Nella foto l’intervistata, Carmen Mastrangelo
Io: Ciao, Carmen. Grazie per aver accettato quest’intervista.
1. Com’è nata l’idea della pagina Instagram @iononmenevergogno?
E’ nata in maniera graduale. Io non me ne vergogno era l’hashtag della mia campagna social nata nel 2016 che aveva l’obiettivo di aiutare chi faceva fatica a mostrarsi in foto a figura intera perché si vergognava del proprio corpo. Poi ho scelto di utilizzarlo per trasformare il mio profilo in una community body positive inclusiva con uno sguardo alle esperienze personali.
2. La body positive e la fat acceptance sono sinonimi o la prima riguarda anche le persone magre o normopeso?
Diciamo che spesso vengono confuse. La body positivity credendo nella validità dei corpi include inevitabilmente la fat acceptance, ovvero accettare la validità dei corpi grassi abolendo lo stigma sociale che da anni li opprime. Ad oggi, in Italia, questo concetto non è ancora ben chiaro. Non si può parlare di Body Positive e farsi i ganzi sui social facendo emergere ancora concetti grasso-fobici e senza parlare o avere come obiettivo almeno, l’accettazione delle persone grasse.
3. Che cos’è la grassofobia o fat shaming?
La grassofobia è un insieme di micro-aggressioni, di atteggiamenti e pensieri volti a denigrare, stigmatizzare, prendere in giro e stereotipare le persone grasse. Il fat shaming è il termine con cui viene definita la concretizzazione dei concetti sopra riportati, in azione offensive e a volte anche violente.
4. Uno dei pregiudizi più diffusi nei confronti delle persone grasse è che siano quelle che mangiano di più. E’ davvero sempre così?
Assolutamente no! Si può avere un peso differente da ciò che il BMI decide che sia corretto per noi, per svariati motivi non per forza legati al mangiare di più o alla sedentarietà, come tanti vogliono credere pur di stigmatizzare chi è grasso. Esistono questi casi ma non è mai solo un problema di piacere nel mangiare o pigrizia, ci sono fattori ambientali, economici, psicologici, sociali ecc. Inoltre questo tema si può totalmente slegare dalla questione cibo quando parliamo di problemi ormonali ad esempio. Detto questo chi sceglie la propria condizione perché preferisce non privarsi di nulla non vale comunque meno di chi fa delle rinunce o delle diete nonostante sia grasso. Dovremmo semplicemente smettere di parlare delle scelte di vita altrui in ogni campo.
5. Quando un’altra persona ti dice che faresti meglio a stare a dieta è sempre grassofobia o, in alcuni casi, potrebbe essere un consiglio lecito?
Bisogna vedere quanto sia necessario dare un consiglio del genere e quanto la persona grassa in questione ha piacere nel riceverlo. Solitamente è sempre un’azione grassofobica. Ti dico di metterti a dieta perché penso che da magra saresti più bella e anche quando ci infiliamo la salute di mezzo non è quasi mai questo il vero sentimento che spinge a dare il consiglio. Anche perché se ti consiglio di perdere peso proponendoti la dieta del sedano, o di spaccarti in palestra e mettere le catene al frigorifero, non ti sto facendo del bene, probabilmente ti sto introducendo ad un disturbo alimentare e nemmeno lo sai.
6. Cosa pensi dell’idea che l’essere grassi sia associato automaticamente dai più all’essere brutti?
E’ una convinzione che l’industria della bellezza e la cultura della dieta ci hanno indotto da tempo. Anzi forse la bruttezza legata al grasso ha origini ancora più antiche ma su questo dovrei farci una ricerca. Di sicuro la rappresentazione che dal secondo dopoguerra abbiamo delle persone grasse è sempre legata a qualcuno di strano, pigro, mangione, puzzolente e automaticamente brutto. Oggi a quanto pare i contorni di questi stereotipi si stanno sfumando anche grazie al movimento body positive che stacca e lo ripeto, stacca il concetto di bellezza dai corpi. Un corpo valido non deve essere necessariamente bello, dove per bello si intende accettabile ai più. Anche perché la bellezza da sempre è soggettiva altrimenti avremmo un mondo di splendidi cigni e anatroccoli in via di estinzione.
