abdulkerim Sayan Van Edremit Co-Mayor of Edremit Dimissionato Ha un mandato di cattura Ha un mandato di cattura, Dimissionato
Abdurrahman Çağan Van Erciş Co-Mayor of Erciş 15.10.2015/ 28.04.2016 29/04/2016 Arrested
Seyfettin Aydemir Şırnak Silopi Co-Mayor of Silopi 15/02/2016 17/02/2016 Dimissionato 09.03.2016 Rilasciato, Dimissionato
Abdulkerim Erdem Mardin Derik Co-Mayor of Derik 22/02/2016 26/02/2016 Arrestato
Sabahat Çetinkaya Mardin Derik Co-Mayor of Derik 22/02/2016 26/02/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Selim Kurbanoğlu Diyarbakır Yenişehir Co-Mayor of Yenişehir 26/02/2016 28/02/2016 Rilasciato
Ülkü Baytaş Diyarbakır Yenişehir Co-Mayor of Yenişehir 26/02/2016 28/02/2016 Rilasciato
Emrah Gültaş Van Muradiye Co-Mayor of Muradiye 02/03/2016 04/03/2016 Rilasciato
Safure Güneş Van Muradiye Muradiye Co-Mayor of 02/03/2016 04/03/2016 Rilasciato
Hazal Aras Ağrı Diyadin Diyadin Co-Mayor of 03/03/2016 05/03/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Kasım Ağgün Iğdır Hoşhaber Deputy Co-Mayor of 06/03/2016 06/03/2016 Arrestato
Eda Kilis Siirt Eruh Co-Mayor of Eruh 23/03/2016 28/03/2016 Dimissionato (28.06.2016) Rilasciato, Dimissionato
Leyla Salman Mardin Kızıltepe Co-Mayor of Kızıltepe 30/03/2016 31/03/2016 09/08/2016 Rilasciato
Aygün Taşkın Diyarbakır Ergani Co-Mayor of Ergani 05/04/2016 07/05/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Fatma Yıldız Hakkari Merkez Deputy Co-Mayor of Hakkari 11/04/2016 11/10/2016 Rilasciato, poi Arrestato e Dimissionato
Hüsnü Beşer Hakkari Yüksekova Deputy Co-Mayor of Yüksekova 13/04/2016 15/04/2016 Arrested
Figen Yaşar Muş Bulanık Co-Mayor of Bulanık 21/04/2016 23/04/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Nazmi Çuşkon Hakkari Merkez Deputy Co-Mayor of Hakkkari 27/04/2016 27/04/2016 Arrestato
Abdulkerim Kaya Batman Gercüş Co-Mayor of Gercüş Dimissionato (29.06.2016) Dimissionato
Necla Yıldırım Mardin Mazıdağı Co-Mayor of Mazıdağı 13/08/2016 25/08/2016 Dimissionato 13.07.2016 Dimissionato, Rilasciato
Mustafa Alparslan Ağrı Diyadin Deputy Co-Mayor of Diyadin 14/07/2016 21/08/2016 Rilasciato
Şerafettin Özalp Van Özalp Co-Mayor of Özalp 12/07/2016 15/07/2016 Arrestato
Zülfiye Kaşmir Diyarbakır Dicle Deputy Co-Mayor of Dicle 25/08/2016 19/08/2016 Released
Adile Kozay Hakkari Yüksekova Deputy Co-Mayor of Yüksekova 13/08/2016 16/08/2016 Rilasciato
Nevin Oyman Girasun Şırnak İdil Co-Mayor of İdil 16/08/2016 24/08/2016 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Sadiye Sürer Diyarbakır Kulp Co-Mayor of Kulp 15/08/2016 17/08/2016 Rilasciato
Ahmet Toloğ Şırnak Silopi Deputy Co-Mayor of Silopi 24/08/2016 03/09/2016 Arrestato
Tülay Karaca Erzurum Tekman Co-Mayor of Tekman 07/09/2016 23/09/2016 Arrestato
Abdurrahman Zorlu Diyarbakır Hani Co-Mayor of Hani 08/09/2016 1/10/16 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Mehmet Muhdi Aslan Şırnak İdil Co-Mayor of İdil 21/09/2016 25/09/2016   Dimissionato   Arrested, Dismissed
Zilan Aldatmaz Van Saray Co-Mayor of Saray 21/09/2016 1/10/16       Arrestato
Gültan Kışanak Diyarbakır Co-Mayor of Diyarbakir 25/10/16 31/10/16 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Fırat Anlı Diyarbakır Co-Mayor of Diyarbakir 25/10/16 31/10/16 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Suna Atabay Van Çaldıran Co-Mayor of Çaldıran 1/11/16 2/11/16 Arrested
Ahmet Demir Bitlis Ovakışla Co-Mayor of Ovakışla 9/10/16 31/10/16 Dimissionato (3.11.2016) Arrestato
Servin Karakoç Bitlis Ovakışla Co-Mayor of Ovakışla 9/10/16 31/10/16 Dimissionato (3.11.2016) Arrestato
Mehmet Tanrıverdi Muş Esentepe Co-Mayor of Esentepe 16/10/16
Sabine Ekinci Varto Muş Co-Mayor of Varto 5/11/16 10/11/16 Dismissionato (10.11.16) Arrestato, Dimissionato
Hüseyin Güneş Varto Muş Co-Mayor of Varto 5/11/16 Dimissionato (10.11.16)
Tuncer Bakırhan Siirt Co-Mayor of Siirt 16/11/16 Arrestato, Dimissionato
Nurhayat Altun Tunceli Co-Mayor of Tunceli 16/11/16 Arrestato, Dimissionato
Kadir Kunur Cizre Şırnak Co-Mayor of Cizre 15/11/16 16/11/16 Dimissionato Arrestato, Dimissionato
Mehmet Ali Bul Tunceli Co-Mayor of Tunceli 16/11/16 16/11/16 Arrestato, Dimissionato
Bekir Kaya Van Co- Mayor of Van 17/11/16 Dimissionato In custodia, Dimissionato
Ahmet Türk Mardin Co-Mayor of Mardin 17/11/16 Dimissionato

LISTA DEI FIDUCIARI DESIGNATI NELLE MUNICIPALITÀ DBP

Città

Provincia

Popolazione

Voto Popolare per il DBP

Fiduciario designato

Batman Municipalità

557K

56%

Şeref Aksoy

Vicegovernatore

Hakkari Municipalità

275K

67%

Coney Epçim

Vicegovernatore

Diyadin Municipalità

Ağrı

43K

48%

Mekan Çeviren

Governatore distrettuale

Beşiri Municipalità

Batman

30K

50%

Mustafa Maslak

Governatore distrettuale

Gercüş Municipalità

Batman

20K

52%

Ünal Koç

Governatore distrettuale

Silvan Municipalità

Diyarbakır

86K

70%

Murat Kütük

Governatore distrettuale

Sur Municipalità

Diyarbakır

121K

54%

Bilal Özkan

Vicegovernatore

Hani Municipalità

Diyarbakır

33K

46%

Yusuf Turhan

Governatore distrettuale

Hınıs Municipalità

Erzurum

29K

39%

Bülent Ay

Governatore distrettuale

Tuzluca Municipalità

Iğdır

24K

52%

İbrahim Civalek

Governatore distrettuale

Dargeçit Municipalità

Mardin

27K

60%

M. Yaşar Yeşiltaş

Governatore distrettuale

Derik Municipalità

Mardin

62K

64%

M. Fatih Safitürk

Governatore distrettuale

Mazıdağı Municipalità

Mardin

33K

62%

Halit Benek

Governatore distrettuale

Nusaybin Municipalità

Mardin

116K

79%

Ergün Baysal

Governatore distrettuale

Bulanık Municipalità

Muş

83K

46%

Ömer Şahin

Governatore distrettuale

Eruh Municipalità

Siirt

20K

52%

Murtaza Dayanç

Governatore distrettuale

Suruç Municipalità

Şanlıurfa

102K

53%

Tarık Açıkgöz

Governatore distrettuale

Cizre Municipalità

Şırnak

133K

82%

Ahmet Adanur

Governatore distrettuale

Silopi Municipalità

Şırnak

115K

78%

Savaş Konak

Governatore distrettuale

İdil Municipalità

Şırnak

73K

79%

Ersin Tepeli

Governatore distrettuale

Edremit Municipalità

Van

114K

51%

İbrahim Özkan

Governatore distrettuale

Erciş Municipalità

Van

172K

49%

M. Şirin Yaşar

Governatore distrettuale

İpekyolu Municipalità

Van

275K

48%

Önder Can

Vicegovernatore

Özalp Municipalità

Van

71K

72%

Serdar Karal

Governatore distrettuale

İkiköprü Municipalità

Batman

4K

56%

Mustafa Maslak

Governatore distrettuale

Hoşhaber Municipalità

Iğdır

2K

62%

Bilgehan Karafil

Vicegovernatore

Diyarbakır M. Municipalità

1800K

55,10%

Cumali Atilla

Governatore distrettuale

Ovakışla Municipalità

Bitlis

4K

37%

Bülent Tekbıyıkoğlu

Governatore distrettuale

Şırnak Municipalità

490K

71%

Turan Bedirhanoğlu

Vicegovernatore

Varto Municipalità

32K

63%

Mehmet Nuri Çetin

Governatore distrettuale

Siirt Municipalità

320K

47.1 %

Ceyhun Dilşad Taşkın

Vicegovernatore

Dersim Municipalità

86K

56%

Olgun Öner

Vicegovernatore

Van M. Municipalità

1096K

53.2%

İbrahim Taşyapan

Governor

Mardin M. Municipalità

796K

68.4%

Mustafa Yaman Governor

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Turchia, primo sì alla depenalizzazione dell’abuso sulle bambine

Il partner dell’Unione europea. Passa per un voto in seduta notturna l’articolo della riforma penale voluta dall’Akp di Erdogan

Il primo passaggio della contestata riforma del codice penale turco che depenalizza lo stupro sulle minori di 16 anni se dopo c’è un matrimonio riparatore è stato di notte.

L’articolo 49 della nuova legge proposta dal partito Akp (in turco è la sigla di Partito per la Giustizia e lo Sviluppo) del presidente Erdogan è passato per un voto al termine della seduta notturna tra giovedì e venerdì.

Il testo integrale della legge andrà in discussione martedì prossimo, 22 novembre.

Contraria l’opposizione: i socialdemocratici del Chp e i nazionalisti del Mhp ( i curdi dell’Hdp non vanno ai lavori d’aula per protesta contro l’arresto dei loro deputati).

L’articolo 49 prevede che l’abuso sessuale su minore, nel caso avvenga “senza forza o la minaccia” e venga poi “sanato” con un matrimonio precoce, non venga sanzionato da una sentenza di condanna. Già i casi di questo tipo in attesa di essere giudicati e commessi prima del 16 novembre godrebbero di una sospensione.

Attualmente il matrimonio al di sotto dell’età di 17 anni è vietato dalla legge turca e i procedimenti si aprono d’ufficio, anche senza denuncia della vittima o del suo tutore ma ad esempio dopo un referto di pronto soccorso, per i reati sessuali contro i minori di 15 anni. Il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag ha detto che “a causa” dell’attuale normativa che sanziona i matrimoni precoci al momento “sono circa 3 mila gli uomini detenuti negli istituti di pena”.

Durante il dibattimento parlamentare la vice presidente del partito socialdemocratico, Muğla Ömer Süha Aldan, ha fatto un esempio: “Se un 50enne o 60enne si unisce con una 11enne dopo averla violentata, e poi la sposa anche solo un anno più tardi, lei soffrirà le conseguenze di questo matrimonio per tutta la vita, vivrà come in una prigione”. Secondo Aldan la riforma voluta dal partito di governo non fa che “incoraggiare i matrimoni forzati e legalizzare gli stupratori”. E l’approvazione dell’articolo 49, a suo dire, “danneggia la reputazione del parlamento turco”.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/turchia-primo-si-alla-depenalizzazione-dellabuso-sulle-bambine/

La marcia trans nel nome di Hande Kader

Hande Kader era diventata l’icona del movimento lgbt in Turchia. I fotografi l’avevano immortalata al gay pride dell’estate 2015, a Istanbul, mentre resisteva alla repressione della polizia: una giovane transessuale di 22 anni contro l’«ordine» del sultano Recep Erdogan, che non tollerava quel genere di manifestazione blasfema nel mese del Ramadan. Lo scorso agosto è stata uccisa, in circostanze non ancora chiarite e che difficilmente si chiariranno. A lei è idealmente dedicata la Trans freedom march, il corteo per i diritti e le libertà delle persone transessuali, giunto alla terza edizione, che attraverserà oggi pomeriggio le strade di Torino (partenza ore 16,30 da Piazza Vittorio Veneto).