7. Si può affermare che la fat acceptance rientra nella sex positivity? Un corpo grasso potrebbe essere considerato non solo bello ma anche sexy e avere diritto, quindi, a mostrarsi come tale?
Io sono una di quelle che vuole parlare anche in termini di sex positivity delle persone grasse. C’è chi prova attrazione per loro e non per forza deve essere additato come pervertito o feederist (coloro che provano eccitazione nel veder mangiare le donne grasse). Le persone grasse hanno diritto a tutto come le altre sulla carta. Quello che però cambia è la considerazione che la maggior parte delle persone ha di loro a livello sociale. La cosa che mi incuriosisce è capire perché nel privato si provano pulsioni sessuali per le persone grasse ma poi si fa difficoltà nel dichiararlo in pubblico. Anche questa è grassofobia e alimenta lo stigma, limitando chi è grasso a dichiarare di avere una libertà sessuale come tutti. Dall’altra parte col fenomeno del curvy si è arrivati ad un livello estremo di sessualizzazione del corpo femminile, parlando di donne morbide come vere donne, della carne più apprezzata a letto ecc.
Questo è un modo sessista di vedere la funzione del corpo femminile, considerandolo unico oggetto di piacere per gli uomini quando sappiamo tutti che 1. ad oggi parlare di etero-normatività è riduttivo e 2. Un corpo femminile non è solo uno sforna bambini. Tra l’altro non amo chi espone la propria approvazione verso i corpi grassi comparandoli con quelli magri sulla base delle prestazioni sessuali.
8. Alcuni giustificano le critiche severe alle persone grasse facendo riferimento alla salute e al rischio di incentivare abitudini scorrette. Cosa rispondi in questi casi?
Le critiche severe non servono a niente, sono puro esercizio di potere sui corpi non conformi e che vogliamo portare alla nostra normalità perché ci si inceppa il cervello quando affrontiamo la diversità. Non è mai una vera attenzione alla salute altrimenti staremmo a commentare ogni abitudine sbagliata che la gente adotta. Le critiche verso le persone grasse sono sistemiche e dirò una cosa forte, sono incentivate anche dalle istituzioni. Volete dare una mano a chi è grasso? Cercate di conoscere quali sono i loro problemi se li hanno, di capire le loro istanze e di non intaccare la loro salute mentale con le vostre rotture di scatole perenni.
9. Cosa ne pensi degli eufemismi che si usano talvolta al posto dell’aggettivo grasso? Hanno a che fare col rispetto verso le persone grasse o sono piuttosto una velata forma di grassofobia?
Se ti riferisci a termini come curvy, morbida, burrosa, curvosa ecc. io non li preferisco e ho scelto già da tempo di usare grasso come unico termine che racchiuda ogni fat shape. Però questa è una scelta personale, non voglio assolutamente giudicare nessuno anche perché far pace con certi termini non è facile ed è un percorso lungo. E’ inevitabile però che se questo discorso lo estendiamo alle istituzioni (famiglia, media, scuola ecc.) e se questi ancora non normalizzano la parola grasso spogliandola dalla sua connotazione negativa, sarà difficile accettarla con facilità.
10. Le modelle curvy sono un passo avanti verso la body positive, sono solo una strategia di marketing delle case di moda, o entrambe le cose?
Su questa domanda potremmo starci per ore e per evitare di scriverti un papiro ti dirò ciò che penso a bruciapelo. Il 90% delle volte in Italia è marketing. Questo si vede già dal fatto che la moda non è inclusiva almeno nei confronti delle persone grasse, poiché le taglie delle grandi maison che hanno abbracciato la body positivity non vanno oltre la 54.
11. Cosa possiamo fare per contrastare il fenomeno del fat shaming ?
Non trattare le persone grasse con paternalismo, come se non avessero capito niente della vita e soprattutto cercare di normalizzare i corpi grassi rappresentandoli sempre di più e dandogli sempre di più spazio e voce. L’ educazione alla diversità è fondamentale cercando di non incappare in quelle argomentazioni ipocrite come: siamo tutti uguali, siamo tutti belli.
12. C’è qualcosa che vorresti aggiungere?
No! Solo grazie per l’opportunità e scusa per essermi dilungata in alcune domande.
Io: Grazie per la disponibilità e per il tempo che mi hai dedicato.
Donatella Quattrone