La manifestazione è solo l’evento principale fra una serie di appuntamenti che si svolgono nel capoluogo in occasione della giornata internazionale in memoria delle vittime della transfobia: ad organizzare è il Coordinamento Torino pride, con patrocinio di comune e regione (oggi sfilerà anche la sindaca 5stelle Chiara Appendino con famiglia e fascia tricolore»), e con il supporto di Cgil, Cisl e Uil.

Lo stesso drammatico destino dell’attivista turca è stato condiviso,fra ottobre 2015 e settembre 2016, da altre 294 persone in tutto il mondo, come rilevato nel rapporto stilato da Transgender Europe, rete internazionale per i diritti delle persone trans. Il primato lo detiene il Brasile, seguito da Messico e Stati Uniti. Nel Vecchio continente la macabra classifica è guidata da Italia e Turchia, con 5 morti violente in ciascun Paese. Statistiche che riguardano solo gli omicidi accertati, e dunque che vanno arrotondate per eccesso.

Dal 2008, cioè da quando si celebra il giorno della memoria delle vittime della transfobia, le morti violente di cui si è avuta notizia sono state 2264: anche nel computo assoluto gli stati europei dove la situazione è più grave sono gli stessi, Turchia (44 vittime) e Italia (32). Proprio alla situazione in questi due Paesi è dedicato il convegno in programma domattina (ore 9,30 Museo della Resistenza), che vedrà la partecipazione di due esponenti dell’organizzazione lgbt turca Pembe Hayat e dell’eurodeputato Daniele Viotti (Pd).

Obiettivi della violenza omicida – rivelano i dati di Transgender Europe – sono nella stragrande maggioranza dei casi le persone trans che si prostituiscono. E i più indifesi tra gli indifesi, in un intreccio di transfobia e razzismo, sono i migranti: in Europa, gli stranieri sono un terzo di tutte le vittime conteggiate dal 2008.

Nei nomi di Hande Kader e delle altre 294 trans uccise che verranno letti al termine del corteo torinese risuonerà forte la richiesta di giustizia, ma anche la ribellione alle discriminazioni, nella Turchia di Erdogan come ovunque. Non solo: la memoria delle vittime sarà anche rivendicazione orgogliosa della propria identità, contro chi riduce le vite delle persone trans a «devianza» da compatire, a malattia da curare o a fenomeno da baraccone.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/la-marcia-trans-nel-nome-di-hande-kader/

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Appello per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 Settembre a sostegno del popolo curdo e della rivoluzione democratica in Rojava, per la liberazione di Ocalan

Appello per una mobilitazione nazionale a Roma il 24 Settembre a sostegno del popolo curdo e della rivoluzione democratica in Rojava, per la liberazione di Ocalan

Da oltre un anno nelle zone curde della Turchia è in corso una sporca guerra contro la popolazione civile. Dopo il successo elettorale del Partito Democratico dei Popoli (HDP), che ha bloccato il progetto presidenzialista di Erdogan, il governo turco intraprende un nuovo percorso di guerra ponendo termine al processo di pace per una soluzione duratura della irrisolta questione curda. Intere città – Diyarbakir, Cizre, Nusaybin, Sirnak, Yuksekova, Silvan, Silopi, Hakkari, Lice – vengono sottoposte a pesanti coprifuochi e allo stato di emergenza, con migliaia tra morti, feriti, arrestati e deportati.

Dopo il fallito “tentativo di golpe” del 15 Luglio, attribuito ai seguaci di Gülen, Erdogan dà il via al terrore che sta eliminando qualsiasi parvenza di democrazia, con il repulisti di accademici, insegnanti, giornalisti, magistrati, militari, medici, amministratori, impiegati statali, invisi al regime: 90.000 tra licenziamenti e rimozioni, 30.000 arresti; chiusura di giornali, stazioni radio-televisive, centri di cultura e sedi di partito.

Inoltre vi è la forte preoccupazione per le condizioni di sicurezza e di salute del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan, di cui non si hanno più notizie certe: dal 5 aprile 2015 Öcalan è segregato in isolamento, gli vengono negati il diritto a comunicare e a incontrare i familiari e gli avvocati in spregio e alle convenzioni e ai diritti internazionali. Abdullah Öcalan, legittimo rappresentante del popolo curdo, è indispensabile alla risoluzione della questione curda nell’ambito della democratizzazione della Turchia e del Medio Oriente, così come tracciato nel disegno del Confederalismo Democratico.

Il 24 agosto 2016 l’esercito turco ha invaso la città di Jarablus con il pretesto di combattere il terrorismo e lo Stato Islamico (IS) che ha consegnato la città all’esercito turco e alle organizzazioni jihadiste a loro fianco, come Jabhat Fatah al-Sham e a gruppi come Ahrar El-Sham, senza colpo ferire. Gli attacchi dell’esercito turco non sono diretti contro ISIS ma contro le Forze Democratiche Siriane (SDF), esclusivamente ai danni dell’insorgenza liberatrice curda nei territori del Rojava.

È un dato di fatto che gli Stati Uniti e l’Europa non solo hanno chiuso un occhio su questi attacchi, ma stanno fornendo il sostegno allo Stato turco che con la complicità dell’UE continua a usare i profughi come arma di ricatto. L’invasione turca del nord della Siria aumenta il caos esistente nella regione inferocendo la guerra civile, creando nuovi rifugiati e nuovi disastri umanitari.

TUTTO QUESTO DEVE FINIRE! RIFIUTANDO IL VERGOGNOSO ACCORDO UE-TURCHIA, CHE LEDE I DIRITTI UMANI DEI PROFUGHI E FINANZIA LA GUERRA SPORCA CONTRO IL POPOLO CURDO.

Il popolo curdo insieme agli altri gruppi etnici, religiosi e culturali ha costituito una Confederazione Democratica nel nord della Siria, il Rojava, dove coesistono pacificamente e nel rispetto reciproco popoli e fedi religiose diverse tra loro: assiri, siriani, armeni, arabi, turcomanni. Questa Confederazione rappresenta una prospettiva ed un valido esempio per una Siria democratica; per questo è necessario sostenere questa esperienza di rivoluzione sociale di cui sono state protagoniste in primo luogo le donne.

Ora questa decisiva esperienza democratica per le sorti di un altro Medio Oriente rischia di essere cancellata dall’invasione turca. E’ dunque urgente la mobilitazione internazionale a fianco del Rojava e della resistenza del popolo curdo.

Rispondendo all’appello internazionale sottoscritto da intellettuali, scrittori, artisti, politici e difensori dei diritti umani, invitiamo tutti e tutte coloro che in questi anni hanno sostenuto la lotta di liberazione del popolo curdo e la rivoluzione democratica, A SCENDERE IN PIAZZA IL 24 SETTEMBRE A ROMA

* Per fermare l’invasione turca del Rojava; contro la sporca guerra della Turchia al popolo curdo e sulla pelle dei profughi e rifugiati
* Contro la repressione della società civile, del movimento curdo e di tutte le forze democratiche in Turchia
* Contro la barbarie dell’Isis per l’universalismo dei valori umani;
* Per il Confederalismo Democratico
* Per bloccare il supporto delle potenze internazionali e locali, in particolare USA e UE alla Turchia e mettere fine al vergognoso accordo sui profughi
* Per la fine dell’isolamento e per la liberazione del leader del popolo curdo Abdullah Öcalan

IN PIAZZA PER IL KURDISTAN
ROMA – PORTA PIA ORE 14.00
SABATO 24 SETTEMBRE

Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia
Rete Kurdistan Italia

Per Adesioni :

[email protected][email protected]

 

 

 

Fonte:

http://www.uikionlus.com/appello-per-una-mobilitazione-nazionale-a-roma-il-24-settembre-a-sostegno-del-popolo-curdo-e-della-rivoluzione-democratica-in-rojava-per-la-liberazione-di-ocalan/

UN POETA NELLE CARCERI DI ASSAD

 

Faraj Bayrakdar è stato torturato per quasi 14 anni in quanto scrittore dissidente. Oggi, pluripremiato e libero, sente che le sue sofferenze sono niente rispetto al dolore del popolo siriano

di Joshua Evangelista*

Dalla “festa di benvenuto”, la haflet al-istiqbal, inizia una lenta agonia che molto spesso porta alla morte. Il rapporto di Amnesty International racconta come si vive, e si muore, nelle carceri di Assad. Da decenni il regime siriano usa la tortura per stroncare gli oppositori, o presunti tali. Come è successo al poeta Faraj Bayrakdar, che ha passato quasi 14 anni dietro le sbarre, dal 1987 al 2000. «Tra un anno o due, dieci o venti la libertà si metterà la minigonna e mi accoglierà», scriveva in cella sul cartoncino delle sigarette, sperando di non essere visto dalle guardie. Oggi, rifugiato politico in Svezia, gira il mondo raccontando l’efferatezza del regime baathista, prima che la spettacolarizzazione della violenza plastica dei militanti dell’Isis renda definitivamente sopportabile le ingiustizie della dittatura all’opinione pubblica. «La memoria collettiva degli occidentali è piena di buchi e il regime è riuscito a trovare qualcuno peggiore per ripulirsi l’immagine. Così si dimenticano i passaggi che hanno portato a questa tragedia e si insiste con la retorica del male minore. È come se a un killer togli il pugnale insanguinato, gli dai una pacca sulla spalla e gli chiedi gentilmente di non farlo più».

Non ritiene inevitabile che l’attenzione sia concentrata sulla minaccia dell’Isis, soprattutto dopo gli ultimi attentati in Europa?

Nessuno può battere Isis, Jabhat al Nusra o le altre fazioni di matrice fondamentalista. Almeno finché non si rovescia Assad, che è l’altra faccia della medaglia. Mentre il mondo chiude gli occhi e sotto banco tratta con i terroristi, i media dimenticano che i massacri non vengono perpetuati solo dall’Isis.

Nel frattempo la guerra contro Isis sembra ben lontana dalla fine.

Potrebbero toglierli di mezzo subito, ma non conviene. Costa troppo. E chi paga? Arabia Saudita o Qatar? Prima che la guerra finisca si arriverà a un collasso totale. A quel punto il popolo tornerà alla vita di tutti i giorni, ma sarà una calma apparente. Non si dimenticherà cosa ha fatto il regime per mezzo secolo e come si è arrivati a questa spirale di fanatismo. Milioni di persone ogni notte incontrano nei loro incubi i propri morti e questo non è un problema che risolvi in venti anni. Gli incubi si tramandano di generazione in generazione.

Incubi che accompagnano i siriani anche nei disperati tentativi di raggiungere l’Europa.

L’Europa sta totalmente perdendo il controllo dei flussi migratori. Eppure tutti sapevano che rimuovendo il regime di Assad nel 2011 ciò non sarebbe accaduto. Ma evidentemente è più conveniente tenere milioni di disperati alle porte del continente.

Come siamo arrivati a questo?

Due settimane prima delle rivolte del 2011 ho scritto una lettera aperta all’Europa in cui criticavo Bruxelles per aver deciso di sostenere i “nostri” dittatori a discapito dei diritti umani. Erano le premesse per un’invasione di persone disperate, dissi.

Così è stato.

Non posso non ricordare i silenzi che hanno accompagnato i primi mesi della rivoluzione, quando centinaia di migliaia di persone laiche marciavano nelle strade chiedendo più diritti. Poi sono arrivate le bombe. E cosa hanno fatto gli occidentali? Invece di sostenere i giovani che sognavano una Siria libera, hanno destinato i propri soldi ai movimenti fondamentalisti: armi, cibo e medicine solo per loro.

Eppure molti di quei giovani hanno deciso di unirsi proprio ai quei movimenti.

È normale: sono i movimenti più ricchi. A Idlib conosco persone totalmente laiche che hanno deciso di combattere per l’Isis. Succede quando devi provvedere alla tua famiglia e gli altri non hanno nemmeno i soldi per darti un po’ di pane. E le potenze cosa fanno? Sostengono coloro che sono funzionali ai loro interessi, a occhi chiusi.

Non pensa che sia colpa anche di alleanze e scelte strategiche quanto meno discutibili da parte del fronte anti-assadiano?

Anche se i nostri rivoluzionari non fossero incappati in così tanti errori strategici, il risultato non sarebbe cambiato. Era stato già tutto deciso. Del resto anche il regime ha fatto tanti errori, eppure è lì, sempre forte.

Dalle sue parole traspare molto pessimismo.

Eppure non ho paura del futuro. Prima o poi i siriani ricostruiranno la Siria. Ma la soluzione inizia con la fine del regime. La storia insegna che siamo diversi da come veniamo dipinti dai media europei: non siamo mai stati paurosi delle minoranze. Faccio un esempio: da chi è stata gestita la transizione post francese? Da Fares al-Khoury, un cristiano, che è stato ministro, presidente e molto altro ancora. E per essere rappresentati nelle assemblee, i musulmani si rivolgevano a lui.

Se non ha paura del futuro, avrà immaginato come sarà ricostruzione. Quale sarà il ruolo della diaspora?

La diaspora tornerà in Siria, sosterrà la rinascita con soldi, training, con il know how appreso all’estero. Ma sarà chi è rimasto a costruire la nuova Siria. Ma, come per le crisi degli anni passati, dipenderà tutto dagli accordi che la nuova classe dirigente prenderanno con le potenze internazionali e dal “conto” economico e di persone che queste chiederanno. Noi, da fuori, faremo lobby, manderemo soldi: se necessario lavoreremo 14 ore al giorno e la metà del salario la destineremo alla ricostruzione.

A proposito di superpotenze impegnate in Siria, avrà sicuramente seguito il tentato golpe in Turchia. Le purghe che sono seguite hanno ricordato, a qualcuno, quelle che Hafez perpetrò nel 1982 nei confronti degli insorti della Fratellanza musulmana. 

Due cose sopra tutte le altre mi preoccupano della Turchia. La libertà d’espressione e la questione curda. Ma i paragoni non reggono: il regime turco non ha ancora perpetrato crimini di un livello equiparabile a quello siriano. Nel 1982 Assad bombardava Hama e faceva almeno 14000 morti. L’Erdogan del post golpe non ha ancora fatto nulla di simile, sebbene abbia arrestato migliaia di persone, ma è presto per farsi un’idea completa. Lo tengo d’occhio, può diventare una feroce dittatura.

Cosa ne pensa dell’accoglienza turca verso i migranti siriani?

A passarsela peggio sono i siriani in Libano. Dovremmo prima di tutto preoccuparci per le loro condizioni. I turchi sono stati accoglienti, anzi: il popolo ha dato più di quello che ha ricevuto. Sappiamo bene che un’Europa così attenta ai soldi e che non vuole spendere nell’accoglienza conviene mantenere i rifugiati in Turchia, questo è ovvio. Ma allora io lancio una provocazione: se è chiaro che nella società turca i siriani hanno maggiori possibilità di integrazione, i soldi europei per l’accoglienza ai rifugiati dovrebbero essere molti di più.

Nel frattempo però, la Turchia è scesa prepotentemente in campo contro i curdi del Rojava. Che idea si è fatto del confederalismo democratico curdo e, più in generale, del ruolo dei curdi nel conflitto?

Li stanno usando e quando la guerra sarà finita il mondo si dimenticherà di loro. Ha sempre fatto così. I curdi sono utopici, hanno grandi sogni. Eppure in tutto il corso della storia qualcuno li ha sfruttato. Li usano e poi li abbandonano. Io sono sempre stato, in Siria, un attivista per i diritti dei curdi. Lo ero quando Assad impediva di parlare la loro lingua, di preservare la loro cultura. Molti in Siria mi considerano un poeta curdo, addirittura. Lo dico, non stimo Saleh (co-presidente del PYD, ndr), non mi piace la sua ambiguità verso Assad. Ma penso che quando la guerra finirà la Siria dovrà fare i conti con la voglia d’indipendenza dei curdi. Andrà fatto un referendum per capire cosa vuole la popolazione delle regioni a prevalenza curda. Ma sono sincero, non credo che le super potenze permetteranno la creazione di uno stato del Kurdistan. Indipendenza o meno, io sarò sempre dalla loro parte e mi batterò affinché abbiano gli stessi diritti e doveri degli altri cittadini.

A Stoccolma lei è un punto di riferimento per i migranti che riescono a raggiungere la Svezia. Vede in loro lo stesso popolo che ha dovuto lasciare dodici anni fa?

Quasi tutti i siriano che arrivano qui hanno il mio numero e ricevo molte chiamate da chi è stato in prigione, hanno bisogno di parlare con qualcuno che ha vissuto lo stesso dramma. Non sono più gli stessi. Vedo nei loro occhi solo dolore e sofferenza, fatico a identificarli come siriani. Ma non vale solo per loro, dopo il 2011 tutti siamo cambiati in peggio. Anche la Svezia non è più la stessa rispetto a quando sono arrivato io.

E lei come è cambiato dopo 13 anni di segregazione e torture?

In carcere ero stato annullato e per questo motivo avevo dimenticato molte abitudini del vivere in comunità. Una volta uscito non sapevo più vestirmi, mi dimenticavo di salutare. Soprattutto: non sapevo più ridere. Non mi riesce bene nemmeno ora. Quando lo faccio mi sento graffiare la gola.

C’è un filo conduttore tra la sofferenza di allora e quella che prova ogni giorno vedendo il suo popolo sotto assedio?

No. È come se avessi sofferto per niente. Tutte le umiliazioni e le torture che ho subito sono nulla rispetto a quello che vive oggi il mio popolo. Mentre i miei aguzzini volevano vedermi agonizzante, sapevo che fuori da quelle mura c’era una famiglia che nonostante tutto sarebbe sopravvissuta. Oggi non è così. Tutti sanno che da un momento all’altro chiunque potrà ammazzarli.

Ha ancora senso fare poesia di fronte a una tragedia di queste dimensioni?

Alcuni miei colleghi riescono a produrre sulla Siria anche tre poesie al giorno. Io no. Negli ultimi cinque anni ho scritto pochi versi. E tra questi solo alcuni sulla Siria. In prigione avevo 24 ore al giorno per comporre. Ho pubblicato sette antologie, per intenderci. Lì c’era un tentativo continuo di cancellare il tuo significato come essere umano e creare versi o fare sculture con pezzetti di legno raccattati nella cella erano dei modi per dare un senso alla nostra esistenza.

E oggi come dà senso all’esistenza?

Dopo il 2011 la mia situazione è diventata ben più complicata. Perché la rivoluzione “impegna”. Passo le giornate sui social network per capire come sta il mio popolo. Inoltre ritengo che il mio ruolo di autore sia cambiato. In carcere scrivevo per me, cercavo la forma, una qualità di scrittura che appagasse la mia tribolazione. Oggi invece serve una dialettica semplice, devo raggiungere il popolo. Meglio fare video, postare foto sui social e rinunciare a un arabo ricercato. Ho scritto una canzone nel dialetto di Homs, su YouTube ha avuto tantissime visualizzazioni e al Jazeera ha fatto un documentario su di me che ha raggiunto milioni di persone. La gente è disinformata, il mio nuovo ruolo è creare consapevolezza. È un modo per non rendere vano il sacrificio dei 400 mila sognatori che nel 2011 erano scesi in piazza a Homs. O dei 600 mila di Hama. A questo punto della mia vita non ho più pretese personali. Mi basta sapere che sto facendo qualcosa per aiutare il mio popolo.


*Una versione ridotta di questa intervista è stata pubblicata su “Il Dubbio” del 20 agosto 2016.

 

 

Fonte:

http://frontierenews.it/2016/09/siria-faraj-bayrakdar-poeta-carceri-assad/

SIRIA, ECCO IL PIANO DI PACE IN TRE FASI PER L’USCITA DI SCENA DI ASSAD. ATTIVISTI: “BOMBARDAMENTI AL CLORO SU ALEPPO”

Mentre a Londra si è discusso del progetto per cercare una soluzione al conflitto che insanguina il paese, nei quartieri della città in mano agli oppositori denunciati nuovi raid del regime contro la popolazione. Fronte anti-Isis: Erdogan e Obama potrebbero cooperare in offensiva a Raqqa
di Shady Hamadi | 7 settembre 2016

 

Bambini e adulti intossicati dal cloro contenuto nei barili bomba sganciati dagli elicotteri del governo di Damasco, in un ennesimo bombardamento sulla zona di Aleppo controllata dall’opposizione. E’ l’accusa che attivisti siriani presenti nei quartieri della città assediata lanciano nuovamente contro il governo di Bashar al Assad, già incriminato in passato di aver usato armi chimiche contro civili e opposizione. Nel frattempo, per porre termine alla guerra che inghiotte il paese, a Londra si è aperta la riunione fra il gruppo d’opposizione siriana e quello degli “amici della Siria” (composto da diversi stati occidentali e del Golfo che sostengono formalmente l’opposizione), per cercare una soluzione al conflitto che insanguina il paese e che negli ultimi mesi ha avuto un’escalation, a causa dell’intervento delle truppe turche nel nord della Siria con l’obbiettivo di bloccare l’avanzata dei miliziani dell’YPG – braccio armato curdo siriano del PKK, il partito dei Lavoratori del Kurdistan di Abdullah Ocalan.

I colloqui di Londra, un piano in tre fasi – Sei mesi: è la durata dei negoziati che serviranno a formare il governo di transizione, primo passo del piano di pace in tre punti proposto dall’Alto Comitato dei Negoziati, organo dell’opposizione siriana. “In questo periodo – ha spiegato Ryad Hajab, ex primo ministro siriano e ora membro del comitato – tutti i prigionieri dovranno essere scarcerati e garantito il rientro nel paese per i milioni di rifugiati”. Il governo di transizione dovrà governare il paese nella seconda fase del piano, lunga 18 mesi, e sarà composto da figure dell’opposizione, del governo e della società civile. Mentre Bashar al Assad dovrà andarsene, lasciando il potere. Un cessate il fuoco sarà proclamato in tutto la Siria e al concludersi della seconda fase verranno indette elezioni, seguite da osservatori delle Nazioni Unite. A margine della conferenza, Hajab ha dichiarato che “ogni piano di pace proposto da Russia e Usa, differente da quello di questa mattina, sarà rigettato”, sottolineando che uno dei punti principali è quello di preservare la sovranità e l’indipendenza del paese, includendo tutte le componenti della società.

Erdogan e Obama potrebbero cooperare in offensiva a Raqqa – “Una zona di sicurezza lunga 90 km da Azaz a Jablus” è quanto auspica Hamad Osman, a capo di un gruppo ribelle, parlando con la Reuters, aggiungendo che la missione principale è quella di mettere in sicurezza le zone a nord-est di Aleppo dall’Isis e i separatisti del YPG, così da garantire un’area sicura per la popolazione siriana. “Ma – evidenzia Osman – serve un’unità di intenti da parte russa, turca e america”. E convergenze fra Turchia e Usa si sarebbero aperte al G20, durante l’incontro fra Erdogan e Obama. Il presidente americano” vuole fare ‘alcune cose’ insieme, in particolare a Raqqa“, ha detto Erdogan al quotidiano Hurriyet, spiegando che Ankara è disposta ad appoggiare il progetto. “Dal nostro punto di vista – ha aggiunto Erdogan – non sarebbe un problema. Abbiamo detto ‘Lasciamo che i nostri militari si incontrino e sarà fatto tutto il necessario‘”. Il presidente turco ha puntualizzato che il coinvolgimento di Ankara dovrà essere definito da “ulteriori colloqui”. Anche nel variegato fronte anti-Isis che si prepara a scagliare l’offensiva contro la città di Mosul, continuano le discussioni e le tensioni fra le milizie sciite, sunnite e i peshmerga per stabilire i ruoli e l’influenza che ognuno di loro avrà nel breve-medio periodo dopo la caduta della città.

Nuovi bombardamenti ad Aleppo – Ibrahim Al Hallaj, membro del team di pronto intervento della Protezione civile siriana, si è recato nel quartiere di Al Sukkari – racconta il Guardian – , la zona colpita dal bombardamento, contando quattro cilindri contenenti il cloro. Un ospedale nell’area controllata dall’opposizione ha diffuso una nota, attraverso email e messaggi di testo ai giornalisti, in cui si riporta che 71 persone, fra cui 37 bambini e 10 donne, sono state curate per difficoltà respiratorie dovute all’inalazione del gas tossico. Ma il rapporto non è verificabile indipendentemente.

 

 

 

 

Fonte:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/09/07/siria-ecco-il-piano-di-pace-in-tre-fasi-per-luscita-di-scena-di-assad-attivisti-bombardamenti-al-cloro-su-aleppo/3018196/

29 bambini tra le vittime della strage al matrimonio in Turchia. E anche il kamikaze era un bambino.

 La tragica contabilità di un massacro odioso, che ha preso di mira bambini e adolescenti che partecipavano a una festa nuziale. Ancora più tragico se si considera che anche il kamikaze era un ragazzino tra i 12 e i 14 anni. 54 le vittime identificate
22 agosto 2016
Sono bambini e adolescenti la maggior parte delle vittime del sanguinoso attacco di sabato notte durante una festa di nozze a Gaziantep, città turca vicina al confine con la Siria. Le vittime sono in tutto 54 e tra quelle identificate, Secondo la stampa turca la maggior parte delle vittime dell’attacco erano bambini o adolescenti. Fino ad ora 29 dei 44 morti identificati avevano meno di 18 anni e almeno 22 delle vittime meno di 14. L’esame del Dna e la pista siriana Le autorità turche stanno tentando in queste ore di dare un’identità al kamikaze che si è fatto esplodere alla festa. Dopo che ieri il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che l’attentatore aveva “tra i 12 e i 14 anni” e ha indicato collegamenti con l’Isis, i media turchi riportano la notizia secondo cui sono in corso gli esami autoptici e quello del Dna per stabilire chi sia il kamikaze. Secondo le prime informazioni delle indagini l’attentatore potrebbe essere entrato in Turchia dalla Siria, ma si indaga su possibili cellule cresciute sul territorio turco a Istanbul o nella stessa Gaziantep, secondo Hurriyet. Lo stesso esplosivo usato a Suruc Secondo il quotidiano turco il tipo di bomba usata nell’attentato, con pezzi di metallo all’interno, è simile agli esplosivi impiegati negli attacchi kamikaze contro filocurdi nella città di confine di Suruc e alla stazione di Ankara l’anno scorso, entrambi collegati all’Isis. L’attentato ha anche provocato il ferimento di oltre 60 persone.
Fonte:

In Turchia 50 morti in un attentato a un matrimonio curdo

  • 21 Ago 2016 11.18

Almeno 50 persone sono morte e quasi cento sono rimaste ferite in un’esplosione avvenuta durante una festa di matrimonio nella tarda serata di sabato 20 agosto a Gaziantep, una grande città nel sudest della Turchia, vicino al confine siriano. Il ricevimento si stava svolgendo per strada, in un quartiere centrale a maggioranza curda. Secondo Ankara l’esplosione è stata provocata da un kamikaze del gruppo Stato islamico, che è attivo nella zona.

Due donne davanti all’obitorio di Gaziantep piangono la morte di alcuni familiari nell’attentato suicida avvenuto ieri sera. - Osman Orsal, Reuters/Contrasto
Due donne davanti all’obitorio di Gaziantep piangono la morte di alcuni familiari nell’attentato suicida avvenuto ieri sera. (Osman Orsal, Reuters/Contrasto)
Alcune persone osservano il luogo in cui è avvenuto l’attentato da dietro il nastro della polizia, impegnata nei primi rilievi. - Ilyas Akengin, Afp
Alcune persone osservano il luogo in cui è avvenuto l’attentato da dietro il nastro della polizia, impegnata nei primi rilievi. (Ilyas Akengin, Afp)
Un giovane mostra i pezzi di ferro che erano contenuti nella bomba esplosa ieri sera in una strada di Gaziantep, nel sud della Turchia. - Ilyas Akengin, Afp
Un giovane mostra i pezzi di ferro che erano contenuti nella bomba esplosa ieri sera in una strada di Gaziantep, nel sud della Turchia. (Ilyas Akengin, Afp)

 

 

Fonte:

http://www.internazionale.it/notizie/2016/08/21/in-turchia-50-morti-in-un-attentato-a-un-matrimonio-curdodelle-nozze-curde

Il Sultano scatenato

“Con la pena di morte non si entra in Europa”. Oggi per il manifesto.

Fonte:

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10207548323038896&set=a.1058251209229.9467.1014337603&type=3&theater

Di

Centinaia di corpi seminudi ammucchiati per terra, in quello che sembra un hangar o un caravanserraglio, mani legate dietro la schiena, lo sguardo perso senza luce di chi, sconfitto, chiede pietà ma non s’aspetta altro che violenza. Giovanissimi e inermi i soldati che si sono arresi, che hanno rifiutato di sparare sulla folla, che hanno ceduto alle promesse di fraternità dei manifestanti pro-Erdogan nella lunga notte del golpe tentato e fallito, e che ora invece vengono bastonati, diventano la colonna infame della vendetta del Sultano.

In queste ore il presidente turco trionfante aggiunge alla lista di proscrizione tutti i nemici, o quelli che considera tali o a malapena orientati verso la predicazione dell’autoesiliato Gülen, l’ex sodale e potente islamista ora diventato capro espiatorio di ogni malefatta. Da ieri agli arresti, oltre a 650 civili e a più di 6 mila soldati, ci sono anche 8mila agenti di polizia a quanto pare non sufficientemente fedeli, nonostante che la polizia sia stata la guardia pretoriana del regime contro i soldati golpisti. Ai quali si aggiungono 130 generali dello stato maggiore turco finiti in galera insieme a 800 magistrati (di cui due di Corte costituzionale). Più che un repulisti, una vera decimazione e deportazione.

Si riempiono le galere, è il tempo delle sparizioni, della tortura, delle confessioni estorte. E il popolo aizzato e in trionfo chiede il ripristino della pena di morte, che il governo di Ankara aveva eliminato come richiesto dall’Ue per l’ingresso del paese nell’Unione.

Un ingresso sempre rimandato – un tempo perfino sostenuto dal carcere dal leader kurdo Ocalan imprigionato dal 1999, ma come prospettiva di soluzione “europea” della questione kurda – e alla fine abbandonato da Bruxelles. Mentre Stati uniti, Paesi europei e Nato hanno preferito delegare al «nostro» Sultano atlantico il lavoro sporco di destabilizzare la Siria – in rovine – così diventando il santuario dei ribelli anche jihadisti.

È il buio della specie. Queste immagini di deportazione evocano inevitabilmente l’universo concentrazionario e di sterminio che l’Occidente raffinato ha allargato soltanto 70 anni fa nel cuore d’Europa, i fili spinati dell’ultima guerra fratricida balcanica. Così come la declinazione ordinaria di ogni colpo di stato – nonché occidentale – che si rispetti, dalla Grecia, al Cile, all’Argentina.

Fermiamo la mano del boia, delle deportazioni, delle sparizioni e delle torture. Delle esecuzioni a sangue freddo come quella del vice-sindaco di un municipio di Istanbul. Siamo al disprezzo dell’umanità. Ogni civiltà invece si misura sul rispetto del vinto. I governi europee, l’Ue, gli Stati uniti e la Nato sono stati tutti a guardare nella notte del tentato golpe, aspettando partecipi la sua riuscita. Perché non c’è F-16 che si levi in volo da Incirlik senza che i comandi centrali della Nato lo sappiano. Abbiamo assistito come spettatori interessati, per prendere le distanze solo dopo il fallimento del golpe. Il rischio è che staremo a guardare anche adesso lo spettacolo dei campi di concentramento che apre un nuovo sipario di dolore nel sud ferito del nostro Continente. Fermiamo il Sultano.

 

 

Fonte:

http://ilmanifesto.info/il-sultano-scatenato/

TURCHIA, UNO STRANO COLPO DI STATO

Aggiornamento: i morti sono centinaia. La Turchia è nel caos.

Fonte:

http://tg24.sky.it/tg24/mondo/2016/07/16/turchia-fallito-colpo-di-stato.html

 

Turchia, un strano colpo di stato

16.07.2016 Murat Cinar
Turchia, un strano colpo di stato
(Foto di Carlos Delgado)

Il 15 luglio 2016, verso le 22, le Forze Armate turche hanno dichiarato il colpo di stato. Nel giro di pochi minuti il paese ha iniziato a guardare alla televisione o in internet le prime immagini scioccanti. I carri armati dell’esercito avevano chiuso i due ponti del Bosforo di Istanbul si posizionavano all’ingresso dell’aeroporto principale di Istanbul. La sede centrale del canale televisivo statale TRT era stata occupata. Dopo pochi minuti una delle speaker del TRT leggeva il comunicato stampa divulgato dall’esercito che parlava del colpo di stato militare, il quarto in 36 anni.

Tuttavia nelle ore successive le notizie che arrivavano disegnavano un colpo di stato un po’ diverso dalle versioni precedenti. Prima di tutto i vertici del governo e il Presidente della Repubblica erano sani e salvi. Il Primo Ministro Binali Yildirim è apparso subito davanti le telecamere definendo l’accaduto un “tentativo organizzato da un piccolo gruppo”. In diretta via Skype, Presidente della Repubblica Recep Tayyip Erdogan – che in quel momento per motivi di sicurezza si trovava a Marmaris e non ad Ankara – parlava al canale televisivo Cnn Turk, invitando i cittadini a scendere in piazza e respingere i golpisti.

Mentre nei golpe precedenti anche i politici dell’opposizione venivano portati in carcere senza grandi resistenze, questa volta i leader dei partiti all’opposizione condannavano il tentativo. Kemal Kilicdaroglu del CHP (Partito Popolare Repubblicano, la principale forza di centro-sinistra del paese) è stato il primo a prendere posizione. Devlet Bahceli dell’MHP (Partito del movimento nazionalista) ha espresso solidarietà con il governo. Anche i vertici dell’HDP (Partito democratico del popolo, che unisce forze filo-curde e di sinistra) si sono espressi a favore della democrazia e contro il colpo di stato.

Nelle ore successive i soldati schierati in diverse parti del paese hanno incontrato una notevole resistenza da parte dei cittadini e della polizia. Sui ponti del Bosforo la popolazione civile ha cercato di respingere i soldati, che hanno sparato uccidendo 2 persone. All’appello del Presidente della Repubblica si aggiungeva anche quello della Polizia dello Stato, che invitava i cittadini a scendere in piazza per respingere il tentativo di colpo di stato. Nelle grandi città dai megafoni delle moschee si sentiva la voce degli gli imam, anche se non era l’ora di una delle cinque preghiere giornaliere. Oltre ai primi messaggi di solidarietà provenienti dall’estero, anche la Corte Costituzionale e diversi ufficiali dell’esercito si dissociavano dal colpo di stato. Dunque in poche ore sembrava che il mondo politico, una parte della popolazione civile, il mondo giuridico e una buona parte dell’esercito avessero isolato i golpisti.

Tuttavia il tentativo di colpo di stato non prevedeva il ritiro immediato. Un’esplosione in una caserma a Golbasi Ankara ha causato la morte di 17 poliziotti. Sempre ad Ankara un F16 ha colpito un elicottero guidato dai golpisti. L’ex Capo di Stato Maggiore Necdet Ozel ha confermato il sequestro dell’attuale Capo di Stato Maggiore e di diversi ufficiali da parte dei soldati golpisti. In quei momenti i media hanno iniziato a parlare degli attacchi al Parlamento e di bombardamenti di aerei ed elicotteri. Collegandosi telefonicamente al canale televisivo ImcTv, diversi parlamentari del CHP hanno confermato che la maggior parte di loro si trovava nei rifugi e che fuori risultavano diversi feriti. Con l’arrivo delle prime notizie che anticipavano una lunga notte, Primo Ministro ha comunicato l’ordine di colpire ogni aereo che volava sopra Ankara. Mentre la popolazione civile e alcuni poliziotti riuscivano a respingere i soldati che avevano occupato il canale TRT, arrivava la notizia di altre due occupazioni: il canale televisivo Cnn Turk e l’agenzia stampa Dogan. La trasmissione si è interrotta e si sono sentiti spari in diretta. Mentre il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon condannava il tentativo di colpo di stato, il Presidente della Repubblica raggiungeva l’aeroporto di Istanbul.

Parlando davanti alle telecamere Recep Tayyip Erdogan si è detto sicuro che l’accaduto fosse opera del suo ex alleato storico, l’attuale nemico numero uno, ossia il leader spirituale della comunità religiosa Fettullah Gulen e ha aggiunto che i giudici avevano già iniziato a lavorare per identificare e arrestare i colpevoli. “Questa è una grande occasione, dato che il 30 agosto, come sempre, avremmo rinominato e rinnovato diverse posizioni dell’esercito” ha dichiarato poi. “Faremo di tutto per escludere questi traditori”. Poco dopo il quotidiano britannico The Financial Times divulgava un breve comunicato di Fettullah Gulen, in cui l’ex imam condannava il colpo di stato.

Nel mentre a Istanbul ed Ankara gli scontri tra i soldati da una parte e civili e polizia dall’altra si intensificavano, soprattutto intorno alla sede centrale della radio statale Trt a Harbiye. Nell’ospedale di Haydarpasa arrivavano i primi sei morti e centinaia di feriti. Ormai migliaia di persone erano all’aeroporto di Istanbul a sostenere il Presidente della Repubblica e per le strade del paese per respingere i golpisti. Si vedevano le prime immagini dei soldati arrestati ad Ankara e Istanbul. Gli agenti dei servizi segreti hanno cercato di liberare il Capo dello Stato Maggiore e ci sono stati dei forti scontri, causando diversi morti.

In sintesi, un colpo di stato che si può definire “fallito” ha causato circa 100 morti e più di mille feriti in meno di 24 ore. Le operazioni sono tuttora in corso; sono stati arrestati più di 1.500 militari, tra soldati e ufficiali. Con le prime ore del mattino in diverse postazioni i soldati semplici si sono arresi, consegnandosi alla polizia.

Molto probabilmente nei prossimi giorni si capirà meglio la natura di questo tentativo, ma già ora si può dire che si è trattato di un colpo di stato senza precedenti, sia per il suo stile, sia per la reazione del governo e della popolazione civile. I social media e diversi portali di notizie parlano addirittura di un golpe pilotato. Nonostante sia ancora troppo presto per parlare di certi dettagli, possiamo dire che il domani porterà un’ulteriore polarizzazione. Sembra che un conflitto sociale e politico in atto ormai da vari anni adesso si sposterà anche all’interno dell’esercito. Ancora una volta la volontà amministrativa si troverà a fare i conti con le forze armate del paese.

 

Fonte:

http://www.pressenza.com/it/2016/07/turchia-un-strano-colpo/